Nuova Repubblica - anno III - n. 36 - 13 novembre 1955

(84) nuova repubblica 3 UNA POLITICA INTÉLLIGENT,E JjA ·PROSPETTIVA L BURIST Il recente successo del PSI è in funzi.one anche elci fallimento di ogni tentativo di crcarn una terza forza socialista. Chi volesse ritentare la prova, dovrebbe rimettersi a cercare proseliti nel pat"tito socialista italiano, impedendogli, in caso di riuscita cli siffallo proselitismo, di giocare nel paese la carta dcli'. alternativa socialista di LEO VALIANI M EDITARE S_U UNA POLITICA intelligente, lungi• mirante, a differenza del mero tatticismo quoti– diano, significa risalire alle sorgenti ideali dei no– stri convincin1enti, alle idee in cui crediamo. Fino al primo dopoguerra, il socialismo politico si Identificava, generalmente, con il marxismo, che i revisio– nisti stessi J>retenclovano aver emendato, ma non abban– donato. La rivolnzione bolscevica ,diventò, in poco tempo, lo spar-tiacqne fra coloro cl1e integravano la dottrina cli Marx e di Engels con quella cli Lenin, e poi con l'inter– pretazione che ne clava Stalin, e quegli altri che corea• vano cli conciliar·e la loro fede nel materialismo storico classista con le esigenze materiali e psicologiche della po• litica rifol'lnista, basata sull'accettazione della permanenza clcll"economia capitalistica. Nell'Europa occiclontale né si ebbe però la rivoluzione proletaria comunista, né il riformismo poté mantenere le sue conquiste particolari, sconvolte, prima ancora cbe dal. l'ondata fascista e nazista, dalla c1.jsi del capitalismo sedi. conte liberalo. li primo fra i movimenti politici della classe operaia, che seppe trarre conclusioni costruttirn da questo poco lieto stato cli cose, fu il laburismo. Esso era avvantag– giato dalla sua stessa precedente anetratezza ideologica, dal fatto cli non aver conosciuto lo slancio intellettuale del marxismo, ma neppure l'ipocrisia obbligatoria per chi lo voleva conservato nella teoria, ma spedito in soffitta nel– l'azione pro.tica. Solo nel 1918, alla luce abbagliante della rivoluzione sovietica, alla quale non poteva sfuggire nep· pure· chi non aveva fìclucia in essa, il partito laburista si diede un p!'ogramma nettamente socialista, supernnclo il generico radicalismo che caratterizzava i sindacati operai inglesi eia quando erano usciti dalla lorn adolescenza strettamente corporativa. Il programma socialista del la. bmismo, basato sulla richiesta della trasformazione pianifì. cata dell'economia a mezzo dello stato democratico, del governo ciel partito del Lavoro, che Sidney ,1/ebb aveva elaborato, era più fresco cli quello della socialdemocrazia continentale. Esso respingeva la collaborazione minoritaria elci socialdemocratici ai governi della borghesia capitali– stica e postulava, come esigenza impre:ì_cinclibile (salvo che in circostanze cli guerra), la candidatura, alla direzione del governo, del partito laburista medesimo, in seno al quale dichiarava possibile realizzare l'alleanza del proleta• riato con il ceto medio democratico, e in particolare con gli intellettuali amanti del progresso, presupposto della con– quista della maggioranza del corpp elettorale. Non tutti gli esponenti del partito del Lavoro britan. nico si resero conto immediatamente della novità del pro– gramma che avevano accettato. Quelli che provenivano da una tradizione cli socialismo riformista, se ne resero conto, a dire il vero, mono dei sindacalisti puri e semplici o degli intellettuali cli formazione radicale. Comunque, chi non se ne rese conto, fu elimii:iato con la crisi del Hl3 l. In quella congiuntura critica, che elettoralmente lo costt-ingeva alla difensiva, il laburismo si arricchì intellettualmente, incor– porando nella propria ideologia. il nuovo pensiero economico produttivista, la metodologia moderna di una politica eco– nomica volta alla soppressione della disoccupazione e all'eguaglianza economico-sociale, mercè la fiscalità redi– stributiva e la propulsione e il controllo degli investimenti da parte cli una mano pubblica accresciuta con naziona– lizzazioni di notevole entità. Ne è venuta, naturalmente col favor·e delle circostanze, la « rivoluzione silenziosa» cli questo dopoguerrn, che però il laburismo inglese non f1a saputo né voluto, purtroppo, estendere alla politica e;-.tern. Come dimostrano il suo Socialismo liberale, pubblicato nel 1030, e i suoi articoli, precedenti e posteriori, Carlo Rossclli fu il primo a [are un grande tentativo politico per introclul'l'e alcuno idee ciel nuovo labnrismo nella clur·a si– tuazione italiana, caratterizzata ancor molto pi,, dell'in– glese, clatrimpre.·cinclibile necessità, per la causa del pro– gresso, cli conseguire l'alleanza del ceto medio con il pro· letariato. Sinceramente, non gli si può rimproverare cli es– ser caduto ( per dirla con le parole vergate nel lontano 1901 dal primo mar·x.ista italiano, Antonio Labriola) nel « CO· modo dottrinarismo cli quelli, che informati dai libri delle cose degli altri paesi, le stimano di facile r~procluzione per• chè fttcili alla lettul'8 ». Conoscevano, i Rosselli, il partico– lare poso della que ·tione agraria in Italia, il grave pro– blema dei contadini meridionali, che il loro maestro, Gae– tano Salvemini, aveva con tanto ardore sollevato, la p1-io– rità clell'abbattirnento ar-mato del fascismo sn tutto il resto. Né era ancora scomparso il ricordo del vano tentativo compiuto da Leonida Bissolati, che sin dal 1010 aveva creduto cli dover e poter creare un partito italiano del La– voro, separando i maggiori sindacati operai dal tradizio– nale socialismo politico ed aveva fallito perch<tJ!. iabnri– smo uò riusci re soltanto se unifica le forze prole ·ane e popolari e non mm se e scm e. - S'intende che può accadere che ri si ritenga, e con ra– gione, costretti alla scissione. Questo era accaduto ne~ SO· cialismo internazionale, durante la prima grande guena. Anche « Giustizia e Libertà'», inizialmente unitaria, era incappata in una scissione dal resto dell'antifascismo so· cialista (diviso anch'esso, peraltro, a quel tempo), trasci– natavi dalla passione cli maggior combattività, cli iniziative pi,, audaci. Snl suo tronco il partito di azione si costituì con intenti unitari e fu la ragione politica del suo successo di partenza. Purtroppo, il nuovo lnburismo italiano, che era alle radici del partito cli a7.ione, non fece in tempo a permeare neppure tutti i dirigenti e i militanti del partito che, non riuscendo a influire sugli altri partiti, se ne lascia. rono influenzare e si divisero. La loro diaspora riflctteYa, allora, l'indifferenza del proletariRto italiano e, cosa più grave per un partito cli intellettuali, la r·iluttan,a del ceto medio italiano verso le tesi laburiste. LE IDEE attuabili non si estinguono però, quando il progresso cli un paese esige che prima o poi ci si incammini per nuovi binari. La ricostruzione del– l'economia capitalistica in Italia ba generato più disoc– cupazione e sotto-occupazione di quanta non se ne fosse n1ai vista in passato e ha 1~eso più tll'gente che mai, e insieme più cmnplesso, il n1assiccio inte1'vento economico- . finanzia l'io dello Stato, di uno Stat-o che deve affrontare compiti eccezjonali, mentl'e la sua amministrazione orcli– nada è in procinto di esser parnlizzata eia arteria-sclerosi. La Chiesa ha conseguito trionfi grandiosi ma, di fronte al dilagare di abitudini clericali,.iL,ceto medio reclama più cli 1fo1a · ·itorno alle doti liberali della com )etenza e e l'i1nparzialità nell'a.1Eminis~c e il ringiovan1men o scientific~lla P,repl!_r~io!'e cult11!:.al~~ .!l9.!!..§'.....!' s!:'za lti·1svegho della' sua intrinseca laiciliì. - La Resistenza è ·riuscita a proceclère solo fino all'in– staurazione della Repubblica e al ,·oto della Costituzione. 111alo esige ze cli un· rinnovamento cli fondo, e precisa– mente cli una « rivoluzion silenziosa» alla maniera labu– rista, ancol'Chè di stampo italiano e non inglese, perman– gono nel paese, in polemica con gli egoismi sfrenati della classe dominante. La stessa democrazia cristiana ha dovuto riconoscerlo, a più riprese, ma le riforme che essa propone o attua anche, entro certi limiti, eccitano, più che non ad– dormentino il desiderio cli un'azione riformatrice più ampia e organica, che investa i gangli vitali dell'amministrazione e della vita economico-sociale. li sindacilisnio operaio clas. sista si è trovato in crisi, ma l'intransigenza padronale se n'è accresciuta, invece cli placarsi, come gli avversari della lotta cli classe avevano promesso. Ji partito di mRggioranza, che non ha mai osato governare da solo, ora noli è pii, nemmeno in grado cli farlo. Al suo fianco sinistro, il man– cato supeiamento dell'origine scissionistica, e le delusioni di tanti anni 0 di collaborazione governativa rninorita.ria, hanno impedito alla socialdemocrazia di costituire essa l'al– ternativa laburista. Anche da prima, ma visibilmente dal momento del! Jl ~t/1 1 -- . I ~ ~I I ~V I ~;t1_ ,I t ~\i_~,:--~~?.~,~ l '1H- ~--i- ~~ - " .,, ' I ----- i-- I ' '--Ì' ' I'\'' 'TI I - - ---~--- -::::-J-- - I I~-/ lm ' .. rii 1'' ,I I 1· ~~ - .\ ~ ' .. V Piano della CClL, i dirigenti comunisti si sono accerti della !'eale àltcrnativa, diversa dal loro programma mas– simo. Più d'una volta hanno agito, nella loro opera ca• pillare, come avrebbe dovuto agire, se fosse esistito, un partito laburista italiano. Molti dei loro progressi, anche fra il ceto medio, sono dovuti a questo. Ma l'ideologia e l'intelaiatura ciel comunismo, resi fel'l'ei e pesanti da Stalin, e .appena attenuati, recentemente, da.i suoi successori, costituiscono dei limiti, 'cli cui si avvalgono le forze della conservazione. Nenni ha avuto successo con la promessa dell'alterna• tiva socialista. Ma si tratta veramente dj instaurare il so-· cialismo in Italia, nell'accezione marxistica. del termine! Nenni stesso ci dice che non cli questo si tratta, ma cli ri. forme sociali democratiche che abbiano una qualche P,r0• fonclità senza imp_licare I' es )ropriazione della borghesi~ ~e clas . g i elementi più moderni di questa, Nenni fa anzi appello. Saremmo dunque sul terreno del labmismo italiano. Ma non lo sia.!'_10 )erchè i bloc hi cli )otenze continuano a sussist · sit razione internazional~ nonostante la - tStensione, e il partito soci'ilista italiano continua a )a1::, eggiare, sotto la filtida cl~,~j blocco orienta~ éoiniinista. Siccome noi siamo stati per la distensione in– temazionale sin da quando è sorto il conflitto, sin dal Ul47, non abbiamo difficoltà a riconoscere che il partito socialista italiano ha formulato la spernnza della distensione sin dal 1952. Però questo non gli ha impedito e non gli irnpe• disco cli schierarsi, regolarmente, a fianco del blocco orien– tale. Chi, come noi, è invece per l'emancipazione da tutti i blocchi, per la Federazione enropea, che vogliamo equi– distante fra Russia e America, non può identificarsi con il partito socialist11 italiano. Ko_n è Yero, che arniamo soltanto Je riYolnzion.i scon• fitte. Amiamo anche quelle ,·ittoriose, seppure l'intensità della nostra pas. ionA è in funzione delle idealità, prima che delle fortune cli una rivoluzione. Ma non conloncliarno le rivoluzioni, anche se vittoriose, con gli interessi o gli atteggiamenti particolari dei governi che ne sono scaturiti. Anche l'America del Nord ha conosciuto due grandi l'Ìvo• luzioni vittoriose, Per l'indipendenza l'una, per l'emancipa• zione degli schiavi l'altra, ma questo non ci fa iclentificart la causa della libertà con il governo statunitense. D'ALTRA PARTE è pur vero, come nota l'amico Banfì, che abbiarno, in politica intel'na, econo ..·· mica, sociale, lo stesse esigenze imn1ediate, e g]i stes– si « nemici a clest ra • del PSI. E' vero altresì che eia questo non derivano, per le ragioni cli principio, che ab· biamo rilevato, e per q,iel senso delle proporzioni, ossia dei rapporti di forza, cui allude Banfì, problemi cli h'at– tative. H,tnno torto i compagni clell'USI illudendosi di poter costituire un'alternativa nell'alternativa, di riuscire a formare una nuova forza socialista autonon1a, con la quale il partito socialista cli Nenni debba necessariamente trattare. Il rncente successo del partito socialista italiano è in funzione anche del fallimento cli ogni tentativo cli creare una terza forza socialista. Chi volesse ritentare la prorn, dovrebbe rimettersi a cercare proseliti nel partito socialista italiano, impedendogli, in caso cli riuscita di' siffatto proselitismo, di giuocare nel paese la carta clell'al– t!'rnativa socialista., che l'USI non può invece non con-· dividere. Per tutte queste considerazioni, ideologiche e politiche, pur essendo di formazione socialista, il nostro campo d'azio– ne non è, nell'attuale per·iodo, quello del socialismo tradi– zionale. Non si vedo perchè questo debba essere motivo cli sconforto soltanto. Se si ritiene rhe, nell'Europa occi• dentale e anche in Italia, la forma moderna e attuabile delle esigenr.e socialistiche sia il laburismo, conviene ricordare che questo implica non solo un orientamento sicuramente de– mocratico ciel proletariato, ma anche un orientamento ra. dicale del ceto medio, a cominciare dagli intellettuali che ne ranno parte. E per radicale si intende recisa opposizione al reazionar_isn10, alla mentalità conservatrice polizi'escA, agli interessi oligarchici. Riferendo i precisamente ad alcune conquiste dei sin• dacati operai inglesi, Antonio Labriola diceva, a seguito elci passo che abbiamo gii, citato: « I nostri operai arrivernnno anch'essi al sel/-ooverhment del lavoro; ma ci arriveranno solo per via clel)a loro propria esperi~nza, e questa implica ìnevitabihn.ente degli errori ». Perchè mai questa profonda considerazione che, mal– grado il tempo trascor·so, non ha perso attualità nei con– fronti della clas~o operaia, non dovrebbe valere ora anche , per il ceto medio, per la piccola e media borghesia che, a differenza di quella dell'Ottocento, non ha pii, redditi che uon siano cli lavoro, e per gli intellettuali che aspirano alla pienezza della I ibertà? Perchè non dovremmo trovarci,· come alleati sinceri e disinteressati, al loro fianco!

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