Nuova Repubblica - anno V - n. 10 - 10 marzo 1957

(t55) nuova repubblica I LUCI DELLA HIBALTA KEAN di F. DI GIAMMATTEO U N TESTO come il Kean non ha scopi da pro– porsi, altro che uno: esaltare il rovello istrio– nico che ogni attore trascina con sè. Vale per tutti i tempi, perchè per tutti i tempi vale la prima, /autentica natura dell'attore. Il resto si adatta alla moda, alle idee che passano, all'intelligenza che è Un riflèsso del tempo. Oggi si recita come non si recitava ieri, o ieri l'altro; e domani sarà diverso an– cora. Se potessimo ascoltare oggi la Duse, probabil– mente rimarremmo sconcertati. Non c'è nulla di più caduco, purtroppo, dell'arte dell'attore (come i vecchi . film dimostrano, se avessimo voglia di guardarli anche da questo punto di vista). Ma se l'arte della recitazione non ha presa sugli anni, e ne viene travolta, a tutto resiste incroJlabile l'impulso che la giustifica. Forse, l'arte non c'entra nemmeno. Basta la mistificazione. E di mistificazione è fatto quasi .tutto il teatro, quasi tutto il cinema. Il Kean di Dumas rappresenta la trama ideale per una impresa del genere. Eternamente viva, si rivolge a ciò che nell'attore non perisce. Questo dramma è ]'autobipgrafia di ogni attore, còlta nei momenti fon– damentali: infatuazione quasi religiosa di se, cinismo e bontà· mescolati in dosi eguali, irrequietezza septi– mentale, follia, genialità, fascino, abolizione di ogni confine tra la vita privata e le gesta compiute sul pal– coscenico in panni altrui. Gassman ha fatto propria l'autobiografia, prima in teatro ed oggi al cinema, con una naturalezza stupefacente. Capita di udire in sala commenti come •questo: « Però, che bravo ». E nel <C però » uno ci può metter dentro tutte le riserve che vuole sull'arte dell'attore, ma è costretto ad arrendersi dinanzi alla forza ben modulata d'un uomo .che ha trovato la migliore espressione della sua personalità. Altfove sarà lecito discutere l'aderenza di Gassman ai personaggi, le forzature o le· bizzarrie di un'arte che deve ancora maturare. Al cinema, per esempio, egli è stato più volte insopportabile (senza andare molto in– dietro, sl pensi a La più beUa donna del mondo o a .Guerra e pace), e in teatro si possono avere fieri dubbi sul suo Amleto o sul suo OteUo. Ma qui non c'è nuJJa da fare. Lo si accetta com'è, istrione e violento e :Sincero. Le vicende del grande attore Edmond Kean - il suo genio_ e la sua sregolatezza - sono passate intatte da Dumas a Sartre (che- le ha appena ammodernate neUa struttura drammatica) a Gassman, pretesto splendido per conc)tato assolo. Gli amori di Kean, con– ,teso fra una nobildonna seducente e , una ragazzetta astuta, le furie di Kearl, tra vino debiti intrighi e· or– goglio, le generosità e le ingenuità di Kean: ogni fram– mento serve, e serve bene, al momento giusto, nel ]uogo che gli compete secondo la progressione del dramma romantico, di cui si deve essere grati a Gass– man più c.he agli autori. Il merito degli autori è solo quello di aver preparato il gioco dei cento Gassman che ci son stati nella storia del· teatro, e dei centomila che ci saranno. Tutti eguali, in questo. Nel 1940,. un altro Kean cinematografico, venne messo in piedi da Rossano Brazzi giovane, per la regia di Guido .Brignone. Chi lo ricorda, può constatare la differenza di tono. Brazzi era troppo poco istrione, troppo poco poderoso per reggere una biografia di tal fatta. Gassman, che ha avuto l'accortezza di autodiri– gersi (valendosi dell'assistenza tecnica di Franco Rossi, dell'accesa fotografia a colori di Gianni Di Venanzo, delle scene di Coltellacci e della musica di Vlad), su– pera invece la prova, perchè possiede il coraggio di andare sino in fondo. sr abbandona e si esalta, ha intuito sufficiente per comprendere che questa è l'unica via. Che ottenga, perciò, il risultato previsto, apparirà allo spettatore più che naturale. Ma non era affatto naturale (nessuno glielo chiedeva) che ottenesse anche un altro risultato: quello di far segnare un passo r·;anti alla sua q.rte, cominciando_ a trasformare ì'istrionismo in una recitazione di classe, sensibile e sofferta oltre gli stessi limiti del personaggio. Si avverte in questo Kean cinematografico uno sforzo di penetrazione p:a-1- cologica che Gassman non aveva. mai compiuto dinar.zi alla macchina da presa. Dalle pieghe dell'istrionismo sguscia fuori l'interprete. Osservatelo nella scena che si svolge al centro della platea vuota, quando Kean confessa il suo amore per il teatro; oppure nella rissa all'osteria; o nella confusione che precede la recita fi– nale dell'OteUo; o nella scena conclusiva scandita dalle schermaglie con la contessa -prima, con il principe di Galles poi e infine con la intrepida ragazza che se lo sposa. A tratti, l'attore Gassman che si autoesalta cede dinànzi all'umile e appropriato servitore del personag– gio Kean. In quegli istanti, Kec}n occupa lo schermo assai più che come un pretesto. Le donne dell'istrione sono Anna Maria Ferrere ed Eleonora Rossi Drago. La prima è senz'altro la mi– gliore (nella sua migliore interpretazione, forse), an– che se non va esente da difetti. Mediocri gli uomini :hel complesso, disgraziatamente. 7 Prime recite aa ministero delle partecipazioni (Dis. di Dino Boschi) BIBLIOTECA PUHITANESIMO E LIBERTA' I CONTRASTI che variamente percorrono 1a storia costituzionale inglese, e che tra sovrano e parla– mento riflettono un mutevole, scontroso, ostile or– dine di rapporti, esplodono nella forma più esasperata ·e incontenibile nel' 1642, con la ribellione dell'esercito e dei più di.V'i E.Si ceti· popolari, e sotto la spinta di nuovi ideali poiitico-rèligiosi (v. Puritanesi?no e libertà - Di– battiti e libelli. Studio introduttivò, versione e note di .Vittorio Gabrieli. Torino, Einaudi, 1956). Il movimento puritano, c!}e deriva la propria in– transigenza morale e i propri orientamenti di dottrina dal calvinismo, e conviene sulla eSigenza di riformare la struttura ecclesiastica anglicana, detiene la maggio– ranza sui banchi del parlamento ed entra in contrasto con Carlo, I, la cui politica continua ad essere arbitra– riamente personale e non sogketta a controllo. La rivoluzione puritana, promq_sSa- dal parlamento e condotta dall'esercito, demolisce in breve il potere regale e le istituzioni civili ed ecclesiastiche che lo sor– reggevano, sopprime la gerarchia episcopale, scioglie i tribunali d'inquisizione, assume un vasto potere legisla– tivo, tendè, in sostanza, ad una riforma sia .della Chiesa che dello Stato. Ma un nuovo contrasto interviene a indebolire e a rendere -precario il potere instaurato con la rivoluzione; esso nasce tra il parlamento e l'esercito detto del Nuovo Modello, dove si vanno affermando correnti radicali cuj non basta unà riforma costituzionale, un mutamento delle forme di conduzione del potere, e che mirano in– vece ad un completo rinnovamento sociale. Il movimento puritano si divide in due fazioni: l'una parlamentare, detta presbiteriana, volta a mantenere le conquiste istituzionali della rivoluzione e una rigorosa adesione al calvinismo; l'altra, detta Indipendentista, facente capo all'esercito, fautrice di una completa esau– torazione del re· e della Camera Alta, e del suffragio universale nella elezione del parlamento. Oliviero Cromwell è l'anima del movimento indipen– dentista e, nel periodo che precede la rivolta che lo con– durrà al potere, alla decapitazione del re. alla soppres– sione della Camera Alta, alla instaurazione della repub– blica e di una rigida dittatura militare, cerca di dirigere e orientare i dibattiti e le polemiche insorte a.Il'interno dell'esercito. Nel 1647, i Dibattiti di Putney tra ufficiali e soldati dell'esercito èromwelliano_. manifestarono la ferma in– tenzione di i-esistere alle minacce del parlamento pre– sbiteriano, e di ottenere con la forza queJle concessioni e riforme che stavano alla base del programma rivolu– zionario. Cromwell, in quella riunione, consapevole che era allora impossibile promuovere un'azione antiparla– mentare decisiva e di radicale mutamento dell'assetto statuale, mantenne un atteggiamento prudente e mode– rato, cercando di frenare le voci più estremistiche che da più parti cominciavano con vigore a sollevarsi. Ireton, con finezza di linguaggio e stile da giurista, appoggiò con autorit_à la tesi cromwelliana, mentre Rainborough si schierava a favore dell'esercito, accampandone i di– ritti e la legittimità ideale, denunciandone lo stato di miseria determinato dal mancato pagamento deDe in– dennità che gli erano dovute. Fino ai più estremisti sostenitori di un ordine egua– litario, la differenza delle idee non sfocia in contrasti accesi e in polemiche incomposte; la fede religiosa e l'ispirazione divina che viene da ognuno invocata, ce– mentano in una comune unità di sforzi le pur diverse tendenze politiche. . Nel 1648. con la redazione del Patto del Popolo, Lil· burne, Walwyn, Overton .e Prince, sottosciivono un pro– getto costituzionale volto a, delimitare i poteri del go– verno e a fissare i diritti inalienabili dei cittadini, a stabilire in una efpressione programmatica la tutela degli interessi dei vari ceti sociali e a garantire la su– premazia della legge sulla forza. Il Patto del Popolo interpreta e svolge quei postulati che nei dibattiti di Putney erano stati avanzati con disordine e senza per– venire a concreti risultati. ·Era forse destinato ad impe– dire ·anche quella progressiva crescita autoritaria di Cromwell; che culminerà in breve in una dit_tatura vio– lenta ed intollerante, in un protettorato della repubblica affidato all'estro, agli umori e , all'arbitrio di una sola persona. Il contrasto sempre più acceso tra Cromwell e i le– vellers che è forse la causa prima del fallimento politico del puritanismo, trova una importante certificazione nel– la Difesa di Walwyn, scritta in carcere nel 1649, dove soprattutto sono poste sotto accusa le tendenze scoQer– tamente teocratiche e impositive della nuova chiesa riformata dove viene intaccata la teoria della predesti– nazione ~ annunciata più sistematicamente l'esigenza di eguaglianza e di libertà. Le predicazioni di _Walwyn 1 improntate ad un irri– ducibile individualismo religioso, preludono al tentativo più vasto, coerente e vivace di Lilburne, presentato nell'opuscolo sulle Libertà Legali Fondamentali, e, _per via diversa·, alla Legge della Libertà di Winstanley, dovù compaiono le più spiccate e definite conclusioni egua– litarie. Così Cromwell che da principio è al centro della lotta rivoluzionaria, riunendo in una visione moderat:l le tendenze più diverse degli indipendentisti, diventa il persectitore della libertà civile e religiosa, e, al limite, soltanto tra i l•zvellers e gli uomini della sinistra puri– tana permangono e si consolidano quelle anticipazioni democratiche per la prima volta comparse a Putney neì dibattiti dei soldati del Nuovo Modello. Su questo breve ma intenso arco di storia, raccolto attorno alla metà del secolo XVII, alle vicende e .ai movimenti di dottrina del pur_itanesimo, si costruisce con ricchezza di documenti e con chiarezza di cono– scenza l'opera di Vittorio Gabrieli, e colma una lacuna che ancora persisteva nella .nostra storiografia. Eppure non è possibile prescindere dalla rivoluzio!1e puritana e dai moti di opinion~ da essa suscit~ti se_n~~ inibirsi la comprensione dei successivi sviluppi politici e costituzionali della società inglese, né la giusta inter– pretazione di alcune opere e della sensibilit_à di Mi!to~; o le .origini del pensiero di Locke. Vale a dire che oggi, a questo fine, non è possibile per noi prescindere dalla lettura e dallo studio dell'opera di Gabrieli. FRANCO BOIARDI

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