Nuova Repubblica - anno III - n.27 - 11 settembre 1955

nuova NR.31.12.55 St ~. PIER! ANNA· Via Campane 4 r Comitato dirett., ·TRISTANO CODIGNOLA (dirett. resp.), PIERO CALEFFI,PAOLO VITTORELLI.Segret. di red., GIUSEPPE FAVATI. Direzione e redaz.: Firenze, Piazza della libertà 15, te1. 50-998. Amministra,., Firenze, Piazza lndiµendenza 29, tel. 483-207/8. Autorizz. del Tribunale di Firenze, n. 678 del 30 dicembre 1952. Print.d In ltalv. St. Ti0. de cla Nazione>, Firenze, Via R:lcasoli 8. 75 - ANNO III • N. 27 UNA POLITICA INTELLIGENTE di TRISTANO CODIGNOLA I POCHI TEl\II alla ribalta, in questa vigilia di 1·ipresa politica, sono tuttavia significativi: disagio economico e morale della scuola, competenze delle magistrature militari, ·Jegge di P.S. Fra poco, riemergeranno i grandi temi: coesistenza, aperture, cattolici e laici, cattolici e so– cialisti, crisi con1unista, nuove maggi01·anze; ma intanto, anche i temi minori bastano a riportarci alla realtà della situazione italiana, stagnante ancora fra la pressione di forze nuove, che emergono un po' dovunque, e la pesante eredità - politica, morale, di costume - del fascismo. La lotta intrapresa dagli uomini della scuola è un sin– tomo non trascurabile di ripresa: ché dalla scuola parte, per definizione, il rinnovamento; e da una ritrovata ener– gia e dignità dei docenti non possono che nascere le con– dizioni di quella 1·igencrazione della scuola, che è essa mssir"p1"<!Suppo~to di rinastit."' del costume e della società. In qnesta battaglia, che gli insegnanti conducono con una serietà ed nna compattezza esemplari, quel che conta sono infatti i motivi di fondo: che solo un osservatore leggero e inesperto ricondunebbe ad una gretta.ispirazione econo– .mica, perché quei motivi investono piuttosto il problema . della posizione sociale della scuola nel paese, della sua in- dipendenza politica e didattica, della dignità di una fun– zione che non si può, con metro ottusamente burocratico, considerare al livello di nessun'altra. E, natt1ralmente, non pllÒ non essére motivo di riflessione e di amarezza che, al contrario, gli organi statali non sembrino intendere il si– gnificato vero di questa agitazione, respingendo sempre - al di là dei problemi di bilancio, che tuttavia potrebbero essere essi stessi risolti con maggior larghezza di vedute sacrificando altro, che può essere sacrificato - i suoi aspetti più veri, quelli di natura morale. L'insistenza con CllÌ il governo si ostina a negare agli insegnanti il titolo dell'aumento, sembrerebbe volontariamente diretta ad umi– liare una categoria di cittadini, dai qt1ali alla fine di– pende "il così.time della libertà e della critica: e giusta– mente gli insegnanti fanno al riguardo una questione di principio, ché non di lavoro straordinario si tratta, ma di un riconoscimento cli funzione permanente ed insostitt1ibile. E' dubbio tuttavia che paese e partiti siano più aperti del governo alla comprensione d'una qt1estione, che involge alla fine la nozione stessa del servizio che la scuola svolge, o dovrebbe svolgere, nel paese. · Più smaccata ancora l'insensibilità degli organi di go– vemo appare nel caso, tornato nuovamente e clamorosa– mente alla ribalta, delle competenze dei tribunali militari. E' incredibile come avvengano queste ed altre cose, che tutti concordemente condannano, senza che tuttavia né par. • lamento né governo trovino quel grammo di coraggio ne– cessario per far cessare lo sconcio. I termini della questione sono ormai noti a tutti; e chi volesse rinfrescarli, non avrà che da leggere sull'Avanti! di domenica scorsa l'intervista di Oalarnandrni. Ma quali sono, in 1·ealtà, le forze che in– sabbiano anche così modeste misure cli ripresa democra– tica, che riescono a bloccare ben tre progetti di legge fermi davanti al parlamento, e tutti di estrema brevità e faci– lità cli•discussione? Non si evita, anche qui, di ricadere in una Yalutazione politica di carattere generale: la carenza di volontà della classe politica dominante (compresa quella antifascista) che sembra aver perso ogni impulso di auto– nomia, d'iniziativa e di coraggio 0 cli fronte alle minoranze sparule, ma potenti, che vogliono (attraverso la giustizia, · come attraverso l'esercito o la sct1ola) mantenere i carat- teri e i connotati ciel ventennio al nostro Stato. E infine, revisione della legge di P.S. Da quanto se ne parla? quanti impegni sono stati assunti dai governi? Forse non tutti avranno seguito le procedure adottate per reprimere il banditismo in Calabria. Non essendosi ,·ag– giunte proYe per mandare in galera un ce1·to numero di « so~petti >, si è pensato di trasferire J"iniziativa al\'Esecu– tivo: che ha rimesso onoratamente in vii:,ore il confino di ·un numero L. 40. Estero L. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 1500, sem. L. 800, trim. L. 450. 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Così, dieci cittadini, che certamente non saranno fior di galantuomini ma dei quali nessuno cli noi è in grado cli sapere che cosa abbiano concretamente fatto, sono stati allogra=nte spediti al domicilio coatto per cin– que anni, con l'aperto compiacimento, oltreché di questu– rini e di carabinieri, anche della stampa benpensante del nostro paese. Ad maiora, dunque. Per questa strada, c'è da anda ,·e parecchio in lii. Può meravigliare quàlcuno che codeste cose accadano sotto un governo presieduto dall'on. Segni, con l'on. Rossi all'istmzione e l'on. Moro alla giustizia. Tre galantuomini, ed anche tre competenti. Ma in politica, si sa, onestà e competenza sono molto, ma non sono tutto. Questi episodi, che sembrano contraddittori con la « s,·olta » che si sa– rebbe ertettuata dopo la caduta di Scelba, sono inyece la prova migliore che una situazione politica non si cam– bia poi· volontà di alcuni uomini, o per la sostituzione di questi a quelli: ma si cambia quando mutano i rapporti 1·eciproci delle forze che concorrono a determinarla. E qui il discorso si allarga. Ci stiamo avvicinando alle elezioni amniinistrative; e, forse non molto dopo, alle elezioni politiche. Quali pro– spettive esistono effettivamente perché si determini quel cambiamènto nei rapporti di forza che può realmente de– terminare una nuova politica? Mi pare che sia ora di ri– prendere il discorso, e di aprirlo a tutti coloro che vogliano intervenire: siano o non siano di Unità Popolare. Poiché non abbiamo obblighi cli governo e neppme rappresentanza padarnentare; e poiché non siamo neanche un pa,-tito, ma una. tendenza politica che vuol· operare per una svolta ef– fettiva e profonda della situazione italiana, abbiamo il do,·e,·e di parlare con tutta la franchezza. necessaria. E' vero che la situazione è in movimento, dalla demo– crazia cristiana ai comunisti. Tuttavia, è necessario co– minciare ad analizzare più a fondo la natura e Ja profon– dità di qllcsto movimento, le possibilità reali di sbocco, gli ostacoli da superare. Rinviando ad una prossima occa– sione l'esame della situazione che si è venuta a creare così nel settore della sinistra cattolica come nel settore comu– nista, vorrei che il ilibattito prendesse ora le mosse dal set– tore in cui siamo più direttamente impegnati, il settore so– cialista e del le minoranze democratiche. Si afferma (e non c'è ragione per non crederlo) che sia assai prossima l'ape1-tnra d'una crisi ncJ PSDI; che quanto è rimasto della sinist,·a e del vecchio centro di que– sto par·tito abbia ormai mgginnto la per·suasione della inutiliti, cli mantenere ancora in piedi quell'edificio trabal– lante, sconquassato ed inclecol'Oso che risponde a quel par– tito. Se questo fatto si avvereri, (e noi non potremo che esserne soddisfatti, poiché non è da oggi che abbiamo espresso un giudizio definitivo sul PSDI) si delermincri, certamente una serie di reazioni concatenate in uno dei set– tori piè, toi·mentati ed anche più nevralgici della politica italiana: il setto1·e di centro-sinistra. Per qna11to debole sia il p~so numerico ed anche p olitico cli una frattura cli questo genere, essa. assun1erl1.un significato di notevole iu1- portanza per il pu nto dello sch ieramento in cui avviene. Ma con quale obiettivo, con qnale prospettiva pensa. orn di muo,·ersi la sinistra del PSDI? Un'operazione di questo genere non può mai essere frutto d"insofferenza e di stan– chezza, ma deYe costituire la premessa cli un'azione più larga, intorno alla quale occorrono idee chiare e precise. Tanto più che vedo riemergere, in alcuni settori, un mito la cui pericolosi ti, credo debba essere subito denunciata: il mito dell'unifìcazione socialista e ciel partito socialista «autonomo». Che cosa stia sotto queste parole, nella real– tà, molti di noi hanno imparato a conoscere per propria diretta esperienza: ed è per questo che 1·iteniamo neces– sario mettere le mani avanti, per chiarire pubblicamente le nostre posizioni al riguardo. La creazione di un partito, o cli una formazione, cli carattere dichiaratamente socialista, costituita di alcune fr·a,.ioni socialiste minoritarie (per esemplificare: sinist,·a PSDI, USI, UP), è un'operazione non soltanto Iuori teJJ1po (perché, date le forze di cui si varrebbe, non riuscirebbe ad esercitare nessun apprezzabile 1·ichiamo elettorale) ma se• riamente dannosa agli sviluppi in atto della situazione ita– liana. Questi s,·iluppi passano, com'è ovvio, attraverso le tre grandi formazioni in gioco, la DC, il PSI e il POI, ed è una perniciosa illt1sione quella di credere di potersi assi– dere tra codeste forze quasi prescindendo dalle altre. Chi pone oggi il pr·oblema del socialismo «autonomo» apre con ciò stesso la polemica contro il PSI proprio su quel ter– reno che il PSI sta faticosamente ripercorrendo in senso autonomistico e democratico. Chi p,;me oggi il problema dell'unificazione socialista come pote,·a essel'C posto nel '48, vuole chiudere i propri occhi di fronte ad una 1·caltii com• pletamente nuoYa, un partito comunista non pii, blocco monolitico in fase sovietica aggressiYa, ma in pro!onda crisi politica ed ideologica, di fronte alla quale non si può non pone il problema dell'erediti\ di quanto di valido con-

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