Nuova Repubblica - anno IV - n. 48 - 25 novembre 1956

collaborazione politica coi comunisti? Non vuol dire né l'una cosa né l'altra: vuol dire proporre a tutta la classe lavora.trice, a tutta la democrazia italiana una via di svi– Juppo politico per l'edi(icazione di nn'antentica struttura democratica capace di trascinare con sé le for-~e essen– ziali, amd irriounciabili 1 che oggi militano Ì.Jl parte sotto le bandiere comuniste: vuol dire creare la crisi di una certa linea comunista, di un certo apparato dirigente, ma anche rendere disponibili per una diversa linea. d'azio– ne socialista milioni di cervelli e di coscienze. Partendo da posizioni storiche ed ideologiche tanto diverse, a co.nclusioni sostanzialn1ente identiche è giunto anche Lelio Basso: e in quèsto consiste certo il fatto più signicativo ciel dibattito. Basso sente con particolarn vi– gore il problema dell'alternativa, cioè dei modi di co– struirla: e l'ha dimostrato anche con l'invito esplicito ai gruppi socialisti minoritari (UP ed USI} ad affiancarsi subito nella connme battaglia. L'unità operaia di un tempo è maturata ora in ricerca di un'ampia posizione so– cialista1 che copra insieme il massimo di iorze democra– t'.lehe e il massimo di forze operaie per lo sviluppo di mta politica classista di 1·eale alternativa. « Respingendo in pari ~mpo la logica di Saragat e quella di Togliatti che si pongono entrambi all'interno di un blocco>, Ba.sf:io certamente riprende con· maggiore vigore degli altri ora– tori il problema dei rapporti coi socialdemocratici: rap– porti che non si possono risolvere con l'unificazione 'tout court ', perché « 'anche i socialdemocratici devon rivedere la loro politica, che li riportò dall'altra parte della barri– cata>. E dato che l'unificazione non è un miracolo, « non si deve avvalorare l'impressione che tutto sia già risolto», poiché in realtà si tratta « di ritrovare una comnne poli– tica di cui il partito unificato possà essere strumento >. 8e dnnque vi è una particolare originalità nell'intervento di Basso, è di aver fortemente richiamato ]'attenzione sui pericoli di un troppo semplice e indiscriminato scivola– mento riformistico o trasformistico: ma non allo scopo cli ostacolare o rallentare il processo unificatorio, quanto a quello di garantirgli una propria autonoma e nuova li– nea di sviluppo. Ma, a parte questo accento, non sembra di vedere in fondo alla prospettiva di Basso qualche cosa di sostanzialmente diverso da quello che, sia puro in termini e modi diversi 1 appare in fondo alle prospettive di Nenni o di Lombardi. DALLA PARTE opposta stanno le posizioni che fanno prevedere una mitica unità di classe alla scelta poli– tipa, e quindi riconoscono nel PCI come tale uno dei iot'· mini essenziali. di codesta unità (Lussu, Panziori), e quelle che vorrei chiamare romantiche, di un possibile e prevedi– bile sviluppo dernociratico all'intorno del mondo sovietico e dello shument.o comunista, e quindi di una fiduciosa attesa che consenta di pervenire nuovamente all'unità 01·ganica delle sinistre senza passare attraverso la 'dura lotta' che ha caratterizzato l'intervento di Lombardi (I>ert.ini, ed altri). Non è qui il caso di confutare tali tesi, anche perché esse si confutano ·facilmente da sé. La _prima non si dis1osta sostanzialmente dalla .tradizionale politica 'frontista', riconoscendo come .> errori correggibili nel sistema' quelle che sono le frane del sistema: una simile posizione tende a trascinare la socialdemocr~zia ed in genOJ·e la· democrazia italiana sotto la guida comunista (anche se ciò non sia espressamente 8.c:serito o pensato,· Proprio nel momento in cui questa guida appare tragica– ·mento 'insufficiente ai comunisti !stessi. Qllanto alla se– conda, essa· è più idilliaca che politica, o nasconde piutto~ sto una sostanziale debolezza d'iniziativa e di prospetlive: ne.!ìsuoa classer• politica, per quanto fallimentare possa esser~ statahla su.a gestione, è disposta a passare ad altri il pi:opr;o comando 1 se non vi sia. costretta da11a forza delle cose, e dalla superiorità intrinseca della posizione contrapposta. Per consentire alla massa comunista una guida politica capace di farla uscire dal 'cui de sac' in cui si hova, è puramente utopistico attendere che 'dal– l1alto' la dirigenza comunista si decida alla democratiz– zazione del suo strmnento di potere. Questa democratiz– zazione non può che avvenire (e la storia dell 1Europa orlentale dovrebbe spalancare gli occhi anche ai ciechi) per un moto dal basso, il quale deve trovare in una di– versa alternativa d'azione (quella appunto che dovreb– _bero propone i socialisti) la spinta a. _muoversi. Nessuno si muove se non vi sia all'orizzonte una mèta da raggiun– gere: per questo lo stalinismo era - come tirannia - più forte e coerente del krusciovismo 1 perché nqn lasciava .alternativa. L'alternativa del comunismo· nazionale è .stata· sufficiente a far esplodere l'insofferenza delle masso polacche ed ungheresi, come l'alternativa di un partito socialista unificato capace di porre condizioni di governo (come mai fu la socialdemocrazia) potrà far' esi>lodore la insoddisfazione delle masse comuniste italiane. Ma quel che più conta rilevare qui è che allo schiera·– monto della timidezza, o se si vuole della 'conservazione cieli.o 'status quo', ha risposto per la prima. Volta uno s~h1~ramento _composito (Nenni-Lombardi-Basso} che, al ?' la delle diversità ideologiche e di origine politica, si e tr?v~to concorde sulla prospettiva di movimento. Que– sto e_ 1~ fatto. m~ovo, d'estrema importanza, che apre pro– bler_n1.1~mediat1 e al PSDI e agli altri raggruppamenti' soc1ahstJ. . . ~al_ ,mo1:nento in c~1i Pralognan ha posto il problema ,d~ll un1ficaz1one sul piano della battaglia politica imme– diata, tutto quanto accade ne.I PSl a·ccade anche nel :PSDI e nel resto dello schieramento socialista italiano: :cioè, le divisioni e le barriere politiche create dalla storia _dei ' partiti' vanno vanificando di giorno in giorno, per dar luogo a diversi tipi di schieramento. Già oggi non esiste più il l)SI in quanto tale: esiste un .grande s~ttore della sinistra socialista 1 ancora chiuso in determinate for– mul_e di partito, dentro cui si agita.no i problemi generali e di fondo del socialismo e de.Ila democrazia italiana. La questione è dunque ormai quella di prefigurare gli schie- (15$) ,i.u.ova rep11bblicn ,__ __ I_T_A __ L_I_A_P_O_L_. I ,T_.I_C_.A _ _ I ' L'UNIFICAZIONE EUNA'SC e ONVOCA'fO ormai il congresso sociàlista di Venezia, si direbbe che non resti, per l'uni6cazione socialiSta, ~ho· lasciar parlare i fatti. E invece, proprio in questo pun-. to, si ha l'i~pressione di una certa svogliatezza dei socialisti delle due parti, quasi che nel momento, che si avvicina, del– l'incontrQ, fossero .rinati tutti i vecchi sospetti. Il fatto è tanto pilÌ significativo, in quanto 1 verbalmente, si direbbe che PSI e PSDI siano mossi dallEI stesse sollecitudini 1 sulle quali 1 appunto 1 dovrebbero stringere le decisioni. Saragat ha scritto ad esempio che l'unificazione socialista ha il solo scopo della ~nità del movimento lavoratore, e ognuno vòr– rebbe credergli, se non avesse poi dinanzi agli occhi il fatto, incontestabile,· che il PSDI è rimasto 1 in quasi dieci anni di vita 1 inca.pace ·di vaste risonanze nel mondo operaio. Anche il PSI afferma di non conoscere altre ansie, e chi n.on gli presterebbe fede. Ma quando si tratta di aprire senza ambagi (come Lombardi ha p~oposto) la discussione con i comp– nisti sul.la base e le procedure dell'unità stessa, allora tulta una sua ampia frazione preferirebbe stendere 'il sileriZio sull'eventualità. di un simile dibattito, quasi che l'unità della classe operaia, oggi, fosso così fragile da non potersi consentire il lusso di un'autocritica; o ·rosse così pregevole, da doversi considerare indiscutibile, malgrado la condi– zione di « duplicità di coscienza> nella quale ci si muove .quando si vuole ignorare che esiste pili d'un problema aperto di metç,do. Ma la staticità dell'unificazione, e il suo virtuale re– gresso nei con'fronti dello stato d'animo, sia pure precipi– toso, di Pral0gnan, hanno a. mio avviso, anche altri, più profondi riflessi. Essi consistono nell'incapacità dei due partiti di riproporsi un esame spregiudicato della situa– zione internazionafo ed interna. Crosso modo, diremmo che per il PSI come per il PSDI è esistita una sola cosa: la squalifica morale del comunismo in Ungheria - in un momento in cui invece tlltti i settori del sistema diploma• tico e~politico "del dopoguerra subiscono una. scossa pro– fonda. Accadono fatti dì dimensioni macroscopiche, che questi pa1·titi ignorano: E' in corso nn avvicinamento delle grandi for4e neutrali (India in pr.ima linea) agli Stati Uniti; nel tempo stesso gli Stati Uniti sembra vengono p1·endendo, nei riguardi del mondo afro•asiatico, un primo orienta1nento costruttivo, che incontrerà a dar co-rpo alla coesistenza co'mpetetiva con l'URSS. Il sistema dell'Europa occidentale si è diit10Rtrato incapace di qualsiasi unità. ideologica, dal mornento che non ha i-esistito alla collu– sione imperialistfoa deL&.QeiRlisti francesi con i conserv·a– tori inglesi, in pieno contrasto con i socialdemocratici te– deschi e i laburisti. Il sistema sovietico, al minimo, sem– bra P,H.,,__il momento incapace di condurre in Europa 1 con mano 'fe-rma e coerente, una politica che possa essere tol– lerata dai grandi nentrali, sui quali sinora si appoggiava per acquisil'O prestigio dinanzi all'opinione mondiale. _O1·a tutto questo movimento non è stato ripensato dai due p~r– titi socialisti italiani, e pal'ticolarmonte curiosa si rivel'a la sordità dell'on. Saragat, il quale insisté per le solite for~ mule atlantiche, sicuro di indispettire Nenni'. I due partiti non hanno saputo cancellare sin qui •dal– l'operazione dell'unificazione la caratteristica di nna- gros– sa, bonaria, ma certo non eroica combinazione. elettorale. D'altra parle, non saremo noi Ad ignorare questo aspetto de1l'unificazione. Nessuno che si occupi di politica in de– mocrazia può guardare dall'alto i fatti di tematica eletto– rale. Ora, quali ne sono le dimensioni? La crescente orga– nizzazione della destra (ne avremo una ripi·ova dal con– gresso nazionale del MSI, a Milano}; la cleciSione c.,on cui la DC mira ad un secondo 18 aprile; la sfida che il PCI, pur assediato e in via di isolamento, lancia ai socialisti stessi dei due par.titi, badando di emergere ormai come l'unico partito coerente di sinistra in Italia. C'era questa settimana una prima cosa da fare: una comune battaglia democratica dei due partiti socialisti. L'occasione è stata fornita dalle riunioni dei grupPi parla-· mentari democristiani, dove Fanfani si è riservato per il futuro tutte le possibilità (di sostegno, come di abbatti- ramenti del nuovo partito unificato, non quella di pesare sulla bilancina dell'orafo le posizioni più o meno settarie che permangono all'interno dei partiti e d~i gruppi così Cùme sono arrivati fino a noi. La linea politica di Nenni, per il raggiungimento immediato della unificazione so– c!alist~ a condizi.oni accettabili, apre la via alla pJ·ospet– t1va d1 Lombardi, per rendere storicamente valida e pos– sibile l'alternativa: con le riserve e le precisazioni di Basoo, per cui questa prospettiva sarebbe irrealizzabile non soltanto dalle residue posizioni Irontiste 1 ma anche da!Te residue posizioni saragattiane. Nonostante che Sa– ragat a0:menti ogni giorno il prezzo del mercato, forse indotto incautamente a ciò dall'ondata anticomunista conseguente ai fatti d'Unghel'ia, l'unificazione, se vuol di– ventare altemativa, non la si può !are sulle posizioni sa- 1·agattiane, ancorché esse debbano trovare il loro posto l~gi.ttimo all'intorno del partito unificato. La lotta Per la nuova impostazione politica è stata iniziata con coraggio eta Nenni, da Lomba'"'."rdoe da Basso, ma è la stessa lotta che - contro analoghi errori - deve essere impostata _nelle altre formazioni socialiste e democra~iche. Si pone ormai con assoluta urgenza il p:roblema dei nuovi schiera– m.enti che, ~ompendo. le, mura un tempo rigide dei partiti. oggi diventate pa1·etj: di carta 1 c1·eino le condizioni cli svi– luppo organico del socialismo unificato in Italia. TRISTANtJ. ·coDIGNOLA mento, del governo Segni), e dalla l'Ìspolveratura della. legge per la difesa civile, che èostituisce comunque, nello intenzioni di chi è tornato a riproporla., un'iniziativa di dernmocrazia protetta. Che cosa è accaduto, invece? Sem– brerebbe che si dovesse riconoscere in primo luogo il lea– lismo socialdemocratico verso Segni, e verso la sua resi– stenza ad ogni legislazione specificamente anticomunista. Ma in realtà. non si è avuto il coraggio di prendere decisa. mente posizione sul merito; e l'appoggio dato a Segni ha avuto tutta l'aria di un'estrema cautela, que11.a del non sommuovere le cose quiete, dal momento che, se si deli– neasse una crisi Segni, il PSDI sarebbe costretto a saltar finalmente fuori dal «centrismo,: un atto che, tattica– mente, non osa ancora iniziare, per timore di trova.rsi inde– bolito d'inanzi al PST. Dal canto suo il PSI non sembra essersi roso pienamente conto che solo solleVando uno scandalo sui tentativi in corso di « democrazia protetta:», esso si costituisce la. piattaforma di lealtà socialista per aprire con il PCI quella « polemica dura» di chiarimenti, che Lombardi, e lo stesso Nonni, sono forse i soli, oggi, a non temere. Ma soprattutto quello che è mancato, è il con– vergere delle politiche dei due partiti, su un terreno che poteva dirsi d'elezione, ai fini dell'unificazione. Qui c'era la materia· per incominciare a scoprire una linea d'azione, anche el~ttorale, nei riguardi della demo– crazia cristiana. Noi siamo d'accordo che Segni e Tam– broni si siano co'ndotti 1 in questa congiuntura, con valida onestà; ma sappiamo tutti che sul piano elettorale i socia~ listi non si troveranno davanti questi due valentuomini, ma un partito, la cui rappresentanza parlamentare, dun– que il vero o proprio orientamento elettorale, esita dinanzi alle basi stesse del runzionamento democratico, e si r·iserva. in materia più pos~ibilità 1 tra cui anche quella di un re– gime discrirnina.torié. Se c'era un punto sul quale i socia• listi, in nome della "<lemocl'azia come mezzo e come fine, J?Otèvano pal'ti1·e sicuri, coerenti, senza ':incrinaiure 1 era questa. E' stata un'altra occasione perduta. R E~TANO le· esitazioni nei confronti del PCI. Togliat- ti può guardare dall'alto le cose del suo partito, ma che in esso circolino. dubbi e perples~ità resta innegabile; dubbi e perplessitù. che .riguardano solo minime m.inoranze di intellettuali. Ciò nondimeno 1 chi può farsi illwsioni che un partito socialista unificato possa schivare, di fronte ai comùnisti, una seria concorrenza elettorale? Orbene: che cosa sono disposti a fare i partiti socialisti di oggi, gli unificati di domani, su questo terreno? E dove credono di poter allargare il lom elettorato, se non 1 da nn lato, tra i più. sicuri democratici che hanno votato sinora per la DC, e dall'altro tra le co.scienze divise di molti lavoratori che fino a ieri appoggiarono con il loro ~oto il PCI? Anche sul fronte dei comuni:;;ti restiamo tuttavia al cli qll~ di una sagnce e tempestiva iniziativa politi.ca. Saragat desidera solo stl'aJ?pare al PSI la dichiara7.ione .11flìciale della osecraz-ione degli alleati di i~ri. Ii PSI è trattenuto da remore psicologiéhe più che politiche dall'affl'OntaL"c con 1 il PCI altra clisc11ssione, che ~on sia quella della valuta- - zione· dei fatti d 1Ungheria. Vogliònò forse i sociafo;ti, do– mani, batter~i in concorrenza con il PCI solo sul ter– reno snl quo.le si batterà (ed è naturale} la DC - quel!~' delle forche di Budapest? E credono che forzando in que– sto solo punt,:> la loro polemica riusciranno a strappare molto ai comunisti? Ma guesto è il grande giardino ape,·to a tutti: sociafo;ti, den1ocristiani e - purtroppo - rea– zionari: è davvero impossibile scoprirne altri 1 nnche un modesto orticello, che sia davvero quello in cui la con– correnza socialismo•comunismo possa efficacemente eser– citarsi? Come si vede, anche a voler considerare l'unifìc~zinne come un grosso fatto elettorr!Ie 1 si sarà costretti a rc1·core di ~eglio. Sen:1~ra invece che i socialisti non sappiano, i so_cialdomocratic1 non vogliano allontanarsi dalla qne– stwne dell'Ungherin, quasi che ·essa sia in qualche_ modo il nucleo di un loro inesplorato «complesso>. La vit:n ita– liana scorre fuori cli tale questìono, ed essi esitano a forvi irruzione; la vita internazionale è tnnto più vasta e diver– sa, ed essi non hanno, si direbbe, strumenti per orientar~ visi. Si limitano tuttavia a ribadire una loro certezz.a: che l'unificazione, senza alcun dubbio, si farà. Certo, si farà.: ma ]'unificazione non è né una buona né una mala sorte· è una scelta. Ecco: occorre, appunto, Ja'·1·isoluzione intre~ pida della scelta. ALADINO nuova repubblica ABBONA~1ENTI: I Annuo Semesu-ale L. 1500 800 " Trin.estrale ,,, . 459

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