Nuova Repubblica - anno III - n. 30 - 2 ottobre 1955

(78) nuova repubblica SE1'TE GIOHNl NEL MONDO DUE FO.RZE IN ARGENTINi\. P ER 11101,1'[ RlSPETTJ, il regime militare istituito dal_generale Lonardi in A'.·gentina dopo la caduta del 1·cg11nep.:,ronisla ncorda 11 primo go,·erno del gene– rale Badoglio. Se le sue 01·igini sono notevolmente diverse - cmne, per esen1pio, rassenr.a di una guerra in cor~o acc11nln ad alleali nazisti, o l'assenza cli una monarchia decisa a tentore il colpo cli Stato - la ~ituazione psico– lo"'ica creatasi nel paese rassomiglia molto a quella che si ,·e,·ificò eia noi dodici anni fa. La situazione attuale ricorda infatti eia vicino quel r.lima di euforin popolare che accompagnò il 25 luglio in ) lalia: il furore iconoclasta col quale sono stati distrniti i simboli del peronismo, compresi i ricordi di Eva Peron, che 6no all'ultimo conservò llna popolarità che poi venne a mancare al ma,·ito, rico1·dn le manifestazioni di giubilo che accompagnarono in ltalia la fine del fascismo. l\fa il parnllclismo va ancora più in là: come in Ita– lia alla caduta del fascis1110, anche in Argentina vi sono oggi due gmncli forze popolari latenti, le masse cat~o– liche e le- masse operaie, tllltora inquadrate nelle orgamz– znzioni sindacali ciel passato regime, dove, nonostante la demagogia della clittalnra, hanno acquistato a poco a poco la coscienza dei lorn diritti e della loro forza. Entrambe queste forze sono note in un certo senso a causa del pe– ronismo, o nel suo seno, in quanto il peronisrno presentava questa notevole differenza con le altre dittature militari sud-americane, che era una forma moderna di totalitari– smo fascista e non solo una classica dittatura cli generali; ossa cercò pe,·ciò di consolida,·si s[uggendo alle pericolose lotte tra gli uomini che stanno ai vertici del potere e [a– (•enclo invece direttamente appello, nel creare un nuovo equilibrio politico e sociale, anche a la,·ghe forze popo– lari, come le masse operaie delle città o le masse catto- liche delle campagne. · Il fatto che Peron sia caclllto vittima cli un colpo di _Stato militare, dopo ave1"8 rotto con una de_lle forze che l'a,·evano inizialmente appoggiato, la forza -della Chiesa cattolica, perché temeva il rafforzamento del suo potere e voleva, come fece l\Iussolini a suo tempo in Italia, stron– care l'azione che svolgeva in seno ai giovani, non con– lr·asta con quest'inte,·prelazione ciel fenomeno peronista. Anzi, sta a c]jn1ostral'e che il fascismo argentino non eri\ ancora riùscito a consolidar;;i abbastanza, a Sllperare la sua cl'isi del e 3 gennaio>, a r·icacciare gli oppositori sul loro «Aventino» p~r nwglio distruggerli, a impo,-re alla Chiesa il suo Concordato. E perciò lo forze tradizionali - esercito, marina, Chiesa - più coraggiose in Argentina cli q11Anlo lo [ossero le analoghe forze lradi>:ionRli ita– liane dopo il delitto l\latteotli, hanno avuto ragi()ne della dittatul'a in crisi. 1 l\Ia questo rovesciamento del 1·Pgime non sarebbe st11to possibile senza un:t certa maturità delle fo1·1,edi hnse, che lrnnno saputo reagire per tempo, togliendogli il loro appoggio - perfino l:t Confeder11zione del Lavoro pero– nista non ha alzato 1m dito per difendere il dittatore che cadeva - e che ora si affacce1"8nno alla ribalta della vita pubblica, dominat:t fino all'inizio clell'èra delle dit– tature argentine, nel 1930, da nna specie di r11dicalismo giolittiano alla maniera sud-americana. J I nuovo regime militare costituisce una svolta appa– rente a destra sul piano sociale rispetto aIla demagogia di pseudo-sinistra del dittatore caduto. l\fa come poteva essere altrimenti quando le [or>:e operaie sono anco,·a uffi– cialmente i·nquacli-ate nei sint!arati peronisti e quando la vita dei partiti democratici non ha ancora avuto il tempo di in. el"irsi cli nuovo nel vivo delle lotte ciel paese! L'unica forza politica e sociale già presente nella vita pubblica argentina, accanto alle forze militari che s.i sono impadronite del potere, è la forza della Chiesa, il cni conflitto con la clittaturn è all'origine del colpo di Slitto degli ultimi giorni. E' una forza ancora indefinita, la quale, come si è già rilevato in questo giornale, hn lot– tato soprattutto perché il regime minacciava i suoi di ritti e i suoi privilegi, pur contenendo giù nel sno seno, accanto a un clero prettamente sanfedista, anche forze avanz:tte di giovani democratici cristiani e frazioni di un clero moderno e progressista. La Chiesa gioca una grande carta in Argentina, che poti-i, ripercuotersi su tutto il resto del continente latino– americano e che potrebbe non essere priva d'influenza anche altrove. Per la prima volta, potrebbe accadere che le forzo cattoliche in quanto tali - so si trascma l'antica espe1·ienza della repubblica comllnista dei gesuiti nel Pa– raguay - pongano la loro candidatura ad una direzione della vita pubblica di un paese sncl-americano. E per la pl"ima volta, dagfi antichi sindacali peronisti potre?bero uscire forze operaie organizzate, pronte anch'esse a dll'e la loro parola. La presenza di queste due grandi forze· poll"ebbe avvi– cinare sempre di più quel paese, al vivo delle esperienze europee di questo dopogueri-a, dopo la caduta cli un re– gime che sembrava l'edizione postuma dei regimi fascisti dell'anteguerra. PAOLO Vl'rTORELLJ I PROPOSITI D ERHARD LETTERA DA BONN ] . •APPROVAZIONE unanime decretata dal Bundestao ' ai risultati del viaggio a Mosca di Adenauer ri– _j specchia bene l'atteggiamento di tutta l'opinione pubblica tedesca, la quale mostra cli aver ~apito chia:a• mente come il cancelliere non aveva altra via da segmre all'in(nori di quella pe1·co1·saa Mosca, anche se il rila_scio del contingente di prigionieri appare magra consolaz,one rispetto alle ben più sostanziali concessioni ott~nute da Mo. sca. J n realtà, infatti, pa1·tendo per ]\fosca 11 cancelhc1·e aveva un c11111po d'azione molto ristretto che si può sinte– tizzare nel classico: p1·enclere o lasciare. Anche la ~tampa tedesca si è resa finalmente conto cli questo cammino ob– bligalo della politica cli Adenauer e ha ~1ostrato di a~– poggiare la cleci ione con la qu~le all'ultm~o. 1:1oment_o i) cancelliere ha salvato l'esito de, drammabc1 incontl'l di Mosca, pur con le inevitabili riserve - ulteriormente a~cre– S<·iute, come è naturale, in seguito ai successivi accordi tra l'Unione Sovietica e la Germania orientale - sulle ripel'– cussioni che la nuova situazione politico-diplomatica non potrà non avere sul problema dell'unificazione tedesca. Per la prima volta i giornalisti tedeschi, che 6nora avevano sostenuto ciccnmente la politica forte cli Ade– nauer considerando con incredibile leggerezza le ripetute affermazioni dei Sodetici sulla inconciliabilità dell'unifi– cazione con l'ade.-ione di Bonn al patto atlantico, hanno p,·eso alto che l'atteggiamento sovietico non è affatto una trov11ta propagandistica ma una realti, con la quale, vo– lenti o nolenti, bisogna fare i conti. l\fa sia i depntati che la stampa dell'opposizione so– cialdemocratica hanno 11v11to1·ngione di rico,·clare come la capitolazione cli Adenauer a Mosca non sia che la conse– guenza necessaria della . ua precedente politica; comunque sia, al cancelliere va dato atto di aver saputo trovare il coraggio per compiere un passo certo non facile né gra– dito, ma in ogni caso non più dilazionabile. Quali conse– "Uenze discenderanno dall"accordo di Mosca per la causa dell'unifics.zjone e per i rapporti tra le due Oermanie? E' impossibile fare previsioni, ma la sensazione prevalente è che nonostante tutte le incognite, se adesso non ci si irri~idirà sui cavilli formalistici e avvocateschi, sarà possi– bile progredire ulteriormente, seppure molto lentamente, verso la mèta finale, anche se per il momento l'accetta– zione dello status quo rappresenta senza dubbio una tappa ol)bligata, destinata però a 'rimanere soltanto transitoria ~ a sanziona,·e la fine della guerra fredda qualora le parti inte,·essate facciano una buona volta tutti gli sforzi ne– cessari per rnggiungere una sistemazione. Certo è che il passare del tempo tende a complicare, piuttosto che a sempli[icare, il già così ingarbugliato problema teclosco, che un quotidiano cli F1·ancofo1·te definisce come la quadra– tura del cerchio. La ripresa politica interna è dominata in queste set– timane dalle discussioni insistenti sulla situazione econo– mica della Repubblica federale, nella quale il livello dei pre_zzi tende " salÌJ"e, con viva preoccupazione delle masse lavoratrici. A prima ,;ista le statistiche ufficiali, che indi– cano soltanto il due, per cento cli aumento del costo com– plessivo della vita negli ultimi due anni, non dànno una idea esatta dell'incidenza effettiva dell'aumento, ma una. analisi più dettagliata mostra. come esso gravi in pl"Ìrno luogo proprio su alcuni generi alimentari di prima neces– sitù, come il pane, il burro e la· cnrne. Fra l'o.ltl'O, l 1 in1- minente aumento del prezzo ciel latte minaccia di pro– vocare una estesa agitazione popolare in segu_ito anche allo « sciopero del latte >, ossia al boicottaggio della vendita del latte, attuato dai sinclac11ti soprattutto nella regione indu– striale della Ruhr, mentre p,·aticamenle inesistenti sono le prospettive di un aumento genera le dei salari. Giù gli scioperi di fine agosto, ipocrita111e11teattribuiti a mene co– muniste anche dai sindacati i quali avevano interesse a nascondere lo scacco subito per non essere riusciti a con– tene1·e l'agitazione spontanea dei lavoratori di Amburgo e di Kassel, erano stati l'avvisaglia cli un diffuso malt•on– tento. Adesso il problema sta assun1enclo carattere di m,ig– giore urgenza e il ministro dell'economia ha annunciato dj volere intervenire per stroncare !"attuale tendenza legger– mente inflazionistica. l\Ia, fedele ai suoi principi, Erhard non pensa cli agire direttamente sui prezzi ma piuttosto di provocarne la. dirninuzione immettendo sul mercato forti quantitativi di merci e favorendo pertanto le importazioni. Non sono ancora noti i dettagli del piano di E,·hnrd, che in linea di massima è stato accettato, con qualche proposta integrativa riguardante soprattutto sgravi fiscali e doganali, anche dall'opposizione socialdemocratica e dai sindacali. Questi ultimi inoltre, anche se ormai semp1·e pi,, costretti sulla difensiva dalla forte pressione padronale, si• riservano di sostenere talune rivendicazioni salariali nei settori pii, delicati, tanto più c·he per il momento regna un certo scetticismo sulle possibilità di successo del piano cli Erharcl, ammesso sempre che il ministro dell'econo– mia intenda iniziare un'azione veramente energica. a ditesa dei lavoratori e dei consumatori e che i suoi propositi non rimangano soltanto vuote parole, come per ora accade per i suoi patetici appelli agli industriali. l\lARTIN FISCUER 5 Il LETTERE AL DIHETTOI\E Il COMUNISMO IMPOSTO l\11LJ\~O, 11 .,ettcmbre. F:oregio direttore, con ,·ero stupore ho letto in Nuova Repu ùblica ( anno JJ [ n. 2()) la seguente frasP, a fìnna P. V.: e ~essuno studioso serio elci problemi dPll"Europa Orientale e della Cina era .... disposto nel ammettere che il comu.nismo Cosse stato semplicemente «imposto> a quei paesi, e non CosM a11cho in consiclevole parte il prodotto della carenza delle cla,;.si politiche e democratiche loc11li e della sitnnzione eco– nomica anetrata di qnclle zone. Unica eccezione, la demo– crazia cecoslovacca .... >. Orn io non posso parlare nt\ della Cina, né della Bul– gal'Ìa o 'cli altri paesi slavi, dove non sono mni stata;. n1a in Romania snno vissuta dal J!J3!) al I948, e n_on clnusa nell'Ambasciata, m:t fJ·11 i eontaclini, fi-a gli intellettuali, in campagna, in bo,•ghi, nella capitale; e posso t,•stimoniare rhe il co1nunisn10 è stato i,nvosto du1·Amente, feroce,ncnte. Vi erano almeno due partili democratici nel senso occi– dentale; il p11rtito dei contadini (il !Pader llf •~in era e_d.è - se non i, mo,·to in carcere - idolatrato da, contadm1) e il pa,·hto socialdemocratico (il più accanitamente perse– guitalo, s'intende, dai comunisti, il primo sciolto - e il IORdur Titel· Petrescu è anch"egli in carcere!). Non erano affatto disposti all'abdicazione, avevano idee chia,·e e capi rispott:tli e attivi: sono stati stroncati con arresti, perse– cuzioni spietate, manifestazioni di piazza dirette dall'alto del più puro stile fascista. Quanto alla 111ise1·iae alla situazione anclrat.1 della economia. e chi le nPga? l\fa un popolo di una decina cli rnilioni cli abitanti, che yi\·e su un lerritol'io ricchissin10 di mat<'rio pl'i1ne, di snolo fertilissimo, vasto come l']talia, un popolo cli contadini pl"Oprietari (·il latifondo era scomp~rs~ dopo la prima y11e,-,-atnondfole) è in ben alt,·e cond1z1om di quello cinese! Vh·issimo ern, ancestrale, il sentimento nazionale (anzi, na1..iona1istico, xenofobo, anti~e,nitico ! Io non face;io l'apologia della Romania, n,i Cl'(\da~ io, che, ebrea, vi ho sofferto così a lungo): é poiché i Romeni si sentivano n1inacciati dalla n1al'ea slava, poiché il 1·icordo delle invasioni slave e tarta,·c era tutt'altro che spento, l'arri,·o dei l'ussi, nelle ca1npag:nc, interrorì. Tutti d"altronde sapevano che cli comunisti, in Roma– nia noi J!)-44 ,·e ne erano circa duecento; esclusi, s'intende, i gio,·nni ol)rci, spinti alla disperazione, e all't1d_rsione non ragionata, non n1editata., n1a i~tintiva al comun1:,n10, dalla loro trngica situazione. (La quale non è forse m~no tragica ora, q11AndQsanno che la ritirata dei russi significherebbe un pogrnm senza precedenti, da parto dei romeni, che sugli <'lwei si vendi– ch01·ebbero del comunismo ....). Né credo il Vittorelli voglia nfferrnare che solo nna nazione evoluta come la Cecoslovacchia nbbiR diritto a disporre di sé: che in tal CASO dovremmo dar ragione -: e tempo - ai coloniulisti occidentali e non solo a quelli marxisti. Cu1-dialme11le, Ann(I Colombo Noi non abbic,mo mai ,o,tenuto che il co-muni.,mo non sin stato imposto nelle democrazie i,07,olari, bensì che non è stato semplicemente imposto, ma che era pure i11 consi– derevole parte il prodotto della ca1·cnza delle classi poli– tiche democratiche locali e della situaziono economica arroll'ata. l'er q1<ello che riyuarcfo il raw delln Romania, del quale fa cenno la nostra co,·rispondente, nbbiamo spesso ,-iconlato come il coli,o cli .,tato che pose fìne t1ll'indii,en– denza politica e al ,·cyime democr"tico di q71el paese fosse architettato da Viscinsl,y, in esecuzione del tacito accordo conc/,,so a Mosca nell'ottob,·e 1944 fra Stalin e Churchill. M" il reoime democratico i,opolare non si sarebbe mai potuto stabilizzare se il maggiore partito democratico pre– bellico, quello d·i Maniti, non avesse a un certo moment~ «1'7JO(l(!Ìatola dittaturn del generale A~tone.9?" e non s~ fosse così disc,·editato; se i libernli di Bratianu non si fossero incancre11iti e poi divisi; se i_l partito soc'.aldem~– crotico che era rinu,sto l'unico 7'art1to deniorratico serio fì,no "Lia libemzione, non fosse stato "nch'esso difoniato da lotte intest·ine, in gran parte provocate dai comunisti e faci– litate dall'occuvazione 1nilitare sovietica, 1na ,·ese anche possibili dalla s,w sca,·sci capacità di resistenZ<I a queste 71res.Yioni e a questo ·manovre. Vuol dire che dobbictmo conipiacerci di quello che è avvenutof Certamente no. Ma dobbiamo sforzarci di com– vre,iderne tutte le ragioni, ne.,;,'Stn10. c,yc/vsa, e non ac~onten– tarci rli deplo1·cu·elei violenze, com,mista. Se questa violenza non si fosse riversc,ta su una classe dirigente e su tin~ o7>inio11e che, come oiustaniente ricorda la nostro corn.– spondeute, era stat" 1>redadi senti-menti di cru-attcre « na– zionali-,t·ico, xenofobo, antisemitico >, avrebbe forse avuto meno successo e sarebbe comunque penetrcitci meno i,ro– fondamente nei ceti 1'PVOlari.Non bast?rà qui,~di, 1:erché la Romania o altre democrazie popolari su pe,·ino il comu– nismo, « liberarle > con la stessa violen=a con cui sono _stat_e costrette a convertirsi, ma i,romuovere un processo d• svi– luppo inte,·no che permetta a queste, come a tutte_ le _a!tre nazioni - ché a nessuna nazione si può negare il ~1,r1,t~o alla libertà e all'indipendenzci - di trovare la propria_ i.:•a verso le p1·oprie forme di clemocmzia e d·i vroyre.,so civile e sociale. P. V.

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