Nuova Repubblica - anno III - n. 30 - 2 ottobre 1955

B 2 pl'ezzolate; che « capitali e uomini sconfitti ciel terzo Reich trovarono asilo in Argentina, nel quale paese criminali cli g110na furono .nascosti tanto che nacque la leggenda cbe dava per vivo Adolfo Hitler» e che « il profeta è la pro– fetessa clell'islerico nazionalismo argentino, accusatori della classe borghese cli essere al soldo dello straniero, erano ru serdzio della più imperialista della potenze straniere, la Gemrnnia nazista>. Ma quel che è bello ed altamente istruttivo è che il citato giomale, quasi rispondendo all'ine– vitabile interrogativo del lettore, si preoccupa di spiegare che tutte queste belle responsabilità degli inventori del pc.ronismo non sono state scoperte con la caduta ciel regime. ffi sapevano giù da tempo e precisamente dalla fine della guerra, in scg_uito agli interrogatori effettuati in Germania daHe autorità americane cli occupazione. Si conoscevano, insomma, anche quando lo stesso giomale dedicava titoli a novo colonne ad Evita, per esaltarla e per celebrarne i meriti politici e religiosi. Di fronte a tanto, come facilmente si puo unmagi– nare, tutto Montecitorio si è turato il naso. A pensarci bene, inoltrn, anche Lonarcli, se appena appena è perspi– cace, non elevo essere rimasto soddisfatto degli elogi dei nostri governativi. Oggi egli viene presentato al pubblico italiano come il salvatore dell'Argentina dalle spie naziste. Ma, fra qualche anno, che diranno di lui? L 'EX PRESIDENTE del consiglio Scelba, per aprire' il fuoco contro la politica distensiva e per 1·ipropone i suoi sistemi cli forza, ha scelto un momento che i suoi amici di corrente hanno giudicato « molto tempestivo:,,. Precisamente quello della malattia di Eisenhower. Non si era ancora finito di leggere.. sui giornali che il presidente americano avrebbe dovuto osservare, almeno, tre mesi di riposo assoluto e che Ìa di..rezione degli Stati Uniti sarebbe passata nelle mani del vicepresidente Nixon - meglio conosciuto in America come « l'ispirazione cli MacCarthy > - che giù l'uomo di Caltagirone sparava colpi all'impaz– zata dalla piazza di Guastalla. Nello stesso giorno - come ha informato autorevolmente la Gazzetta del Popolo - a: Mosca si verificava che donne e uomini nelle chiese pre– gassero, in lacrime, per la guarigione del presidente degli-– Stati Uniti. « Donne, giovani e perfino bambini - 1·iferisce il giornale torinese - piangeYano mentre il pastore Alexei Karpov pregava dal pulpito per la guarigione cli Eisenhower ». A parte ogni confronto tra il modo in cui Scelba e i 1·ussi hanno accolto la notizia dell'attacco cardiaco che ha colpito Ike, è stato notato non senza interesse che- nel corso di pochi giorni è la seconda volta che un giornale democristiano, dopo aver sostenuto per anni che con i preti i russi fanno pranzo e cena e con la religione si ptùiscono I.i scarpe, riferisce cli chiese aperte e cli gente che prega. Ma a proposito di testimonianze, ce n'è nn'altra sulla buona volontà del governo cli risolvere i problemi sociali nazionali che metto conto di essere resa nota. L'ha r.iferita Il Popolo, con un articolo di fondo del suo direttore nel quale si elogia « l'azione ·promossa dal govemo Segni o condotta dal ministro Martino » per richiamare gli «alleati» all'oservanza della clausola « n. 2 » del Patto Atlantico, secondo la quale gli «occidentali» sono vicendevolmente impegnati ad aiutarsi sul piano economico e su queÙo so:ciale. Orbene, si deve sapere che l'elogio del direttore del Popolo è andato ad un'azione che ancora deve esser intra– presa. Comunque, non resta che compiacersi per le inten– zioni eh~ si attribuiscono a Segni, anche perché, di fronte al- mancato adempimento cli quella clausola « n. 2 », il go– verno avrà una ragione di più per ritenersi insoddisfatto. ' * LIBRI INDIGESTI I L QUO'l.'IDIANO cli Roma, riprendendo una analoga no_ta cieli' Agenzia C~ntinentale del Hl settembre, pub– blica testualmente, m data 20 settembre, la seguente notizia in grassetto : « In agg-itinta al "Mese della stampa comttnista" il PCI ha lanciato la "Battaglia del lib,·o " attraverso il "Centro popolare del lib,·o ". L'iniziativa ha trovato enttt– siastico consenso da pa·rte delle segttenti case editrici che sperano di smaltire, in qttesta occasione, con buoni profìtti, ttttti i_ libri indigesti ed invendttti che giacciono nei magaz– zini: Laterza, di Bari; Editori Rit1niti, di Roma; Einattdi, Pàravia, Chiantore, Lattes, di !.I'orino,' Mastellone, Corti– celli, Felt·rinelli, di Milano; La Nttova Italia, Parenti, di Firenze. « Cosi gli italiani sapranno quali sono i libri falliti: .. ». A giudizio del Quotidiano, dunque, alcuni fra i mag– giori editori italiani (da Laterza a Einaudi, da Para via a La Nuova Italia) si sarebbero ridotti ad un cumulo di libri « indigesti e invenduti », che il partito comunista si è cortesemente incaricato cli « far fuori» attrave1·so il « Cen– tro popolare del libro». E' quasi inutile aggiungere che la contropartita cli questo segnalato lavoro sarebbe l'as– servimento delle predette case editrici alla volontà ciel Crnmlino. li Quotidiano, che conosce come e più cli noi le valanghe cli libri cattolici, cli edificazione e di confu– sione mentale, che le case editrici « protette » sistemano con regolare puntualità presso gli istituti pubblici (scola– stici e cli cultura) della nostra Repubblica, non può in verità non preoccuparsi che alcuni editori « non protetti ~ si· pongano con serietà e con sforzo proprio il problema dèlla clillnsiono di una cultura non conforinista fra i ceti popolari del paese. E perché non appellarsi, contro que– sta minaccia, all'accusa della diffamazione? Gli affari son 9empre affari, (78) nuova repubblica I T A IJ I A POLITICA PROPOSTE GENERI I A POLITICA di sinistra incomincia forse a delinearsi, ...J almeno n~I settore oggi fon~ament_ale,_ qu~llo sinda– cai,;. con 1l documento che l on. D, V1ttor10 ha pro– posto domenica scorsa, al Direttivo della Confederazione Generale del Lavnro. E' un documento importante, sia pe1· il n1odo in cui viene avanzato, sia per il tono ampiamente sfumato e insieme obiettivo nel quale è stato steso. li « modo », azitutto, della· presentazione. La C.GIL ha incominciato ad avvedersi del' fatto, cho una delle ragioni ciel suo declino per ciò che rignarda le commissioni interne risiedo certamente nel distacco venuto a determinarsi tra la sua burocrazia organizzativa e la base. L'on. Di Vitto– rio non lo mancia a dire: riconosce i difetti cli democrazia interna dell'organismo, che sono alla radice cli certi insuc– cessi. Di qui la sincerità cli un'a.utocritica che doveva es– sere fatta eia gran tempo, e che fònda, anche, la nuova pro– cedura congressuale. Invece di mozioni già bell'e pronte, il cliroltivo presenterà al Congresso il testo delle conclusioni analitiche e delle proposte orientative alle quali è perve– nuto negli ultimi n1esi; le n1ozioni usciranno dalla discns– sione stessa, ed altre se ne potranno aggiungere, dice !'on. Di Vittorio, con la massima libertà. Chi ben guardi, la prassi di notificare in anticipo alla pubblica opinione il contenuto problematico e l'indirizzo del sindacalismo cli sinistra, quali appariranno al Congresso della CGIL, è quella seguita alle ultime assise della CGT francese; con alcune differenze eia rilevare subito. La prima è che, lù, ci si trovò in pl'Osenza non cli una, ma cli due relazioni: quella di minoranza sosteneva una tesi rifo,·mista, quella cli maggioranza u·n oltrnnzismo 1·ivendicativo fondato sulla tesi della pauperizzazione inevitabile della classe operaia francese, pauperizzazione contro la quale non potevansi opporre piani di rettifica o cli iniziativa nell'ambito capi– talistico, ma solo strenuo assedio alla rocca· dei pt·ofitti. Prevalse, com'è noto, la tesi «strenua>; ma sin da allora potemmo avere il presentimento del diverso indirizzo dei sindacati italiani cli sinistra, perché Santi, che rappresen– tava alla CGT i compa gni ita liani, confermò la fedeltà della CGIL allo· spirito del pia.no del lavoro. Questa sarà dun– que la seconda differ enza: in Italia la CGIL resta fedele ad un vasto piano riformistico, che, se venisse davvero attuato, -sarebbe· di por sé ottimo, rivoluzionario acldirit– tui·a. Nessuno può, infatti, sapere sin d'ora quale nuovo indirizzo si aprirebbe allo strutture italiane, con la nazio– nalizzazione dell"energia; la trasformazione del settore JRI in funzione-pilota, una legge cli sicura protezione delle. l'i– sorse elci sottosuolo; ma, indubbiamente, si rileverebbe cli qt1i :eli,\_ttamente quell'inizio di indipendenza dello stato -dalla pressione della destra ecot1omfoa, che Riccai'do Lom– ba,·cli, all'ultimo cong,·esso del: PSI, clivisò come programma minimo sul quale i socialisti italiani avrebbero dovuto battersi. E SAMINIAMO, ancora per un momento, convergenze e divergenze tra CGT e CGIL. Di fatto, sembra che le. duo procedure siano affatto diverse, e così i due pro– grammi, pensati con un concreto adattamento a condi– ~ioni assai lontane,. sia del me,·cato del lavoro, sia della disposizione delle forze politiche, dovendo in Francia i comunisti guardarsi da una ripresa cli un forte centro sinistro del mondo laico, che si annunzia con la rentrée ciel mendesismo, in Italia dovendo invece salvare il sal– vabile cli progettate o mai realizzate convergenze con la sinistra democristiana, poiché altre fol"Ze borghesi di cen– tro sinistro non esistono alla ribalta politica.· Ma poste questo ovvie distinzioni, a noi sembra che l'atteggiamento della CGIL sia cli giù il risultato cli una lezione, che lo ·stesso orientamento della CGT offre a chi cerchi cli deci– frarlo. Sia la CGIL nel documento cli Di Vittorio, sia la CGT nella prassi delle presenti agitazioni sociali francesi, non invocano alti·o che l'unità d'azione. Senonché, come osserva pertincntemente l' Express del 24 u. s., la CGT si rende ben conto che l'unità d'azione e çaso per caso», so soddisfa _le maestranze, fa loro perdere di vista, per l'al– bero, la selva, cioè i fini della lotta sindacale nel loro in– sieme; cli qui il tentativo di sganciamento della CGT dal moderatismo delle altro organizzazioni sindacali, la corsa all'avanguardia massimalistica per un nuovo tentativo di candidatura ad una più solida ed efficiente priorità tra gli operai francesi, nel confronto con gli organismi cattolico e socialdemoèratico. Perché, invece, in Italia l'on. Di Vitto– rio si dà tanta pena nello scongiurare le altre correnti e organizzazioni sindacali all'unità d'azione? Per una ragione semplice: che egli non invoca questa solidarietà nella trat– tativa cli questa o quella tariffa sindacalo, ma intorno ai fini generali della politica ~indacale italia na; in breve, Di Vittorio non !a della tattica sindaca.le d'unità d'azione per servire ad una strategia cli primato; m a propone una tattica che deve essere della stessa qualità della stmte– gia; chiede l'unità d'azione sui grandi scopi delle forze operaie italiane, non sui minori (anche se seri) episodi sa– lariali. Sitlla impostazione quindi del prossimo Congresso della CGIL mi pare si possa anche fondare qualche ipo– tesi circa le modalità adottate dalla parte comunista, in Italia, in regime di distensione. Esse restano quelle fron– tiste, ma con una particolare accentuazione di metodo democratico, che a taluni parrà una 'finzione (non si vede, evidentemente, a quali discriminate correnti alluda Di Vit– torio all'interno della CGIL: a parte la socialista, di cui è superfluo parlare, allude forse Di Vittorio a qualche re– siduo socialclemocratico o cattolico di sinistra? E quando mai hanno avuto, dopo H '48,. voce in capitolo?) e che comunque sarà da giudicare in concreto nel' congresso. Noi daremo valore alle promesse cli Di Vittorio, nella misura in cui sentiremo esponenti di singole categorie esaminare i loro problemi, certo in un comune spirito di lotta di classe, ma con un senso preciso della loro pa,·ticolarità politica, e con la maturità cli una prospettiva economica nazionale, che non dovrà Mio cliscendere dal Direttivo, ma salire dalla coscienza politico-sociale degli inte,·essati. Q UANTO al contenuto delle proposte di Di Vittorio al Congresso, esse hanno un solo torto, quello della genericità. E' una parola comune a tutta l'esperienza europea di questi anni, quetra del controllo .democratico dei monopoli; ma esistono all'uopo diversi strumenti pos– sibili, e. qui non si vede verso quale la CGIL propenda; la questione non sarebbe comunque l'isolta solo con la re– staurazione, cli importanza primordiale, di un regime di auténtica libertà aziendale, perrihé le comoùssioni interne non hanno compiti cli cont,·ollo sugli investimenti, st1i -di– videndi, sulla programma,ione del lavoro, e così via. La stessa impl'ec.isione è nel settore delle proposte per t'IRI. La tesi che spetti loro un compito di stimolo e moraliz– zazione della nostra econon1ia di mercato, è anch'essa fla. lunghi anni suggerita dai sindacalisti socialisti, " l'ab– biamo ascoltata ormai da ~1olto tempo in notevoli intn– venti di Vittorio Foa; ma ciò che qui non risulta è la tecnica esecutiva cli questa proposta. E che dire dell'incon– tro della CGl L con il piano Vanoni? Che esso sia un piano di previsione anziché un programma operativo, è cosa niù volta ridetta anche cfa c1·itici di buona destra, a inèo– minciare, se ben ricordiamo, dall'on. Corbino; ma al fine cli portarlo sul terreno pratico, quali proposte avanza la CGIL? Com'è noto, l'esecuzione del piano è problema cli capitali;. come mette in relazione la CGIL il loro reperi– mento ed impiego, con una politica, altrettanto accetta– bile, ma implicante a sua volta forti investimenti, cli nazio. nalizzazione delle fonti cli energia? Al tempo del Congresso del PS~, ancora Lombardi parlò di prestiti esteri ( contro la facile tesi degli investimenti), e non sdegnò quelli americani; la CGIL non tocca questo tema, e solleva quindi ancora una volta il sospetto della acrisia e della volitique d'abord, su un terreno dove la vera politica è la esat– tezza della previsione prngrammat.ica. Avanziamo queste riservo, s'intende, non già pe1· av– vilire un indirizzo della CGIL che ci appare tuttavia assai più realistico di quelli passati, e più conscio della condi– zione cli difensiva in cui è ridotta da anni la classe ope– raia italiana, ma per recare un primo contributo alla di– scussione che !'on. Di Vittorio auspica con indubbia sin– cerità. Ritorneremo certo sul tema, e più volte. Per il momento ci preme concludere, che i problemi agitati dalla CGIL sono comunque gli autentici problemi italiani, quelli .sui quali dovrebbe impegnarsi il Paese, e anche fondarsi il solo utile giudizio su questo governo. ALADINO E' uscito ELIZABETH WISKEMA N L'asse Roma ..Berlino con prefazione di GAETA O SALVEMINI Questo è il primo tentativo serio di tracciare la storia dei rapporti diploma– tici fra l'Italia fascista e la Germania. nazista, _culminati nella firma del Pat– to d'Acciaio e nell'Asse Roma-Berlino. L'Autrice non Si è contentata df uno studio minuto di tutti i documenti già resi pubblici; ha potuto consultare an– che numerosi documenti ancora celati negli archivi dei vari Ministeri degli Esteri e ha interrogato parecchi diplo– matici italiani che hanno assistito da vi– cino al grande dramma che ha coinvolto l'Italia nella sua vicenda più disastrosa. «DOCUMENTI.DELLA CRISI CONTEMPORANEA» N. 18 • Pagg. XVI--464 • L. 2000 LA NUOVA ITALIA FIRENZE Abbonatevi a nuova repubblica

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