Nuova Repubblica - anno V - n. 24 - 16 giugno 1957

2 (167) nuova 'répubbliva tersi negli anatemi, nelle scomuniche? Chi potrà <i;:tre una mano assolutamente disinteressata alla soluzione di questi problemi, senza incappare nella inevitabile e chiusa logica interna dei partiti? Qui, e soltanto qui, compagni di Unità popolare, sta il problema della no– stra scelta. Non si tratta di scegliere banalmente lra restare 'autonomi' (che significa autonomi per noi, se siamo immersi mani e piedi nella realtà del socialismo del nostro paese?) o 'confluire' nel PSI. E' da scegli~re qualche cosa di assai Più impegnativo: se ci se'ntiamo impegnati nella battaglia del 'rinnovamento' dei socia– lismo, della costruzione della nuova grande sini,;;tra de– mocratica italiana. E allora, la nostra scelta contingente non dipende da noi: dipende esclusivamente dal grn-io di maturazione interna, di 'movimento', che l'organis;iio socialista· ha raggiunto. E' ovvio che se, con la neces– saria spregiudicatezza, franchezza di espress·ione, libertà di dibattito e di lotta, noi potremo portare queste esi– genze, questa volontà dentro il PSI, dovremo farne parte anche formalmente. Se questo non ci sarà con~entito, dovrenw starne ancora fuori, facendo in un caso o nell'altro le stesse cose. Ed è appunto per questo che noi abbiamo avanzato ai compagni del PSI né rkhie:;te velleitarie di determinate linee politiche (ben cosc1er.ti come siamo che le uniche linee politiche efllcie1:ti sono quelle che emergono dall'esperienza comune) né ~&igenze di 'potere'. Abbiamo richiesto soltanto la garanzia di dibattere, con ampia libertà, dentro il partito, a livello di tutti i compagni, i problemi che ci stanno a cuore; a;bbiamo chiesto di verificare se le nostre prospett:Ye siano o non siano compatibili con un partito sor.ialir,ta del tipo di quello italiano, ai1a fase attuale del suo sviluppo. ._I __ I_T_A __L _I _A_P_O_L_I_T_I_C_A __ I L'ORDINE VIENE DAL VATIC La risposta è ora al PSI più che a noi. Noi non pos– siamo rispondere che con un impegno egualmente va– lido per qualsiasi soluzione organizzativa. TRISTANO CODIGNOLA Q UANDO ci domandiamo se esista ancora' u«a so– luzione alla crisi italiana di governo, pensiamo, s'iniende, ad una soluzione politica. Nei giorni scorsi se n'è prospettata, subito dopo le dimissioni del Presidente Zoli, una evidentemente non politica, adom– brata nella evocazione democristiana del governo di « so– lidarietà democratica ». Perchè si tratta di una soluzione npn politica, ma di ripiego? Per tre ragioni. In primo luogo, perchè, man– cando a questa formula la partecipazione repubblicana, la caratterizzazione di un nuovo tripartito sarebbe quella della insolubilità di tutti-:--i problemi nazionali: indirizzo di politica economica; interpretazione dei trattati eu– ropei come i~dicazione di una conseguente politica della produzione e dell'occupazione; patti agrari; regioni. ·Ma qui" appare la seconda ragione del carattere non politico del tripartito: in realtà, quesio governo che non assume responsabilità. di iniziative di alcun genere, è un « governo d'affari » che non osa dichiararsi tale, e. che, per le sue probabilità di maggioranza di giustezza, pensa solo a, restare in carica senza doversi battere per meritarlo. Ma la terza e principale ragione per la quale un governo di solidarietà democratica è da considerarsi politicamente negativo, è che ~sso risulta, clamorosa– mente, una dichiarazione di "non volontà" della demo– crazia cristiana. Soprattutto venendo dopo il tentativo UN C().NVEGNO SERIO di FRANCO VERRA I L RECENTE convegno sinùacale d~l ]~ST, tenutosi a che attorno al Cf'lt)J)O ideologico di un determinato par- a Roma due settirnane fa, è valso S('nza dubbio a con- tito, devono oostjtuirsi attorno ai. problemi e agli .indi- fenmu·e, per ra,npiezza e la spl'~giudicatezza del di- rizzi di politica sindacale. Non sono mancati, fra i par- battito, che per' il partito socialista i tempi d411 dognrnti- tf•cipanti, quelli che - come il segretaJ"io della Camera ~smo e deJle.-~ (on:wili i,.:tnnno pN tramonbue. dt~I .Lavoro· di Milano \::.:.;.hanno sostenuto l'opportunità ]~ qJesto, di per se, è già~1 rJ"to,..i~1po11ill~~S'fgnif'f:"' v- che la ®r·ente socialista si ca,·att~rizzi come talé è Che;· cativo. Erano molti anni che non RS~istcvo ad una riu- di conseguenza, si presenti differenziata alle elezioni per nione drl Pa1·tito, e co11fe-;so che l'ansia. sincei-a e \"iva le C.T. Questa posizione è evidentemente anacronistica, dei pa1·tecipanli a questo co11\·egno nel l'foel'Care un nuovo in un momento ln cui il sindacato si sfol'Za di tendere al indii-iz:;,,odi politica sindacale,, dopo le sconclusionate espe• super· mento delle cori-enti come espressione dei partiti. rienze clel si11dacalismo ::;ocialde1nocrntico alle quali il .ri- Non 'e Ìlella differenziazione artificiosa e precostituita fra gore totalitario del l">8l 111i aveva sospinto, è staia per socialisti e comunisti che sus.-;istono le premesse di un sin- me una confol'tante SOl'p1·esa. No11 sono Cel'to mancate le eiaculo autonomo e quindi funzionale. Le correnti non zone d'ombra: i conse1·\"ato1·i dei \"f"CChisistemi, i dogm a- h,u1110 lo scopo di difendere interessi estranei all'organiz- tici, gli esclusivisti delle idee non sono scompa1·si. b.la gh z~1zione operaia, ma il fine ben più ampio cli 1·endern pos. aut.01,ornisti e gli innovatoi-i mi è pal'S0 che si.ano in mag- sibilo la ci1·colaziono delle idee nuove. Oggi 1 nella CCTL, gioe 111111H'1·0. Anzi, dir-ei che tutta la conente sociali~ta la lotta delle opinioni non è fr·a rappresenla11ti dei due nella 001 L, eccezion faUa pe1· qualche caso, è pP-1·vasa p1nlili che in essa tradizionalmente agiscono 1 rna fra in- da uno spirito nuovo. Gli i11terventi dei sindacalisti più 11ovatoi-i e CQn$el'vatori: i pl'illli vogliono che il sindacato qualificati lo hanno confe1"111ato. I Lizzadl'i e i Mariani, acquisisca sti-uttul'e model'ne ed abbia una sua vitalitù con la lorn retol'ica wiitaria e con la loro fede Acritica democratica; i secondi 11911 riQ_uuciano a vecchi sisterni, nella CCI L, sono rimasti isolati, esp.,essione cli alleggia. vuoi pe1· pigrizia mentale, vuoi.>per un residuo di passione menti e di motivi superati. 11 convegno è stato sopn1ttulto co111infomìista che li po1·fa a coqsicleral'e «tabù» la loro una,..co~a seria: i suoi proti1gonisti' non sono sta li gli uo~ soggezione al « pai·t.ilo guida». La corrente socialista nella mini del padi.to, ma i sindacalisti che, nelle lol'O discus- CClL, nel suo convegno, si è impegnata a demolire i sioni, hanno ~aputo tener pr·ese11ti le 11ecessitiLe le fìna. prngiudi,-;i ed i p1·econcetti sofisticati dello· schematismo lità del sindacato, che opera nelle stl'ulture economiche sindacale. Niente schemi, aperttu·a ad ogni convinzione e sociali di una Cel'ta societù, la cui trasfonnazione, sep- e ad ogni p1·oponirnento serio; pl"ovengano questi dai co- pure ci sal'l'.t 1 non poll'it esse1·e per molli anni che gra- rnunisti o dalla C.lSL, che non è ~tata considerata nn duale, lcnla e cliHicile. I miraggi di messianici cnpovol- sindacato confessionale, ·ma piuttosto un sindacato di girnenti non hanno annchbiato questa volta i sindacalisti metodo occid<>1lbde in senso lato: cosa cel'tamente ]111- &-ocialisti1 i111pegnati in· un eiame 1·ealistico delle condi• portante nella J)l'OSpettiva dell'unità sindacale. zioni jn cui si tealizza la lotta delle categorie lavora- Nel suo intervento Foa ha fatto taluni troppo soltili tl'ici. La fedeltù alla· CC IL è stata 1·ibadita; 11011 come «distinguo», che fanno ritenere ch'egli, pur 11011 appar- ati.o cli ff'de, ma collle utlo di consape\"ole 1·esponsabi. lenendo ai conservatori, non sia. apertamente schierato lilà, con l'impegno di operare per r~une uno st.rnrnento con gli innovatori. J>eL·Foa la democraz-ia 1 nel sindacato, rivendicativo model'no. L'esigenza di l'innovamento de11a de\·e essere guidata e ispirnta da una coscienza sociali. 001 L pone l'urgenza di rnpporli diversi da que'lli pas• sta, poiché « il fonclan~ento ideologico del sindacalismo sati fra. conente sindacale e partito, e di una reale vita italiano è una condizione e non un ostacolo, per una ga• democratica »ll'intemo dell'organizzazione sindacale. ln rnnzia di autonomia. rispetto agli interessi_ padronali e generale la tesi dell'atilonomia, nei rappoi·ti fra conente di unità pet· tutti i lavo1·ato1·i ». 11 partito che si caccia e partilo, è prevalsa. H sindacato deve essere autonomo dalla porta, con una simile impostazione, rischia cli rien~ ei quindi, le conenli che in esso opel'ano non possono che tr·are dalla finestra. E' invece necessario puntare tutto agjre ~u _un piano di indipendenza. Naturalmente queste sull'unit:\, nelle forme o nei luoghi ove è possibile. Ciò concez_1om,_d'altl'a parte noi~ llll0\"0 1 hanno condotto i impone il raffor:1.amenlo delle. Commis~ioni Interne, oggi par-tec1pant1 al convegno a ricercare l'essenza del sinda- prive di reale potel'e all\nterno della fabb1·ica e prive di cuto ne1la tutela degli interessi dei lavoratori neil'mnb-ito mo1·i:::lentenella 101·0 azione. della società denwcratica. La definizione è fra le più sem- I problemi internazionali del sindacato hanno avuto JJlici,_ma ~ a,~che 18: pii'1 esalta ed è stato utile che, dopo un'ampi8. hatiazione. In pai-ticolal'e va sottolineata l'espo- moltt a111n cli pratica leninista del sindacato stmmento sizione di Riccardo Lombar·di che nella adesione della del pa1·ti~o, tutto il problema r;elalivo alla natura del sin- CCIL alla :b,SM, vede l'esclusione 'di gran parie dei la- dacato sia stato portato alle sue naturali e più modeste voratori italiani dalla pattecipazione attiva alla politica proporzioni. 'l'~le definizione è stata data da Santi che, economica europea che conse,guirà al Mercato Comt1ne, appunto, h~, rilevato come un sindacato di siffatta na• o dalle lotte dei lavoratori che tale politica solleverà sul tul'a non possa che essere (l,utonomo, unitar·io e deniocra- piano del nostro continente. Al di là dello considerazioni lic? .. Re_sostan_ti\:iamo questi aggettivi, abbiamo i compiti moralistiche o ideologiche sull'oppOJ·tunità che la CGIL c~i 1 sllldacahsh della C0l'l'ente socialista devono adem- permanga nella Federazione Sindacale Mondiale, il pro~ :fuer·e _P_ 0 r l'afforzare _l'?rg~nizzazione operaia, oggi resa blerna posto da Lombardi è estremamente serio. Certo, rnenìcicnle da una cns, d1 potere contrattuale. 11 si11da- a 1·isolverlo dovl'à essere la (1.,GJL e non la corrente so- <!t~t? 1 :·on r_i 0 sce !nfatti attualmente a confrattal'e le con~ cialista. Ma se vo1'l'à agirn in tel'mini di realismo, essa <lizio_n~ed 1 modi del 1•apporlo di lavol'o. Da ciò il diffuso non potrà respingere l'esigenza di inserire j lavoratori ,qcethcrnn20, la stanchezza. psicologica e l'assenteismo dei italiani nella Joita che i lavo!'atori europei dovranno con- Jnvor~1to1·1-.Nella prospettiva unitaria - tutt'altro che dur:re perchè le strutture economiche siano volle ad as- pross1ma, sotto il pro(ilo Ol'ganizzativo - le col'l'enti, più solvere una· funzione di progresso sociale. Zoli, che è stato la-dimostrazione di una vecchia ma non .smentita verità del pensiero politico ottocentesco, marxi– sta e non solo marxista: che qualsiasi iniziativa sociale richiede forze politiche appropriate ad attuarla, e de– nunzia il suo carattere pretestuoso proprio quando vacla a cercarle nel campo opposto, a quello che a tali ini– ziative )la dichiarati ed energici interessi. Naturalmente, come si possono fare cattive azioni, si possono fare anche azioni nulle. La riesumazione di · un tripartito sarebbe una di queste; e non possiamo escludere che vogliano provarcisi. Ma a noi non sem– bra neppure che sia davvero nella convenienza dei suoi stessi contraenti, salvo uno, il liberale, il cui compito, come di ogni movimento conservatore, consiste unica– mente (salvo eccezioni iJlustri) nell'impedire che si muti lo stato di fatto. In questo, senso, si capisce, i_ liberali sono in una botte di ferro, qualsiasi cosa si faccia. Se questo è contro dì loro, sarà almeno senza di loro, quindi con una possibilità di esibita protesta. Se è nel senso loro, ma con loro - al governo o in maggioranza - possono farsene merito. S'intende che a stare in una botte di ferro c'è un solo inconveniente: che è difficile uscirne. La prova è che i liberali, per quanto facciano, non riescono ad aumentare il loro elet– torato. Ma gli altri? I socialdemocratici hanno sempre sban– dierato1 come unica giustificazione della loro apparte– nenza al tripartito, la vigile cura che dicevano di parre nell'impedire che la DC indulgesse verso la destra. Evi– dentemente non- alludevano ai liberali, con i quah con– vivevano, ma alle destre « nazionali ». Ebbene, dopo l'esperimento Zoli, si è avuto almeno la prova che la DC non ha bisogno di consiglieri soci3ldemocratici per respingere i voti fascisti. Quanto ai monarchici, non ci risulta che i socialdemocratici ne schifino Ja colla– borazione in più d'una grande amministrazione italiana. Caduta dunque la giustificazione della barriera a de– stra, che altro potrebbero dire gli arnie( dell'onorevole Saragat agli elettori, a giustificazione di una loro par– tecipazione ad un governo dell'impotenza? Meno an– cora dei democristiani: a questi ultimi, come partilo di maggioranza relativa, incombe l'obbligo di Gver·nare, pi3ccia loro o non-pia~ . =i-a----ai-seeia.Jderrfucratici, al– l'infuori del destino cinico e baro, non lo impone dav– vero nulla e nessuno. Infine, l'interesse della DC. Elezioni anticipale, o ele– zioni a scadenza, non ci scandalizza punto il fatto che la DC ponderi oggi soprattutto i suoi interessi elet– torali. Ma un tripartito contrp.ddittorio e impa'stoiato, che forzerebbe il partito di maggioranza a presentarsi all'elettorato con le mani vuote di risultati, in qual modo può convenire alla DC? Solo una visione ignava dei suoi interessi stessi, oltre che · di quelli del paese, può indurre la DC a ripiegare su una soluzione nulla. Resta allora, come ipotesi politica, una sola: quella di un governo Fanfani di grande programma." Il di– scorso di Fanfani alla Camera ne ha gettato alcune linee, benchè ancora generiche. Ma il senso generale di quel discorso può essere accettato. E' definitivamente accertato che doveva trattarsi solo di parole, solo di un'operazione lattica (per· silurare o per sostenere Zoli, è ancora imprecisato), destinata a spegnersi nello squal– lore del tripartito? E se non si trattava solo di parole, ma di una visione pratica del compito di un governo, che cosa impedisce l'onorevole Fanfani di impegnarvisi'? La domanda è meno ingenua di quanto subito ap– paia .. Sappiamo anche noi le esitazioni profonde della DC dinanzi all'unica maggioranza possibile per un tale go– verno: que1la socialista. Non sono solo esitazioni eletto– ralistiche, quelle che hanno sinora sconsigl;ato ogni «apertura»; si tratta di obbedienza a cattedre non politiche: l'Osservatore Romano è stato esplicito nel dare ordini. Eppure la gravità del momento sta propri"o qui. Sembra che siamo giunti davvero al limite oltre il quale l'ingerenza vaticana impedisce in Italia di far politica. Il divieto vaticano mette la DC nella con– dizione di non dovere e non poter fare né la propria né alcuna politica. Non esiste nella DC nessun uomo disposto ad arginare questa usurpazione del piano chie~ sastico su quello politico? D'altra parte, il motivo invocato, è il solito: il PSI, maggioranza possibile per un serio programma demo– cristiano, è legato ancora ai comunisti. Che aspettano i democristiani a provocare questo definitivo distacco'? Oggi esso dipende in gran parte da loro. Se i voti socialisti fossero negoziati, e se in primo luogo per ottenerli i democristiani fossero obbligati a loro volta ad essere autonomi dal Vaticano 1 i socialisti potrebbero vedere, in un risultato così importante per la vita nazionale, la ragione per uscire ·dai loro più stretti interessi elettorali, che in realtà non progredi– rebbero appoggiando anche il migliore dei governi de– mocristiani programmatici. Ma non richiesti, non ap– prezzati, perchè i loro voti dovrebbero essere offerti? Perchè la DC, il partito dell'ardore cristiano, deve il– ludersi che si possa !are qualche cosa di bene senza umi1tà e senza sacdficio? ALADINO

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