Nuova Repubblica - anno V - n. 24 - 16 giugno 1957

(t67) nuowa' repubblfoa I L uc I O ELLA R 18 ALT A I llAL l{EG rsrrA ALL'AUTORE L E VICENDE Storiche dello spettacolo teatrale mo– derno sono contr~~segnate dal~a part_e, decisiva che ha in esse la figura del regista, c1oe lo sfrutta– mento delle possibilità espressive dello spettacolo, e con– temporaneamente da una circolazione europea della cul– tura in conseguenza della quale gli influssi e le osmosi si esercitano in un ambito più vasto. Vediamo così l'autore teatrale maturarsi spesso in correlazione ad un'esperienza registica, o a .sue deter– minate innovazfoni nei confronti della natura dello spet– tacolo, che viene in tal modo a subire una profonda trasformazione, in pochi decenni. D'altro canto questi movimenti anzichè verificarsi all'interno di una nazione, si fanno generali nell'ambito del teatro occidentale, e tendono a seguire l'iniziativa delineata dalla personalità che ha saputo meglio intendere le necessità storiche a cui doveva andare incontro lo spettacolo, nel senso çlel– l'interpretazione di un momento, di uno stato d'animo, e nel senso anche di una sua coscienza diretti:ice. La figura che indubbiamente sta alla base di questo grande processo artistico che ha occupato buo~a parte -del secolo scorso, i primi quarant'anni di Questo, per poi affievolirsi presentemente, nel secondo dopogu.erra, è quella di Riccardo Wagner, dotato di una straordi– naria vitalità che •gH permise di riunire in sè il com– positore, l'autore drammatico, il regista, il direttore e fondatore di teatro, valorizzando così ogni possibilità offerta dal ·mezzo d'espressione teatrale di una supe– riore unità e fusione. Ad esso fa seguito il movimento na– turalista: ha la sua ispirazione in Francia doPo le Soiré-zs de Medun, con il Théatre Libre di Antoine, il cui compito storico più che in Francia stessa si eser– cita al di fuori dei suoi confini e principalmente con. Ibsen, Strindberg, Tolstoi, Hauptmann, che dalle sue esperienze prendono il fondamentale avvio per suc– cessive evoluzioni ed elaborazfoni, con le quali arric– chiscono di una problematica morale e sociale· le con– sultazioni e le osservazioni naturalistiche. Otto Brahm, àlla Freie Buehne di Berlino, è il regista ~he presen_lll le loro opere a un vasto e ~ensibile pubblico, incorni– ciandole in uno stile severo' e penetrante. Dòpo le ri– forme di Wagner, di Antoine, di Brahm, e sotto l'in– flusso del naturalismo e dell'ibsenismo, lo spettacolo teatrale si è ormai completamente trasformato, e intende offrire agli spettatori uno specchio fedele ma .al tempo stesso rivelatore delle loro condizioni spirituali. Nel secondo decennio del secolo XX, si opera una profonda reazione all'indirizzo naturalista e. problema– tico dominante, di cui Stanislavskij Dancenko, e i loro autori, Cecov e Gorkij, costituiscono l'ultima riva, 11 definitivo approdo. Dall'esame di cpmplesse situazioni sociali si era giunti, nel Teatro d'Arte di Mosca che li riunì, al profondo delle psicologie e delle coscienze, portando la fisionomia realistica della vita così come veniva riflessa sulla scena, a lasciar trasparire i suoi movimenti segreti, gli inafferrabili fremiti della psiche. Meyerhold, allievo di Stanislavskij, fu il ·suo Lucifero ribelle, e per primo portò sulla scena atmosfere simbo– liche, astratteggianti, drammi di silenzio e d'allusioni, ricostruzioni storiche di alto significato formale. Già negli ultimi anni del secolo Paul Fort e Lugné-Poé avevano dato vita al loro Théatre d'Art il cui princi– pale avvenimento fu costituito dai drammi del silenzio di Maurice Matterlinck, esprimenti la nuova poetica dello spettacqlo teatrale, quale ·venne resa perenne nel PeUéas. et Mélisande, musicato da bebussy. Già Gordon Craig e Adolphe Appia avevano progettato - e ben di rado ·realizzato - uno spettacolo teatrale dove la trasfigurazione lirica si facesse astrattamente musicale, incontro ideale di spazi, di tempi,. di ritmi. A Meyerhold • si deve però il più coerente e continuativo e conseguente rinnovamento dello spettacolo, delle sue facoltà espres– sive. Contemporaneameute Max Reinhardt, succeduto ad Otto Brahm nella direzione del Deutsches Theater, apriva l'esercizio della regìa alle più fantasiose solu– zioni coltivandone il lato meraviglioso, mentre a Parigi Jacques Copeau, fondando il Vieux-Colombier, purifi– cava l'arte del teatro da ogni sua scoria speculativa ed effettistica, offrendone una versione rigorosamente spirituale, lieta e limpida. Reinhardt ha con sè Hugo von Hoffmanstahl, per Jacques Copeau lavorano Jean Schlumberger, André ·Gide, Emile Mazaud, e più tq.rdi André Obey. Ed è sotto l'impressionè ricevuta da que– ste nuove magìe espressiv~ dello spettacolo, che Piran– dello mette a nudo l'essenza del dramma. Nell'immediato dopoguerra Meyerhold rivoluziona completamente· la sua concezione dello spettacolo; ren– dendolo inflessibile strumento di •ihdagine storica e so– ciale: Maiakovskij prepara per il suo teatro caustiche e brillanti allegorie. Piscator a Berlino ne segue e svi– luppa per proprio contO l'indirizzo, con il Sl:lO << teatro politico}): ma non trovava l'autore che gli desse vita. L'autore di questo complesso movimento doveva essere Bertolt Brecht, al termine· della lunga traiettoria, con il suo « teatro epico». VITO PANDOLFI 7 (Di.Y. di Dino l)o.H•hi) - Ci vediamo alla fine dell'es(ate: quando comincia la buona ,;tagione BIBLIOTECA PAESI DEL SOCIALISMO E PROBLEMI DELLA DEMOCHAZIA I SAGGI di Cesare L. Musatti che l'editore Parenti ha raccolto in Pae.si del socialis~o e !'roòlemi de~la ~e– mocrazia non s1 possono ascnvere m modo sbngat1vo alla copiosa fioritura di scritti socialisti e ori_entalistici seguiti alla crisi dello stalinismo, sia perchè 1:\- stesura del primo lavoro - sull'Unione Sovietica - risale al marzo del '53, vale a dire all'epoca della morte di Stalin, sia perchè l'autore, noto studioso dì psicologia, non si muove sul pi~_o strettamente poJitico né su quello am– piamente ideQl0'gico, e si limita a esporre i resultati di indagini e di riflessioni sulle società orientali da lui condotte con intenti e con metodi scientifici. Va da sé che il Musatti dichiara esplicitamente di non aver visi– tato l'Unione Sovietica e gli altri paesi orientati al socia– lismo ~on l'animo dell'osservatore neutrale: anzi a quei mondi nuovi, dove bene o male si stanno incarnando e verificando i suoi ideali, egli confessa di sentirsi solidal– mente vicino. Però intende limitare il suo contributo a quegli aspetti dei rapporti sociali e umani che la prepa– razione specifica gli permette di valut&lre con maggiore lucidità e sicurezza, e in conseguenza -attribuire un valore soltanto parziale ai consensi come alle critiche. Tre scritti sono dedicati alla società sovietica e alle << democrazie popolari)): il primo è la relazione di un viaggio nell'URSS, il terzo e il quarto, relativi al culto della personalità e ai problemi e alle contraddi'zioni della democrazia sono riflessioni a tavolino elaborate sulla base delle 'osservazioni precedenti quando era già scop– piata la tempesta del rapporto~ Krusciov; il secondo. sag– gio, frutto di un viaggio in Cina, si riferisce unicamen.te ai problemi di quel paese. I tre lavori sull'Unione Sovietica, che pure risalgono a diversi periodi, ciò nonostante obbediscono a un filo conduttore e ad una ispirazione comuni: più ampiamen– te toccati sono gli aspetti della libertà di pens~·o, dei rapporti tra i membri del partitò e il corpo sociale, della diffusione della cultura, del suo orientamento « ufficiale)) e della partecipazione ai suoi problemi di una parte maggiore o minore della società, dell'educazione, del lavoro e della famiglia. Le considerazioni sul culto della personalità muovono dalla dottrina del Freud - fondata, com'è noto, sulla identificazione nel «capo» dell'anima di gruppo risultante dalla comune aggressività dei sin– gqli trasferita sul piano affettivo - e concludono che, a questo inevitabile atteggiamento delle masse, la persona che ne è oggetto può reagire in diversa maniera: com– prendere e accettare la funzione di « capo » esercitandola per lo scopo ideale superiore che è stato la causa dell'in– vestitura, oppure rimanere vittima della 'stessa illusione di coloro che «capo» lo riconoscono e tramutarsi senza rimedio in tiranno, vale a dire in regolatore supremo del bene e del male. la coloro che ieri esaltavano Stalin e oggi lo fanno oggetto di gravissime accuse - e, quindi soprattutto in Krusciov - ~< contraddizione non v'è », perchè la ..figura di Stalin sarebbe indissolubilmente le– gata all'opera di costruzione collettiva - capitalistica e • non soCialista, sebbene necessaria, vorrem_mo aggiungere a quanto il Musatti esattamente riferisce ma non espli– citamente conclude - svoltasi nel ventennio staliniano. Ma in quale maniera Stalin abbia amministrato il pa– trimonio psicologico-fideistico che la situazione gli attri– bùiva, il Musatti preferisce tacerlo, dopo averci fornito ' tutti gli elementi per concludere da noi: stando alla clas- sificazione freudiana, il dittatore fu indubbiamente vit– tima della· stessa suggestione che aveva contribuito a creare e si credette davve1'0 il supremo regolatore del bene e del male, e quel che è peggio non solo per l'URSS, ma almeno per mezzo mondo - ossia per tutti i socialisti del mondo - determinando incolmabili fratture e impe– dimenti senza fine. Per questo, anche se è vero che « non era pensabile il trapasso da una cultura di élit•.? a una cultura di massa conservando intatto il raffinato spirito critico della scienza e de11a cultura specializzata dell'oc– cidente}) e che « con la sete di sapere che c'è in tutti gli strati della popolazione e con l'accesso ai mezzi per acquisire il sapere là assicurato ad ognuno, non si può non considerare transitorio il fenomeno del conformi.;. smo », suona un po' falsa la conclusione - pur essa « sug– gestiva» - che le odierne possibilità di « un'era del so– cialismo » siano dovute anche e soprattutto al <{ compa– gno Stalin >>. Infatti il Musatti riconosce onestamente altrove, nel saggio sui problemi della democrazia, la costrizione arti– ficiosa esercitata in nome della concezione sovietica di democrazia sui paesi che erano stati più o meno influen– zati dall'occidente europeo e che per lo più avevano rag– giunto uno stadio produttivo e sociale più avanzato di quello russo. Parimenti, nell'ottimo lavoro sulla Cina che meriterebbe da solo ampia considerazione, ci sì spjega come i comunisti cinesi siano ben consapevoli di non stare organizzando alcun •{<socialismo», ma semplice– mente un capitalismo nazionale volto al superamento del colonialismo e della feudalità, con un programma e, quel che più conta, con una ideologia - concezione del potere - perfetta.mente conseguente. I cinesi, cioè - oltre a non monopolizzare il potere nelle mani del partito comunista e del suo apparato allo scopo di fingere una {< dittatura del proletariato>> che non potrebbe esistere come tale per mancanza della materia prima « classe operaia>> - si sono astenuti anche da quel pernicioso indottrinamento praticato dal PCUS e dai partiti comunisti europei, am– mettendo francamente che in Cina oggi non vi è socia– tismo, ma soltanto liberazione nazionale: e fondazione di uno stato moderno. E' l'equivalente di quanto, in diverse condizioni, è accaduto in Russia durante il trentennio lenin-staliniano, processo che là si è inteso ideologizzare in quello che non era e non poteva essere, nella riparti– zione socialista del potere nelle strutture della società produttiva e dell'umano governo. Se i socialisti dei paesi asiatici più progrediti - come i1 Giappone - o di altre nazioni arretrate dove le con– dizioni storiche ed economiche sono diverse dalla Cina - India Birmania, Indonesia, Vietnam, Siam - si muo– vono 'su direttrici del tutto diverse dalle loro, i comunisti cinesi e< laici >>si guardano bene· dallo scagliare addosso agli altri scomuniche e anatemi. Stalin e i comunisti so– vietici - piuttosto « chierici » anzichenò - hanno sem– pre fatto esattamente il contrario e il socialismo europeo ne è· stato pregiudicato in modo decisivo nelle sue possi– bilità di sviluppo. In questo senso sa'.rebbe più serio con– cludere che le possibilità di <eun'èra del socialismo» sus– sistono anche e malgrado il e< compagno Stalin}) e i di lui svariati coscienti e inconsci ripetitori. Lo stile terso e vivace - e al contempo scientifica– mente rigoroso - accresce per Ja sua parte l'interesse già rimarchevole dell'opera del Musatti. GIULIO CHIARUGI

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