Nuova Repubblica - anno IV - n. 50 - 9 dicembre 1956

2 Rta), e che 1·cnde difficile o impossibile la discussione su un terreno sicuro. Così classismo e marxismo sono serviti n giust.ificare i massacri, Je deportazioni, gli spaventosi abusi di potel'e, l'asservimento dei popoli dell'Europa orien– tale alla dittatura staliniana - per i comunisti; come ::iono serviti a giustificare il maccartismo ideolQgico, l'anti– comunismo CÌP,CO ed iroso, l'as:sassinio dei Rosenherg, il trion ro dello stato borghese nella sua peggiore accezione di stato clerico n1oderato, trasforrnista e corrotto - per i socialdemocratici. Non ti pare che ce ne sia a sufficien?..a per riflettere sui concetti stessi, sulla loro evoluzione o in– voluzione, dal momento che in nome loro tutto questo cose sono state fatte e dette? Sfuggire a questa domanda 1'ispondendo che, dunque, chi la pone non è un socialista ma un radicale, è una formula stantia, che abbiamo sentito ripetere mille volte fra socialisti di ogni tendenza, ma che si ferma qui, senza alcuna capacità di dimostrazione ulteriore. Nei dialoghi di Socrate, quante volte l'interlocutore sfugge alle domande precise, incal:i:anti del filosofo, con un tentativo brillante cli evasione? Anche tu mi sembri uno di quegli interlo– cutori: ma la domanda socratica resta senza risposta. E allora, prima di affibbiare a Nenni e a Lombardi (che onestamente cercano, sul terreno concreto della lotta poli– tica, di dare un nuoyo sbocco « liberatore:. al movimen– to opc1 ·a.io ) la qualifica di « poltronisti >, mi pare sa.rebbe Uoveroso da pal'te tua un più severo e J"igoroso esame di coscicn:t.a: tanto più che Togliatti non ha disdegnn:to mai nè nel pai·tito nè al governo delle posizioni pura– mente consel'vati-ici, che pili coerentemente tu potresti chianrnre « poltronistc ~- Un e:iudizio valirlo per I' Une:heri:t E passiamo all'Ungheria, guardandoci i1\ faccia (tu ed io) come chiedi. Mi fa piacere sentire che jJ tuo giudizio sul regime ch'era stato instaurato in Ungheria, e sul prùno intervento sovietico, e sull'atteggiamento che su .di esso fu tenuto da PCI, è dichiaratamente negativo. Mi fa piacere ... ma si tratta d~ cose passate. Infatti, al 1wesen.te , la situazione ungherese è que11a che è stata determinata dal secondo jntervento sovietico, da Kadar, ecc. ecc. Nagy è già storia di ieri: oggi l'Ungheria è occupata, nel modo pili brutale, nel modo più antisocialista, dai cani armati e dalla polizia segreta dell'URSS, e Kadar (lo voglia e non lo voglia) ne è lo strumento. •.ru riconosci la le– giltimità delPinsurrezione popolare ie1·i; ma oggi ti man– tieni dalla parte dell'oppressore. Dunque, in te, come nella maggior parte dei comunisti ancora, il giudizio mo– rale si confonde col giudizio storico: siete capaci, fino ad un certo punto, di esprimere un giudizio libero, che può appa,·iro adcli1·it.t.ura eretico 1 sul passato; alla condizione sottintesa che in ogni caso si giustifichi il presente. li giomo in cui sarete capaci di dare una battaglia politica (dentro o fuori il partito, non importa) per far coinci<lel'e il giudizio morale col giudizio storico, il giorno in cni sarete sicuri di affermare che oggi, la Russia sta attuando una politica di oppressione che è fuori da qual– siasi schema possibile di socialismo, da qualsiasi giusti– ficar.ione socialista (socialista, dico, non impcrialistica 1 perchò su questo terreno le ginstifìca,r,ioni sono infinite: ma è appunto il terreno ·antitetico al socialismo), allora comincerà' veramente a sorgere in voi una capacità critica, cioè di libertà, che ridarà un valore reale e presente alle vostre professioni di fede marxista. Per ora, siamo alla fase della confessione degli errori. J>oichè l(rnsciov ha denunciato alcuni errori, voi vi sentite autorizzati a fare altrettanto: in quei limiti, non oltre. lt1 passato abbiamo errato, scusateci: ma in avvenire non possiamo più errare. Errori? si rovesciano le basi ideolo– giche stesse del socialismo, da movimento di libe1·azione auto1,.1oma, cioè di presa di coscienza, di elaborazione di una via politica nuova, di una nuova società, {atta dal basso, all'interno della classe operaia., si passa alla rivo– luzione imposta dall'alto, alla pianificazione, forsennata ed avulsll dalla realtà econorn.ica: alla pianificazione desti– nata al fallimento ancora più che per i11capacità econo– mica per non rispondenza delle masse; si passa dallo stato de1la persuasione (all'interno della stessa classe ope– raia « liberata e liberante>) allo ,statq deJla repressione, della repressione pit'1 sanguinosa e più turpe, che si av– vale dei metodi dell'Inquisizione per distruggere, prima de11a personalità fisica., 1a personalità morale (Ra.jk, Slan– ski i ma, prima di loro, Buckharin, Zinovief: · centinaia d~ migliaia, milioni di uomini, di militanti rivoluzionari, d1. ~av?ratori, di operai, distrutti, massacrati, concentrati, es1hati perchè lo Stato rivoluzionario s'identifica ormai - talvolta purtroppo anche in buona fede - con una pic– cola classe dirigente che detiene un proprio potere e non ... consente alla classe operaia di appropriarsi del ,mo potere). rl'utto questo denunciato per anni da uomini che ne hanno direttamente sofferto, da altri che hanno cercato di capire d'indagare, che hanno cercato di giustificare storicamente: non moralmente. Per anni ci avete ripetuto tutti tutti ~n coro, che eravamo falsi, bugiardi, che er'a tutt~ una ignobile montatura della 1·eazione in agguato (e ahimè quali armi reali voi le avete offert.e !) , che in Russia ci si avviava ormai allo stadio del comunismo (a ciascuno secondo i suoi bisogni), che ivi era la vera libertà. La prima reazione sul piano della politica internazionale, dei rapporti interni fra popoli socialisti fu quella di Tito: ed ecco tutti addosso a lui, al traditore, al venduto: eppure era chiat·o ad og1~i persona di buon senso che '.fito rappresentava non già la democrazia occidentale, non già la tradizione parlamenta.re , ma una scossa interna al s~stema, un sussnlto, una. ricerca nuova, il tentativo di ritrovare attraverso la. via discutibile quanto si vuole del socialismo nazionale, Ja fonte originaria del potere socia– lista, che non può non essere il consenso popolare, la responsabilità collettiva ed autonoma. 01·a ci parlate di errori: di grossolani, anche di mo- IL CORAGGIO DELLA \TERITA' (Risposta ad Aurelio Maréhioro) struosi errori. Errori? Ma che cosa passava per i vostri cervelli, per i vostri cuori quando quegli errori si compi– vano? El'rori! Ma non avete mai pensato a qualcosa di ben più profondo, ad una crisi alla radico del sistema statale che, sotto il nome di s_ocialismo, si è istituito in Russia sotto la tirannide staliniana, e si è esportato, con una progressione geometrica di mostruosità, fnori dei con– fini dell'URSS? Perchè non avete preso, perchè non pren– dete adesso posizit:me aperta, coraggiosa, per alcuni co– munisti contro. altri, per chi Lenta di liberalizzare il siste– ma contro ehi lenta di renderlo ancora più autocratico, per Nagy contro Kadar, per Tito contl'o Molotov? Pel'Chè volete ancora, come sempre, salvare questo sistema nel suo complesso, quel sistema che ha generato da se stesso gli erro1·i che voi dennnciate in ritardo? Perchè, per dire queste cose, o molto meno_ di queste cose, Sartre ha -do– vuto abbandonare le vostre file, alle quali pure aveva dato un non occasionale contributo di fedeltà? Dunque, secondo te, tutto bene in Ungheria, dalla parte degli insorti 1 fino al 23 ottobl'8, al 25, al 27: J'ivo- 111zione popolare, rivoluzione socialista (rivoluzione socia– lista, contro nno Stato socialista?). Poi tutto cambiò: intervennero i «reazionari>, forse (tu non lo dici; ma lo dicono altri) le armi americane ammassate a Salisburgo, i servizi segreti degli imperialisti (i quali, per loro conto, mostravano la loro fedeltà ad una tradizione di stupidità e di violenza lasciando anche moralmente i patrioti un– gheresi abbandonati a se stessi, e servendosene solo di alibi per attaccare rEgitto) ; intervennero gli « horthysti », la situazione si capovolse, il socialismo entrò in pericolo, bene fecero le truppe sovietiche ad intervenire a loro volta, a tradimento, distn1ggend9, massacrando. Ma quale socialismo in pericolo? non era stata fino al giomo prima una insul'rezione popolare «giusta», « sociftlista », proprio pc1·chè nulla pilt- cli socialista consel'vava il regime un– gherese? I fascisti, gli horthysti: ma non sono codeste delle sovrnstruttnre deJlo stato b01·ghese? com'è che, dopo quasi dieci anni di «socialismo», codeste scorie non soltanto esistevano ancora, ma così baldanzose, così CÙd;i, da tra– scinare dietro di sè un popolo intero? Hai provato ad applicare uno strumento di analisi marxista alla situa– zione? Hai cercato di spiegarti perchè, come i fascisti avrebbero potuto conse1; 1 are un così fonnidabile ascen– dente sulle masse, da trascinarle contro lo Stato socialista che ne avrebbe dovuto essere il naturale rappresentante! .,~ per il socialismo nella libertà e nell'indipendenza - s~r"ive Thomas Scb1eiber su un giornale non sospetto, Le Monde di Parigi - che i giovani ungheresi inizia– rono la lotta contro i ,soli fascisti armati che, la sera del 23 ottob.re, volevano ancora salvare il loro regime: i fascisti rossi della polizia })Olitica., preposti alla difesa degli ultimi vestigi del regime staliniano. Numerosi testi– .tnoni mi hanno confermato che alJ'inizio della rivoluzi, ·ne gli insorti non avevano armi. Fu soltanto dopo il discoi:so minaccioso e disastroso di Geroe, rientrato da Belgrado, che, davanti all'edificio della Radio ungherese, via Sandor– Brody, dei poliziotti di stato (da non confondersi con quelli deH'AVO cioè della ()Olizia politica) solida.rizzarono con gli studenti e cominciarono a distribuire armi. La mattina dopo tutta la guarnigione di Budapest - uffi– ciali, sottufficiali, soldati - si univa agli studenti ed apriva loro i depositi d'anni. Gli ufficiali responsabili erano quasi tutti comunisti, e non agenti fascisti o ufficiali horthysti >. L'insurrezione popolare trascina con sè, appunto -perchè totale, anche i residui di destra: ma l'insurrezione popo– lare, nazionale, ha una sua ben precisa configurazione nella stessa teoria marxista! Che cosa ha a che fare con la_ verità Ja prudente, '-jeticolosa, gesuitica distinzione fra l'insurrezione del 23 e ,quella del 4 novembre? La libertà '°'ocialista E' profondamente penoso e doloroso che il vostro giu– dizio sugli « errori > del passato non vi consenta ancora quel .minimo di libertà di giudizio sul presente che vi vieti di gettare fango (non ricordate ancora quello get– tato a piene mani su Rajk?) su Nagy. Che è un comunista, è stato un comunista da molti anni, da molti anni ha votato se stesso alla vostra causa. Ebbene, tutto quello che potete dire di un uomo che sta pa.gando or~a, pro– babilmente con la vita. il generoso tentativo di dare uno sbocco politico, una direzione, di assicurare una perma– nenza d'indirizzo socialista a.Ha insurrezione popolare an– tistaliniana, antipolizia, antincompetenza di Budapest, è che egli si stava acicordando coi fascisti? Chi ve Pha detto? da dove l'avete appreso? Noi sa.ppiamo soltanto che, di fronte all'entità della rivolta popolare, egli ceJ,'cÒ, onestamente d'interpretarla, chiamando alla corresponsa– bilità di governo non i fascisti, ma gli esponenti delle forze politiche che ancora ·pochi anni addietro il popolo ungherese considerava capaci d'interpretare il proprio de– st.ino: i socialdemocratici di Anna Kéthly (che subì anni di persecuzione dal regime di Horthy), i piccoJi cont-adini, che nelle ultime elezioni rappresentavano la maggioranza numerica dell'elettorato, gli stessi cattolici che sarebbe ingiusto definire soltanto e in blocco reazionari (anche se certamente reazionario era il cardinale Mindszenty). Certo, sotto l'urto d.egli eventi, Nagy avrà forse commesso degli errori di tattica, avrà a.ffrett.ato dei tempi, delle dichiara– zioni. Chi sca.glierà la prima pietra? Ma il senso con- (140) nuova repubblic11 creto do11a flua azione è proprio quello che tu irridi con tanta facilità come si trattasse di un'astratta entità filo– sofica: ]a. libertà! Per che cos'altro morirono a migliaia i giovani unghel'esi che lottavano contro i cani al'mati oon le mani nude? Libertà di che, con che, di chi, con ch'i? tu incnlzi, con teologica insistenza. Ecco, libertà socialista di autode– cisioné, di 1·esponsabilità; libertà con tutta Ja classe la– v01-atrice magiara, dunque con tutto il pc:,polo magiaro, dall'oppressione di una classe che si era impadronita Jìer suo conto degli stmmenti di potere e li difendeva feroce– mente; libertà di riprendere a cdstruire il proprio de• stino con le proprie mani. In nessun testo, in nes~un manifesto, in nessnn documento si è chiesto il ritorno al capitalismo; ma tutto il senso della rivolta, il suo stesso coraggio, vanno in senso opposto, in senso socialista. « Nulla poteva essere evitato - cito ancora da Guiclucci - perchè tutti <'.Oloro che hanno richiesto, diretto ed appoggiato il massacro Qel proletariato ungherese non erano socialisti e non potranno mai più essere conside– rati tali... Contro questi capi sciagurati, contro queste truppe costrette ad essere una forza merceuaria di op– pressions) il p!'oletnriato ungherese trova la forza di hat– tersi giorni e giorni in uno sfol'zo colossale e inaudito che ha pochi paragoni nella storia e ricorda la Comuno dj Parigi». Invece cli metterti dalla parte dei sociali~ti, cioè dulia parte di qnei concreti operai e contadini, della concreta classe, ecco che tu metti fuori, come sempre, un'amia nuo– va: l'arma della rar,ion rli stato. Con un trapasso improv– viso1 identifichi senz'altl'o l'Unione Sovietica e;on la classe, rol socialismo: non ha dunque l'URSS delle esigenze stra– tegiche, non ha un proprio « spazio vitale:. da difendere? doveva forSe abbandonare tutto al nemico? Questa traspo– sizione improvvisa dall'analisi della struttura. sociale in Ungheria alla facile conclusione della difesa d'una posi– zione statale di forza mette in crisi tutto il tuo ragiona– mento. Perchè socialismo è appunto il contrario della fredda ragion di Stato, è appunto internazionalizzazione e generalizzazione del movimento operaio e delle sue esi– genze, è ident.ificazione della nostra parte di socialisti !ad• dove altri socialisti, altri op~rai, altro popolo combatte per la sua libertà. Fra i cannoni sovietici della ragion di Stato e Pinsurrezione popolare dei socialisti ungheresi, bisogna scegliere: come sceglie un socialista? Ancho Tito ha una sua « ragion di Stato», ma per noi socialisti che ginclichiamo, agiamo, combattiamo sul piano dell'univer– salit.ù soc ialista, non possono esistere distinzioni manichee laddove chia.ro come la luce del sole appare lo schim·a– rnento dello trincee contrapposte. E del l'Osto, contro i « consigli rivoluzionari degli operai, dei contadini, degli studenti, degli intellettuali» ancora oggi, mentre scriviamo, si svolge, senza possibilità di dubbio, la cupa reazione di Kadar, 1:;otto l'ombra dei cal'l'i armati sovietici. Uno !<lr11111ento uer .111111 battae:lia E veniamo al terzo punto. Quello che tu dici è iin– porta.nte. E' importante che si cominci a· riconoscere alrin– terno del PCI che le strutture di questo partito non consentono il 1·icambio, la discussione, non consentono cioè la democrazia, e perciò stesso non consentono di ope- 1·a1·e eflìca.cemente dentro la democrazia italiana, e non fu.ori di essa. Importante, direi essenziale. Ma per se stesso? Ripeto il discorso di prima. Per se stessa, la 1·i– forma strutturale del PCI conta, quanto l'idoleggiamP,nto mitico della «classe» per se stessa. La riforma cont" se è uno strumento d'una politica, d'una lotta; se è stru• mento d'una posizione da affen.uare duramente dentro il PCI, una posizione socialista, una posizione « di scelta>, cioè una posizione che non accetta in blocco la ragion di stato sovietici\., ma le fa prevalere la ragion socialista. Gli strumenti servono per fare, per affermare, per com.– battere. 11 mutamento di struttura del PCI non può es– sere che Ja conseguenza di una nuova impostazione politica del PCI: o si trasforma, ancora una volta, in mistifica– zione. In quanti comunisti è chiaro il .senso di questa lotta? ed è possibile trasformare lo strumento oggi anchilosato nella pura conservazione di potere, in uno strumento cli autonoma lotta di classe? Qui sta il dubbio. Ma chi ci sta dentro, come te, caro Macc-hioro, ha almeno un dovere elementare, di darla questa lotta. E' inutile ricono~cere il coraggio dei rivoluzionari (o, se vuoi 1 controrivoluzio– nari) ungheresi, piangere con le loro mamme, se da que/3ti pianti non nasce in te, in tanti altri militanti comunisti, antifascisti e socialisti,• Jlelementare coraggio della verità, che in fondo costa meno del coraggio di affrontarn con le bottiglie di benzina i carri armati Sovietici. L'unificazione socialista, se si farà, riuscirà così e così, sarà comunque il tneno veggio, quel tanto che è possi• bile fare per salvare le condizioni d'una lotta di classe in Italia, proprio perchè essa si fa senza la partecipazione, contro la partecipazione delle masse comuniste. Essa di– venterebbe non il meno peggio, ma l'unica prospettiva possibile, la reale alternativa rivoluzionaria. di rinnova– mento se si facesse anche con quelle masse. Ma non col partito comunista italiano così com'è, cioè con la sèziono italiana di quella « internazionale dei funzionari della classe operaia»· che è direttamente corresponsabile degli errori e degli orrori staliniani e poststaliniani: con le forze socialiste che urgono dentro i confini del comunismo, che vogliono pi:orompèrne per ridare la loro mano « so– cialista> ai socialisti che ne stanno flJori. Se è a questo che deve servire la riforma statutaria che tu proponi, ben __.venga; se è soltanto per allineare, nell'apparenza, il partito comunista ai partiti «democratici>, continuando _ad esaltare oggi quello che si considera errore di ieri, meglio che Je cose restino corne sono, e che la verità si faccia strada in a.ltro modo. Credimi affettuosamente' il tuo 7.'ristano Codignola

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