Nuova Repubblica - anno V - n. 21 - 26 maggio 1957

(164) n1111ra rep11bblica I LUCJ DELLA RIBALTA I PUNTO SUL FESTI\TAL di GIACOMO GAMBETTI E UGENE O' Neill offri alla moglie Carlotta Monlerey, nel dodicesimo anniversario del loro matrimonio, con una dedica piena di affetto per lei e « di com– prensione e di peròono per gli ossessionati Tyrone, tutti e quattro», il copione di Lunga giornata verso la notte, un dramma che (con la data del 20 settembre 1940, ma rappresentato postumo - nel 1956 - per volontà del– l'autore, e proprio nei giorni scorsi premiato col « Pu– litzer >J) è una lunga e ampia confessione della prima parte della vita di· O'Nei1l e dei suoi familiari, tutti appunto col nome di Tyrone, nei loro veri caratteri per– sonali. L'opera, costruita su degli stati d'animo, come una tranche de vi.e amaramente introspettiva, in un tra– gico individualismo, senza liberazione e senza conclusione, se è priv[l di quella macchinosità un po' posticcia propria altrove di O' Nei!J, ha pure delle insistenze e delle ripetizioni (e il regista, del resto, ha già provveduto a non brevi tagli), che risultano più simboliche e letterarie che naturali e anche teatralmente efficaci. E' comunque la stmima di tutte le costanti di O' Neill, coi temi del fato, dell'incomprensione, dell'amore-odio, della nostalgia, della 1·eligione, dell'approssimazione ideologica e culturale, del rifugio nel sesso, nell'alcool, nel vizio, nella nebbia; e ha poi dei significati che riguardano assai bene anche la società e il mondo in cui è ambientata e che, in un vero· linguaggio teatrale, proprio O' Neil1, comunque 1 ha rap– presentato per primo. Lo spettacolo è stato diretto in modo egregio e scrupoloso da Renzo Ricci (la figura della domestica, ad esempio, è anche un suo gioiello), con la scena di Luicano Dami.ani e i costumi di Ezio Frigerio. Quale attore, Ricci è stato assai bravo e soprattutto assai misL1rato, come non sempre gli accade. Efficacissimi Gian– carlo Sbragia, Glauco Mauri, AJ).na Nogara, mentre Eva Magni, pur in un personaggio difncilissimo, ha dato una interpretazione più di effetti che di sostanza, più momen– tanea che veramente umana e sofferta. La serata degnamente conclusiva del Festival, infine, una serata di alta classe, anche se forse non pienamente compresa dal pubblico, è stata quella della « Compagnie de Mime Marce! Marceau ». Non è possibile qui parlare diffusamente di tutto lo spettacolo e dell'essenza del mimo; basti, ad ogni modo, anche a noi, fare i nomi di Deburau e di Chaplin, riportando inoltre la chiara opinione dello stesso Marceau: « La pantomime est l'art d'exprimer des sentiments par des attitudes et non un moyen pour expri– mer des mots par des gestes. Notre art est, avant tout, action; est un art profondément dramatique n'ayant qu'lm objectif: 11etre humain ». I 28 componenti la Giuria del pubblico (estrntti a sorte fra gli abbonati alle «prime >>e quelli alle « popolari >>) hanno così assegnato i << Nettuno d'oro>>, per i complessi italiani, offerti dal Comune di Bologna: per l'attrice, a pari merito, a Annamaria Guarnieri e a Anna Proclemer; per l'attore a Giorgio Albertazzi; per il regista a Giorgio De Lullo; per lo scenografo a Pier Luigi Pizzi (La profes– sione della signora lVarren). Il particolare significato di questi premi ci esime dal metterli a confronto con un metro rigidamente critico; la nostra opinione. del resto, pur in quella ristrettezza di spazio con cui abbiamo sem– pre dovuto combattere, risulta dal testo dei servizi qui apparsi. Notiamo comunque, e con soddisfazione, che il pubblico soprattu1to è rimasto favorevolmente colpito da uno spettacolo serio, impegnato, ammonitore, quale H dfo·rio di Annn Frank, e che, inoltre, non si è lasciato im– pressionare né dai grossi nomi né da nessun effettismo, esprimendosi anzi, nel complesso, per delle forze giovani e scrupolose. E desideriamo ad ogni modo ancora ricor– -Oare, fra i registi, lo Squarzina di Un cappeUo pieno di piogr,ici, fra gli attori Salvo Randone, fra gli scenografi, anziché la scai·sa originalità del Pizzi premiato, il lavoro ricchissimo e quanto mai valido di Luchino Visconti per Contessina Giulici. J L FESTIVAL ha suscitato sul nostro giornale una pole- michetta, aperta dalla lettera del 16 aprile di Edmondo Aroldi e Luigi Gozzi, cui si è associato il 22 aprile Italo Malavasi (nn. 159 e 161). E' da notare che essi non hanno scritto all'inizio o alla fine, ma durante il Festival; e che uno solo, il Gozzi, ha sull'argomento preso Ja parola in una sede bolognese e, per questo, almeno più imme– diata e pili vicina al Festival, anche se, ancora, solo in un secondo tempo rispetto alla lettera a Nuova repubbHca (articolo in La SquiHa, settimanale del PSI, n. 18 del I.o maggio 1957). A parte ogni riferimento di carattere strettamente politico, e, sottolineato che il nostro personale giudizio è - ora come in passato - libero da vincoli e da li– miti esterhi, gli unici due punti di vera importanza pra– tica suscitati dalle due lettere rimangono quelli riguar– danti i prezzi e la mancanza di attività teatrale a Bologna in altro periodo che non sia quello del Festival. Nulla infatti si può dire sul programma, che ha compreso quanto di più interessante sia stato presentato quest'anno, fino alJa sua data, sulJe scene italiane: e abbiamo detto inte- (I.a D.r:. htt dt1lo tt 7.oli 1111a roso di 50 ,wmi JJ~r setoli~,·~ i sol to.,~(Jl'l'h1ri) Non c'è rosa senza s11ine (Vis. ,li /JillO Boschi) ressante, proprio, senza· ripetere qui le valutazioni quali– tative già insite nelle nostre cronache, perché la libertà di espressione è stata sempre una delle migliori qualità della manifestazione. Su questi due aspetti del problema, dunque, ci siamo rivolti a Carlo Alberto Cappelli, gresi– dente del Comitato esecutivo del Festival, poiché abbiamo inteso avvicinare, dopo quella già nota degli avversari, anche l'opinione degli organizzatori, e poiché, soprattutto, è corretto costume informarsi e conoscere, prima comun– que di discutere. Lo spazio, ancora una volta, ci impedi– sce, almeno per ora, di affrontare la questione in modo completo. Cappelli, soprattutto, ci ha dichiarato di rifiu– tare n el modo p iù assoluto ogni insinuazione sui suoi pre– sunti persona.li vantaggi finanziari; che il Festival della prosa è direttq da un comitato funzionante, e non fanta– sma, la sua amministrazione è controllata da revisori e non da fantocci, l'eventuale attivo va esclusivamente a incre~ento déJ'!-~ manifestazione. Cappelli, inoltre, quale orgamzzatore, avrebbe forse dovuto privare il Festival della «Morelli-Stoppa» o del Diario di Anna Fr( l.nk (con deUe rappresentazioni, d'altra parte, che alle Compagnie non hanno recato un incasso migliore di quello delle grandi città), perché sotto la sua egida ìmpresariale? B OLOGNA - ciò è incontrovertibile - non ha una se– de adatta, che non sia il teatro Comunale durante il Festival, per moJti spettacoli di prosa di oggi, a11eStiti co~ scene amplissime, e senza risparrnio di costo; per questo gli scorsi anni, e senza Festival, molti degl(spettacoli più va– lidi non si sono visti. E inoltre quelle Compagnie che ven– gono e possono sempre venire a Bologna fuori di Festival, gli altri anni, e quest'anno ancora, riscuotono un successo limitatissimo. Solo il Festival, oggi, può garantire a Bolo– gna i migliori spettacoli di prosa; è il pubblico che vuole proprio manifestazioni di questo genere (è di ieri il suc– cesso di iniziative simili a Cosenza e a Lecce, altrimenti zone deserte per la nostra scena), vuole anche la cornice, e affolla le serate, tanto più che i prezzi non sono affatto elevati, anche e specialmente in rapporto a spettacoli ana– loghi. Infatti per Je due serie d'abbonamenti, alle quin– dici «prime>> e alle nove (< popolari )J, le poltrone e le pol– troncine costavano rispettivamente lG00 e 1250 Jire, 1000 e 750 Jire per ogni rappresentazione; rimane certo l'incon– veniente di sborsare la somma complessiva subito; ma è da tener presente, in particolare, che proprio quest'anno gli abbonamenti popolari, tutti assegnati attraverso enti e aziende, hanno avuto una richiesta pari a quattro volte la disponibilità del teatro; le serate libere, infme, avevano prezzi di poco superiori. Se una manifestazione come que– sta presenta degli inconvenienti (e qualcuno c'è, come è naturale, ad esempio nei rapporti con la stampa), cre– diamo che essi debbano essere studiati ed eliminati (ve– dremo poi cosa si intenda fare il prossimo anno), ma con buona volontà e spirito di collaborazione, migliorandola e discutendola apertamente e non con pregiudizi e limi– tazioni. E non, come 'arriva a chiedere il Gozzi nel citato articolo su La Squilla, .... ammazzando il malato. L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugfuelc l\1llano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Telegr. Ecostampa • UIJHIO'l'ECA • LE OPERE DI E. G. PARODI E CCELLENTE impresa è quella che si è assunt::i l'e– ditore Neri Pozza iniziando la ristampa organica delle opere di Ernesto Giacomo Parodi. Curano la edizione Alfredo Schiaffmi, che fu scolaro del Parodi, e Gianfranco Folena. L'eccellenza del primo volume, or ora uscito, attesta che non si potevano trovare presenta– tori più cornpetenti e congeniali per ripresentare gli scritti, ormai pressoché introvabili, di quel raro maestro di filologia e di linguistica, di quel critico sottile e acuto che fu Ernesto Giacomo Parodi. Questo primo volume, distinto in due tomi, accoglie i saggi di teoria linguistica e di storia dell'italiano antico, la più parte dispersi in riviste specializzate e atti accademici e perciò noti si– nora ad un pubblico ristrettissimo. E' gran vantaggio aver– Ji ora sott'occhio, armonicamente disposti, perchè così la figura del Parodi si ripropone alla nostra attenzione come tra le più interessanti dell'inizio del secolo. Studioso dotato, per natura ed educazione, di un'atti– tudine spiccatissima per gli studi linguistici e filologici, Parodi era aliresì un lettore di grande gusto e di inte– ressi vivacissimi che lo portavano a ricercare, con la stessa passione, testi medievali e testi moderni, testi italiani e testi stranieri. Sempre rigorosissmo, elegante– mente discreto ne11'esibizione cauta della propria perizia, sollecito a risalire dagli accertamenti storici alla valu– tazione dei fatti espressivi, ogni sua pagina è un modello di equilibrio strettamente funzionale in cui erudizione e finezza si associano e si fondono spontaneamente. Di lui si può proprio dire che mise in opera, ogni volta, quel tanto di apparato tecnico professionale che l'ogget– to della ricerca esigeva, e niente più; e che a quello stesso oggetto seppe contemporaneamente guardare con tutta la sensibile penetrazione critica che esso solleci– tava. Di qui il senso della misura e dell'eleganza che traspare in ogni sua pagina, l'esattezza dei giudizi e la novità delle conclusioni. Se oggi si parla tanto di « cri– tica stilistica » e si pensa che una critica siffatta vada sempre più connessa con una precisa consapevolezza linguistica e storica, trovo che forse nessuno dei vecchi maestri può ancora far scuola e considerarsi attuale come Ernesto Giacomo Parodi. Si vedano infatti, in que– sti due tomi recentissimi, le osservazioni puntuali su Guittone d'Arezzo e su Jacopone da Todi, ma soprat– tutto la bellissima e fondamentale sezione intorno alla iingua, allo stile e alla cultura in Dante, Petrarca e BoL– caccio. Molte di queste pagine appaiono insuperate, ta– lune addirittura attendono di essere ancora adeguata– mente riprese e sviluppate, quasi che tra Parodi e noi si sia inserito un periodo, abbastanza lungo, di sterile silenzio e che la lezione parodiana, nella direzione che le è implicita di critica linguistico-stilistica, riafliori sol– tanto ora in piena luce in un ambiente a lei finalmente più favorevole. Questo si dice dell'ambiente pili propria– mente accademico, perché per molti critici indipendenti, e .penso ai costanti richiami affettuosi di De Robertis e di Pancrazi 1 Parodi è sempre stato e spesso polemicamente indicato come un esempio di critica moderna non mera– mente erudita né vagamente impressionistica. Schiaffini ha scritto un nitido ritratto di Parodi come introduzione alla presente ristampa e Folena ha pazien– temente compilato una bibliografia ragionata di tutti i suoi studi, anche di quelli minimL LANFRANCO CARETTI

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