Nuova Repubblica - anno III - n. 40 - 11 dicembre 1955

\ . (88) nuo11a repubblica LABIRINTO MERIDIONALE di NELLO FlNOCCHIARO N ELL'fNTRICATO grn.viglio dei problemi meridionali che in questo dopoguerra hanno attirato su di sè l'attenzione di politici, economisti e sociologi, quello che racchiude le cause della germogliazione e dell'affer– mazione del nazional-[ascismo nel Mezzogiorno, è senza dubbio uno dei più suggestivi e dei più importanti. Cer– car di risolverlo, significa in un certo senso penetrare i misteri del labù-into meridionale, cioè trovare il suo filo d'Arianna. A questa ricerca si sono perciò dedicati appas– sionatamente da più anni alcuni gio,·ani meridionalisti cli scuola c,·ociana, anche nel tentativo cli smontare le note tesi gramsciane sull'alleanza fra operai del Nord e conta– dini del Sud, tesi che assegnano al Croce e alla « grande culturn » la funzione cli « chiave cli volta del blocco .agra– rio», e di svelare le contraddizioni celate nella formula coouinista. Qnesto ultimo libro di Francesco Compagna, Labirinto me·ridionale (Neri Pozza Editore, Venezia, 1()55), v.?ole essere appunto una introduzione politica al problema sto- 1fografico del fascismo e dell'antifascismo nell'Italia me– ridionale, e prende le mosse dalla ·polemica tra Dorso e i comunisti circa il fallirnento della politica liberale nel · Mezzogiorno, e dall'uso che i comunisti vanno facendo de; gli scl'itti dorsi ani per agganciare alla loro destra le for– mazioni radicali che a quelli si ispirano. In effetti Dorso guardò con simpatia al gruppo comunista dell'Ordi11e Nuovo e parlò anche di un « comunismo meridionalista», ma l'ispirazione che sempre lo guidò fu schiettamente li– berale, tanto che le sue posizioni fmono considerate dal Gramsci complementari a quelle di Gobetti. Intellettuale tradizionale, cli tipo rurale: questa è la qualifica che l'Or– d·ine Nuovo diede a Dorso. Senonché, se questo è ancora oggi il pensiero ufficiale .del pa,·tito (vedi, ad esempio, An– tonio Giolitti), altra opera viene svolta dagli intellettuali paracomunisti che vanno tessendo l'elogio cli Dorso fautore cli un n1eridionalisn10 l'ivoluzionario che si sarebbe dovuto servire dell"apporto cornunista. Il Co,npagna git;sian.1enje 1·ileva che sempre fu presente in Dorso la preoccupazione dell1t « storica incompatibilità cli taluni interessi operni con gli interessi rmali >, tanto che nel 1945 poneva esplicita– l}len..te qnesta domanda: « Sono disposti i nostri amici cli est.rema sinistra e di estrema destra ad accettare licenzia– menti di maestranze, chiusurn, cli stabilimenti e fallimenti cl'imprese, cli,·enute parassitarie?>. I comunisti, evidente– mente, non sono disposti; ma possono rispondere inalbe- 1·ando la bandiera della l'ivoluzione, poiché questi problemi si pongono solo in questo regime; lo stesso Gramsci, sten– dendo le sue note, non pensò certo mai che· il suo partito si sarebbe potuto trovare un giorno nella necessità di adat– tarsi clefìnitivamente al regime borghese. Comu.nque il Cornpagna riesce più convincente nella cr.itica ai comunisti quando pone il problema entro una p1·ospettiva. democra– tica, che non quando lo. pone entro la prospettiva rivolu– zionaria; A.ncora meno convinceilte è poi la soluzione che· egli, da liberale, dà al problema ·qnanèio auspica una ini– ziati va laica e democratica diretta a mettere in moto un piano economic0 capace cli smantellare monopoli, industrie parassitarie e baronie sindacali, poiché non indica gli stru– menti e gli ac·corgime)1ti necessari ad una simile p<ilitica: la quale, invece cli mettere in difficoltà i comunisti, po– trebbe regalarci d'un colpo tre o quattro milioni cli di– soccupati. Più complesso com·incia .a farsi il discorso quando l'au– to.re passa a polemizzare con gli intellettuali marxisti, e con i loro fiancheggiatori transfughi del nionclo crociano, a p,·oposito del rapporto Croce-Mezzogiorno, tema preferito dall'estrema sinistra nei suoi attacchi contro la « grande cultura». Gli schemi adottati dai comunisti, 1·ipresi e svi– hrppat.i dagli appunti del G,·amsci sul° Croce e sulla que– stione meridionale, partono dalla interpretazione, Tigida– mente classista, di un Croce agrario, difensore sul piano della cultma degli 'interessi agrari. Tuttavia la posizione ·gramsciana supera di gran lunga la tematica propagan– distica dei comnnisti a cui si riferisce il Compagna. Nei suoi appunti sul Risorgimento, polemizzando col. grnppò Crnce-Omodeo, il filosofo marxista scrive infatti: « Il di– fetto massimo di tutte queste interpretazioni ideologiche del Risorgimento consiste in ciò: che esse sono state mera– mente ideologiche, cioè che non si rivolgevano a suscitare forze politiche attuali. E se scr·ivere storia significa fare storia del presente, è. grande libro di storia quello che nel presente aiuta le forze in isviluppo a divenire più con– rupevoli di se stesse. e quindi pìù concretamente attive e fatt_ive ». E sonç, g{ucÌizi che noi, _specie dopo l'amara espe- 1·ier_rnadi questi anni, non possiamo rigettare. Lo stesso Dorso de.I resto si mostrò anch'egli sensibile ai fermenti_del pensiero gramsciano, tanto da auspicare la rottura politica fra « intellettuali medi> e « alta cultura>, al fine di « sot– trarre l'é_lite politica in gestazione alle dannose conse– ·guenze che deriverebbero dal permanente vassallaggio ad una filosofia che sul terreno_politico si è schierata a favore della rea-.iione >. Proposizione ·che: il Compagna si affretta a demolire (facendola ~jsalire alla ~egazione radicale dello Stato storico e allermanclo _che quella rottura ;politica è un antico male del Mezz.ogiorno, ,cau_sa di ·tuttt gli altri mali), ma che ci dà l'esatta misura della l'ibellione dei più l:s10 10eca lj1no~1anco · ( Dis. di Di110 Boschi) UNIVERSO ARTIFICIALE « Che fate lune in ciel? H insigni n1er.idionalisti al dominio della filosofia crociana; il cui fallimento sul piano politico non può essere giustifi– cato dal « prnvincialismo della. media cultura>, dal fatto che « ia prima non è riuscita a ese1·citare Ja sua influenza. sulla seconda», perché proprio in questi termini si deve porre il 0 problema, nella· incapacità cioe deJla grande cul– tura a influenzare la media, a suscitare quelle forze poli– tiche nuov1) cli cui parla Dorso. La priiftn"da frattura. sempre esistita nel Mezzogiorno fra « grandi intellettuali» e « inlellettrrali medi» non è quindi elemento cli cui ci .si possa servire per giustifica1·e il fallimento di determinate posizioni culturali, bensì dern costituire un motivo per rivedere i vecchi atteggiamenti del meridionalismo che non hanno retto alla prova dei fatti. E l'antimeridionalismo dei meridionali, al di là cli tutte le polemiche interessate e delle inteTpretazioni posi– tivistiche alla Giustino Fortunato, deve costituire oggetto di studio, in campo storico e politico. Al Compagna siamo grati pe1· averci fornito con questo libro una documentazione accuratà delle varie fasi attra– verso cui passarono i ceti ,uedi rneridiona.li , prima di arri– vare al concepimento di quel capolavoro trasformistico che fu il nazional-fascismo; inconfutabili dati geografici e storici, come la maggiore sensibilità dei meridionali per i prnblemi mediterranei (Cri spi fu un esempio tipico) e la pesante si.tuazione in cui essi si :ritrovarono dopo la for– mazione dello Stato unitario, ebbero parte decisiva in questo p,·ocesso. Avremmo voluto che al giolittismo, ap– .punto come fenomeno antimeridionalistico nell'Italia me- 1·idionale, e ai suoi sistemi elettorali e amrrùnistcativi, si fosse prestata maggiore attenzione; esso contribuì infatti almeno quanto la «pacchianeria» cli Salandra e l'opera giornalistica della ciurma scarfogliana e dannunziana al coronamento dell'impresa nazional-fascista. La cultura umanistica impartita dalla nostra scuola, « cultura a buon mercato >, « analfabetismo degli analfabeti » come la chia– ma Salvatorelli, non ebbe poi parte meno importante; an– che qui si deve osservare al Compagna, che avverte l'im– .portanza del problema, come la grande cultura ha alimen– tato, sia pure indit-ettamente, il mito della scuola umani– stica quando invece avrebbe dovuto condurre la sua bat– taglia affermando anzitutto la necessità di una scuola tecnico-professionale, la sola capace di darci una classe dirigente efficiente che non rinneghi lo « Stato storico>. Fermo restando il giudizio dato dall'Autore, che la tradizione della gra.ncle cultura entrando nella storia del pen.siero europeo ha determinato la saldatura europea del nostro Mezzogio1·no, resta da osservare che a troppo caro prezzo, e in un modo che avrebbe potuto compromettere e rendere nulla l'operosità cli tale tradizione, si è ottenuto tutto questo. Gramsci, pur inserendosi anch'egli, ma in un modo diverso, nella cultura europea, intuì realisticamente, e non soltanto da ,politico, i termini in cui va posto il problema del Mezzogiorno: il suo lavoro non è stato van·o. Da parte degli epigoni della grande cultura si svolge an– cora un eccellente lavoro cu!turale, anche se a volte vi– .ziato. da atteggiamenti preconcetti; ma non si è riusciti a « fare storia del presente». Questa sensa.zione, confermata dal libro del Compagna, deve spronare ad un lavoro che, iniziato da uomini com·e Dorso, richiede per il suo compi– mento l'impegno delle nostre energie migliori, 7 P()ljIZIA DEI COSTUM.I di ANNA GAROFALO e lRCA ;DUE anni fa, il lèronte della Ji'a,nigl·ia, organo dell'Azione Cattolica, fece un'inchiesta fra le donne occupate fuori cli casa per saper~ se, ricevendo un as– segno mensile pari o quasi al salario eia loro :riscosso, sa- 1·ebbero state disposte a :rimanere in casa, ad accudire ai figli e alle faccende domestiche. La risposta fu afrern1a– tiva, quasi al 100%, e ciò diede il sospetto.che la pigrizia e un certo senso cli opportunismo l'avessero suggerita. Del resto, è molto probabile che, se la stessa proposta fosse fatta ad uomini, di quelli che tirano la carretta, con poco frutto ·e senza alcuna soddisfazione, non si sarebbe re– JJlicato diversa.rnente. L'inchiesta venne quindi abbandonata e fu più tardi ri. presa dal QIF (Centro Italiano Femminile) di osservanza cattolica, in altro senso e cioè come indagine sulle « Con– dizioni della donna lavorntrice in Roma». In una con[e– reriza. stampa a Palazzo Marignoli, la on. Pia Colini Lom– bardi ha dato notizia dei fisultati cli tale inchiesta, che è il frutto cli 21 domande ri,·olte da ass,istenti sociali a 500 lavoratrici in 100 aziende cli Roma, grandi e piccole. Le do– mande erano volte a coÌ1oscere soprattutto i motivi che avevano indotto le donne a lavo.rare fuori cli casa, quali difficoltà esse a,·essero incontrato nell'esplicazione del loro lavoro e quale contrasto giornalmente ne derivava con le esigenze dei loro doveri familiar·i. Dalle risposte si è potuto dednrre che: a) solo il 2% delle aziende interpellate dispongono di scuole per la p·,-e– parazione ciel personale femminile e quindi !l'è assoluta mancanza di qualificazione professionale; b) in genere le aziende corrispondono alle loro dipendenti, a pa.ritù di mansioni, stipendi e salari inferiori a qLielli del per·sonale maschile; e) nel 20% delle aziende la donna sa in· par– tenza che .non pofrà accedere ai gradi più alti; sia nelle _ cari-iere impiegatizie che nelle qualificazioni salariali; d) in Roma un'azienda ogni sette licenzia le donne in oc- casione del matrimonio. Tale àltissima percentuale non· si riscontra in nessun'altra città italiana; e) molte aziende, con notevole numel'o· di personale. fen1n1inile, non 1•jspe't~ tano le norn1e igien.iche relative Ri ]ocali. A seguito di questa inchiesta il Cil<' e altre associazioni tìr-matarie hanno compilato una ·1ista di 1-ichieste, da pre– sentare al ministero del Lavoro e alle autorità competenti, in cui si auspica: la maggior diffusione delle scuole e dei corsi di preparazione tecnica, ristìtuzione di uffici riser– va.ti a seguire i problemi del lavoro femminile, il ricono– sçimento dell'uguale salario per uguale lavoro, il diritto ai po~ti cli concetto, la fine dei licenziamenti in- caso cli ma– tr'imonio, una più efficace sorveglianza da parte dell'Ispet– torato del lavoro circa l'igiene e il decoro dei locali_. L"associazione cattolica, promotrice dell'inchiesta, }1a sollecitato l'adesione cli movimenti apolitici o cli centro, adesione puramente formale e che ricorda da vicino l'azione «fiancheggiatrice» dei partiti minori al governo, esclu– dendo tòtalmente le associazioni socialiste e comuniste aderenti all'UDI che da tempo denunzia~o le stesse di– ·crjminazioni, le inadempienze e gli a.busi che l'inchjest.a cattolica ha appurato, nel campo del lavoro femminile. Anche in campp di donne, dunque, funziona la politica dei cloe blocchi. S E JL PROGETTO della senati·ice Merlin pe; la chiu– sura delle case di tolletanza, ora giunto all'esame della Camera, sarà da questa apprnvato, come è già suc– cesso al Senato il 21 genna.10 '55, un altro progetto, quello della on. Maria Pia dal Canton per la costituzione cli un Corpo di polizia femminile, che la Camera stessa ha de– . ciso di prendere in considerazione, ne riceverà. un inco• :raggiante impulso. Infatti il progetto Merlin, oltre la isti– tuzione cli speciali case di 1·ieclucazione per le donne di– messe, prevede, appunto, un corpo cli polizia femminile che sostituisca entro certi limiti la polizia dei costumi, per quanto riguarda le donne e i minori. La proposta dal Canton muove dal presupposto che tutte le indagini sulla delinquenza e sulla corruzione debbano risalire all'infam,ia e all'a.clolescenza. Gli a.ttuali organi che si occupano dei minori tra via ti .e della prostituzione non sempre possono assolvere il loro compito con la necessaria comprensione e delicatez,,a. La presenza cli elementi femminili con com– piti cli polizia renderebbe certamente migliore il contatto e il rapporto con donne e ,·agazzi in per-ico!<:>, senza offen– dere quel pudore e quella dignità che esistono anche in esseri colpevoli e umiliati. · Il corpo di polizia femminile proposto dalla on. del Ca.nton dovrebbe essere formato da 1000 donne, dai ·25 ai 35 anni, insignite di vari gradi, dall'agente all'ispettore capo, e avere carattere volontario. Le donne,non dovreb– bero essere armate né portare uniforme. Esse sarebbero alle dipendenze del ministero degli Interni. Solo Italia, Spagna e Grecia non hanno ancora polizia · femminile. In Inghilterra· essa esiste dal 1883 e c'è una donna, miss Baker, a capo della polizia metropolitana. In America, la polizia femminile è statale, come in Dani– marca, Svezia o Norvegia. In Svizzera è cantonale. Il 1~ voro di queste donne si esplica nei settori interessan.ti l'in– fanzia, i minorenni, traviati o sbandati, i casi di divorzio, la prostituzione, od è improntato a.1,rande umanità e spi• rito cli sacrificio.

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