Nuova Repubblica - anno IV - n. 29 - 15 luglio 1956

(119) nuova re11ubblica 5 MESSICO: LA TEURA Al CONTADINI PROE C()NTRO L' E.JID() di VJCTOR ALBA Il P A.RT.I.G.IA~ I e avve1·sa1·i clell'ejido sono d'accòrclo su _cer~i punti: .ulilit.1\ cl?ll.'ejido c01.n~ sc.uola economi~a-~ ·· soCJale per 1 contadm1; necessita eh mantener v1v1 gli eji.dos economicamente efficienti; rispetto della piccola· p1'opl'ieUt agral'ia e, soprnttutto, necessità di non ritornare, in nessun caso, ai latifundfo e al sistema semi-feudale cli conduzione della terra. E' ·un dato co1~1unemente accettato che la riforma agraria ha permes:;o di intensificare l'indu– strializza,.-,ione, ha creato una. pace civile che dura da circa quarant'anni, dando stabilità. al governo, e ha. determinato le condizioni per·un'ulteriore evoltrnione agl'8ria. E' quindi sul closrn.ggio dei diversi termini del prnblema agi·ario, che si c,·eano oggi le differenze di '))osizioni. D'altra parte la riforma agrn1·ia « mf'ssicanizza » la tena: nel JUOS jl 70% delle terre coltivabili- appartenevano a spagnoli, il 3,3% ad altri stranie1·i; nel J950 solo il 12% delle tene erano ancol'a nelle mani cli non-messicani. I par– tigiani dcl.L'eiido basano la loro argomentazione su clne affcr,rnizioni: l'ejido risponde alla tradizione comunitaria dell'indiano, non ra))prnsenta dunque una rottura col pas– sato, e questo gli garantisce continuitl\ ed efficacia per J'avvenire; il lavol'O comunita1·io è più efficace, pili pro– duttivo, come dimostra l'e.':lernpio clell'Vnione Sovietica. Si , (Dis. di Dino Boschi) • capisce che iJ"secondo argomento è sostenuto dai comunisti o dai loro compAgni di ~1 rnda. li punto di vista degli agricoltori SETTE GIORNI NEL MONDO ] IL P Allrl~J_TO GUIDA Q 'UARI TCTTl _i commentatori politici, Ì quali si siano occupati dell'editoriale della P1·avda del 6 lnglio scorso sul problema dol pal'tito unico o· della plu– r:1\it1\ dei partiti in 1·egirne socialista, hsrnno rnes~o in evi– cleiw.a solo che il principale organo di sh1mpa sovietico 110ga la poS$ibilitit di un ritorno al sistema polipartitico ncll"Unione SoYietica, pel' rngioni dottrinali che non sta– remo ora a disf'ntere, pur ammettendola in alti-i paesi. )falnrnlmente, la negazione della possibilib\ di tomare nel un sistem~ polipnrtitico, sia pure al costo della di– sl"n1zione di qua1·Rnfan11i di vita sovietica, ha dit? mo– tivo cli sranclalo alla stampa 11011 comlrnista o anticornu– nista, la quale ha però lasciato in ombra un altro aspetto molto impol'tanle della prnblematica comunista, noi pro– Cf'.,.~o di t·edsione dottrinale ape1-to dal XX congl'esso. J I ristabilimento di un ~istema polipartitico potrebbe anche e.-.scl'e il· risultato cli una lenta evoluzione del– l'Unione So,·ietica Yerso la democrazia interna. l\la nes– sun socialista serio. potrebbe chiedere a .Kn1sciov o a qualunque altro dirigente responsabile dell'Unione So– Yiehcu di im·entare un'opposizione dì cornodo, come quella che ct·eò a suo tempo in Turchia Kcmal Ataturk, seb– ben·o p1·opl'io quell'opposizione di con1odo, alcuni anni dopo la morte del clittatbre turco, diventasse a sua volta maggioranza e schiacciasse J'antica classe dil'igente ke– malish\. Ma l'URSS non è la Tul'Chia kemAlist.a e nes– suno degli attuali capi sovietici può essere paragonato a Kem~1l Ataturk. LasciAmo dunque sta t·e l'Unione Sovietica e la nega– V-ione eia parte della P·ravda della possibiliti\ di un ri– tot'llo al sistema polipa rtilico in quel paese, che non su– s<'ita eccessivo sdegno in noi, ed esaminiamo invece il' caso; che a noi, in Italia, intetessa di più, della possi– bilità, ammessa invece dalla Pravda, cli « giungere al so– cialismo» o di governàre, in regime «socialista», con un siste,na polipartitico. « 'l'utto ciò, natul'almenle, non significa - affe1·ma la Pr<ivdn, dopo aver negato la possibilità di tornarn al si– f:te,na polipa1-titico nell'URSS - che in altr·i paesi, av– viati sulla via del socialismo, in una cletenuinata situa– :i-.ione sto,·ica, non possano essere chiamati a pa1-tecipare i:i!la direzione anche altri partiti dei lavoratori, a condi– zione che sfo assicwrata la funzione di guida al partito 1narxista rivoluzionm·io [il corsivo è nostro, n.d.r.J che esprime in modo più conseguente gli interessi della classe oporHia ». Ecco il punto che interessa veramente noi. Non si (1·aita, d'altl'Onde, di affermazioni isolate dell'editorialista della P.ravda, ché affennazioni analoghe si l'itrovano in tutta la pubblicistica comunista, anteriore e posteriore al XX congresso, cornpi·esa ·quella italiana. Si ritrovano anche facilmente sotto la penna dell'on. Togliatti. · Abbiamo voluto vedere se si troVassero con altrettanta chiarezza all'ot·igine della politica di fronte popolare e di fronte unico. Nella relazione tenuta da Dimitrov il .2 ago– sto 1935 al VII congresso mondiale dell'Jnternazipnale f'Omunista, che è il documento basilare nel qnale si trova l'impostazione data dai comtmisti alla politica cli fronte popolme, il segreta1·io generale del Cornintem affermava che « la direzione .della classe operaia da parto del par– tito comunista non si raggiunge spontaneamente»~ « li ruolo dirigente del partito conrnnista nelle lotte della clAsse operaia - prosegue Dimitrov - cle,·e essere conquistato. Perciò occone non parlaL' tanto ciel ruolo dirigente dei C'on1uni~1 i, bensì meritare, conquistare la. fi– ducia delle masse opet·aie con il prop1·io quotidiano la– voro cli massa e con una giusta politica. Ciò si ottel'l'à ,so1t_a'.1to nel .. ~J!_O eh~ noi conrnnisti, nel. nosho lav~ro polit1co, terrè,tio sc1·11:unenle conto del l1vello effettivo d('lla coscienza di classe delle masse, ciel loro grado di ri– voluzionarizzazione, se consicle1·eremo col ma$simo buon senso l'ambiente concreto, non in base ai nosh-i desideri, ma in base a ciò che è la realtì1 ». f:lembra del migliol'e Togliatti. l\fa neanche 'l'ogliaUi, nonostante il XX congresso, è in grado di avere oggi un tono così sfumato su quf'sto pl'Oblema dove c'è già la so– stA1lza della tesi del pal'tito guidi'! alla testa cli una coa– lizione cli partiti. C'è di rnezzo, eddentemente, il raffor– za111ento dell'Unione Sovietica e la crea~ione del 4: sistema degli stati socialisti», che ,rnche negli scritti dl Togliatti costituisce uno dei principAli elementi nuovi per la de– terminazione della politica comunista. Quando i comunisti avanza110 di nuovo, oggi, offel'te cli collabol'azione ad altri pa1-titi o quando teotizzano la collabo1·a,.~ione esistente, essi si propongono o pretendono, in base ai risultati da loro acquisiti in questi vent'anni, di ave1·e la funzione di gllida di una coalizione di sinist1·a., mettendo perfino chi sia disposto a non fare discrimina– zioni e ad accetta1·e eventualmente, laddove le condizioni internazionali e interne lo consentano, la collaborazione con i comunisti, di fronte a un'alternativa rigida: o ac• cettare la guida comunista, e di conseguenza anche gli obbiettivi finali della politica comunista, per qnanto gra-~ clnati pos.<.:anoessere e per quanto adattati alle condizioni cli ogni singolo paese, oppure 1·espi11gere sistematicamente qualunque collaborazione con i comunisti. E' proprio questa considerazione che, in un sistema politico fondalo sulla pluralità dei partiti, fa del partito comunista un partito che è diverso dagli alt1·i, che ri– spetta le regole del giuoco solo fintantoché non sia in grnclo di formare, sia pure con altri partiti, unà maggio– ranza, salvo poi a guidal'e questa maggioranza verso· i propri obbiettivi di pariitò e non verso obbiettivi comuni della coalizione stessa e comunque escludendo la possi– bilità cli una maggioranza _diversa da quella guidata dai comuni$ti. E' questa consideJ'azione che continua n bloccare, a sinistra, tutti i voti conse1·vati dai conu11listì, dato che una coalizione di sinistra, fondata su basi oneste e leali, continua ad essere impossibile con chi pretenda pregiu– dizialmente o si proponga in definitiva cli guidarla per una specie cl'jnvestiturn divina. Se lo stalinismo cJgvesse limitarsi. alla condanna della dittatura personale di un uomo, della sua funzione di « guida ~ ciel PCUS, in un certo periodo stol'ico, «guida» della quale si deplorano gli eccessi ma non il principio, molta acqua dovrebbe ancora passare sotto i ponti prima che un diAlogo se1·io possa stabilirsi con profitto fra co– munisti e non c_ornunisti all'interno dello stesso movi– mento ope~·aio. PAOLO VITTORELLI L'eiido, aggiungono ancora, è una garanzia contro la possibilità di un ritorno alln grn.ricle proprietù, contro l'e– sigenza di rendite provenienti da 'tene non coltivate da coloro che le ricevono. Si hatta dunque, soprntlutto, di una posizione teorica.• Al contrnrio gli avversari non del\'ejido ma ciel suo predo– minio, [onda no i loro a 1·gomenti sn fatti di immediato ca– rattere pratico. L'ejido,' dicono, non ha cambiato la concli– z.ione cli salariati dei contadini; esso tòglie ai conta·clini ogni ambizione, poiché così non si se11tono pl'oprietari della te1Ta: infine, le statistiche rile,·ano che quasi la metà delle tene coltivate del paese, e delle migliori, sono nelle mani degli ejidatarios, i quali formano la metà della popolazione agricola ciel paese. Ora, gli ejidos non danno che il 12% del totale della produzione agricola. E' 1-itatonel Hl53 che la gr08Sa polemica intorno all'ejido ha avuto ·inizio, a seguito de)la pubblicazione dello studio di MRnuel Gira11lt « L'efi,do al punto morto». Girault so– steneva che « iJ difensore clell'ejido » è partigiano dell'idea che è pos:-:ibile vivere nel XX secolo senza accettare respon– sabilitiL individuali, lasciandole tutte sulle' spalle dello Stato. li siste,na « ejidale » è una soluzione statica che lega ef-iettivnmente l'uomo alla tena. L'economista socia– li:.ta (:a,·cia Trnvino aggiungeva che l'ejido può po1·tare, se predominante, a un'economia totalita1·ia, e che il vecchio hacenclado non è stato abolito, rna 1·impiàzzato dalla Banca di Credito « Ejida.l » che diventa in effetti la vera proprie– tariA- delle migliori terre della nazione, le quali non sono state nazionalizzate, ma statizzate attrnverso questa Banca. Paloma Valencia, il vecchio govematore dello Yucatan, forte dell'esperienza dell'organizza,r,ione del grande ejido del « ~isal » nel suo Stato, aYeva già, prima di allora, demm– ziato i pericoli dell'ejido e reclamato, da senatore, la tra– sfo1·m;p:ione cli ogni ejidata·rio in pl'Oprietario assoluto del suò lotto di terra. Questo suggerimento, dato nel 1!)45, era senza, clubbjo prematuro. M:a dieci anni pili tai·di il govel'no, SPnza pl'Oclamare un nuovo co1·so della politica agral'Ìa. di fatto la. modificò, per mezzo di decreti che progressiva– mente aumentarono gli appoggi alla piccola proprietù e tobe1·0 agli e.jidos alcuni dei loro privilegi. J.I presidente del Messico presenta tutti gli anni, il p1·im·o di settembrn, un l'8pporto a.I Congresso. li rapporto del J!)54 fu il primo, dopo parecchi anni, a non segnalare \111 ~wmcnto importante del nume1·0 degli ejidos e a con– stutme, invece, lfn nurnel'O impo1·tante cli clichiara:i-.ioni '(i « inassegnabilità » in favore dei piceoli propl'ietai·i tcl'l'iet'i. Erano dieci righe appa1·ente111ente senza internsse. Nessuno si cll"tte la pena di segnalare l'importanza del fatto. Un anno pili tardi, il governo messicano decise che l'« inussegnabilità. » della piccola p.-oprietà sarebbe, d'ora. in avanti, automatica, senza una speciale dichiarazione uf– fieiale. La cosa aveva un peso considerevole. Di fatto, mi– gliaia di piccoli proprietari diventavano dei prnprietari effettivi, immutabili, delle loro terre, a condizione che l' estensio.ne di esse sia inferio1·e al maximum fissato dalla legge per la piccola propt-ietà. Recentissimamente, nel marzo del Hl5G, una terza de– cif.:ione governativa, così inaspettata come le altl'e, è ve– nuta a rafforzare questa silenziosa politica di riforma della rifot·ma agra1·ia. E' stato dato ordine agli ejidos di comin– ciare a fissare in modo conc1·eto i limiti di ciascun lotto di ejicl<.Ltw·io. Fino ad allora, il pl'esidente del comitato « eji– clale » - in effetti un burocrate locale, spesso un piccolo dittatore - distribuiva i lotti secondo il suo capriccio, 01·– dinava scambi di terre, ecc. Con la stabilizzazione dei li– miti, que_sto non sarà più possibile. L'ejidatario comincerà a sentirsi nn po' di pili proprieta1·io del suo lotto. E non può dubitarsi che con l'andar del tempo, il lotto finirà col cli,·entare, sia per abitudine, sia per nuove decisioni gover– native, un bene trasmettibile e negoziabile dell'ejidatMio. Il ·quale allora non consetverh di questo altro che il nome, essendo la sua condizione giuridica quella. del piccolo prop1·ietario.

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