Nuova Repubblica - anno V - n. 17 - 28 aprile 1957

(160) nuova repubbliéa #1\-ÌAGGIO TEMPES1:'0SO _ t( Assicurarsi alle poltrone con le cinghie! ii SETTE GIORNI NEL MONDO STRUMENTI DIPLOMATICI A LCUNI giorni fa, è uscito sulla Pravda un articolo a firma To1kunov, diffuso anche dall'agenzia Tass, nel quale lo scrittore Sovietico registrava con sod– disfazione la migliorata posizione diplomatica dell'Unio– ne Sovietica a seguito del fallimento dell'azione mili– tare, anglo-franco-israelita contro l'Egitto e del soffo- camento della rivoluzione ungherese. · La coincidenza fra CJ,uesti due avvenimenti, anche se ha accomunato in un giudizio di condanna morale l'azione anglo--francese in Egitto e l'intervento delle forze armate sovietiche contro la rivoluzione ungherese, ha senza dubbio permesso all'URSS di conseguire un momentaneo vantaggio diplomatico e strategico: van– taggio che ha fatto forse pe,rdere all'URSS molt~ sim– patie in Occidente e che ha aperto ·una crisi nei rap– porti fra l'URSS e molte democrazie popolari, ma che, a conti fatti, ·superata quest'ultima crisi, sembrava chiu– dersi in attivo sul piano dei rapporti di forza, almeno nel Medio Oriente. Anche a prescindere dagli ultimi avvenimenti gior– dani, ci sembra tuttavia che un giudizio definitivo sui nuovi rapporti di forza nel Medio Oriente debba essere più ponderato. E' evidente che, dopo l'azione militare contro l'Egitto, la diplomazia anglo-francese non è più in gfado di parlare in prima persona con la maggior parte dèi paesi medio-orientali. La situazione algerina aggr3va d'altra parte ancor di più la posizione francese. Ma diversa è la posizione americana. · Sul puro piano del giuoco diplomatico, l'azione ame– ricana nel Medio Oriente, dopo l'enunciazione della dottrina di Eisenhower, ha contribuito notevolmente a colmare a favore del blocco occidentale il vuoto di po– tenza lasciato dall'azione anglo-francese .nel novembre scorso. In una relazione interlocutoria al Congresso ame– ricano, il Dipartimento di Stato ha rilevato alcun-i giorni fa che otto paesi del Medio Oriente avevano fin qui reagito in modo positivo alla missione Richii.rds, ten– dente ad illustrare la dottrina di Eisenhower. · Il Libano, la Libia, la Turchia, l'Iran, il Pakistan, l'Afghanistan, l'lrak e l'Arabia saudita avrebbero cioè espresso il « desiderio di associarsi» al programma Eisenhower per la protezione di questa parte del mondo contro l'aggressione comunista. Conviene rilevare in q'\.iesto elenco la presenza di Stati quali il Libano, la Libia, l'Afghanistan e l'Arabia saudita, ·i quali finora non si erapo associati agli strumenti diplomatici del blocco occidentale nel Medio Oriente. Mentre l'adesione della Libia poteva essere scontata, a causa degli accordi economici e militari che legano il giovane regno senussita all'Occidente, quella degli altri tre Stati orà indicati costituisce un fatto nuovo. Il Li– bano, paese arabo a maggioranza cristiana in mezzo a un mondo musulmano, si era finora astenuto dal pren– dere posiZione 'Contro le iniziative egiziane e siriane, specie a causa della costante pressione esercitata dalla nazione confinante, la Siria, alla quale sin·o alla fine deBa gue:i;ra era associato nel comune mandato fran– cese. L'Afghanistan, che confina con l'Unione Sovietica, era stato, d'altra parte, oggetto di particolari premure del1a diplomazia sovietica e aveva ospitato, circa due anni fa, la missione Bulganin-Krusciov. Ma è l'adesione dell'Arabia saudita che potrebbe avere maggior; conseguenze. E' vero che, dal 1944, il regime assolutista saudita è strettamente legato ai. gran– di trust petroliferi americani. Ma ciò non aveva osta– colato la sua attiva partecipazione alle attività diplo– matiche e militari. dell'Egitto e deUa Siria, del cui blocco militare l'Arabia era considerata parte integran– te. Ora, dopo il recente viaggio del sovrano arabo ne– 'gli Stati Uniti, l'Arabia saudita.,sembra, dimostrare il desiderio di sganciarsi da un blocco troppo ape1;tamen– te influenzato dall'Unione Sovietica, e le simpatie che ha manifes~-t.Q di recente verso re Hussein di Giorda– nia contro -glCesp6nenti nazionalisti a·i quel paese stan– no a indicare che gli orientamenti generali dell'Arabia saudita potrebbe~o essere , profondamente mutati. L'ottimismo dimostrato dal Dipartimento· di Stato americano, nella relazione precitata, dove ha giudi– cato « impressionanti» i risultati della missione Ri– chards, è forse eccessivo, Infatti la situazione interna dei vari paesi arabi può mut"are rapidamente in questi tempi, i loro orientamenti internazionali sono largamente esposti all'influenza demagogica di° chiunque agiti il motivo deteripre attorno al quale ì}'- mondo arabo rifà la sua unità, ossia l'ostilità contiò Israele, le interfe– renze straniere, specialmente quando siano di origine occidentale, risuscitano un odio popolai-e assai diffuso contro l'imperialismo. Ma la soddisfazione sovietica per l'influenza eser.,. citata di recente sull'Egitto e sulla Siria, nonchè su u~ largo settore ·delle classi dirigenti di- molti paesf arabi, fra cui la Giordania, va accolta con non minori cautele, poichè i regimi sostanzialmerite reazionari di tutti i paesi arabi, quale che sia la loro forma istitu– zionale, li induce, al limite, a reagire in modo asso– lutamente n~gativo ad un'effettiva penetrazione comu– nista e quiridi a una stabile influenza sovietica. Espresse queste riserve,' rileviamo che, nell'attuale fase della battaglia diplomatica sovieto-americana nel Me– dio Oriente, la diplomazia americana è riuscita, con– trariamente aUa generale aspettativa, a segnare pa– recchi pun~i a proprio vantaggio in questa zona. Oggi, es'sa è riuscita a isolare, come focolai di penetrazione sovietica, la Siria e l'Egitto (ed eventualmente la Gior– dania, qua~ora le sorti ancora incerte della lotta al– l'interno· di quel paese dovessero volgere contro re Hussein). Ma anche in questi due paesi il conflitto di influenza è lungi dall!essere risolto. La nota sovietica del 19 aprile alle tre potenze oc– cidentali, contro « l'uso della forza come mezzo di ri– solvere i problemi in sospeso nel Medio Oriente», rischia di rimanere priva di quell'effetto di pressione che avrebbe avuto alcuni mesi fa. Qualora, infatti, le potenze oc-– cidentali dovessere fare uso della forza per risolve– re, per esempio, la situazione intern·a giordana, l'URSS sarebbe quasi altrettando impotente a reagire mate– rialmente nel Medio Oriente quanto lo furono le ·na~ zioni occidentali a reagire al colpo di forza sovietico contro la :i:ivoluzione ungherese. Naturalmente non se ne deve trarre· un motivo di compiacimento, poichè l'importanza assunta dai rap– porti di forza fra le grandi potenze nelle varie parti del mondo sta. solo a indicare quanto prevalga oggi la forza materiale al servizio di interessi imperialistici sui motivi ideali rappÌ-esentati in teoria dal1e Nazioni .lli~ . ~~ 5 I LET'l'ERA DA p ARIG I I L/1MJ\RSIGLI DEI 'REJ\ZI0~/1 di GIUSEPPE ANDRJCH C HE IL GOVERNO sopravviva al colpo che gli hanno · inferto gli sciope'ri della settimana scorsa, è ancorn possibile; che sopravviva ai suoi progetti di nuove imposte e di riduzione di spese è più difficile, ma non del tutto impossibile. Naturalmente i comunisti hanno rial– zato la testa, dato che l'avessero abbassata, ma non hanno abbandonato né il vecchio linguaggio né la vecchia tattica; che cosa si può sperare mai dal più feroce par– tito stalinista dell'Occidente! I socialisti cercano d'aver l'aria di non essere loro al potere e di non sapere che i loro uomini fanno quello che fanno. I comunisti conti• nuano a trattare i propri seguaci come se fossero dei bambini, e la massa pare soddisfatta. La massa socia- ·•1ista pare contenta anche essa, vuoi che sia arrivata a isolare il governo dal partito, vuoi che accetti - tutto è possibile - anche la politica del gove~no. Finito Poujade, finito De Gaulle, quali speranze immediate - intendo speranze di novità, belle o bru}~e - restano alla Francia? H partito che fa più parlare di sé resta H. partito radicaJe; arizi, · per essere giusti, dobbiamo dire i par.liti radicali, perché essi sono almeno due, quello di Mendès– France e quello dei dissidenti, che ha Queille come insegna· e var'i mestatori più giovani come dirigenti. Entrambi i partiti vogliono chiamarsi con i loro vecèhi nomi, e cioè partito radicale e radicale-socialista, come l'antenato; il quale, è noto, non ebbe mai la minima. traccia di socialismo nel suo programma economico. ,Questo non impedì ai radicali di assumere, in due rì~ prese, un ruolo di primo piano nella tanto criticai.a ed oggi rimpianta Terza Repubblica, di cui Ja Quarta, sorta dalla Liberazione, ha ereditato - e peggiorato - i difetti e non le virtù. Tali virtù, per merito dei radi-• cali, furono grandi, come la pace religiosa data final– mente alla Francia con la separazione della Chiesa da1Jo Stato. In Italia, diventata praticamente un protettorato vaticano, l'esempio francese potrà essere prezioso do– . mani. La Chiesa strillò aB.ora come sa strillare quando le toccano il più piccolo dei suoi privilegi, e glieli toc– carono tutti; ma finì col trovarsi bene anch'essa, libera da ogni comgromesso e da ogni tutela. Se i cattolici franc~si non sono molti, credo siano in compenso i mi– gliori d'Europa. Il secondo periodo di gloria radicale fu quello del Cartello delle Sinistre che Edoardo Herriot g~idò, nel 1924, quando venne spezzato quel clima di bolso nazio– nalismo che, dopo la guerra, aveva dato vita alla fami– gerata Camera bleue-horizon dal colore dei caJ)potti. dei sÒldati. Fu l'ultimo sprazzo di gloria radicale, perché il Fronte Pop9lare del 1~36 fu guidato dai socialisti di Léon Blum e i radicali passarono in seconda linea. Quasi spariti alla Liberazione, i radicali ritrovaron.o a poco a poco la loro clientela elettorale, o almeno una parte di essa. Ma i radicali di oggi, che cosa hanno di• comune ~on quelli di· ieri? Mendès-Frapce è uomo combattivo, e si avvicina alle idee e al carattere dei Combes e dei Waldech-Rousseau dei primi anni del secolo. Ma i radi– cali che si SOIJ.O staccati dal vecchio partito somigliano ... alJa Mar~igliese, inno rivoluzionario diventato il canto preferito dai reazionari di ogni risma. Anzi sono peggio ancora, perché la Marsigliese conserva le sue vecchie parole di battaglia, mentre i radicali dissidenti parlano solo di polizia e di sequestri e di repressione. I tenta– tivi di riunificazione radicale, di cui si ha di quando in quando notizia, sembrano veramente disperati, poiché esiste l'abisso più profon<;lo tra 1e idee di Mendès-France, per esempio, sui diritti del popolo algerino, e il basso colonialismo rabbioso degli altri. E si tratta soltanto del– l'esempio più vistoso. Purtroppo, oggi come oggi, Mendès-France ha dietro di sé un gruppo molto modesto, e contro di sé •non solo il gruppo dei suoi dissidenti, ma buona parte del– l'opinione pubblica. La quale cambierà. Ma domani', al– lora, ci sar4 in Franci3. un'altra rag~one di disagio. Mendès-France potrà essere solo alleato, noQ. il c<:>n– dottiero della classe lavoratrice. Chi sarà - partito e uomini - il condottiero della classe lavoratrice fran– cese? Il giorno che il mostruoso ,equivoco del gov~rno Mol}et ~arà finito,· potremo cominciar a discernere qual– che luce nel buio dell'avvenire. Oggi_ è ancora troppo presto.

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