Nuova Repubblica - anno IV - n. 27 - 1 luglio 1956

2 1olif'i. J~nll'ambe queste questioni sono emerse p1·oprio dal– l'avvio a soluzione delle alti-e: ma ora esse entrano nella fase acuta., delle cose da affrontare con chiarezza e sicu- 1·ezza di prospettiva. L'affcnftazione sociald6m·ocratica nelle ele:doni• del 2i mag'gio è andata certo al di lù delle possibili p1·evisioni: ed anche se si fonda, in pai-te, s11 un certo equivoco poli– tico1 quella stessa affermazione ha determinato movimenti 11uovi anche in questo settore, che pareva ormai esse1·si messo 1-ddi fuori di una vitale dialettica di sinisfra. La spinta verso riinitù socialista è nelle cose, nei sentimenti, pr·inla che nelle~ I"iflessioni politiche. l\'Ia è anche una spinta piena d'insidie e di pericoli, tanto grandi da poter mettere addiritlurn jn forse gli stessi vantaggi ottenuti fin qui dalla riqualificazione politica del PSI. Possiamo av– via.1·ci indifferenternente verso una generale pratica di tra– srol'mismo dei socialisti (che liquiderebbe tutte le prospet– tive conquistate}. ovvero yerso una lenta, maturnta e sel'ia costituzione di schieramento nuovo della sinistra italiana, capace veramente di• assorbire ogni istanza so– cialdemocratica, laica, radicale, in U'f't prospettiva di pro– fonda ..frasfor mazi one economica, politica e - aggiungiamo pure - mo,· a.le del I paese. Perché l'evoluzione prenda una strada o prenda l'altra., occonerà una lotta molto dura e molto difficile, in cui la presenza responsabile ed antonoma cl•~i Cruppi di UP giuocherà nn ruolo essenzial~. Né è da sottovalutare il pericolo che il grande sfo1·zo compiuto dal partito socialista per ritrovare se stesso possa essere perduto dalla nuova esigenza di chia)'imento i.deologico che oggi si affaccia. Ci t1·oviamo infatti di fronte ad un problema non prjvo cli ambiguità: la revisione ideo– logica aperta dal rappo.-to Krnsciov è stata compiuta da. tempo dalle . minoranze « eretiche, del socialismo: ma oggi essa. investe il COl'po vero dell'organizzazione socia– Jista nel suo complesso. In questo processo cl'itico, cioè di pensiero, non esistono confini di partito: il processo che investe i comunisti, inve.ste insieme i socialisti, i demo– cratici; ci investe tutti. In questo senso, ogni ba.rriera è jnsonsata. Ma la condizione del successo politico dei so– cialisti e della loro possibilità di diventare domani gli arbitri della situazione italiana è stata e resta la loro ca• pacit.'t, di autonomia. politica effettiva nei 1·iguardi dei co– munisti (basti ricordare come il paese ha votato nelle prnvinciali, per coli.vincersene). Se per il giust~ desiderio di riapri1·e per intero il discorso sulla prospettiva ultima (cioè sulla ideologia) del movimento proletario, si dimen– tica la prospettiva i.tnmediato ( cioè la ripl'esa dell'iniziativa pblitica sociaJjsta come condizione indispensabile di isola– mento doi cledcali in Italia) si compie un cattivo affare. Al i:;ocial.isrno ita.Jiano si chiede~ perciò oggi nno sforzo ben superiore a quello della qu1:1.lificazione politica. propna~ ~1 chiede che questa qualificazione vada avanti di pari passo con un approfondimento ideologico che investe necessaria– mente anche i comunisti, 1·ispetto ai quali la qualificazione politica va tuttavill. egualn1ente compiuta, In questo sforzo, noi dobbiamo esse1·e ,·icini, accomunati nelle stesse respon– sabilità, ai compagni socialisti. La revisione ideologica può portare anche, in una lontana prospettiva, ad una successi– va revisione dei rapporti col mondo comunista: ma porre questo problema prima che sia compiuta l'attuale ed ur– gente- riqualificazione politica dei socialisti sarnbbe un fa- tale errol'e. . Infine, il pi-oblema d~i cattolici, Per consegllenza stessa del nuovò schieramento che si prnfila sulla sinistra demo– CJ'abca, sta diventando il pl'Oblema più immediato della politica italiana.. Le Giunte non sono un episodio secon– dario della competizione ~unminist1·ativa: sono la prova di una situazione che sta per giungere al limite di rottura. Quanto più i socialisti pongono coraggiosamente al fuoco della critica le proprie ideologie per renderle stmmenti più affilati di lotta, quanto pili essi pon,s:ono la propria candi– datura politica alla guida dello stato _democrntico, l'al– ternativa per i cattoljci democratici si fa assillante, dram– matica. Non dobbiamo risoh·ere questa alternativa dando per scontato che il partito cnt.tolico sarà alla fine il partito di destra della vita italianA. Non dobbiamo perdere inco– scientemente le grandi forze democratiche che vi si agitano. Non dobbiamo respingerle inesorl:lbilmente facendo del lai– cismo un / i.ne polemico di esclusione dei cattolici dalla vita della società. a.n~iché il metodo della lotta politica moderna. L'impegno che le sini::;t.1·e hanno a questo riguardo è di estrema gravità e delicatezza: e forse nessun gruppo come quello di UP ne è cosciente, forse nessuno è capace di portarlo avanti con tanta energia, non sul te1·reno della piccola. tattica, ma sul terreno dell'incontt·o di. tutte le forze destinate a costruire lo stato democratico. Distin– guere i. clericali (sempre politicamente di destra, anche se si ammantano di socialità rivoluzionaria) dai democratici religiosamente impegnati, vanificare l'anticlericalismo nello stesso tempo che si vani6ea l'anticomunismo, incont.rarsi sì sul terreno « delle cose», ma con prospettive comuni che facciano queste « cose> strumenti di una politica e non dt un vaniloquio, darn a questo nostro paese quel vasto e· stabile schieramento d.i sinistra di cui ha bisogno per por– tare avanti, per dieci anni di lavoro indefesso, le promesse della Resistenza, qt1esto è il nostrÒ lavoro, E per farlo ci occorre, forse 4Jer molto tempo, agilità. di movimenti, piena autonomia., responsabilità prOpl'ia. C"è ancor!\ mplto cammino da f,ne. TRISTANO CODIGNOLA I ITALIA POLITICA I CORAGGIO DI NENNI I L SAGGIO di Nenni intorno al rappo1to Krusciov. è stato giudicato, in Jtalia, in modo assai vario. Nel rnondo vasto e generico dell'opinione pubblica, è sembrato che Nenni avesse atteso anche troppo a mar– care le distanze, a fondal'e l'autonomia del PSI dalle vi– cende sovietiche, e, implicitamente, dalla storia di dieci anni dei partiti comqnisti. Jn arnbito socialista si è invece misurnto alti-imenti il coraggio di Nenni, Si è comp1·eso che il salto che egli compiva era assai lungo, molto pili lungo che quello co– rnunista. Nenni bandiva questa volta ogni escatologia so– Cialista, ogni 1 massimalismo. Senza concedere nulla alla. p1·assi del centl'ismo italiano, proclamava la piena auto– nomia del socialismo 1 la sua 1·isoluzione di porre mano a quelle riforme che sono nella situa·zione italiana così matul'e da non richiedere, per essel'e attuate, che la fer– mezza politica del loro ·1ancio. I borghesi che lodano il gioco di Nenni per disonorarlo nel saragatismo, non hanno 111isurnto quale a1·dimento occorra per questa posizione, in un partito che essi poi accusano di essere totalmente con,unistizzato nel suo apparato. Nenni ha saputo pro– cedere ancorn in modo da non esporsi all'oltraggio delle adesioni borghesi, proprio perChé ha intrapreso di tra– scinarsi seco la sinistra del suo' pattito, anziché, cç,me Sani.gat a Fa.lazzo Ba.rberini, esclucleda . . Che questa sinistra stenti' ad adattarsi 'è comprnnM Ribi!e, sia per la lunga esperienza psicologica dell'unità d'a~ione coi comunisti, sia per quella. cho può parere una tl'oppo sbrigativa autoc1·itica. E non, evidentemente, un'autocritica di destra, ma di sinistra. E' un fatto che, se la situazione italiana. è oggi ancOI'.a matura. per p,·ofonde riforme, ciò non si deve abbastanza alla spinta dei socialisti, così a lungo impegnati in posizioni difon- 8Ìvo, pili di carattere internazionale ancora che interno, certamente utili alla distensione, ma ritardatrici· sul piano del progresso politico-Sociale italiano. Nenni avrebbe ap– punto dovuto spiegare il miracolo di questa maturità cieli~ riforme, che si è verificato malgrado, e non a motivo dei fermeJ1ti socialisti. L'interesse del PSI alla politica inte1·na l'isale infatti, con effetti visibili solo a pochi an_ni addietro, alle ele~ioni del 7 giugno,' quando esso a~•'mnse la formula della « alternativa socialista», e della ~ apert'ura a sinistra.». ln questo caso, in cui si sarebbe dunque potuto e,·o– care nel PSI uno spirito autocritico più spinto, Nenni Jrn. trovato per· fortuna al suo fianco, a farlo brillare di più viva luce, il compagno Saragat. Preoccupato come Hempre che possa verificarsi, sulla sua testa, l'unifica– z!one socialista, «:Alt~. ha gridato il deputato vice-pre– sidente: non vi accorgete che Nenni, come sempl'e, sta barando? Dove sono le pl'ove autentiche della sua con– ·versione? Ed ecco Saragat buttar giù, con la J'llt)id.itù. del genio, le condizioni esplicite della retta conversione: atlantismo, - partecipaz.ione t1d una maggioranza antico– munista.. Non occoneva di meglio per da1·e risalto alla incon– fondibilità di Nenni rispetto al ce1ltJ-ismo. Giacché, di– mentica~clo ancol'a una volta l'anstroma1·xismo (non nelle parole, s'intende, giacché la pia cihrnione ora buttata là da grande erudito). Sarngat chiedeva a Nenni cli diven– tare democristiano. Solo a gneste condizioni, egli lo avl'ebbe riconosciuto dei suoi; e lo ha detto, del resto: l'unificazione, o si fa nell'orto conchiuso del PSbI o, non si fa. Ma l'orto del PSD[ è quello stesso della DC. Non ci si accusi di eccessi verbali: può di,·e Saragat di aver posto a Nenni una sola condizione socialist:i, fratta da un repertorio inconfonclibil~, da una tradizione sia purn turatiana e blumiana? La superficialità di Saragat non legittimerebbe ora che il PSI non approfondisse rapidamente le sue idee, e non precisasse il suo prog1·amma. Non si poteva chie– de,·e oggi a Nenni né l'una né l'altra cosa, Una ela!>o– razione ideologica non si compendia in un .articolo, né avrebbe la dovuta serietà se non emanasse da· un impegno comune cli tutto il partito. I/idea di un Nenni che si chiude a Formia e secerne alcune nuove. idee che i compagn.i ripens~ranno passivamente era non meno grottesca per lui, che disonornnte per i socit1listi. Questo sforzo tuttavia de,·e essere fatto. La ste~sA. 1·inunzia alla dittatura del proletariato, come è stata enunciata da Nenni, è ecces– si~rame.nte sbrigativa 1 o solo indicativa, in quanto quella pr8.ssi è legata ad un progrA.mma, di nazio~alizzazione dei mezzi di produzione, che sarebbe. tutt'altro che di tutto riposo attuare in Italia, e che avrebbe meritato da pa,,te di Nenni una riconferma. Cosi si dica della. ph1- ralità dei partiti in un regime socialista. La questione è calcia, Ì1ei paesi di democrazia po1){))are (la Jugoslavia insegni), e la giustificazione di quel plura!ismo dal punto di vista marxista è certamente ardua, Richiede per lo me,_10tutta una rettifica del rappo1to di struttura e sovra– struttura, che l'intelligenza socialista non può ora schivare. Questo non toglie che il compito di Nenni era adesso un aliro. E1·a quello, finalmente, di indicare ormai senza l'invii l'autonomia del socialismo italianq, .e di fargli ri– prendere terra in quell'h-wmw, di convinzioni democl'a– tiche, che fu all'origine dello stes,'30 mar.xismo, e che im– p'0disce ai partiti antisocialisti di escludere senza discu– terlo il socialismo, cç,me una malapia.nta da r,radical'si perché non è di questo terreno. Se il PSl pl'Ocederà ora coraggiosamente a precisarsi, e ·se non avrà troppa incli– nazione a sbiadire la sua. autonomia nei compromessi col <'entro (e qu.i ci dà garanzia la sel'Ìetà politica stessa di Nenni), la strada giusta è certamente iniziata. /\LADINO (1J 7) 1m11va repubblica IL t:ONVEGNO DI LA PJHA MONOLOGO PACI-FISTA L ' ]N]Zl~1.TLVA dei Conw•gni fio1·entini «per la pace e la c.;iviltù cri:;tiana » è apparsa quest'anno, alla stampa italiana e internazionale, in via di consu– marsi. Si comprende facilnwnte la ragione di questa usura. Quando il sindaco di FirenzP, il proL La.Pii-a, li bandì nel 1952, es8i avevano, pur con qualche equi•voca concessione alla retorica at.lantista, una ben diversa realtà: La l'lfra si oppone,·a ìn essi si confo;mismo- della guerra fredda, in– vocava. un rondaniento cristiano di pace uni,·ersalistica che abbassa,·a a valori inferiori ·quellj della diplomazia meglio intenzionata_ e, pur nell'a(nbito anticomunista, 'educata. l'lal'!are di pace nel .1052 era un atto di fe~e, una testimo– nianza inh-epicl1\ di con1ggio rnonde e religioso. Dal 1052 ad oggi l'a~pett.o politico di questa manifesta– ,-,ione l.apiriana si è banalizzato: éhi non ammette .oggj, almeno, la prova del contatto diplomatico tra Oriente e Occidente! ln fondo ]a polemica pacifist.ica del lapirisnio non ha più altro bersaglio che nei pa1·titi stessi di quelPin– dirizzo, al quale malgrado se stesso il sindaco di Firenze appa1·tiene. Solo un Taviani, solo un Fanf~ni, e in Francia. un 'l'eitgen e in Gem1ania. un Ulobke, possono continuare a ripetere che « nulla è mutato all'J~st >, e solo nei riguardi di costoro c'è un'ere~ia politica lapiriana. Pertanto, per non ripete1·si, j) Convegno di La ]?ira avrebbe dovuto an– dal'e quest'anno molto oltre. ] mpostato su « sto1·ia. e pl'O– Iezia. », quindi sui te1ni della universale tollernnz.a dei popoli al di là delle contingenze politiche, il Convegno cli La Pira avrebbe dovuto que~t'anno, anziché eludere, chia– rn1.u·e i n.1pp1·esentanti del inondo sovietico, e, se non di– scutere con loro di spiritualismo e materialismo, almeno delle condizio'ni inteme dei regiini politiei, che consentano una cultui-a della· tollernnza. Le voci del congl'esso f:ìorentino dicono che La Pira vi abbia in effetti. pensato. Conosc<'nclo l'uomo, non stentiamo a crederlo. Quelle voci aggiungono che egl~bia -consu - tato il Vaticano e la. demoernzia cristiana, e che di qui gli ~ia. ven.uto il consiglio, che vale ammonimento, di non farno nulla. Certo è che La Pini, nel suo discorso di chiu– SUl'a, ha fatto comprencle,·e che a quel contatto si deve ormai pervenire, se non si vuole ripetere un monologo pa– cifistico che rischia di arenarsi nel clesei·to dei buoni p,-o– po~iti. li fatto è che, _assenti i sovietici, Ì'Occidente, che credeva qui di poter celebrnrn la. sua sagra di bontà tribu– hindo onore e comprensione ai paesi di Bandung, ha do– vuto sopportal'e di sentil'si, nella. coscienza di questi paesi, come l'escluso. «L'Asia e l'Africa. - ha detto in via cli con– clusi,·a l'ambasciatore indi,rno a Roma - rifiutano sia il ·materialismo comunistico che quello delle potenze coloniali– ste. Ma con questa differenza, che il comunismo non è mai stato, per esse, un problema, il colonialismo è stato il loro perenne nemico. li comunismo affronta comunque quei problemi di liberazione economica che i nostri Paesi deb– bono ad ogni costo risolve1·e ::t. Chi ha assistito al Congl'esso, sa che l'India non p~1·– lava così per amor di polemicR, ma al contrario, pel' chiu– dere tutta la polemica che al Congresso era andata sottesA., tra Bandung e la civilUi occidentale. Occorreva la bl'avura morale di La Pfra per comprendere ed accettare,' senza discutere. Ma il gove1·no iti.lliano? Dov'era. il governo italiano? Pe1· la veritii bisogna dire che esso ha tenuto quest'anno, a La Pira, anche pili rigore che in passato, di questa sua. iniziativa. Nessuna di quelle calde parole che si riservano ad un congresso delle ~asse di risparmio, nessuna di quelle presenze che si registrano copiose e compunte ad un con– vegno della confindustria. li rappresentante del governo, non potendo per decenza mMnca1·e, l'on. Folchi, è apparso per brevi ore solo al quarto giorno. li delegato italiano è stato quella anima bella di ]gino Giordani, di cui trape~ larono, certo, talune buone intenzioni, che egli dovette in– quadrare, per legittimarle, nel pensiero pontificio. E pur in questa generosità di impulsi, quale abbie:done di p,·osa.! « Storia e profezia (ha detto J'esimio 01•atore): i due occhi con. cui l'umaniti, contempla Jo scenario del suo dramma: uno che guarda al passato, e l'altro che gual'da il futuro, per regolare _il presente. La profezia si vale della sto,·ia come. c~i una pedana di lancio. La. storia è un epitaffio di caduti; la profezia, ]'espressione del vate. Dice Einstein: eccetel'a j_ .. \~sessore Bargellini, da quando non si ·dovevano ,.. più soppoi-tar·e qu~sti olezzi nei tiepidi orti di Firenze?

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