Nuova Repubblica - anno III - n. 40 - 11 dicembre 1955

6 UNA POLITICA INTELLIGENTE UNPUGNO DIUOMINI GENOVA, novembre Eyregio D·irettore, ben volentieri ho rinnovato l'abbonamento a Nuova Repubblica e poiché mi chiede di far conoscere il mio pen– siero mi permetto di approfittarne non fosse altro che per metterla al corrente dell'opinione non solo mia, ma di altri simpatizzanti. Posso prendere lo spunto dall'ar– ticolo di Codignola. Articolo interessante come è provato dalla tempesta di lettere che ha fatto piovere su Nuova Repubblica. Tra queste, le più degne di nota mi sembrano qtlelle dei militanti e dei simpatizzanti perché rivelano il malcontento inte,·iore delle persone cli buona volontà cle– side.-ose di sapere che cosa vogliono e quale è la loro posizione in questo mondo. Intanto possiamo già. fare i'. punto della polemica. Se non eno, la preoccupazione cli quasi tutti è la seguente: che cosa bisogna fare perché UP abbia un peso politico? Dalle risposte a tale interrogativo si viene a sapere che il socialismo. deve trionfare o a spese dei comunisti o estendendosi a. desfra; che gli uomini di U.P devono essere cli un tipo piuttosto che cli un altro; che gli. nomini di UP devono essere socialisti o radicali (rna cli un" tipo molto democratico) e cosi via. C'è anche il caso che UP possa essere il gavitello cli salvataggio del PS1 aUirando tutti coloro che non sanno dove batter la testa. r.ischiando cli votare a vanvera. e, quindi, a favore della reazione. Insomma pare che tutti gli intervenuti (rni si perdoni il tono) non si rendano conto che stanno tro.tt ,mclo la politica con la tecnica di chi si occupa del montaggio cli una pellicola. Inoltre pare che si dimenti– chino che, per « esistere», un movimento deve avere una fisionomia maJ·cata, un carattere ben definito, e che sono le « azioni » ciel mo,•imento stesso che. definiscono tale ca– ratlel'O. Il risultato politico sari, la conseguenza cli tutto questo e su tale conseguenza clov,·anno sbizzanirsi gli storici e non gli stessi membri -del movimento che devono essere in tutt"altre faccende affaccendati. Perché UP si è costituita? Evidentemente per annullare gli effetti della « legge trnff11 >. C'è riuscita? Si. Ha dimo– strato che anche un pugno cli uomini può vanifìcal'e un attentato ·alla vita clemoératica del paese? Pare cli sì. E allora ·continui a difendere le istituzioni democratiche e non si preoccupi d'altro. Ce n'è abbastanza anche così se si pensa che vivia,no ln un paese irretito in un complesso cli leggi fasciste difese amorosamente dalla classe politica dominante, appunto per vanificare la Costituzione. Piuttosto ci sono cose che nessuna formazione politiça ha mai pensato cli far proprie. Ad e,enìpio, chi pensa ai mezzi da usare per rilggiungere determinati fini? Una for– ma½ione che t~ncle a favorire l,i creazione d.i uno stato mo– derno, e che ha la fortuna cli non essere appesantita da una tradizione, può goarda1·e con una. ce1·ta spt'egindica– tez-aa a ciò ohe cli nnovo si è ve,·ificato in questi ultimi decenni in materia di .lo1ta politica e sociale. Non ab– biamo l'egist.-ato pl'og,·essi soltanto nelrelettronica o nella cibernetica. Anche nei mezzi cli lotta politica si sono ve– J'ificale delle noviUt. Sian10 proprjo sicuri che, ad es., il gandhismo non possa uscire dai confìni indiani? Pongo questa domanda perché conosco le solite obiezioni. A chiac– ùhie,·e tutti i buoni denwcratjci sono antfrazzisti, n1a. quan– do si tratta cli chieder loro cli l'innnciare ai tradizionali mezzi cli azione, comuni tanto agli oppressi quanto agli opprnssori (il che spiega il pel'ché non si riesca a. cavare un ragno da, nn buco), si scoprn che ad ogni razza cor– risponde un tipo di lotta. Il bnHo è che gnndiani, fino a Gandhi, non si erano mai sognati 'cli essere dei pacifisti. Di legnate, Gandhi, ne p,·ese forse più dai suoi compa– trioti che dagli inglesi e, infine, a fargli la pelle pensò un rapprest-ntante cieli" sola razza capace cli apprezzare i vantaggi della non-violenza e della non-menzogna. L& verità è che i popoli fanno sempl'e una scelta tra le minoranze attive che si occupano di politica, e prefe– riscono quella che ne sa meglio interpretare i bisogni spi- 1·ituali e materiali. In Italia, e in tutta- la caotica e de– cadente Europa, i popoli sono costi-etti a sceglie,·e tra mi– noran7.e che o non sanno ciò che vogliono o seguono linee ti-adiziona.li al di fuori della realtà della ,•ita moderna. Quello di Ul' è un movimento che una volta liberatosi dal complesso del «montaggio» potrebbe avere molte pos– sibilità. Ohe oggi si contenti di considetare che la semplice difesa della dignifa umana e della Costituzione bastano a dare un carattere marcato ad una formazione politica. Non è un miste,·o per nessuno che, attualmente, i diritti dei cittadini vengono difeci o negletti a seconda degli inte– ressi tattici dei politici e che la totalità dei nostri politici è convinta che i fini giust.ificano sen1pre i n1e1.zi uSati per raggiungerli. Nelle elezioni del '53, UP è stata guidata da uomini clte hanno preferito uscire dal parlarnento piuttosto che restarvi a prezzo di un compromesso con la propria co– soien,-a. J\losche. bianche che sanno come, nella ,·ealtà, per essere certi di raggiungere un fine determinato bisogne– rebbe poter far conto solo sulla propria volontà .. :Ma noi ci muoviarno in mezzo ad una jungla così fitta. che la no– stra volontà, deviata da numerosi ostacoli, finisce col con– durci a conclnsioni assolutamente diverse da queHe desi– clera.t11. Noi non possiarno conoscere i punti d'arrjvo. St1 questi determina e decide la storia. Ma noi pogsiamo essere arbitri nella scelta dei mezzi. Perciò sono i mezzi u IL,U . che contano e non il fine. « Fai quel che devi, avvenga quel che può> predicava J"emolo nel '53. Sia questa l& -divisa di UP. Un popolo come il nostro, così incline alla. violenza, al conformismo, a confondere la bontà con la de• bolezza (non per nulla la pianta faseista è così rigogliosa), a preferire la furberia alla ragione, ha bisogno, in sede dì scelta, di trovare tra i tanti gruppi politici una forma– zione capace di offrire qnalche cosa di nuovo e non mine– stre riscaldate. Certe volte la sete o il desiderio cli novità e di tentare nuove espe,·ienze, inducono la gente a batte1·e strade inconsuete. Pe1· quanto concerne le riforme economico-sociali da propo1Te, basterebbe sostenere quelle che gli stessi grnssi partiti di sinistra pare si siano stancati cli proporre, e senza timore cli sbagliare, dato che in altri _paesi (del nord Europa ad es.) sarebbero ritenute blande anche dalla gent"e più 1·etriva. , Comunque, se quanto penso io è irrealizzabile, non im– pol'ta. UP rin1arrà. un'associazione di azionisti scocciati, so.. cialisti delusi e repubblicani arrabbiati, tutte brave e one– ste e disinteressate persone che meritano simpatia non fosse altro perchè offrono a me e a tanti a.Itri, che non saprebbero come votare, la possibilità cli fare il proprio dovere cli éittadini. Voglia gradire, Sig. Diretto!'~, l'espressione della mia· profonda stima. Alessa.ndro Brendll. SCIIEDE ' I >i 001 NOlDEKZA con il viaggio ed il. soggiorno in Cina 'della commissione culturale guidata. da Pie,·o Calamandrei. il tema della « scopel'ta della Cina» si è affacc·iato alle.pagine cli alcune riviste italiane. La rac– colta del ,naleriale cloc11n1entorio è appenn agli inizi, ed è troppo pre~to pPr $Cr-ivere J_a storia della rivoluzione ci– nese, sostiene Giorgio :Bor~a, aulor-e del saggio « Oli albori clell,.~a moderna e le inflnen,.e occidentali» pubblicato sul n! ·3 cli Occidenle. Ma sulla sco .. ta di elementi noti ( una bibliogrAfia aggiornatn, in nppendice al saggio, ne suggei·isce le fonti) è p0$sibile un primo lavoro di ifor– ganizza.zione dei dati sto .. ici in una ))l'ospettiva adeguata.· Come avvenne 111crisi delle strullurn sociali, politiche, eco– nomiche e culturali attnwerso la quale l'antica Cina feu– dale si avviò a di,·entare la n1oderna Cina l'ivolnzionaria.? Kon c'è dubbio che il fatto,.e decisivo delle trasformazioni della civiltiL asiatica negli ultimi cent"anni sia stata la in– fluenza economica e culturnle dell"occidente: più che « in– fluen:1..a >, la «: fo1·zat11ra » violenta, attn1ve1·so le guene conimerciali; di una civiltà chiusa e isolata; più che « con– tatti,, urti; più che «conseguenze» maturate, tragici con– trnccol1)i economici (crollo dell'economia di sussistenza)., sociali (miseria contadina), ideologici e morali (disperata e illuso,·ia ricei·ca di sa.lvezza attraverso l'imitazione delle tecniche occidentali). La 1·eazione della vecchia Cina alla penetrazione occidentale, conclude l'A., dovrebbe essere sh1cliata attentamente da coloro che si pongono il pro– blema della valicliti, della democl'azia liberale per i po– poli dell'Asia. Alla stèSsa domanda: Che cosa ha reso possibile la. vit– toria del maJ"xismo 'in Cina? e con altrettanta 1·icchezza cli documentazione 1·isponde il saggio di Énrica P-ischel, pubblicato su Nuovi Aryomenti, nn. 15-16 del luglio-otto– b,.e: « L'Occidente e l'ideologia rivoluziona,·ia cinese~. Mentre .la prospettiva storica si arresta, nel saggio del Borsa, a Sun Yat-Sen, la Pischel esamina a, fondo anche i movimenti clive,·si che dalla rivoluzione del 4 i11aggio 1!)]9 arrivano fino alla rivoluziòne del '27 ed al n1ovimento ca~ peggiato da Mao-Tze-Tung, con il quale !'.introduzione del n1arxismo e l'assorbimento delle ideologie occidentali giun– gono all'estrema concl11sio11ee riprendono lo sviluppo cli un pensiero nuovamente originale. * * NELLA GROSSA R[V.1 RTA dell'industria americana Fortune, diretta eia Hen,·y Luce, è comparso .(n. 4, otto– bre) un lungo saggio cli Adlai Stevenson, « My faith in Democratic Capitalism ». Tratta.nclo degli obiettivi che gli Stati Uniti dovrebbero aver· realizzafo per il 1980, lo Ste– venson vede le grandi linee del futuro dell'America nella collaborazione sempre più stretta fra govemo e grossa industl'ia nordon1ericana; rna occorre che questa. - egli sostiene - si l'enda conto delle sue grn.vi responsabilità cli fronte a un progresso tecnologico che sopr_avanza e non risol;,e i problemi spirituali, morali e politici clie tuttavia apro di giorno in giorno, creando aHa vita americana uno (88) nuova,repubbfii:a squilibrio che solo l'assunzione piena delle sue respons,.– bilità potrehbe compensare. Nello stesso numero si pos– sono Jegg~re, ra.ccolte da Henry Luce in : « The foture viewed from ltaly », le previsioni sul futuro clell'ltalia fotte dai pl'incipali - pe1· dirla con Ernesto Rossi - « pa– droni ciel vapore» italiani: Valletta, Marzotto, Faina, De l\ficheli, Pirelli, Ma,-tinoli, Falck, L11raghi, Agnelli, ed altri. * * LA REVUE Française de Science Politique, negli ultimi nun,eri, ha portato la sua attenzione alle ele,,ioni più 1·ecenti negli Stati Uniti, in Germania, in Giappone. Ora, nel n. 3, juitlet-septernbre, si volge alle elezioni re. gionali siciliane del 5 giugno 1955. Jean Besson, premesso che i risultati erano scontati, delinea gli elementi posi– tivi nuovi che esse hanno immesso nel qnaclro italiano, fra ì quali il 'raHorzamento della posizione del PSI e ltt prospett.iva del!'« apertura a sinistra>. * * PER QUANTO RIGUARDA il Mezzogiorno d'Italia, il « problema mer·idionale » è semprn presente alla analisi e alla discussione polemica da parte delle' ·nostre riviste. Giuseppe Galasso in Nord e Sud, n. 9, agosto, ne « Il me• ridionalisrno di complemento» faceva il bilancio degli ul• timi dieci anni, così decisivi per la storia del Me,·idione, e osservava che, se il 111ovirnento popolare organizzato in 4 torno ai comunisti si presentava come lo sbocco senz'altro pii, importante degli sviluppi della lotta politica meridio– nale, in questi ultimi tempi anche il mei-iclionalismo co– munista e paraconn1nistft ser\1bra aver esallrito il sno slancio. Del !'e.sto, i risnltati delle ultime elezioni siciliane comprovano questo fatto e incl.icano quale ruolo possa giuocare il ]?SI nel )lezzogiorno se, dopo i successi conse• guiti, sapriL portare in J)l'OfonditiL la sna opera di pe– netrazione. Nél n. 11, ottobre, della stessa rivista, Manlio Rossi– Doria. clenunçia la mancanza di continuità, malgrado la ininterrotta gestione della politica agraria eia parte di un solo partito, della bonifica del Mezzogiorno («La bonifìca alle stl'ette »). Senza continuità, senza visione unibU'ia, né gli stanzianrnnti, né Ja rapidità delle realizzazioni, né la largl,ezza dei cont,ibnti alle opere private cli trnsforma– :1,ione, possono Tisolvere una operaz.jone così. delicata e complessn. La gravità degli squilib,·i sociali nell' Aspromontino, le continue lesioni della libertà politica e sindacale sono le fonti prime cli quel banditismo locale che l'azione re– pressiva cleHa polizia ha preteso stroncare con l'« opera, zione Marn,-za ». Adolfo Fiurnanò e Rosario Villani, in «Politica· e mnlaYita. » (Cronache 'Meridionali, n. 10, ot– tob,·e), esaminano il fenomeno del handitismo dell'Aspro– monte in stretto rapporto alla situazione politico-sociale da cni si è sviluppato. Edizioni • Einaudi Gaetano Salvemini Scritti sulla questione meridionale « Opere di Gaetano Salvemini» pp, XLll-6&1 L. 2500 Tutti I problemi essenziali della nostra vita nazio– nale dall'ultimo Ottocento sino a oggi, nel primo volume di un'organica raccolta.delle opere storiche, politiche e polemiche di Salvemlnl. MOTORI POMPE VENTILATORI ARZIGNANO *

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