Nuova Repubblica - anno V - n. 30 - 28 luglio 1957

2 ITALIA POLITICA I VENEZIA NELLE COSE L A SCORSA settimana si è prodotto un fatto di no– tevole rilevanza:. le posizioni socialista e comu– nista si sono visibilmente distaccate, non, questa volta, su materie intorno alle quali ciascuno dei due partiti ha scarse possibilità di potere pratiéo (come al tempo dei fatti d'Ungheria), ma. su decisioni intorno alle quali essi hanno possibil\tà di guidare giudizio. e voto delle masse italiane. Si tratta, com'è noto, delle risolu– zioni concernenti Euratom e Mercato .comune. .Le vicende del Comitato Centrale del PSI sono· note. Noi non le vediamo schematicamente come una lotta fra rienniani e antinenniani. Questa riduzione dei lavori del CC ad un tratto personale e psicologico è artificiosa. E' esatto piuttosto che tutte le correnti rapp_resentate nella Dir~zione del partito, dalla quale, com'è noto, sono esclu– si i così detti « carristi», erano concordi nell'accettare 1a impostazione del relatore, per il quale _l'astensione sul Mercato comune significa l'accettazione di principio, e la riserva sul contenuto del trattato e sulle garanzie di politica generale e di politica economica che può dare il governo che propone alla Camera il disegnò di legge di ratifica. La divisione in seno al Comitato Centrale coincide pertanto con la situazione determinatasi a Ve– nezia, quando Pertini ,rifiutò di entrare in Direzione cOme esponente di una precisa corrente massimalistica, e. que– sta rimase una minorariza d'opposizione nel Comitato Centrale. Non, dunque, una vittoria di Nenni, ma uno specchio del partito. Ciò che tuttavia ha stupito l'opi– nione pubblica, ed ha fatto pensare ad una sortita in– trepida del leader che finalmente dà battaglia, è il fatto che, dovendo questa volta il partito decidere « sulle cose», quelfu « specchio di sè », che nelle questioni senza cuflSe"guenze pratiche si presenta sempre appannato, il J B~ACI DEL GESUITA B ELLA immol'lal, benefica fede ai trionfi avvezza, (( prendi ancor questa, allegra.ti , che più superba al- tezza »... con quel che segue. I mediocri ve.rsi manzoniani ci rimbalzano in testa da anni a r.ipfese più o meno regolal'i, da quando i tentativi di conversioni chic, in articulo mort·is, sono diventati più fitti dei nòccioli di un rosario. Pattuglia specializzata, naturalmente, i pachi gesuiti, ai quali spettano a buon diritto il maglione nero e il fez dell'arditismo nell'ideale armata dei combattenti per Santa Romana Chiesa, dove i semplici curati somigliano ianto ai fanti~a-piè cli vec.chia maniera, capaci di contrastare al Maligno i furti d'anima ordinari quanto disadatti ai colpi di ma.no rapidi e fantasiosi che si richiedono pe1· st1·ap– pare al Nemico Ie più ghiotte conquiste. Tutti ricordano che, quando venne male a Benedetto Croce, padre Lombardi stava predicando a Napoli per il «mondo migliore». Il gesuita corse subito a tentare il colpaccio,, e soltanto la ferma i-esistenza dei familiari e non certo Ja sua mancanza di iniziativa mandarono tutto quanto in fumo. Mesi fa scomparve Concetto March~si: uscì ~ubito Ag- 9i01·namenti sociaU a insinuare, per la pen.na cli un gesui• ta, che il defunto doveva aver 1·ivolto, per forza di cose, il pensiern a Dio e alla Chiesa prima dell'estremo mo– mento. Purtroppo gli ottimi padri non avevano fatto in tempo a raggiungel'lo e a rnccogliere il successo pieno. Andata male con Croce e Marchesi - e niente meglio con Morandi o Calamanchei - i gesuiti ce l'hanno faÌta con Curzio Malaparte, a un certo punto della sua atroce, lunghissima agonia. Partito dai garibaldini, Malaparte è soltanto passato attraverso l' 1lrciitaliano e Mussolini, Kaputt e Togliatti, V-ie Nuove e la Cina: il punto d'arrivo ultimo era molto pill lontano, e pl'ecisamente nel « bacio di Gesù». Non vi meravigliaie: col solito tatto da rinoceronte la RAI. ha_ risei·vato più di un quarto d'ora ai sospÌl'i e ai raschiamenti cli gola di_ un gesuita veramente ineffabile, che sn~era~do ?gni ~recedente record della Compagnia ha messo m piazza ogm cosa. . Niente ci è stato risparmiato, neppure il nume1·0 dei 15aci che il soldato cli CI'isto ha deposto sulla fronte dello scrHtore morente. L'ultima volta pare che Malaparte a~ .vrebbe detto: ora sento che mi bacia veramente Gesù! Memento homo: c'è sempre qualcuno capace cli resti– tufrci con gli interessi il poco male che riusciamo a fa1·e. Monito a non salire troppo jn alto e a tenersi modesti. PSI doveva questa volta esibirlo qual'è. Del resto, la riprova che la Direzione era concorde, si ha nel ragio– narriento cofl il quale Bfisso stesso già si era portato sulla linea dell'astensione: come nel Risorgimento le forze democraticamente più avanzate non avrebbero ri– nunziato all'unità italiana per il solo fatto che la preve– dessero gravemente imperfetta, così non è oggi il caso di estraniarsi dall'unità eµropea, solo perchè la vediamo partire, socialiSticamente, in modo già pregiudicato. Come si vede, persino Basso si adegua, in questa materia, alla analogia unità europea-unità nazionali, che non regge ad un serio esame, ma che costituisce uno dei cavalli di battaglia degli europeisti metafisici! Altro, dunque, che battaglia isolata di Nenni .... e Lombardi! Ma se questa è la condizione nella quaie ~ avvenuto il voto del Comitato Centrale, se la minoranza << carri– sta » è apparsa unicamente preoccupata di non isol;re, nel voto sugl'istituti europei, i compagni di ieri - i co– munisti - il fatto nuovo è il decisivo assottigliarsi, :in seno al PSI, dei fautori oJtranzisti dell'alleanza PSI-PCI. La divergenza non è più nelle opinioni, ma nei fatti. E·si tratta di fatti, nei quali il PSI ha assunto u~a posizione concreta, dimostrando di essersi portato d'un balzo sulla prima linea _di discussione dei trattati, là dove il PSDI, che non aveva mai ·mancato un'occasione europeistica, non ha mai dimostrato di avere nulla da osservare. Dun– que, l'importante è che il PSI si è caratterizzato d'un tratto, sia rispetto al PCI sia rispetto al· PSDI: in breve esso solo ha dimostrato di esistere come partito socia– lista; e ha dato la prova che non è vero, che appena si abbandonano le posizioni di tipo comunista, si cada ine– Vitabilmente nella socialdemocrazia. Tutto questo sembra abbastanza limpido; Strano che non sia stato notato. Si è preferito osservare che per la prima 'volta, n~l PSI, si è deciso a maggioranza e mino– ranza, anzichè ad unanimità. Ma questo non è punto nuov,o: se, co~e ricordiamo, non è mai esistito, in seno a questo partito, il monolitismo cent~alistico dei comu– nisti. E' da dire, piutto ,_ , che la democraticità della procedura non è. che la rivelazione formale della con– cretezza di un atteggiamento dinanzi ai fatti: un· ritorno dal mito alla effettualità dell'azione politica. C~~osa prevedere ora intorno ai rapporti PSI-PCI? Non cet'tb una brusca rottura; nè un trasferirsi dei so– cialisti su posizioni di spregevole centrismo; n~ uno scatenarsi da parte dei comunisti della facile campagna - contro i << socialtraditori ». La tensione sarà insieme più grave e più sottile: è quella che s'annunzia in seno alla CGIL, dopochè, apparentemente, questa si è acconciata, circa i trattati europei, ad una, cautela, che cOstituisce un compromesso psicologico fra le posizioni de} PSI e quelle del PCI. Quanto po;sa durare questa tensione, non si può dire ora. Ma la sua realtà-è certo un fatto positivo: perchè è qui che incomincia quella concorrenza tra so– cialisti e comunisti; che sola può recare un 'franco chia– rimento della funzione d-ei due partiti nel mondo ope– raio italiano. Nè bisogna pensare che su questo; e sugli altri ter– reni a cui la chiarificazione si estenderà, •si giungerà presto a definizioni esplicite di- zone d'influenza. Il pub– blico italiano e la democrazia cristiana si rassegnino: la decantazione della sinistra italiana non è destinata a precipitare. Ciascuno dei due partiti ha interesse 'a non consentirsi bruschi rovesciamenti. Non i socialisti, che, se vogliono serbare e accentuare la funzione di guida di tut.ta la sinistra repubblicana, devono evitare di perdere anche solo un frammento del loro partito. Vogliamo dire che, pur nella loro funzione ora di remora ora di spinta, anche i massimaliSti devono essere mantenuti - e con pieno prestigio di proposta e di oPposizione interna - nel partito. Non i comunisti, d'altra parte, i quali, ap– punto perchè perdono tutte le loro frange più liberali, non possono permettersi di muovere all'assalto brutale del PSI, Pena un pericolosissimo isolamento. Il PCI si è questa settimana, infatti, liberato del– l'ultimo uomo di valida opposizione interna, Antonio Giolitti. Questo· gioverà disciplinarmente al partito: ma solo a breve periodo. Quanto più si perdono le vive forze della discussione interna, tanto più il partito si indebo– lisce all'esterno. Fòrse, Giolitti ha fatto male a dimet– tersi, anzichè attendere l'espulsione. Ma il caso ha 'Vo– luto che il giorno delle dimissioni di Giolitti, Einaudi pubblicas.Se l'opuscolo di Longo contro di lui. E' un opu– scolo di spirito zdanoviano, un raro esemplare di arcaico· lealismo verso lo stalinismo. Per una sapida ironia, Gio– litti si è dimesso perchè il PCI nOn consente neppure l'esistenza di uno dei cccento fiori» di Mao; e Longo parla come un buon funzionario molotoviano, che abbia •resistito alla purga, e che resti, meglio del suo ispiratore, duramente legato alla sua sedia. ALADJNO (175) nuova repubblica ILFINTO BERSAGLIO (continuaz. da pag. 1) chiarezza le forze di movimento han.no dato battaglia agli schemi del tradizionale immobilismo: e l'hanno vinta. Sulle perplessità e i dubbi che gli istituti europeistici così come sono congegnati in generale ed in partic~ lare nel caso del Mercato Comune, possono susciturc~ non è certamente il luogo di parlare qui: la nostra pc– sizione di sempre, europeista come anticedista, ce :1e esime. Ma per il MEC, come per tanti altri casi di · •c– litica internazionaie, la scelta da Compiere è una s~ìa: stare nel giuoco o restarne fuori. Standovi, le riserve e le contrarietà potranno diventare altrettanti cavalli cli battaglia; e - nella solidarietà degli altri movimenti operai europei - divenire elementi attivi di trasform1.– zione democratica dei nuovi istituti; restandone fuori, è scontata l'involuzione reazionaria di essi. Nel caso particolare del M.EC dunque, Nenni e, Lombardi hanno condotto una efficace ·battaglia proprio nel senso di con.: trastare la concezione manichea di Fanfani: gettandosi nel vivo della lotta politico-economica europea, essi hanno sentito che il pericolo maggiore 'era l'isolamento e la chiusura. Legittimamente, ed anche con grande efficacia di propaganda politica, i socialisti hanno chiesto, come con– diziéne della loro astensione, precise garanzie di fun– zionamento democratico. Ma far discendere da questa richiesta, che dev'essere portata avanti con ogni energia, la non partecipazione agli organi del MEC in caso di mancata partecipazione dei comunisti, sarebbe un er– roie. Sta ai socialisti difendere strenuamente la posi– zione di principio: non. farsi inchiodare in una solida– rietà di fatto e pregiudiziale coi comunisti. La svolta da essi fatta in occasione del MEC rischia. altrimenti di di– ventare un circolo chiuso. Essi devono certo proporsi di portare ·nell'ambito europeo anche le esigenze delle masse italiane che votano comunista: non condividere la responsabilità politica della dirigenza comunista. Il discorso non è occasionale o marginale: ma è •cti fondo. Come· appare ogni giorno più evidente dai fer– menti che si sprigionano quotidianamente dal settore comunista in crisi. Qualche spirito inquieto ha ridico– lizzato l'eccessivo valore da noi attribuito già da tempo alla dissidenza comunista, dando ad' essa un signifi– cato di semplice insofferenza personale. Costui non ha capito che è giunta l'ora non delle personali crisi di co- ~ scienza, ma del totale ridimensionamento dell'esperienza comunista, non soltanto sul piano politico ma anche su quello ideologico: e che questo ridimensionamento in– veste in non minore misura il mondo socialista, il quale ~ se non,. è pronto ad.l'adeguarsi all~uove neces-– sità - rischia di perdere la sua grande occasione sto– rica. E' VERISSIMO, e l'abbiamo dichiarato solennemente anche di recente, che il naturale 'protagonista della riorganizzazione della sinistra italiana è oggi il PSI: ma anche questa non è un'affermazione apodittica, ma una valutazione politica. E si manifesteI'à vera solo nella misura in cui i socialisti saranno capaci di adeguare il loro strumento al grande compito da svolgere. E' quello · che evidentemente hanno capito alcuni socialisti e non altri: ·quello che certamente non ha capito Emilio Lussu, quando paventa il carattere 'non confessionale' del no– stro socialismo, e non si accorge che la- sua 'confes– sione' sta cadendo a pezzi da ogni parte, e che da ogni parte si sprigionano i benefici fermenti dell'eresia, nello sforzo comune di abbattere gli artificiosi diaframmi e la pigra conservazione mentale, per costituire un grande, articolato, libero ed efficiente strumento politico della sinistra italiana. Vuole o non vuole questo strumento avere dimen– sioni tali da offrire non soltanto un amichevole asilo al compagno Diaz, ma qualche cosa di più: una pro– spettiva immediata, attraente, sicura ai Giolitti e agli Onofri? Vuole o non vuole questo strumento offrire un'autentica fiducia politica non soltanto ai Faravelli o agli Zagari, ma anche ai non pochi Pistelli che nel mondo cattolico combattono, quanto noi, i farisei nel tempio? La scelta è ormai chiara: il nuovo strumento unitario della sinistra italiana può essere il PSI (senza bisogno di creazione ·di nuovi stiumenti) nella misura in cui, nella propria organizzazione interna e nella pro– pria linea politica, il PSI .saprà rispondere ai tré punti centrali che abbiamo sopra illustrato: apertura effettiva e non puramente propagandistica ai cattolici per una comune lotta contro le degenerazioni clericali; apertura alle altre forze della sinistra democratica, fuori dai vieti e dogmatici schematismi, per la delineazione in comune di una politica economica d'intervento e di una prima fase di pianificazione democratica; apertura al dibattito ideologico implicito nelle posizioni di un Onofri o di un Giolitti, cioè coraggio politico di consentire alle eresie in quanto tali una piena legittimazione ne1l'am– bito organizzativo socialista. Onofri propone, nel primo fascicolo preparatorio della sua rivista Tempi moderni, un inizio di .discussione sui 'princìpi primi'• del socia– lismo, alla luce della nostra comune drammatica espe– rienza. Quando tutti gli immaginabili Tempi moderni avranno pieno diritto di cittadinanza nel partito so– cialista, pur hella necessaria disciplina dell'azione; quando finalmente si sarà bandita la fatale confusione fra ri– spetto ~della maggioranza nell'azione politica, e assoluta e pubblica libertà del pensiero individuale o associato nella discussione e nel dibattito, il PSI potrà legitti– mamente affermare di essere già }o strumento politico capace di assorbire in se stesso tutte le esigenze deJl'al– tP"'- ~•· 1 ":ct democratica e socialista in Italia. TRISTANO CODIGNOLA

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