Nuova Repubblica - anno IV - n. 50 - 9 dicembre 1956

n u o va ::!!UD.:, .• ~h repuhE::La t Comitato direttivo: TRISTANO CODlGNOLA (direttore resp.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Seg,. di redazione: GIUSEPPE FAVATI. Oirez. e redaz.: Firenze, Piazza Libertà 15, tel. 50-998. Amm.1 Firenze, Piazza Indipendenza 29, te!. 483-207,8. Autoriz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Printed in ltaly. St. Tip. de cla Nazione>, Firenze, Via Ricasoli 8. 140 • ANNO IV - N. 50 Un numero L. 40. Estero l. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per ·Italia e Francia L. 1500, sem. L. 800, trim. L. 450. Estero: L. 2000, 1100, 600,. Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova Italia>, Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio del mese. Per pubblicità rivolgersi all'Amffii– nlstrazione. Tariffa: L. 15.000 per Inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA ' e Nuova Repubblica • è settimanale politico e di cultura. E' anche giornale murale, registrato presso Trib, di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an– che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti i Paesi. Il periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccia richiesta. Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 9 DICEMBRE 1956 - L. 40 ILCORAGGIO DELLA · VERITA rottarnente: è valido, fino a che punto è valido, porchè 11011è valido, un concetto che richiamandosi alla. libera.– :tione delle classi subalterne ribadisce di fatto le I.oro ca– tene? E non c'interessa Si:tpe1·ese queste catene sia.110 te– nute da carcel'ieri diversi che nel passato: poichè, come 1'Ungheria insegna, ]a libertà ha un nome solo e 11011 di– stingue i suoi carnefici. di TRISTANO Caro Jl.1acchioro, li ringra;,,io di a,·rre destinalo a. Nuova Repubblica .. h tua Jettera apei·ta. Sebbene io sia in dissensò (e ti dirò fra poco il percliè) su buona par·te cli essa, J"itengo 1nolto impoi-tante che un dh;corso sia aperto fr-a socialisti (·• comunisti, non 8ulla base di una predestinata funzione cli «guida>, non sulla base di nn giudizio di politica j11t('rnazionale già determinato sul fondamento della poli– tica f'stera dell'URSS, ma sulla base di nno schietto' con– fronto di posizioni, di giudizi e cli critiche. Poichè comu– nisti e socialisti sono anco1·a le forze pilt rappresentative clr•llc grnndi masse del \avol'O, la dete1·minazione di una gini-:la politica cli sinistra., di una politica classista del m(n·imento opernio non può cho na8cere da questo con– fronto, polemico e svincolato dalle esigenze degli appa– rati e degli interessi costituiti, qu1.1nto -è necessario. Io d1mq11e mi auguro vinm1cnte che Niwva Repubblica poJ-;sa ospitare altri inte1·,·enti di comu.nisti: non· pochi clt>i quali si sono posti molte· angoscios8 domande in q11t•sti Ultim_i _m · si, o 11011Sc-mpre ·haimo trovato Ja posr-;i~ hililÌI non dico cli 111111 ri~poRta, ma soltanto cli una schiet– b1 apertura di dibattito sulla p!'Opria stampa di tenclen– r.a. Offrire ai comunisti che si trovano in questo stato cl'i\nirno, cl'insocldisfozione, cli preoccupazione, o addi rit.: tura cli crisi, una tribuna che ha solo il pl'egio di non Sf'rvire ad altri interessi incompatibili con Ja coscienza di ogni socialista, è il compilo forse più utile che un foglio corne il nostro può oggi assolvere. E vengo al merito. La tua lettera si compone cli tre . parti distinte: un accenno di polemica ideologica, i casi d'Ungheria, l'attuale struttura del PCI e Ja sua idoneità a ri:.;pondere alla funzione politica del partito. Sono tre argomenti Ja cui reciproca connessione è evidente, ma elio anch'io, come lrn.i fatto tu, cercherò di affrontare se– paratamente. Sul piano ideologico, Ja tua polemica si fonda su un melocb che è tipico dei dibattiti comunisti: attribuire al– l'avversario affermazioni o azioni che non sono sue, e trnne una serle di illazioni e di conclusioni più o meno per·tinenti nei suoi 1·igua.rdi. Quando, come, dove io avrei f\ctitto che « i concett,i di classe, lotta di classe, 1 termini bol'ghesia e proletariato, e struttura di classe sono formule vuote:.? Ce1-to che sono « strumenti cri lici formidabili>, ml\ non appunto concetti teologici, entità metafisiche! « 8tn1menti > cioè modi di analizzare, di conosCe1·e, 1nezzi dt•lla ricerca da cui nasce l'azione. Mezzi, non fini. E non 11101.afi .. ;ici, ma storicamente determinati e condi;r,ionati. Il movimento operaio, cioè il movimento attraver80 il quale Ja classe dirigente della borghesia ten~e ad esse1·e sostituita da l\Ha classe dirigente di divérsa estrazione, capace - al limite - di rappresentare gli interessi comuni di unii. f\ocietà e non gli interessi angusti di una frazione cli essa, hA tro,·ato in questi strumenti d·inclagine e di interpreta– zione una spi'nta formidabile alla propria o.-ganizzazione, alla cornpren$ione dei modi da attuare pe;. attuare i fini; ed è ovvio (sembrerebbe perfino inutile conformarlo) che il concetto di classe ent1·a in questa strumentazione come un concetto essenziale d'indagine, e poi cli lotta. Ma poichè ogni concetto, ogni formulazione teoretica, è anche storia, o - se vuoi - solo storia, mi consentii-ai di afferrnal'e che il concetto marxista cli classe, di lotta di classe, è anch·esso - per così dire·- una sovrar-;truttura, pi-o– p,·io r-;e vuoi essere coerentemente marxista. Non è una V('ritù. rivelata. E' t11H\ verità storica, cioè soggetta non r-:oltanto a continua critica, ma anche a continuo con– fronto con la realtà, con l'espel'ienza che si rinnova e tra– volge i dogmi ed i miti quando essi non s0110 più idonei o produne azione. Ora non è « ironia o Raccenteria » proporr-:i continua– ni011te il problema se quello stnimento d·interpretazione ,~ d'indagine continua ad essere usato al fine per il quale r-;iè costruito, che è quello di una «liberazione:. o « au– toliberazione > della classe, o non assurge per caso ad ido– loggiamentO per sè, come accade di ogni 1·eligione che si t.-asl'oi·ma in fanatismo; e se per caso dietro questo ido- 1(-ggiarnento non vi sia il germe di 1111 profondo decadi .. mento morale, la volontà conscrvatl'ice di mantenere de .. tcnuiua.te posizioni di potere, d'impedire a.llo spirito cri-- CODIGNOLA tico, da cui quello strumento ha preso le mo~se, di pro– ccde1·e, di avanzar olt1·e. « La tragedia dell'Ungheria - ha scritto molto efTicacemente .Roberto Guiduccì - non ci fa porre in dubbio resallezza della tesi mal'xista sulla necer-;s1tù.dell'abolizione della. prnpriet.), privala, sulla ne– cessità dell'estinzione della stratifica?.ione classista della società dalla quàle dipende lo sfruttamento e il dominio dell'uorno sull'uomo. M(, il marxismo pone questi due postulati non ver se stessi, ma perchè identifica nella pro– pri.età 7n·ivata e neU'esistcnza di una classe clom,inante la radice del potere, la 11eaazione della libertà.. Ma l'uomo socialista non è soltanto il complesso dei suoi rapporti di pl'Oclur.ione; e'-iige i J'apporti sociali e politici pieni ed autentici e perciò la democrazia. socialista del potere». Ora, è capitato, capita da anni questo: che i con– cetti cli «classe», di <proletariato», di « dit.tatura del pl'Oletal'iato », ecc. ecc., se1·vono pn coprire, p<"rgiustificare, çon la eflìcacìa magica dell'ideologia, una politica di forza, azioni di repressione e di soppn~ssione cli libertà, u;1a nuova forma di sfn1Uamc-nto d(\H'uomq ~ull"uorno; servo– no non a « libenu·e » mu ,1, rendere l)ill Iortt, ed acoi-bo il regno della necessità e della costrizione. E' sotto il segno di quei concetti, cli quelle magiche parole, che la 1·ivoluzione ~_vietica si è t1·as[ormata :in quel 1·egno del terrore che~'m~dittatura di S.talin ha rappresentato, ma che voi avete glorifiC'ato fino a ieri senza attenuazioni, senza riserve, come l'autentico inverarsi della Jibertà. Oggi si pttò parlare con voi di questo senza essere irrimedia– bilmente tacciati di reazionari, trnsf0rmist.i, rifonnisti, venduti ali' America: di questo, perchè è prissato. Ma per quanto 1·iguarcla il pt'esente, non sembra che per molti di voi le cose siano cambiate di molto. Ancora continuate ad oppor·e ad ogni critica che investa il sistem.a (e quindi di necessità anche il vensiero) Ja mentalità della Chiesa rispetto all'eretico. ..... I>etmetti che ci domandianio, vi domandiamo, inintel'- Vol'rei aggiungere qualcosa in merito alla tua racco– mandazione (che suona un po' falsa) affinchè l'unificazione socialista sia fatta col rnaggior numero di uomini che credono al concetto di classe, col minor numero possibile di uomini che non ci credono. Vedi, cal'o l\.lacchioro. no.i siamo cli quelli ai quali si attribuisce generalmente di «non crederci» (e ti ho spiegato che que:--ta attr-ibuzione _non è giusta, se non nel senso che Riamo cli quelli che c1•edono alla vitalità di uno 8trnmento c1·itico, e quindi alla necessità di valer.'-iene in stadi successivi, affinandolo e non conr-;iderandolo dc.finitivamente af-fem1ato e ìndef('t– tibilmente 4:: vero»); ma, nel mondo socialista, io invece ho i::entito che « ci c redono> o « dicono cli crederci> tanti altri, che oggi p.es. militano nella destra pili trasfol'mlsta della socialdemocrazia italiana. Quando si tr·attò, concrc– tamenle, cli salva1·e la clemocrnzia in Italia e, cli conse– guenza, le possibilità cli sviluppo del movimento operaio, codesti «classisti» ci spiegR1·ono che noi, non essendo socia– li8ti (cioè non essendo càpaci cli comprendere che cosa sia la lotta di classe, il dualismo bol'ghesia.prolctal'ialo, ecc. ecc.) non eravamo neanche capaci cli comp1·ende1·e le ra– gioni «socialiste> per le quali il 7 giugno si clo,·eva vo– "tal'e con la legge maggioi·itaria. Non c·è da l'iclere: cli:-sr-;ero proprio così, con antorih\ e con snssiegn, come rii chi si senta autol'izzato a pa1·lare, rapp1·esentanclo in ltalia p.e:-1. la «variante» aL1str·iaca del mal'.xismo. Sono quest( gli uomini che tu vorresti vedei' prevalere nell'unificazione so– cialh;ta? Può darsi, ma allora perchè tu non vuoì vedere sorgere in Italia un serio e potente pa1-tito sociali8la. La polemica che da parte nosha abbiamo sempl'8 adot– tato nei confronti dei concetti basilari del mar:,,:i::.,(mO non è dunque, e non è mai stata, la polemica contro le idee (che hanno bisogno cli essere continuamente aggiornate, e affinate e controllate èon Ja realtà, ma restano modi fondamentali d'interpretazione), ma contro Ja rnistifì,c<,– zione delle idee: per cui le cose più còntraddittorie ven– gono fatte sotto la loro copertura. E' appunto la menta– lità gesuitica, che attraverso il comunismo ha invaso il movùnento operaio (ribaltando anche dalla parte oppo- 11 biberon dello Zio Sa.m "(Di.t. di Dillo Boschi),

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