Nuova Repubblica - anno III - n.27 - 11 settembre 1955

(75) nuova repubblica 3 VI.AGGIO IN JUGOSLAVI.A PIANETA SCONOSCIUTO Dal 1948, anno della rottura col Cominform, ad oggi, l'assetto politico della v1cma Repubblica è cambiato radicalmente. Esso è ora chiaramente orientato verso il potenziamento di tutte le autonomie. Ali' intenso e semplicistico processo di statizzazione succeduto alla rivoluzione, segue in questo momento un processo di socializzazione che si avvicina molto più del precedente ad uno schema socialistico di FRANCO MORGANTI I S E AVETE L'IDEA PEREGRINA cli dire a qualcuno dei vostri conoscenti che vi acciugete a compiere un viaggio in Jugoslavia, come a me è accaduto di re– cente in occasione di una visita compiuta insieme ad al– tri giovani di Unità Popolare, il minimo che vi sentirete rispondere è un « Sei impazzito! con le poche ferie che hai! >, come so avesto scelto per le vostre vacanze una colonia penale. Anzitutto, e mi spiace di non ricevere com– pensi per questa volontaria pubblicità, dite ai vostri amici che in Dalmazia li attendono ottimi alberghi a prezzi mo– dici per un trattamento assolutamente confo1·tevole: e li allieterà, come si legge in tutto le « réclames > di questo mondo, un « incantevole paesaggio », con la differenza che qui avranno la sorpresa· cli trovarlo davvero. Pe1·ché tanta prevenzione nei confronti di un paese e di un popolo per tanti aspetti simile al nostro, è pre– sto detto. Per alcuni le cose stannÒ così: Tito è un co– munista e ci ha rubato terre italianissime; per altri, Tito è un comunista e uccide i preti; per altri ancora, Tito non è un comunista, ma un fascista venduto al capitale stra– niero. Ora, noi abbiamo cercato di partire per quel pianeta sconosciuto, il più possibile sgombri da ogni prevenzione o, forse, appunto per questo assai prevenuti. Nostra cura principale, in questo momento, è quella di combattere, giovandoci delle impressioni riportate, tutti i modi cli dire più faziosi e più ingiustificati che in Italia serpeggiano a proposito cli quel 'paese; compito ingrato; se si pensi che noi, ad esempio, il maresciallo Tito non l'abbiamo nem– meno visto, se non nei ritratti, in verità un po' frequenti, che si trovano dappertutto. Forse, nel trinciare giudizi sulla Jugoslavia, non molti sanno che dal 1948, anno della i·ottura col Cominform, ad oggi, l'assetto politico delta vicina Repubblica è cam– biato raclicalmonte, fino a trovare la sua espressione di principio nella legge costituzionale del 13 gennaio 1953, presentata eia Edvarcl Kardelj all'Assemblea popolare. Nel suo discorso di presentazione Kardelj esponeva senza veli le deficienze dell'ordinamento in atto, sancito dalla Costi– tuzione ri vol uziouaria: « ... il vecchio sistema ... r3ppresen– tava un pericolo costante di burocrazia, un pericolo cli re– pressione e cli restrizione dell'iniziativa socialista delle masse lavoratrici, un pericolo di centralismo e di partico– larismo burncrntico, due fenomeni che sono soltanto mani– festazioni diverse di un processo unico: in una parola il pericolo della conservazione e dell'ampliamento degli ele– menti di capitalismo cli stato nel nostro sistema economico sociale». Questi concetti lì sentite espressi da tutti, in J ugo– slavia, dal dirigente dallo studente dall'operaio, non certo con l'astio per gli uonùni che avevano edificato l'assetto precedente, ma col senso della 1·esponsabilità indivisa e collettìva per gli errori compiuti e inoltre, col senso stori– cistico della necessità di questi errori. Non ho mai ca– pito perché i borghesi (non dico « borghesi > in senso clas– sista, ma riferendomi a una certa mentalità, ben nota, del . l'eSto) considerino con tanta sufficienza e ironia la p1·atica clell'autocritica, offrendo poi in una sostituzione tutta una congerie cli esp·eclienti esplicativi per trarre a salvamento « malgré tout» un prestigio scosso. D ICONO INVECE gli jugoslavi che con la prima Costi– tuzione il popolo ha sancito le conquiste della sua ri– voluzione, ha consolidato il suo potere ed ha assicurato le condizioni per intraprendere lo sforzo di edificazione del 6ocialismo; molte disposizioni sono attualmente superate, mentre allora si giustificavano con l'arretratezza del paese, le suo conseguenze sociali e politiche e la pressione egemo– nistica dell'ideologia sovietica. E' quest'ultimo, forse, l'uni– co grande risentimento, espresso in ogni caso con l' accor– tezza e la vigilanza di non cadere in posizioni occ!denta– listiche: c'è 1·isentimento non soltanto per i dirigenti poli– tici sovietici, che impedirono lo sviluppo autonomo del– l'economia jugoslava, ma anche (e lo si rileva parlando col semplice cittadino) per l'esercito russo, imputato cli aver considerato la Jugoslavia, nonostante la gloriosa guer– ra di Liberazione combattuta, come una qualsiasi terra di occupazione. Cos'è dunque questo nuoYO ordinamento? All'intenso e semplicistico processo di statizzazione succeduto alla rivo– lnzione, sussegue ora un processo di socializzazione che, a ben vedere, si avvicina molto di più del precedente a uno schema socialistico. La nuova legge costituzionale tutela anzitutto la proprietà sociale dei mezzi fondamentali di produzione, tranne di quelli che spettano quale proprietà personale al produttore nel campo del lavoro individuale o familiare; tali ad esempio i casi dell'artigianato e della piccola proprietà contadina. Ma tale tutela prevede che ogni azienda, SL1bito dopo la creazione, assuma il carattere di collettivo di lavoro dcevendo automaticamente diritti e do- TRAU' - Contadini e pescatori dalmati veri ugnali a quelli previsti' dalla legge per le aziende cli carattere sociale. In tal modo nessun organo statalo pnò oberare l'azienda cli obblighi particolari e tutti i lavoratori vengono posti in una posizione giuridica uguale nella pro– duzione. Cos' nelle cooperative agricole, come e soprattutto nelle aziende 'inclustriali; alle vecchie fattorie cli Stato, do– vute al periodo cli sovietizzazione, si sono sostituite coo– perative; molte delle vecchie cooperative sono state sci~se e suddivise in piccole proprietà individuali, soprattutto do– ve, come nelle zone montagnose o nelle isole, si presenta difficile la meccanizzazione. e viene a cadere il principale incentivo alla formula cooperativa. Analogamente tutte le nuove Iabb1·iche (e le vecchie erano poche trattandosi cli paese fino al 1945 quasi esclusivamente agricolo e fino al '48 sottoposto all'inibizione sovietica) sono collettivi gestiti dagli operai e di indivisibile proprietà loro. NON A CASO ho iniziato dalle cooperative e dalle fab- briche anziché discendere mano a mano i gradini del– l'ordinamento con criterio gerarchico, volendo significare che l'assetto politico della nuova Jugoslavia è chiaramente orientato verso il potenziamento di tutte le autonomie, in modo che l'ordine gerarchiço finisce o finirà per essere sovvertito non appena il senso dell'autogoverno si radi– cherà saldamente in tutti gli strati della popolazione. E' sufficiente, per rilevarlo, dare un'occhiata alla politica eco– nomica, che tuttavia incontra spesso violente critiche fra gli osservatori occidentali (critiche peraltro non ingiustifi– cate se si pensi che più volte, nel corso degli ultimi anni, gli jugoslavi sono dovuti ricorrere a sostanziali revisioni del loro atteggiamento); in nessun altro settore come in questo si impone in gep.ere un orientamento unanime, di– ciamo così centralizzato, per impedire che la febbrile corsa alla produzione ingeneri il caos: tuttavia, pur essendovi un piano economico decennale eiettato dagli organi fede– rali, Distretti e Comuni si o.rientano con molta libertà e il controllo annuale, approssimativo e normativo por even– tuali modifiche del piano, così come il controllo decennale, esercitati nei cònfronti delle aziende, riguardano il volume d'affari svolto e non l'entità o il tipo specifico di produ– zione; devono insomma esser solo rispettate le propor– zioni, in volume d'affari, fra i vari settori della produ– zione, senza che si richieda per l'anno tale il nnmero tal altro, ad esempio, cli trattori agricoli. Il clecentrnmento è insomma il principio fonçlamen– tale a cui si ispirano i dirigenti jugoslavi: i 1·appresen– tanti eletti nei Comitati popolari dei Distretti e elci Co– muni cittadini devono 1·isponclere periodicamente del loro operato cli fronte alle Assemblee degli elettori, le quali pos– sono chiedere che il mandato venga revocato. Inoltre il popolo, attraverso le Case della Cultura può elaborare le proposte uscite dalle Assemblee facendone dei progetti cli legge; l'intervento dei cittadini non avviene quindi « una tantum» all'atto dell'elezione dei loro rappresentanti, ma ha un carattere cli continuità. Quando a Zara, al Campo internazionale della Gio– ventù, discutendo con alcuni dirigenti dell'organizzazione giovanile, esprimevamo le nostre ragioni di critica relative a quella frattura, tuttora appariscente in certe regioni più che in altre, fra dirigenti e popolo, abbiamo chiesto con quali strnmenti si pensasse cli diffondere maggiormente il senso della responsabilità politica, dell'educazione civica, dell'autogoverno. Noi abbiamo una certa abitudine a rivol– gerci ai cittadini nei termini di una « rivoluzione dello coscienze» da atluarsi attraverso la comprensione della propl"ia funzione e delle proprie responsabilità: e parliamo inevitabilmente in termini astratti, tanto più quando il no– stro pubblico è cli provenienza medio o piccolo borghese, appellandoci a principi o divulgando un'ideologia che ha radici soltanto in un serio fondamento culturale e morale. Ci siamo sentiti rispondere un po' seccamente che all'azione politica non si perviene attraverso argomentazioni di prin– cipio, bensì attraverso la pratica quotidiana dell'autogo– verno e l'esercizio della funzione politica che corrisponde direttamente ai propri interessi e alle proprie necessitÌL: cosicché la concessione di ampie autonomie e tutto il pro– cesso di decentramento in atto nella Jugoslavia cli oggi finiscono per avere ragioni di vita, oltre che obiettive, an– che strumentali. Infatti la distinzione eia noi posta fra alcune regioni più evolute ed a ltre meno, fu subito da loro ricondotta a quella secola.re fra città e campagna, fra classe operaia e contad ini: la prima, cosciente e progressista avendo an– che sopportato il peso maggiore della lotta clandestina e della rivoluziono, i secondi per natura più chiusi alle nuove esperienze, più avari, arroccati nella loro piccola proprieti, e spesso alieni dall'associarsi in cooperative. E in effetti è forse così: i contadini visitati nei pressi di Zagabria ci esprimevano press'a poco questa opinione, per quanto la Croazia non costiera, unitamente alla Slovenia, siano le regioni economicamente e culturalmente più e\olute della Repubblica. Quello che ho sfiorato è il maggior problema che gli jugoslavi debbono risolvere; in questi dieci anni s'è dato grandissimo impulso all'industrializzazione, ottenendo ri– sultati veramente sorprendenti, ma l'agricoltura non ha fatto un passo. Ci sono stati, è vero, anni meteorologi– camente cliflicili, ma q_uesto non è sufliciente per giustifi– carlo: indubbiamente non ha giovato il frequente cambia– mento di politica e l'incertezza che ne derivava al conta– dino per l'avvenit-e proprio e della propria terra. Ora l'obiettivo degli organi federali, per i prossimi dieci anni, è quello di dare grande impulso all'agricoltura per mezzo di una progressiva n1eccanizzazione, che giovi anche a J'en– clere più evoluta la mentalità ciel contadino. Tale mecca– nizzazione è possibile solo attraverso la formula coopera– tiva, per ragioni eminentemente finanziarie: bisogna ve– dere come i contadini accoglieranno l'invito ad associarsi; ognuno ne è pienamente libero e nessuna costrizione viene esercitata in proposito, ma il governo ha nelle mani stru– menti adatti, come crediti e invcstimeuti, per esercitare la sua preferenza. Delle due forme di cooperative, esso propende indubbiamente per quelle in cui anche la terra faccia parte del patrimonio comune, poiché suo obiettivo finale è la collettivizzazione di tutta la terra; notevole è però il fatto che la convinzione venga esercitata con tutto il rispetto delle libertà civili e politiche, nel quaùro cli una ampia opera di educazione all'autogoYerno.

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