Nuova Repubblica - anno IV - n. 18 - 29 aprile 1956

2 n1olti. Si tl'aita di qualche constatazione e di qualche indiscrezione su colloqui che nelle ultime settimane sa- 1·ebbel'O avvenuti ad altissimo livello nazionale. In primo luogo c'è questo: il goyerno ha cambiato rotta. Non ò pili legato a filo doppio col Quirinale. - Segni volta le spalle a Granchi tuite Je volte che il farlo gJi è possi– bile senza scandalo. Non tutti i ministri Jo seguono su questa strada; pili d'uno, anzi, dissente apertamente da lui. Saragat mostra di voler rivedere la sua politica. di collabora:,;ione con In DC e manovra sotto sotto il partito pel'chè via via si il'l'igidisca su posizioni di o pposizione. AiJalag"odi, coine è stato _JWtorevolmente nota.to , dopo che <li~~ .. iL§J!.O pu~onsenso alla Confintesa, si auto• <.lesigna a capolista c;lel simbolo « trono e libern impresa». ]I prnsiden1e della Camera si dedica alle cure familiari; quello del Senato si fa < testa d'ariete> nella questione della «supplenza» al Quirinale, mentre Gronchi parla di « Fanfani presidente del consiglio», limita Ja suf\ a;,;ione per l'attuazione costituzionale ai problemi, per così dire, marginali e lascia che in materia il ...centro prn. pulsore e risolutore divenga De Nicola nei confronti del ctuale, peraltro, si scaricano ora le antipatie, le etiliche e le opposizioni dei « borbonici» italiani. Non è la confui-:ione, insomma, che 1nanchi e la J"i. cerca di ognuno è di st8.bilime la causa. Secondo alcuni, essa risiederebbe nel contrasto, ancora esistente, tra il « metodo De Caspe1·i » ed il ci: metodo Cronchi », tra la tattica del primo - il quale preferiva. non aggredire le situazioni, per attenderne la maturazione e limitarsi a pre\"ederne il senso vettore - e .il carattere del secondo il quale, poco propenso alla conciliazione, ma anche poco disposto all"azione critica, siede sulla sponda del fiume .in atlesa che i suoi avversari svelino i propri errori per < forza spontanea>. A parere di altri, si tratterebbe di crisi del sistema « occidentale», ma a ben \"edere questa ipotesi vale la prirna e tutte e due prese insieme portano ad una constatazione: è necessario chiarire una volta pet· tutte quali sono gli interessi dei cattolici;,. fo,·se è questo il vel'O elemento di confusione. L'anticomunismo per l'anticomunismo non è una politica. La stessa Civiltà 0(1,ttolica, affermando, in polemica con Dibattito Polit-ico, che la negazione del capitali~mo fine a se stessa non può costituire la base per la costl'Uzione di un nuovo edi• Jicio sociale, lo ammette indirettamente. Occorre dunque ad avviso di molti che i cattolici di• cano chial'O che <!osa vogliono. Dicano, in parole povere, se i loro interessi sociali sono quelli della « confintesa ;i, ovvero quelli della «costituzione»: la contaminazione t,·a le due posiz.ioni - che a quel che pare oltre che a ]?an[ani piace a paclrn Bruccoleri - non ha senso poli. lico e, soprattutto, non porta alla chiarezza.. L'on. Ra– pelli, su Società Nuo{;a, non ha esitato a dar ragion~ all'on. Melloni, scri,·endo che « senza una precisa irnpo. sta~,ione pl'Ograrnmatica si rischia di essere incoerenti ne• gli atteggiamenti, di essere confusi, e non distinti, nelle alleanze, ed infine cli essere inconcludenti, pel'ciò non concl'eti, nelle lotte politiche, pel'ché non si sa maj .esat• tam~nte quello ché si vuole, e si_ finisce con l'acconten– ta1·s1 di progranrnii ridotti e di compro,nessi dovuti alle maggio1·i o minori convenjenze elettorali e ministeriali del momento». Con Rapelli si può discutere di molte cose, ma sulla conclusione alla quale egli giunge, cioè che a .Priori non debbano respingersi le • e: nuove esperienze» che scaturiscano dall'allargamento della proporzionale {n?n debba respi~g~rsi, in altre parole, 1 la possibilità di un « apertura a sinistra»} non si può essere che d'ac• cordo. Tanto più che egli parla non a titolo personale, ma., secondo quanto ci è dato sapel'e, a nome di larghi set. tol'i cattolici. * E' uscito VICTOR SERGE Memorie d unrivoluzio11ario dal 1901 al 1941 E' la storia di un rivoluzionario che, dopo lotte, eventi, mutamenti di ogni genere, nel suo esilio messicano. dal quale non doveva far più ritorno, non ave,va rinnegato nulla degli ideali. in– completi o parziali che fossero, i quali l'avevano guidato nella sua aZione po. litica, e tuttavia aveva già raggiunto una sufficiente chiarezza critica per rappresentare e raccontare se stesso. Grazie a Serge. la tomba che si pre– tendeva di racchiudere su una intera generazione di uomini si è aperta. e quegli uomini sono dinanzi a noi. par– lano, vivono. E' un racconto doloroso di orrori e di terrori. ma è nel1'as– sieme un racconto confortante; la •memoria» restituisce la parola a CO· loro che la tirannia aveva fatto muti e dà ai vinti una vittoria diversa ma non inferiore a que~la che speravano. 'l'radutione di Aldo Oaroscl llibl!ott:ca l,eone Oinzburg • 11. 12. Ed. De Silva, pp, XV[-594 • L. 2700 LA NUOVA ITALIA FIRENZE (108) 11unva repubblica STUU:MEN1'1 VECCHI FINE DEL COMINF L'internazionalismo, cosl come era concepito tra il '19 e il '24, è ormai sepolto. A seppellirlo hanno contribuito fra gli altri faltori il successo dell'edifìcàzione de! so– cialismo in un solo paese e l'utilità per l'URSS di avere 'buoni rapporti con governi si.a pure reazionari anzichè attenderne il rovesciamento ad opera della rivoluzione I O SCJOGLH\1EN'.1'9 del Corninfol'm, annunziato a J Bucnr·est il l7 aprile, non è un regalo che Bulganin e Krnsciov hanno voluto pottare alla regina Elisa• betta. Né è una sorta di soddisfa½ione -data a Tito, che, come è noto, fu condannato pi·oprio dal Cominform. E non .si può neppure dire cbe si tratti di un ennesimo tentativo. dei comunisti di e: camuffarsi>, come si è affrettata a dire la stampa di destra. Una interpretazione pili intelligente - che del resto ricalca l'intervista. di 'l'ogliatti pubblicata sull'Unità del J 8 c. m. - sostiene che il Con1inform era diventato ormai uno strumento più ingornb1·ante che utile, e che è stato quindi un atto di reulisino politico quello di scioglierlo. Questo è senz'altro esatto, ma non è sufficiente; perché non si può considerare un atto politico esclusivamente dal punto di vista «tecnico,. Bisogna invece spiegarlo in te,·• mini storici e politici: in terrnini storici pe1·ché ormai, sono quasi 40 anni che osjste l'URSS e che si è posto il problema dei rapporti tra il « paese del socialismo» ed i partiti fratelli; in termini politici, per cercare di compl'en<leme le cause prossime e le prospettive •future. L'internazionale comunista (Comintern) fu fondata nel marzo 19.19. Quando, ve,·so il 1!)20, cominciò a funzionare .il problema che appariva più urgente era quello di epu· rarn dai « ~-i.Iormisti » i partiti socialisti ellropei. I dirigenti del Comintern pensavano infatti che le masse erano mature per la rivoluzione, e ,che soltanto il e: tradimento,. dei rifor– misti le. teneva fenne. Si a1Tivò quindi ai famosi' 21 ·punti, alla scissione cli Livorno del 192-1, ed a fatti analoghi in tutti i paesi europei. Però, dal '22 al, '24, la situa,.,ione mutò l'adicalmente; il fascismo in Italia, il fallimento di 1·ipetuti tentati\ 1 i insnrrezionali in Germania, una forte pressione poliziesca in tutti gli altri 1 passi europei. E questo ebbe un'influenza determinante su tutta la evolu• . ½ione del Comintern. ]'in dall'inizio l'influenza russa era stata preponderante, rna si trattava di una preponderanza quasi esclusivamente < mornle >, dovuta al prestigio che ac_c.ompii~n!'va i .cupi d~11~ica~ l'ivoluzìone ;ocialista vit• toriosa. Ma quando, dopo i rovesci del '2i-'24, accanto ai russi sedette1'0 rnppresentanti cli partiti ridotti all'i1npo– tenz~ alla clanclestinitù allorn, poco a poco, il Comintern diY~nlò- una brutta copia del CC del partito bolscevico, che risenfiva di tu_tte le conseguenze dei dibattiti di quegli anni; e quando i dibattiti cessarono, anche il Cornintern si allineò sulla « linea generale~- Nel 1943 il Comintern fu sciolto. Anche a questo pro. posito si è parlato di u11 gesto di Stalin per ingraziarsi Churchill e Roosevelt. E' possibilissimo .che questo motivo immediato abbia avuto qualche peso; ma la verità è che i partiti comunisti si pl'Oponevano cl.i uscire dall'isolamento nel quale ei-ano quasi dappertutto rimasti durante le due guerre, e in particolar modo \{o.levano elirninare le con.se • gucnY..e di quella scissione tr'a. socialisti e comunisti che aveva tanto indebolito la rcsistem:;a del movimento ope_raio. Si deve, certo, riconOi,cere - e non ci vuol molto - che i pai·titi comunisti spera.vano di trarre il massimo van– taggio possibile da quesh,. opernzione; in Italia, in Ger• mania, ma anche in Francia i quadl'i dei partiti socialisti, tl'annc onorevoli ccce;,-,ioni, si el'ano dirnostrali incapaci di organiw;are una seria l'esistenza alla 1·ea,.,ione. Era presu– nlibife quindi che avessero perso influenza sulle masse, e che queste, come gi;\ nel 1919, guardassero a Mosca. E questa volta i quadri comunisti non erano pii\ come allorn, gruppetti poco •omogenei e spesso male orientati; i sopravvissuti alle epurazioni staliniane erano uomini di un'esperienza politica. notevole, mentre j quadri di base si stavano formando nella Resistenza. In questa situazione sciogliere il Comintern significava eliminare le riserve che potevano venire dai socialisti legati in qualche modo a11e polemiche passate. Nel 1945-46 risultò però chiaro che la fusione dei due tronconi del rnovimento operaio non era possibile; fuori cho nei paesi occupali dall'armata rossa i socialisti - e non erano tanto i capi quanto i militanti di base - respin– sero le proposte di fnsiono .. E; per conseguenza dei mutati 1•appOL"ti trn le grandi potenze, si passò dalle trattative per la fusione del Ji)4.5 alla 1·ottura violenta del '47. Nello stesso anno era fondato il Cominform; esso nasceva dalla constatazione del fallimento dei tentativi di superare i contrasti con i socialisti e di collaborare con i partiti borghesi. I partiti comunisti tornavano ad essere organismi da combattimento, come negli anni dopo il 1920. Ed allora il Cominform che doveva, secondo la risoluzione che lo fondava, essere un organo di collegamento, per faci– litare ai diversi partiti lo scambio di espet·ienze - ripete i gesti del vecchio Comintern; basta ricordare il fatto più clamoroso; la condanna di Tito. Ma se tront'~mi prima ora suff iciente un a decisione del• l'Esecutivo dell'Intemazionale per elimina.re qualsiasi resi. stenza, questa volta le cose non vanno così: 'l'ito elimina gli avversari e mantiene il potere. Questo fatto rivela che la situazione è cambiata; non soltanto in Jugoslavia. il partito comunista è un organismo solido, rna anche negli altri stati eurol)ei, sotto un altro punto dj vìsta, i partiti" comunisti sopporhmo bene la pressione; è quindi evidente che non si può pili controlla1·li come quando erano ridotti a gruppetti settari, senza seguito e senza prospettive. Stalin era troppo legato allo esperienze del p1·imo dopogueI"ra per rendersi conto della situazione nuova. E del resto anche i suoi successori, n;o:;pettando tt·o f.1,.nnia operare questo cambiamento noi rapporti tl'a i partiti, hanno <limo- . strato di non ritenerlo molto ul'gente; bisogna arrivare al , recente congresso di Mosca. perché Krusciov riconosca che < il movimento operaio nei paesi capitalisti è diventato ai nostri tempi una lor;,,a immensa »; e Suslov, nel fare il p1·ocesso al passato, affernii che « si è misconosciuto il ruolo dei paJ"titi fratelli nello sviluppo delle teorie rivoJu. ziona1·ie ». Queste frasi acquistano tutto il loro peso con la decisione ciel 17 a'pl'ile che annunzia lo scioglimento del Cominform; non va dimenticato che erano state pronun• zjate in un congresso nel quale si sono annunziate notevoli rnodific11zioni ai p1·incipi della politica interna ed estera dell'URSS. Con tutto ciò a Mosca non si era padato di sciogliere il Cominform; è. legittin-10 però pensare, come del rnsto è stato accennato dallo stesso Togliatti, che la nuova situa– zione abbia falto maturare anche questo problema. Sa– rebbe internssante stabili1·e so la proposhtsia partita da un pal'tito '«occidentale» o da un piutito orientale; n1anca però ogni elemento per avanza1·e ipotesi in merito. Ba– §_terl\ ricordare due fatti: il Cominform, come è noto, era l'organo di collegarnento fra i pa1·titi comunisti ed operai di Bulgaria, Ungheria, Polonia, Rurnenia, Unione Sovie– tica, Cecoslovacchia, Francia e. Italia; nel 1947 la Ceco. slovaccl1i1.1.era ancora 1:etta. da un governo di coalizione, ed anche negli altri paesi la situazione era piuttosto fluida., mentre adesso le cose sono assai cambi11te: degli otto paesi aderenti al Cominfom1 i primi 'sei sono ormai legati da pl~tti economici (si è sulla sti-ada di una più stretta éoor• dina;,-,ione delle economie nazionali) e milita1·i. Esistono qnindi organi di collegamento assai più efficaci di quelli · che potrebbero esistere tra le segl'etel'ie dej partiti.... E qual'è la posizione dei comunisti rrancesi od italiani? Ba• sterl1 citare urra frase di Togliatti ( Unità de'! 18•4) : « La via che battiamo noi, quella che battono i compagni. Iran. cei-:i, non hanno, praticamente, rnolti punti di contatto con quella dei partiti che da dieci anni ci rea esercitano il potere nell'Europa orientale». Ciò che importa non è naturalmen– te questa constata,.,ione, quanto la conchiusione che si è voluto trarne: la necessitù cioé di sciogliere il Cominform. Ed un'altra importante ragione, che si collega a quanto 8bbiamo sopra detto, è indicata nel comunicato di Bucarest: tra le modificazioni della ·situazi0ne internazionale Che con– sigliano lo scioglimento ci sono <d compiti del superamento della scissione del movimento opel'aio e del rafforzamento della classe operaia per dare successo alla lotta. per la pace e per il socialismo»; questo evidentemente riguarda soltanto i partiti comunisti occidentali. Essi vengono espres– samente invitati a studiare nuovi sistemi per adattarsi « alle condizioni e necessità dello sviluppo demoèratico e socialista in ogni paese"· NON SOLO la risoluzione del 17 aptile, ma i di.-icorsi pl'(l. n1rnziati al cong,·esso cli !fosca penn~ttono cli arrivare a questa conclusione: che l'intemazionalismo, così come era inteso tra. il 1919 e il 1924 (e come poi continuava ad inten• derlo 'l'rotzky), cioè come una strategia mondiale nella quale i dive,·si partiti si muovevano secondo un piano generale, è definitivamente sepolto. A seppellirlo hanno contdbuito tutta una serie di fattori, dei quali citeremo solo due, a titolo indicativo: il successo pratico - anche s~ pagato a gran prezzo - della eclifìca,-,.ione del socialismo in un solo puese .(e non c'è più soltanto il caso russo) i il principio in' base al quale per l'URSS è più utile avere buoni rap– porti con i governi, anche reazionari, che attendere il Ioro rovesciamento per opera della rivoluzione {questa prassi è vecchia quanto J1URSS; ma la sua teorii;zazione 6 recen: 1issima). Lo scioglimento del Cominform non porterà - a breve scadenza - modificazioni impo1·tanti della politica del PCI. Va riconosciuto che questi si era giù. impegnato da tempo in una politica il cui pemo è rappresentato da problen1i « nazionali»; non si vede come pofrebbe impegnarsi di più. Si potrà arrivare forse ad una posizione sul patto atlantico del tipo di quellii che è gii1 stata assunta dal PSI. O, fuori dei problemi intemaziont1li, ad affeJ"rnazioni ana.– logbe a quella del PSI sut metodo ))arlamentare, sulla dialettica maggioranza.minoranza, ecc. Di più non può aspettarsi. E' invece da nn't,ltra parte, da. un esame di coscienza., o, se si prefetisce, da un'outoc1·itica· decisa degli errori del passato, che seg,~a, e vada oltl'8, quella che è stata fatta recentemente a Mosca, che si potrà vedere se i PC• occi– dentali sono decisi a tentare nuove. vie. Anche questo · non può aspettarsi subito; non sarebbe un gran gua• clngno se, su comando, gli evviva si mutassero in abbasso. Senza conta,re che una tale autocritico farebbe comodo solo (l,lle forze con8ervatrici se npn- .. ,i accompagnas8e con l'elaborazione di nuove concreie linee di azione p.òlitica. GIULIO SESTINI

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