Nuova Repubblica - anno V - n. 21 - 26 maggio 1957

2 possibilitii di deliberare al rig1ial'do, accogliendo o respin– gendo le dimissioni. L'outo1·ità tutoria av1·ebbo cc1-to potuto intei·vcnire (e non v'ha dubbio che ,·erso altre amministraz.ìoni cli clivcl'so colOJ"esarebbe ini<'1Tenuta) sotto di,.-ersi aspetti: sia va– lendosi dell'art~ 323 T.U. 4 febbraio 1!)15 por invitarn il Consiglio tt pl'Occdere llllll elezione di ,ma nuova A.rnmini– strazione (che è un obbligo del Consiglio imposto per legge), sia invfando un Cot)1miss:1rio per reggere provviso– .rianiente l'Amministrazione evidentemente· e: non in grado cli fun~ionare » (con1e dispone il 5.o comrna della. Legge 8 marzo 1!)4!) n. 277), sia. anche limitandosi a dispone la 11omina di un Comn1hisal'io al solo scopo di procedere alla convoca:r.ione legittima del Consiglio. Se non lo foce, fu certamente per uno scn1polo di Jegrditù, poiché essa bei1 1:iapevache le dimissioni presentate fuori del Consiglio non erano valide, e che pertanto il Consiglio, legittimamente costituito, er·a ancorn l'unico organo che potesse e dovesse districare J'imbrogliata. matassa. Che poi i consiglicl'i ancora in carica si siano li,nitàti nd insisto .. e finora per rimmedi,,t.-1 convocazione del Con• siglio, non era - creda - segno di debolezza o di dahbe• naggine, ma solo espressione della spe1·anza che Ja Sua sensìbilitit L'avl'ebbe pr1>-so1·vHta dal i tirar la cord~1 > oltre ogni possibile limite di tolleranza. Ed ON\ ecco la Sua nuont inizialiva, la S1.1a leUcnt del I8, a cui tlppunto rispondo: fondata su un 'interpretazione capziosa. cd apertamente infondala della legge. Perché l'art. 8 del 'l'.U. 5 upi-ile J !)51 dispone sì che « 11 Sindaco o la Giunta. municipale restano in ca1·ica fino alla nornin::1 dei succe;;so1·i >, cioé fino all'esplelazione di 1rno,·e elezioni (ed è questo, mi pare, Che sopr-attutto Le sta a cuore); ma codesto articolo è ovvianwnte applicabile qtwndo una · Cirmta. vi 8ia, quando un S·i:ndaco vi sia: e la Giunta, nel caso nostrn, non esi,..;te pili perché le sue dimissioni furono accettate Jal Consiglio; e lo stesso Sin.daco, pu1· sott:i-aen– J()si in modo illegittimo alla. deliberazione consiliare, ha pe1·ò espressamente dichiarato di ,·olersi dimettere, e si è offcttivamente dimesso, davanti al Prefetto, e da sindaco e da consigliere. Delle due l'una dunque: o queste dimis. sioni non sono valide perché non legittimamente pr·esenta– te, e allon\ l'intero Consiglio è in funziono, o non 1·esta che convocarlo perché esso assuma colletlivamente lo prnpi-ie rcsponsabililà (e questa n1i p:He ~ia la tesi giusta): o, come Lei affel'ma, le dilllissioni presentate anche fuori del Con• 8iglio sono operntive, èd allora non soltonto ope leais non c'è più Giunta, ma neanche c'è pill Sindaco" (poiché il· no. 1:1t;ro di ..itto positivo non contempla, Loi me lo insegno, un Smdaco non consigliei-e). E Lei forse ha dimenticato (né Glie ne faccio cai-ico, postoché si tratta di una leggo che dsale al 1915: 'l'.U. 4. febbraio .1915, n. 148) che il caso è espressamente previsto da una norma cli legge. E' l'n1·t. 279 del predeUo T.U. elle, all'ull"imo comma, dispone specifica. niente: «: La pc1·djta della qn;:ilità di consigliere per causa divc .. sa dalla scaden:-:a prevista neJ presente ;nticolo pr•o. duce, di vieno diritto, la immediatn. decadenza dagli uOì..:i is~praindicati > (cioé dalle cariche). li congiunto <li.iposto cli questa n!Jmrn e di qnella da Lei 1·ichiamata (art. 8 del 'f.U. 5 aprile 1951) è dunque intel'pretabile in un modo Roltanto: la Giunta cd il Sindaco restano in cal'ica fino ~\ nuove elezioni, se non ,tia intervenuto lo sciogliniento del Consiglio da parte dcll'au.to1·itù vrefettizfo e la nom .. ina d·i 1m Commissarfo, semprcché il Sindaco e i membri dell.1 Ci~nta siano tuttora consiglic,·i. In caso diverso, la « va. C;\L10, dei poteri amministrativi è completa. N~ d'altronde può invocarsi dcll'a1·t. 8 sopl'acitato ncp. pure il comma che clctem1ina l'obbligo della rinnovazione integrale elci Consiglio quando esso abbia pCl'duto la metil dei propi-i membri. li Consiglio non è stato mai investito i~1Catti.delle dimissioni ad esso presentate dai consiglieri hbernli: e finché non ne sia i,westito, qualunque possa es– f!Ol'C la. validità della procedur·a nelle dimissioni dei consi– g~i~1·idomocl'istiani, essi continuano a far pinte di pieno chntto del Consiglio: sicché neppure sotto qnesto promo la Sua a..-.ionesi fonda su una qualche pal"venza di JeNjt. timità. 0 . Mi pe1metta dunque che Le dico, Signor Smdaco, che 1~ ~e~to per d momento Cons1ghe1e Comunale, con tutti 1 dmtt1 che pe1· legge me ne do1·ivano: e continuerò a consi• de:·armi tale finché cli questa qualit:'L io non venga spo– gliato per legge, non per arbit!'io. 1\.i-bitrari sono stati molti atti della Sun amministrazione, « in primjs > Ja mancata presentazione nei termini del bilancio (e non sono jl solo ~ mer~v.iglia,·mi_ che, a questo scopo specifico appunto, l Au:onta. tutona non abbia provveduto da tempo alla non,1?a di un Commissario); ma rni permetta cli cUrLe che, rn questa occasione, Ella ha superato quei limiti che una. lcgg~ più forte di ogni legge scritta, il costume demo• crat1co, unpono. Lei dovrebbe _saperc, perché n.e fece in un Jontano pas• s~to a.ma1:-a.. ospenenza, che non s1 può impunemente strac– etare il dll"llto, senza. una serie inevitabile e fotale cl.i con– s~guo~1ze por l'intero nmbito sociale in cui viviamo; e non s1 puo one.stamente propone che la legge ingiusta sia re- . vo~ata so mtanto non ci si dimostri giusti Verso la legge. Lei ~a eh~ d_alla nostra parto Le sono giunt.i incornggia– ment1 ed 111c1tamenti ad una politica di apertura verso j grup~i e i partiti che rappresentano appunto la cittadinan– za piu 1~overa, che reclama. le nuove leggi: ma questo allo scopo d.1 m·eare nuove maggioranze politiche, capaci ap– ~unto_ di_da.re, nella Costitu~ione, quelle leggi. La Sua per– s1.s~cnt~ 1~d1fferenza per gli altri, Ja Sua organica incapa– c1ta d!. ncon?scere i dìi-itti dei corpi rappresentativi, Jo scam?,10 contmuo e non casuale che Lei" sta fa cendo fra u_n p1~1largo co:isenso liberamente ottenuto per u.pa poli– t1oa d1 con_wne interesse e la Sua. personale volontù, d i }J0- tcre, che s1 traduce in arbitrio, fa pm·troppo allontanare le nostre spel'a~ze. Che, mi consenta, è Ja cosa più dolorosa. C?n .la 1:i~orva dj compiern, insieme coi Colleghi, tutte Je azio?-1 ~ti.I.i a s~lvaguardal'e la dignità del Consiglio, Le porgo 1 m1e1 saluti. TRISTANO CODIGNOJ,A (16-1-) 11uavarcp11bblic:1 ITALIA 1•0LITICA I COME PRIMA OPEGGIO -01PRIMA E ' CERTAMENTE improprio criticare i. fatti prima che avvengano: nel nostro caso, il programma del governo Zoli, di cui si cerca in questi giorni di stendere un progetto che, se non erriamo, costerà al Presidente non meno laboriosi contrappesi di quanti ne abbiano richieste le attribuizioni degli incarichi mini– steriali. C'è tuttavia già un punto, sul quale Ja facile parola di un ministro, parliamo di Giuseppe Pella, ci permette di antivedere una tal quale vastità d'orizzonti. S'intende che, come sempre quando sentiamo delineare un quadro dell'azione, si fratta di ponderare la consi– stenza di ·ciò che si vorrebbe introdurvi. E dobbiamo dire subito che Pella Giuseppe ha fornito sinora parec– chio materiale, benchè scarsamente organico, per con– sentirci una prima impressione. Inutile dirlo, favorevo– lissima, come basterà a dimostrarlo, in primo luogo, 11 concetto chiarissimo che il ministro ha esternato sul progetto di una fascia neutrale. Non è del tutto perspicuo, invero, il concetto che il ministro accetta della denominazione di « fascia neu– trale». Non si ~a se egli abbia di mira un territorio smi– litarizzato e controllabile fra le aree di potenza ame– ricana e sovietica; o se contempli e vagheggi qualche cosa di politicamente assai più caratterizzato, exempli grazia la neutralizzazione di determinati Paesi. come si otterrebbe da uno statuto austriaco per le due Germa– nie, proemio all'unificazione. Ma se non dice quale signi– ficato dobbiamo enucleare dalla sua mente per la così detta « fascia neutrale», il ministro biellese dice chia– rissimamente come vuole che essa abbia a costituire una formula di equilibrio: perchè riesca efficace. pensa lo statista, essa non deve ritagliarsi a spese del mondo libero. Espressione luminosa che contribuisce alla fama del pensiero politico subalpino. Espressione che non lascerebbe appiglio alla critica, se non rischiasse di essere accolta al Cremlino, appunto, come una privata opinione di circoli pedemontani, dove, con la fermezza dei grandi duchi della politica savoiarda dei secoli clas– sici, si sapeva dire pane al pane, e picche a Richelieu. E' infatti da paventare i1 pericolo che, dinaQzi alla con– cezione del Pella. l'URSS replichi con estremo garbo n suo « chi me lo fa fare? », a rischio, certo, ·di offuscare l'ottimismo del neoministro degli esteri italiano, ma consentendogli infine di affermare che la responsabilità di un persistente squilibrio di potenza ricade su quegli infedeli, che non hanno voluto comprendere certe sante inten~ni occidentali. 1\1:a'' iton ci si lasci abbacinare dalla bonomia del no– stro statista. In realtà, egli ha detto in tutte lettere, allo scambio delle consegne di Palazzo Chigi, che nulla muterà degli attuali indirizzi della politica estera ita– liana. E non lo crediamo facilmente, perchè tutte le varianti che si attribuiscono alle meditazioni del Pella rispetto a quelle del Martino non sono più significative del suo pensiero intorno alla fascia neutrale. Gli si attri– buisce in primo luogo il concetto (traduzione tecnica del vecchio detto « uno per tutti tutti per uno J>) della reciproca utilità dell'amicizia.._ fra Europa e America. Cosa verissima; ma verità cl:le, gli amici lo riconosce– ranno, non sfonda nulla.· Vero è che l'onorevole Pella. insistendo sulla « parità )> tra alleati, non si lascia sfug– gire la sua vena più pura, che noi sappiamo, dal tempo della trattativa di Trieste (e forse da precedenti inca– richi amministrativi sotto altri regimi), di ispirazione «nazionale». •Ma nessuno dei cinque (o sei) «punti» che j} PelJa si lascia attribuire in base ad un suo recente « giro d'orizzonte», autorizza a dare un contenuto a quella presunta ed elogiata «parità». Sappiamo poi che il Pella potrebbe farsi autore di precisi atti politici, tendenti a dar corpo alla sua professata « comprensio– ne» per i Paesi di r ecente sovranità politica del mondo afroasiatico. Ma c.iò che non sappiamo è se il Pella si renda conto che determinate cc aperture» di politica estera esigono altrettanti orientamenti di politica in– terna; esigono una chiara scissione da quanto anche lontanamente possa apparire solidarietà con ceti e gruppi di feudalità industriale; esigono poi una programma– zione del lavoro italiano che specifichi - per utili rela• zioni commerciali - certe priorità produttive, non ab• bandonabili quindi alla fiducia tutta pe1liana nell'ordi– namento liberistico dell'economia italiana. Altrimenti il mediorientalismo di Pella non avrebbe altra funzione che di appoggio alla assai imprecisa politica americana, 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111:111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 nuova repubblica ABBONAMENTI: Annuo Semestrale T,·imestrale L. 1500 " " 800 450 ■1m1111111111111111111,11m111111u11111111111111u1n11111111111111111111111111111111111111111111111t111111111111q cosa che infine il suo precedessore già sapeva praticare in modo encomiabile. Questi ed altri rilievi sul « neopellismo » (un tempo 11 Pella ·era noto solo per il suo cortese europeismo, salvi i già detti condimenti nazionalistici) debbono concludere ad un consiglio: il PSI non si affretti a concessioni al governo Zoli, eventualmente lasciandosi illudere da un pl·esunto « gronchismo » del vice-presidente del Consi– glio. Questi è un personaggio a sè, sulJe cui capacità in politica estera abbiamo avuto sinora prove negative, e i suoi enunciati sono apparsi, anche ad un'analisi volu– tamente futile, privi di qualsiasi struttura consistente. Esiste una demagogia della politica estera, che consiste nel vago appello ad orientamenti gene.rici, nel nostro caso que11i di un allargamerito della « linea Martino». che non reggono al primo esame: a segno che il Pella stesso si è affrettato poi ad affermare che nulla deve mutare. Soprattutto non ci si lasci prendere dalle ma– niere, senza· dubbio garbate, del ministro di Biella. Già nella sua prima e~perienza di governo, queste appar– vero « distensive i>.• Erano, semplicemente, vacue di qualsiasi costrutto; e il vecchio De Gasperi che sapeva ancora distinguere gli uomini, si regolò speditamente di conseguenza. Oggi la rotondità di parola di questo o quel ministro può servire a dissimulare le difficoltà di equilibrio di un governo di minoranza, con un partito alle spalle variegato e diviso. Non si scambino le mani– festazioni di intenzione con una capacità effettiva di dai·e un corso ardito e rettilineo alla politica italiana. ALADINO LETTERE AL DIBETTORE I IL DIRITTO DEL CITTADINO BOLOG~A, 20 maggio 1957 Oaro Codiyuola., ho preso visione del deliberato della Giunta Municipale di Bologna in me1·ito alle lett,wc pubblicate da Nuova Re– JJtihblica sul Fe~tivul della l)1·osa al Teatro Comunale cli Bo!ognR. Le perplessità dellH redazione di Nuova Rt>pub– bl·ica di fronte alla frase del deJibel'ato: < .... e che pro• babilmente sono il riflesso cli un'azione la quale si i-ip1·0• mette scopi politici assolutamente fuori di luogo nella matcl'Ìa » sono anche le mie. Le let.te1•eal Direttore di un giornale esprimono ovviamente il pensiero personale dello scrivente e non implicano la coi-responsabilità del Dil'Ct:tO• re del giornale né della concnle politica cui lo sci-i,·ente aderisce. Nel caso p,·csente posso aflc,·mare che scopo pi-in. ci.pale della mia lclt<:'ra è stato quello di lumeggiare prn– prio H,I movimento di Unità popolfl1•e e agli amici del 1!rup~ po di Bologna lo signif-icazioni politiche che potov~no i1ss11. mero l'andamento del l:'estin1I della Prosa e la situazione generale del Teatro Comunale di 11ologna. Unilà popolai-e in occasione delle ultime elezioni anunlni.strative ha ap– poggiato per . quant'era nello sue possibilità la lista d~l Pa1iito Socialista Ttaliano, che facc,·a ed ha continuato a fai- parte della Giunta Municipale. E' dovere, o non sottan~ to dititto (come pc1· qualunque cittadino), di clii ha a cuoi-o che una amministrazione elle ~i proclama popolHe sìa cffettivamenté popolare, denunciare le distorsioni 1tlPll• tali cni sono soggetti gli esponenti dei pa1-liti che di 111ui siffatta amministrazione abbic.rno la responsabilitù. l}J\rn. ministraziono Comunole di Bologna ha in campo ad i~tico delle benemerenze (nd esempio: i concerti gratuiti 1.1.ll· a• perto), è un vero peccato che si esponga ad essere bersaglio del malcontento di un pubblico vastissimo che è cosl retto ormai a considerare il Fe.stiv;.1! della IJrosa come una ma– nifestazione snobistica, A favore o contro il :Festival si poÌranno portare molti argomenti, ma 1a costruzione del teatro (concepito por un pubblico ai-~stocratieo), la JJcr– sona dell'6rganizzatore (oggi Sovrintendente dell'Ente Au– tonomo), il numel'O <lelle recite, le forme di •distribnt.ione dei biglietti, e, quel che è peggio, l'inesprimibile cllma ge• neralo di casta chiusa, infastidiscono ed allontanano quel pubblico cho dovrebbe esser cura dì una Ammini8tra..-,iono popolare di servire. Ritengo che con queste precisazioni la polemiea sia portata sul giusto binario. Sarò lieto più che ogni altro se la pazienza della redazione di Nuova Repubblica con– sentìrù. ad intedocutori diversi di esp1·imere le loro opinion.i. l migliori auguri e saluti. Italo J,Jalflva..,ti * tiia~·reè~i~~tePi:,~}l'i~~UfJe!ot~a/. 0 J!~t,~~tt~!a quJ~~~!r~~~ ria. Siede·ranno con lui nell'esecutivo di vicepresidente Murio Lu11ghi (Milano), che appartiene all'UGI, o!U·e ai goliardt Piero Baru.cci (Firenze}, Gian Luigi Berardi (Put>ia), Ba• stia110 Brusco (Sassari), Paolo Ceccarelli (A-rchit. Venezia) e ai cattolici Benetti•Genolini (Sac·ro Cuore), Faustini (Pavia) e Redi (Ffrenze). La collaborazione t'1a golim•di e cattolici si, è re1ra di nuovo possibile sulla base del'e indicazioni politiche e sul program– nw di lavoro del co11oresso di Rimini. In questa occ,.sione ha lasciato la carica di prnsidente Marco Pnnnella, che funto parte ha avuto nella vtv<1ce 1•ipresa di inizintiva del movi11iento studentesco,

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