Nuova Repubblica - anno IV - n. 14 - 1 aprile 1956

'2 esita:t..ioni o le clebole :r.zo, e di non a.vere seguito lo onne della sinistra socialista dell'Europa O.J·ientalo che, sia pme 11otto la pressione incalzante dei co1lrnnisti, ha subito la fusione con i comunisti, egli. sembra invece rilevare il crollo della barriera principale che aveva finora tenuto i socialisti italiani distinti dai cm1.1t111isti, lodando ~rogliatli per essere stato < il solo finora (finché non si conosce,·i\ il testo del di1:1corso a porte chiuse di KI"uscev) ad avero tentato di istoricizzare le accuse». E' vero, LuU-avia, che Nenni stabilisce un principio irn• portante, che non si 1·itrova nei discorsi pronunciati al Congresso cli Mosf'a o in quelli dei dirigenti comunisti italiani, quando afferma, non solo che in Occidente « la via del socialismo non può essei-o che qnella democratica:., ma anche che « la via paria,nentare di cui si è tanto parlato non implica soltanto il riconoscimento della legge dei numeri - maggioranza, minoranza - o del diritto di conquistare la maggioranza, ma il rispetto della legalità democratica, quale è sanCita dalla Costituzione, quando si è op posiziono e quando si è maggioranza». Sarebbe Nenni disposto a cedere il potere a Panfani, supposto che lo conquistasse, pel' cinque anni, alla lesta di una maggioranza di sinù;tra o anche di una maggio• ramrn di centro-sinistra, se fosse battuto alle elezioni suc– cessive, e a lottare di nuovo nel paese, co~ fanno i labu• risti in lnghiltena, stando all'opposizione democratica dopo avere esercitato democraticamente il potere? Se sì, la democra7.ia della quale egli parla è la stessa di quella di cui p arlano i laburisti o i socialdemocratici -scandinavi, e la dem9crazia. dell.n qlrnle parla è la stessa alla quale credono, come egli afferma, « tutta una se.rie di pae&,i,in primo luogo quelli dell'Occidente a più alta tra.dizione liberale e demo• c,·atica e a piÌl solida stabilità economica e sociale». Ma non è ancora quella di cui parlano i comunisti. Se no, no, e cli democrazia avrebbe solo il nome. La st01·ia. di Nenni e del PST è una storia piena di contrnddizioni, come cli contraddizione ò pieno l'ultimo decennio di storia italianu, in cui la rivoluzione antifascista e partigiana ho. determinato la restaurazione di uno stato pl'Cfascista che indulge talvolta ai costumj borbonici. Questa storia contraddittoria del paese in cni il PSI è chiamato a opm·aro permette di capire la confusione della politica sociHUsta con quella comunista e lo sforzo sincero dello stesso PSI di elaborare una « alternativa. socialista». La c1·isi comunista semplifica e complica allo stesso tempo questo sfol'zo: essa lo semplifica in qi1anto il PSI sì trova giustificato nella sua politica di repulsa della fusione col PCI e nei motivi che, più per istinto che per meditata identificazione delle distinzioni, gli hanno fatto prnforire Ja via socialista alla via comunista; ma lo complica. perché, co;11e appare dall'analisi dei giudizi espressi da Nenni 1 le distinzioni diventano più difficili da identificare. I partiti e i gruppi politici che si rendono conto della necessità d'inserire nella vita democrntica il PSI e le masse lavoratrici probabilmente accresciute che esso rappresenta comrnettcrebbe,·o dnnque un grave errore se, pai 1 tendo dallo spfrito che anima qnei critici superficiali Cui si faceva cenno all'inizio cli quest'articolo, J'itenessm·o che « è tutta una truffa>, sia da parte dei comunisti che da pai-te del }:>SI; commetterebbero un grave errore se si sfor1;assero d'imporre al PSI, fra le varie vie che ad esso sì aprono dopo il congl'esso di !\fosca, quella del ripristino di un nuovo « fusionismo», anziché quella del suo inserimento nel ginoco domocrntico, che è la sola che pennetta di fare ficaLmil'C dai fatti e non dalla sola volontà, buona o cattiva, dei cli,·igcnti socialisti una 1·isposta positiva al quesito che abbiamo posto a Nenni; cornmetterebbe1·0 pure 1111 errore di poco meno grave, infine, se, invece di Iavol'ire revoluzione dei comunisti verso la dernocra~ia, li sospingessero verso la politica settaria e intollerante voluta ancora da alcuni epigoni dello stalinismo, i quali si sforzono di lothne contro la storia del loro stesso partito por mantenere in vita le stn1ttu1·e, la politica e lo spirito dello stalinismo. Il partito comunista è infatti abituato da almeno una 1.l'entina d'nnni al potel'e personale di un capo e ad una politica impoi:,;ta dall'alto e accettata o subita senza pos• sibilit.\ <li re~pingel'la dal basso. Basta ricordare il com• prprnP.$80 di Salerno nel 1 !J44, la permanenza nel governo Bonomi dopo l'uscita. dei socialisti e degli azionisti alla. fine del 1!)44, l'approvazione dell'a1·ticolo 7 della Costi• tuzione, l'acceltazivne di una politica sindacale dura, dn· 1·ante la gucl'ra fredda, che ha stroncato le capacità otfonsive ed anche di resistenza degli adel'enti alla CGIL e via disconendo. l?er la Po1--izione che ha occupato nella lotta antifa~ soista e pa1·tigianu, per l'influenza che ha esercitato snlle classi lavoratrici italiane, il PCI° ha tuttavia avuto una funziono non indifferente nella formazione dell'equilibrio }Jolitico italiano, dei rapporti di forza fra destra e sinistra, anche. se la swi presenza ha probabilmente impedito al proletariato italiano (o a quello francese) di partecipare alla dirnzione dùlla societ:ì e dello Stato come il prole. ta1-iato degli altri paesi dell'Europa. occidentale. La crisi comuni.sta, quale che sia il sno esito in Italia lascia quindi provvisoriamente un vuoto nei •rappo1'.ti di forza fra destra e sinistra e rischia di pol'l'e una sinistra giiì divisa e incerta in posizione di netta inferi0t·ittt di fronte alla destl'a. Se la destra italiana sapr·à sfruttare la crisi comunista, non al solo partito comunista andranno i suoi colp~, ma a tutta la sinistra italiana., specie se questn, pa.rbcolarmente quella parte Jella sinistra che ò rappre• sr,ntata dal. I 1 SJ, non offre all'opinione alternative proÌon• damente cl1vcr~e da quelle offerte dalla sinistra finché il l 1 CI è stato in grado di. p1'oporre con tutto il suo peso le ~ue alternative. Ma solo in questo senso si può concepire 1l generoso att<'ggiamonto <lei PSI di non infierire su un PCI in crisi. Pili in l:ì. sarebbe un inutile suicidio, dannoso P?r ~utta la sinistra, che servirebbe forse a coprii-e prov• .visoriamente, Togliatti senza aiutare vera.mente il PCI. . Forse non si. è. ancora rovesciato il rapporto di for.t.a, · lll seno alla Brn1stra, fra forze comuniste e .forze non (104) 1mova repubblica ITAJ,IA .POLITICA '--------- l DILEMMI DELLA Sl~IST E 9 DIFFICILE, in questi giomi, fare il punto del tra– vaglio, e del valore pennanehte, della sinistra. ita• liana. Accresce questa difficoltà il fatto che ave~ vnmo deprecato la settimana scorsa: che la materia di• una chiarificazione della generale poljtica della sinistra sia com• plicata e alterata artificiosamente dalla campagna elettorale. I primi elementi di confusione sono venuti dalla social– democrazia. Quando Saragat rimprovera a Nenni cli l'i• manere impeciato di leninismo, ~ lo sfida a libernrsene, gli chiede qualche cosa che fa torto alla sua presunta cultura di marxista, cioè cli storicista. Perché Nenni do– vrebbe elimina1·e dnlresperienza del socialismo italiano il leninlsmo? Forse che talune lezioni fondamentali di Lenin debbono per forza rimanere estranee ad un paese come il nostro, mezzo a livello di grande industria, e mezzo ad economia pre-industrinle? Forse che il senso leninista di l'Ìvoluzione socialista, di funzione di avangu~rdia del partito di classe, devono essel'e liquidati per il ritorno ad un ri– formismo anteriol'e alla prima guerrn mondiale? In nome di quale canone culturale e socialista Saragat potrnbbe sos1·enere che il socialismo sia così poco una causa inter• nazionale, che certe esperienze comunque decisive per la sua storia, dovunqne avyengano, non sitino antecedenti acquisiti e non regredibili, quale che sia il ,,antaggìo che da siffatte involuzioni possano riCaYarne i socialdemocratici? Non vogliamo di1·e con questo cho il discorso di Nenni sia tutto chiaro; vogliamo dire soltanto che quello di Saragat non si giustifica. Quanto fl quello cli Nenni presenta elll'iose evasi,oni, che egualmente ci dispiacciano, E' singolnre che, di fronte .ad un pl'oblema che è davvero quello del «- che fare,, Nenni laroenti che il Congresso ciel PCUS non sia stato un convegno di storici; che non abbia risposto alla questione, perché in URSS sia stato possibile l'instau• rarsi patologico del culto della personalità. Che l'impresa fosse forse impossibile e pl'obabilmente non pertinente, si àvverte, per controprova, nello stesso articolo di Nenni, quando questi accusa comunisti, massimalisti, riformisti, di non aver voluto nel primo dopoguerra una trasforma• zione socialista per vie parlamentarC A questo punto, la storiografia' corl'etta alla Nenni richiedeva l'ulteriore spie– gazione: e perché non lo vollero? Se Nenni rispondesse: comuniste: ma non si può contestare in buona fede che il giudi:t.io dell'opinione in merito all'intelligenza politica dei corl1unisti italiani non è più lo stesso di quello che era alcuni mesi fa.. Uny.. part.e 01 se1 m, 10m c·",taliam che votarono comunista 11 7 giugno 1953 potrebbero per questa ra~ abbandonar6 "il partito comunista e portarsi alla sua destra. Fino a che punto farann'o il salto? Qui sta il problema é qui stanno i compiti dei partiti democratici di sinistra. Alcune sezioni comu11iste del Mezzogiorno che negli anni passati lasciarono il partito fecero il salto fino alla DC. Altri comunisti isolati seppero fermarsi a metà strada. Ma la scossa subita oggi dal PCI non ha p1·ecedenti e poti:ebbe avere conseguenze assai estese. Guai se Ja crisi comunista provocasse uno spostamento massiccio di voti comunisti al di là del centro. Guai se si ripetesse un 18 aprile. L'unica differenza positi,.và importante dal 1.8 aprile è che non c'è più il fronte e che i danni subiti dai comu• nisti dopo Praga, non debbono questa volta necessaria• mente ripercuotel'si sui loro alleati. Ma su questi alleatì si ripercuoterebbero, sul PSI si farebbero sentire, se il PSI si lasciasse coinvolge1:·e nella crisi comunista e non sapesse persistere; con più tenacia dj prima, in una politica di altemativa soçialista, che .dia effettive garanzie di autonomia. Solo questa politica., rafforzata. dall'alleanza con forze democratiche, potrebbe ancorare il PSI al terreno della democrazia, opponendo così uno schermo al passag• gio dei voti comunisti direi.ti a destra. Ma importa nofovolmente che il PSI, non solo non si ponga su un terreno di concorrenza massimalista ad un PCI ravveduto, non solo non indulga a nostalgie fusio– niste, ma si renda conto che il miglior modo per arrestare una frana eventuale della. sinistra consiste non nell'aI)rirsi a. sinistra ma nel pone argini a destra, il più lontano possibile sul terreno democratico, offrendo tutte le garanzie necessarie non solo che il PSI è per la « via democratica:. ma che, dopo come prima della crisi comunista, il PSI non s'identifica con il PCI, che l'alleanza del PSI con forze democratiche non è l~nticamera del Fronte popo– lare e cbe un PSI rinvigorito non cerche1·à cli ricalcare Je orme cli un PCI in crisi. I comunisti delusi dal PCI non chiedono pili socialùnno ma più democra.?ia. Siccome il PCI non è in grado, almeno nell'immediato, cli dare loro più democrazia (si pnrla di un congresso fra un anno), la. democrazia può essere garantita a sinistra solo da un'adesione senza. riserve delle a.ltre forze di sinistra ai JJl'incipi democratici, dnl loro im– pegno di accettare la legge della maggioranza anche se, dopo essere state esse stesse maggioranza, diventino minoranza, da una stretta'. allean;,;a, infine, tra forze socialiste e demo– cratiche, che dia un tono democratico ad una alternativa di sinistra, che vincoli strettamente l'alternativa socialista all'assoluto rispetto del metodo ·democratico, proponendo al paese una politica che sia democratica nel metodo e nella forma e socialista nella sostanza e nel contenuto. Solo questa politica di presen:r.a attiva può forse impe• dire ohe l'assenza. imposta al PCI dalla. sua crisi faccia ·pericolosamente pendere l'ago della bilancia verso Ùn altro 18 aprile. · PAOLO VITTORELLI per insufficienza cli dirigenza politica, avrebbe gi;\ anche risposto alla questione che si è posto per la storia ·del l'>CUS e dello stato sovietico 1 proni a Stalin. E sarebbe tut~ b\Via una risposta troppo generica per soddisfare. Mikoyan ha detto però a Mosca quello che Nenni in ritardo sugge• risce da Roma: bisogna rifare la sto ..ia. sovietica: del partito, e dell'età staliniana. li Congresso del PCUS era un fatto politico, non scientifico; è molto che i politici av,·ertano una esigenza conos.citi,·a profonch1. 1 e Miko)'fln vi è pervenuto senza esitazioni. Ma la 1·ichiesta di Ne.nni (Stucfo1te la vostra storia. e deducetene misure politiche e istituzioni più adeguate) teniamo nasconda un altro difetto. Ed è quella sua sepa• razione tra il positivo e il negativo del Congresso di l\fosca. Quello che egli definisce il negativo, cioè la defenestrazione di Stalin, quasi vi ravvisa::-se un culto l'OVesciato, ma ancora persistente, della personalitù, non è ohe l'espressione in termini storico-popolari cli una politica già prescelta, di magari elementare ma certa evoluzione democratica, e pubblica, della vita statuale soYietica. E se ]\'enni depreca la distrnzione dell'idolo, c'è l'ischio che si nasconda sotto questo appunto nna non confessf\ta solida1·iebì.. 'per i CO• munisti; solidarietà. che egli può dichiaral'0 n fronte nlta, per gli aspetti che ne sono ben legittimi e cioè nella misul'a in cui questa solidarietà riafferma una difesa di classe che la dernolizione di Stalin non deve compromettere. In realtà, il discorso segreto di Kn,scev avrà. giovato nlla sinistra italiana, se le· avrà ratto toccare con mano l'il't'inviabilità di una scelta 110liticn, che la obblighi ad uscire dall'impigrimonto della. gne1•1•a fredda, da cui sino a. questo momonto, o quasi, essa si è lasciata guidal'e. Perchè, tutto sommato, la guerra. fredda ha fatto un grnn comodo alle forze conservat1·ici italiane, ma non è servita meno a.Ile sinistre, in quanto deflava loro una linea cli condotta protestainria e difensi,·a, che non richiedeva. certo molta immaginazione costruttiva. L'ultima manifestazione di questa passività è, secondo noi (e siamo tranquilli: non veniamo a dirlo oggi, l'ioordiarno cli averlo sostenuto sem– pre), la carenza della linea clell'apertum a sinistra, tattica eccellente senza dubbio dopo il 7 giugno, ma difettosa in quanto si è sempre limitata a lasciar prevedere dagli avver– sari un loro progi·amma, e ad inchioda1Teli. Quando al Congresso di 'l'orino Riccardo Lombnr·di propose davvero una via italiana di azione socialista, nna into1-pretaziono socialista del piano Vanoni, inclusevi fatalmente anche le Jrospetth~nn diverso fltteggiarnento p-i;irlamentare, i Vecchietti del partito, e lo ste~so Nenni, lo sconfessarono, forse sentendo in lui una vena pericolosa di l'iformismo. La stessa inattività della sinistra socialista, ma in fo1·ma pili statica data la naturn dell'ol'ganizzazione di partito, hanno mostrato i comunisti. In URSS P-ssi rivedevano la loro po• litica di nn t.rentennio, mentre Togliatti si appagava cli soffocare nel silenzio le l'ise!'ve di Secchia. Ora non importa se queste fossero giuste o infantili; importa che aprivano la pubblicità di una discussione cli partito, che non si è voluta., per la speciosa rngione che certe libo,-tà possono permettersele i partiti di classe al potere. L'IMBARAZZO dei partiti di classe non deriva pertanto solo dal processo a Stalin: questo è solo l'occasione clamo~·osa di unO" sbocco che doveva venire alla luce, lo sbocco di una Junga inerzia. E orn, davvero, che Care? I pro– ·blemi che si affollano sono molto complessi. Vi è quello della attendibilità politica della di1·igenza comunistu, per le ra– gioni che si è detto, e per la copertura da trol)po temi:,o pedissequamente offerta allo stalinismo. In tempi abituali, chi ha sbagliato paga, e al suo posto va un altro. Temiamo che la burocrntizzazione tipica del PCI avrà come conse• guenza il fatto, che parecchi quadri medi potrebbero essere rimossi, ma i quadri supremi resterebbero ora insostituibili, anche perchè i giovani migliori si sono consumati nella politica dell'età della guerm fredda. Così questi conducono la polemica, dicendo (Ingrao) che non chiedono di meglio che di<:1putare sui modi di una politica socialista; ma non ne offrono alcuna problemàtica nuova, e attendono che gli ve~ga dall'esterno, perchè in tal. guisa possono mettersi a discutere l'indegnitlt dei critici che gliela propongono. Vi è in secondo luogo il problema della persistente duplicità dei due partiti. Se il PCI accetta lealmente la via parla– mentare, sia pure con quelle riserve intorno alla insuffi• cienza di questa, che Nenni testimonin da Blum, e· che gli suggeriamo di convalid1uo ·con Laski, perchè dovrebbe di{~ fel'enziarsi dal socia,lismo; e se non l'accetta, pe1·chè il PSI, dopo l'articolo di Nonni, non gli pone nettamente un'alter• nativa? Senonchè, per giungei·vi, bisognerebbe che questo a sua volta tracciasse la piattaforma della sua politièa da un punto di vista di govei·no, cosa che si guarda dal fare. L'on, Lombardi, ci rife,·iscono, ha ricevuto in questi giorni, a Roma, 11na cartolina di un suo amico clie contiene 11nsolo verso del Borchet: « Su, Lm1bardi, chi lia un ferro raffili!:.. Diciamo francamente che attendiamo dagli antichi «centristi» del PSI, e dai più nntichi avversari del setta~ rismo comunista (Basso ad esempio), la fornrnlaz.ione. ~li un programma italiano di governo, intorno al quale impe• gnare o disimpegnare il partit(1 comunista, Non si dica che il l'>SI è 3:ncora tl'oppo debole nel confronto. Lo è per J'n. sua consuetudine di crederlo, Ma non ripeta un yecchio er• rare; non lasci, per carità. di patria, che la classe operaia si sralcli, e che una parte di essa si faccia captare da forme equivoche di « socialismo na:;,,ionale ,. Non la butti in pasto a qualche filiazione del famoso F'l'Onte di pia~za Venez.ifl, ALADINO

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