Nuova Repubblica - anno IV - n. 51 - 16 dicembre 1956

GLI INTERROGATIVI DEL "POLITECNICO,, RITORNO DIUN'ESPERIENZA di VITO PANDOLFI Q UANDO nel settembre del '45 El.i~ V~ttorini _chiamò Franco Calamandrfii, Franco Fortini e me alla re– dazione del settimanale che avrebbe fatto uscire in ottobre lo stato d'animo domina-nte fra coloro che in ogni p;rte d'Italia avevanq lottato contro iJ fasciSmo sotto ogni forma, era di fiduciosa certezza. Non_ poteva venir appiovato tutto ciò che era stato compiuto, nei giorni dell'insurrezione - ed in particolare la giustizia sommaria verso fascisti irresponsabili, mentre spesso i responsabili avevano trovato scamp,o, e perfin·o modo di riportarsi in primo piano - ma intatto era ancora il Patrimonio morale acquistato nella lotta clandestina co-: me in quella partigiana, l'aspirazione a comporre un' riuovo volto del nostro paese·, rinnovandone dalle fon– damenta gli istituti e le strutture, guidati da una nuova etica sociale. Si era posta necessariamente l'esigenza di un movimento rivoluzionario. I capi dei partiti operai furono i primi a fermarne ogni tentativo, •in. nom~ di pericolosi naufragi, chiedendo credito _per l'évoluzione d,emocratica, preoccupati di non turbare l'equilibrio delle sfere d'influenza. IL Politecnico, riprendendo l'indiriz:z:6' della rivista risofgimentale di Cattaneo, intendeva, nella positiva ten– siÙne di questa temperie, misurare le diverse branche ·dell'attività culturale quali « tecniche>> della ricerca di verità, sia scientifica che artistica. _ Parte del settimanale fu dedicata alla divulgazione della cultura che il fascismo, e poi la guerra, ci av_evano impedito di conoscere. Parte alla pubbl~cazione di gio– vani scrittori che rispecchiassero· autenticamente il tra– vaglio delle nostre ge'nerazioni. Parte infine - che i;rese particolare sviluppo quando il set~imanale si trasformò in mensile - a gettare le basi per una elaborazione ideologica che assimilando gli insegnamenti .positivi del– la cultura europea, e in particolare del marxismo, prb,:. ducesse sviluppi autonomi e qi larga portata, necessari al nostro paese in quel momento stor;ico. Non interessa in questa sede stabilii-e se n Politecnico, rtella sua breve e difficile vita, abbia adempiuto ai com– piti che affrontava. Èra del resto nelle intenzioni di Vit– ,torini, come della redazione, giungere soltanf<? a pro– spettare talune fondamenta, suscitande volontà, esPfi– mendo istanze, avanzando interrogativi, aprendo que– stioni. Non a caso il titolo dei saggi di maggiore impegno veniva chiuso con un punto interrogativot a cui lo scrit– to cercava di dare riSposta. Le istanze, le questioni, gli int~rrogativi, affioravano allora nello stato d'animo generale, forse in m,;miera confusa e direi quasi inconscia. L'ascoltarli, rendendosi sinceri con se stessi, poneva di fronté al dilemma: re– stare legati ai movimenti politici delle classi popolari tacendo dinanzi alle imposizioni staliniste dei loro di– rigenti, oppure isolarsi da esse per non poter tàcere su quanto più tardi il XX congressò e il rélpporto KruscioV avrebbero rivelato, dando certezza ·ai nostri sospetti? Entrambe le alterilative condannavano - se non si tro– Yava altra 1 via d'uscita - all'aridità. Ciò, allora, non era chiaro comè appare oggi; tutta– via istanze, questioni, interrogativi, si facevano lenta– :nente corpo presso quegli elementi della Resistenza che c'Qn maggiore fermezza e coscienza avevano aspirato a un rinnovamento della società nazionale. Il Politecnico esprimeva queste esigenze cercando di approfondirle, di trasformarle da aspirazioni in ideologia. Alla base erano i rapporti tra politica e cultura. Spettava esclusivamente al rappresentante politico della classe operaia il com- (continuaz. da pag. l} tattica variante dalla prassi comune, importante quanto si voglia, ma tattica sempre, perchè incapace di un'azi<r ne costruttiva di rottura. Né sembra che in una sit11a– zione di que~to tipo abbia speranza di utilità il coraggio di un Gullo. Ma forse torniamo per quest.9 ,verso a con– fermare quello che dicevamo: 1-a·nuova classe dirigente non c'è ancora; gli epigoni più . prossimi a Togliatti '.(Pàietta o Amendola) hanno loro problemi di potere nel partito; gli oppositor_i, o si mettono « di fronte » al · paxti,to, e vengono insabbiati, o si diversificano. dal di dentro, e la loro prudenza consente ~empre di rias·simi– larli. La vera reaVtà nuova è queUa che ~me daU'(#ster– •no, non in Italia ma nel mondo, sui comunisti; è l'eco di essa nel turbamento, non tanto di intellettuali ereticali, ma di « quadri » che incominciano ,ad avvertire eh~ an– che la politica è figlia del tempo; è forse .nella « base », · nella clàsse,· repressa all'interno, provocata all'esterno , da lusinghe offensive e grossolane. La nostra. impressione è quella del gigante legato, che in più modi si stira, cerca di respirare,. cerca di muoversi, e teme esso stesso di slanciarsi, e si riaffida .al $UO custode, di cui, almeno, .conosce modi e costumi. Quando questa vicenda possa risolversi o dissolversi, non è dato di prevedere: ma non si vedono segni pre– monito~i di una rapida e coraggiosa svolta. * pito di guidare l'elaborazione ideologica, senza di cui non poteVa procedere che· in forma minore l'aziÙne P<r litica? Lenin aveva i-iunito in sé l'ideologo e il politicq, person.ificand9 il rivoluzioilarìo.. Poteva dirsi altrettanto di Stalin e di Togliatti? Evidentemente no: perché allòra non stabilire una dialettica inter pares nel $ené del mo– vimento operaio tra chi esprimeva esigenze potitiche ·e chi esprimeva quelle ideologiche? Si stavano prospet– tando quali sarebbero stati i pericoli di una carenza ideologica? Non avrebbero condotto a gravi deviazioni storiche, come poi si sarebbe accertato? , Si p·oteva constatare un arresto dell'evoluzione ideo– logica dopo Lenin, quindi l'incertezza dell'indirizzo mar– xiSta-leninista di fronte alle nuove situazioni storiche; aècanto a vittorie, sconfitte che una ben più aderente elaborazione di analisi delle trasformazioni avrebbe cer– tamentè evitato. Lo stesso poteva dirsi. per i movimenti politici delle classi popolari nel nostro paese, che alle potenti illuminazioni di Gramsci non faceva·no seguir~ nei loro dirigenti - identificatisi cOn le elaborazioni ideo– logiche dei partiti - una razio;nale e scient~ficarhente me– .ditata visione storica, che interpretasse i desideri pro– fondi degli strati popolari italiani. II comizio o il. discorso in sedi pubbliche, gli articoli, le interviste, facevano da parabole evangeliche, servi– vano da « Discorso della montagna ». L'assillo della vita politica intesa in senso minore frustrava l'inda– gine storica che le avrebbe permesso di agire positiva– mente. Mancavano tanto la divisione è l'indipendenza dei compiti e dei poteri, quanto l'apporto di ogni opi– nione che non fosse espressa dall'alto. Di conseguenza si venivano a porre gravi remore - di cui per lungo tempo si sconteranno le conseguenze - all'auto-educa- zione delle masse. , T R:E: QUESTIONI fondamentali earno rima.5te .insolute dopo' la definitiva affermazione del primo stato tetto da princìpi marxisti-leninisti: Come stabilire uria Pe– xenne e necessaria alternativa in seno ai dirigenti tanto dell'URSS che ·dei mov.·mintl operai, cr.eando ur1:a reale unità attraverso una reale collaborazione d'insieme? Va osservato a questo riguardo che la tragica scomparsa di ij;os_aLuxembourg e Ka-rJ. Lie~bn.echt, impedì la for– maziÒl1e di un partito comunista tedesCo altrettanto au– torevole e ideolC>gicamente attivo quanto quello bol– sceVico, q\lindi in grado di sostenere proprie decisioni, ih. alternàtiva ed anche in leale ·contrasto. Inoltre: come instaurare un rapporto' tra la personalità e la comunità eh~ nòn foss~ .di dipendenza, .~a di .partecipazione (la democrazia operàia di Rosa Luxembourg)? Come pre– sentare in tèrmini concreti il rapporto tra l'individuo e la sua personale esistenza? Non se ne può cancellare il volto, e questo volto porta l'impronta della natura che lo ha ·forriiato, il caratterè c.{ìe da essa gli viene dato, e che non: sempre si ·può modificare ab imis,• un complesso di dati somatici e psico~ogici, che (lualsiasi struttura so– ciale non può padro_neg.giare per definizione, come non pu,ò padroneggiaré l'insorgere del caso, dell'impr.evisto, del destino, in una parola. , . La felicità, fa stessa libertà interiore, lo stesso adem– pimento· del dovere. dipendonb anche da quella vastità incontrollabile di fenomeni, in cui l'uòmo è legato àlla sua fisiologia. Non si può neppure prospettare che in futuro il sapere possa cbntrollare ogni possibilità: non solo sarebbe un carcere, ina l'esperienza ci insegna come si controlli una realtà che :per essere Sempre in evolu– zione, è sempre diversa, quindi in un adeguamento pro– gressivo, .ma all'infii1ito. Sono note )e consolazioni mitologiche offerte dii.Ue Chiese, facenti leva su quell'espandersi del sentimento che usa denominarsi réligiosità. Prima si è voluto di– ~truggerle, in Quanto ostacoli alla rivoluzione, poi le si è praticamente .sostituite con altre mitologie,· infine si è perfino tentato un accordo su di un piano di tolleranza. Non ci si è mai postO il coinpito di sostiiuire alla IJlito– togia (delle Chiese o del Partito o del Capo) una coe'– tente etica, che. desse a· questi moti di sincero pathos vitale, ineliminabili nell'individuo come n~lla classè, u# indirizzo positivo ill cui all'alienazione· del morido di– viso in classi venisse a sostituirsi un•à ·Poss~bilità reale (non soltanto ipotetica e velleitaria come nel cattolice– simo)' di rapporto con il prossimo per fondare ·se stesso. Il marxismo-leninismo diveniva non un metodo, ma la dottrina, hon un<i grande eSperienza. Ina l'esperienza, e le sue istanze non potevano tràsformarsi con· l'avan– zare della storia, nonostante che cÒsì fosse stato preco– nizzato alle sue prigini. Naturalmente la dottrina ta– ceva dinanzi alle domande quotidiane, alla vita privata dell'uomo, ai suoi sentimenti: l'amore nelle sue alterne fasi, il timore della morte, la responsabilità verso il pros– simo~ il dolore nelle sue realtà. Dove, allora, la linea di condotta che sorreggesse in ogni vicenda dello spirito? Ql.lale la realtà· del partito se il centralismo democratico si f'aceva di continuo autOrita'rismo? Erano ·validi prin-– cìpi così decisamente travisati? La debolezza era in essi Stessi o in chi li travisav.a? Ammettere solo. questa se- (141):·nuofà '_'repubblica cond·a ipotesi, significava ricadere nella mitologia. Al– trettanto mitico appariva affermare la classe cperaia de– positaria esclusiva del movimento storico. In altre o in nuove circostanze non potevano parteciparvi in modo decisivo altre classi popolari, Capaci Oi nuove risorse .e iniziative? · Gradatamente si avvertivano i limiti storici del mar– xismo-leninismo, soprattutto neha su'a pratica~ attuale. Lo si era inverato come potente strumento rivoluzio•na– Tio, per poi piegarlo a ogni necessità politica, senza saperlo rinnovare (e d'altra parte si definiva instrumen– tu.m diaboli di classe ogni altra esperienza; prammati– S!fIO, neopositivismo, 'esistenzialismo). · Da questi termini scaturisce il conflitto tragico della nostra epoca, conflitto di coscienza, con rinnegamenti, suicidi, e processi. Fino a· che punto era valida la nostra opinione, era reale la nostra sincerità? Fino a che punto ammetterle? Si poneva in gioco la causa, o se ne salva– vano ,le schiette istanze dalle degenerazioni? Fino a che punto e fil'1o a qual momento tacere, consentire perfino alle stragi e alle _torture? L'atteggiamento morale do– veva configurarsi anche iQ base alle sue conseguenze. Ogni condanna rischia di ricadere sul giudice (cosi' ri– sulta oggi per chi condannava Il Politecnico dall'alto di un'autorità politica', e non sul piano di una chiarifi– cazione ideologica). Gli eroi del marxista-leninista Brecht - Galileo Galilei e Shen-Te - dovendo decidere il loro comportamento quotidiano, giunti al frangente più grave della loro vita, facevano ricorso alla saggezza di Bertoldo o a quella di Confucio. Brecht aveva trac– ciato una linea di condotta (nel dramm.a omonimo) dedotta dal marxismo-leninismo: ma nel 1929, e per un tragico frangente di lotta politica. L'attività politica è solo un aspetto della vita spirituale, anche se si dilata, in un bisogno d'interezza che d'altra parte è proprio di ogni aspetto della vita .dello spirito. Così l'attività cul– turale comprenae quella politica .. In realtà, anche se al– lora non ce ne rendevamo conto, la nuova cultura pro– pugnata da Politecnico chiedeva una nuova politica, ben diversa da quella messa in atto dai dirigenti dei partiti popolari, in Italia e fuori d'Italia. La lunga serie degli interrogativi di allora rimase ed è rimasta senza risposta. L'esigénza di non sacrificare nulla dell'uomo, dell'Italiano 1945, nei suoi caratteri e nei suoi desideri, J)er non mortificare la sua interezza, anziché valorizzarla in nome di una convenzionale figu– ra di milital1te, sembrò immotivata. Oggi si replica ac– cusando Il Politecnico di debolezza per non aver saputo ·persistere nella lotta dinàn:ti all'evidente errore di chi ·era ostile, e la cui ostilità fu certo tra le cause maggiori per cui l'editore Einaudi non credette possibile supera.re le difficoltà economich~ dell'impresa. Ma oggi pesano gli avvenimenti, che sono stati abbondantemente chia– l"ificatori, ed ancor più lo saranno in futuro, com'è logico. Il dibattito del Politecnico fu un lieve, debole cam– panello d'allarme, a cui purtroppo non si seppe e non si poté dare eco, che non si trasformò in suono. Oggi ap– pare chi~ro che occorre creare una -vera elaborazi.one ideologica (che' sia al tempo stesso disamina morale), una nuova direzione politica, un rinnovamento della con– cezione e della struttura stessa sia di ogni partito che di ogni espressione democratica. La loro validità non può riatu~almente misurarsi su modelli esterni, se vuole essere co.ncretamente liberatrice. Aveteprovot,o G Nriff/'9 1uUo t..n,,M I# 1 IJM tD"lffllenlO ~ • ffioee: ::;'°~!1~1~J.! =· •lwcbtodwn~~ Avete prov1Jto Olivetti Lettera. 22 ,.....,;-~o,a.t-~•·– f'Nno l'ff conlq6 ...Stilo LL. • ~,111•42.00Q♦ LO.~ ... lslltta 11...ibllf.. MO.O• UH, p.,.,c~ltU •n<~•-~""'""' ...... l'l~olg•t••1 al MIIOZI011ffl1l • I flllt-111 di ,nac:clllM pff ~fflcit. oi.ttròdomMtlcleurtoltrif cMeaPOn.-laLltltffU

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