Nuova Repubblica - anno III - n.27 - 11 settembre 1955

81 2 tinua ad esistere nella lotta del proletariato. industriale e contadino. Bisogna, 1ni pare, avere idee chiare alrneno su questi punti: 1) per la p!'ima volta, le condizioni oggettive l'en– dono possibile ai socialisti di prendere l'inie,iativa (sul tel'- 1·eno propriamente proletario) sui comunisti; 2) ma per– seguendo questa direzione naturale, i socialisti 1~schiano d'altronde di perdere capacità d'aggancio verso la propria destra; 3) cosicché le forze più avanzate del cattolicesimo possono tentare d'impadronirsi esse cli quel largo tel'l'eno sociale rappresentato dal proletariato evoluto e dal medio ceto lavoratore, le cui esigenze possono apparire non coin– cidenti col proletariato in senso più rigol'oso. Il problema è dunque, in parole povere, un problema di allargamento del socialismo, fino a renderlo capace di assorbire e una parte dell'elettorato comunista, messo in crisi dagli svi– luppi internazionali e dall'impotenza del PCI, e una parte dell'elettorato cli centro-sinistra, alla 1·icerca di una solu– zione di serio 1·innovame11to, ma den1ocratica. E' nena n1i– sura in cui questo secondo settore sarà attirato da posi– zioni socialiste democratiche o da posizioni cattoliche avan– zate, çhe l'equilibrio futuro fra socialisti e cattolici in Ita– lia sarà determinato in un modo o nell'altro. Se questa valutazione è esatta, mi sembra allora che la funzione dei gruppi socialisti e democratici minoritari non sia affatto quella di mettersi in concorrenza col PSI sul suo tcrl'eno, ma cli consentire al PSI cli esercitare il massimo cli pressione sull'elettol'ato comunista (che oc– corre riportare energicamente ad un'azione democratica effi– cace per tutti) senza per questo perdere la capacità di espansione sulla sua destra. Siamo tutti persuasi - mi pare - che una formazione socialista potrebbe, in astmtto, rappresentare insieme tutti questi diversi strati sociali (tut– tavia, questa persuasione richiede anche un riesame ideo– logico ciel socialismo, che è cli là da venire) ; ma, in con– creto, il PSI non è quelfo formazione socialista; e bisogna dunque agire con le forze che esistono, usando gli strumenti che si hanno, senza vagheggiare l'impossibile, che è poi vaneggiare. Se il PSI avesse una dialettica interna, un funziona– mento democratico sicuro, un'alternanza cli maggioranze e minoranze, un costume evoluto che non ha, non soltanto ne faremmo parte (e potremmo farne parte anche se non siamo mai stati d'accorcio sulla politica ciel patto d'unità d'azione), ma esso sarebbe già quel partito capace cli svol– gere insieme le chie funzioni disegnate cli sopra. Ma poi– ché questo non è, bisogna contornpornneamente aiutarlo a divenire quello -che non è, e insieme operare in modo da esercitare, con esso ma distintamente da esso, il massimo cli attrazione sulle due sponde. Unità Popolai:_e si è formata proprio intorno a questo pensiero fondamentale; siamo disposti a lavorare con qual– siasi altro condivida questo pensiero fondamentale, senza chiedergli cli cambiare etichetta né di militare nel nostro stesso Movimento. Ma non siamo assolutamente disposti a fare qualche cosa che vada contrQ- Je nostre persuasioni fondamentali. Che fare allora? Mi pare che il metodo seguito a suo tempo dai gruppi che formarono UP potrebbe essel'e util– mente adottato ulteriormente, con tutti gli altri gruppi che, pur avendo una propria tradizione ed autonomia e storia, vogliono tuttavia lavorare insieme per un fìne comune. Questi gruppi non sono soltanto aruvpi socialisti in senso stretto, ma si possono per esempio chiamare Comunità, o giovani liberali definitivamente nauseati degli Orsello e dei Malagocli, o repubblicani dissidenti, o cri-stiano-sociali: noi diciamo che occorre raggiungere fra tutte queste forze mi– nori ma preziose un preventivo chiarimento di fondo per vedere se è possibile una concentrazione o un'alleanza, che lasciando ciascuno essere quello che è consenta però a que– ste forze riunite cli trattare unitariamente col PSI per una politica comune di apertura e cli allargamento democratico e socialista. Se l'amico Pannunzio mi dice ch'egli è disposto a trat– tare fino a UP compresa, ma non si sente di trattare col PSI, perché è legato ecc. ecc., allora io devo concludere che l'amico Pannunzio, per il quale nutro la più grande stima, non è però in grado cli pa,·tecipare a questa ope– razione. Ma se egli riconosce che un'operazione democratica in Italia non si compie senza il PSI, e che appunto la partecipazione cli esso a questa operazione ne ·determina fatalmente anche una svolta democratica intema, allora io ne deduco che anche i liberali del Mondo, dai quali ci dividono un sacco d'impostazioni programmatiche, pos– sono e debbono partecipare all'operazione. Questa si può compiere alla condizione che il PSI riconosca la sua in– capacità, da solo, di determinare una svolta decisiva nella vita del paese; e i grnppi minoritari cli sinistra e di cen– tro-sinjstra riconoscano che essi, da soli, -sono impotenti a questa svolta. Da questa comune valutazione, prima e necessaria, possono nascere sviluppi impensati: come, p. es., un accordo elettorale di tutti i gruppi minoritari della sinistra democratica italiana col PSI; accordo che qualificherebbe davvero, in senso democratico il PSI (e non in senso reazionario, come la denuncia del patto coi co– munisti, fatta oggi, lo qualificherebbe ce1tamente). Smettiamo dunque cli chiedere al PSI il certificato for– male di democrazia, ad aiutiamo invece quanti vi operano per farne davvero un elemento sostanziale del gioco demo– cratico. E' evidente che cli questo partito, cosi com'è, noi ~on siamo soddisfatti (altrimenti, vi militeremmo) ; ma e aJti,ettanto certo che senza cli esso la democrazia ita– liana resterà quella dei tribunali militari, ciel confino cli polizia, e della scuola burocratica e conformista. I catto– Jjci si stanno muovendo, e non senza intelligenza; nel mondo comunista è aperto il grande interrogativo su quei– lo che Iu il libro della fede ; è troppo pretendere che i so– cialisti e i democratici cli tutte le tendenze, abbandonando gli schemi e i teoremi a cui sono disperatamente attac– cati, si mostl'ino capaci di una politica intelligente? E' il momento .cli discuterne. TRISTANO COJ:>IGNOLA •(75) nuova repubblica j. ITALIA POLITICA LA DIAGNOSI DlTOGLI e ONFESSIAMO che dall'editorialista cli «Rinascita> ci saremmo attesi q,,-alche cosa di più signilìcativo cli una diagnosi, in parte fondata e in parte no, della fluida confusione del momento presente. La politica cli coesistenza, aperta a Ginevra, comporta nuovi problemi per i pru·titi comunisti occidentali; le dichiarazioni belgradesi di I<rnshev, li autorizzano ad una tal quale autonomia cli gi.Qclizio internazionale e· cli scelte nei loro ri pettivi paesi. Togliatti non sembra stimare che sia ormai venuto il mo– mento cli mordere nel vivo della evoluzione internazionale in genere, e dell'internazionalismo socialista, che si annun– ziano con nuove istanze e nuovi caratteri. Accenniamo ad un solo esempio. Quando deve motivare e spiegare il pro– dursi del «clima> cli Ginevra, il leader del comunismo ·ita– liano fa cenno soltanto della pressione dei governi orientali, e della propaganda dei partigiani della pace, i qua.li sareb– bero all'origine della distensione, non solo, ma cli una di– stensione che avrebbe colto impreparata l'opinione ameri– cana, e addirittura istupidita quella dei partiti «satelliti», in primo luogo la democrazia cristiana. Ora queste eia.neo si possono bene seri vere ad uso di propaganda.; ma tutti sanno anche che all'origine della distensione stanno fatti obiettivi cli ben diversa. qualità: lo sviluppo interno, da personale a collegial e, del reg ime sovietico; e la preminenza delle armi nuclea.ri su quelle convenziona. li, che, possedute in misura f atale dall'una e dall'altra p arte, hanno comple– tamente moclifìcato la concezione sovietica cli una ntrategia espansiva e difensiva, ai fini cli allargare in estensione e p1·ofonclità la cortina cli protezione che permetta la pacifica evoluzione dell'URSS verso il socialismo. La morte di Sta– lin o la bomba all'idrogeno, in poche parole, non i milioni cli milioni di firme, hanno mutato, verso la pace e la coesi– stenza, le disposizioni della diplomazia internazionale. To– gliatti può ripetern che vi abbiano influito i gover~i delle democrazie popolari: con sua buona pace, essi hanno con– tato in queste faccende, tanto quanto il ptutito repubbli– cano, in Italia, nella crisi Scelba: per servirci delle sue ele– ganti metafore, quanto una « castagna secca». Per fortuna, la diagnosi cli Toglia.tti non si appaga di questi luoghi comuni. Quali abbiano ad essere i motivi della distensione internazionale in lento ma sicnro avvio, essi hanno avuto effettivamente una influenza sotterranea sulla politica interna italiana. Si deve anche ad essa l'impopola- 1·iti, di un indirizzo cli governo, come quello cli Scelba, fon– dato sul puro anticomunismo; gli si deve la spinta, pur– troppq_ sinora solo verbale, della democrazia cristiana verso un rifbtmismo strutturale della vita italiana; vi si devono le reazioni tipiche di un partito cattolico contrn le sue punte estrnme cli sinistra, disposte a lasciar erodere le fron– tiere tra il sentimentalismo sociale della dottrina di pa.rtito, e la lusinga saliente dalle politiche dell'apertura a sinistra; gli si deve infine, piaccia o non piaccia all'on. Togliatti, un'altra cosa: la patente incertezza, non solo della demo– crazia cristiana, ma dei partiti cli sinistra, che ancora non hanno deciso se far pl'Oprio l'indirizzo cli rice,·ca ciel com– promesso tra USA e URSS, o mantenersi ligi ad oltranza alla parte sovietica, prima cli qualsiasi sua riduzione all'au– tentico negoziato con l'Occidente. LA FORZA della diagnosi di Togliatti, è cli aYerc limpida- mente tracciato i motivi delle oscillazioni democristia– ne; ma la sua debolezza è quella cli non indicare che cosa possano a loro volta i partiti operai, per determinare una si– tuazione, dinanzi alla quale quelle oscillazioni si possano trasformare in crisi cli declino, o, ~e altrimenti si spera, cli crescenza. Quanto Togliatti scrive a proposito della DC è stato qui eletto da noi da più tempo. Nel governo Segni abbiamo ravvisato, come oggi il capo del comunismo ita– liano, uno scrupolo cli più consapevole legalità da parte cli un giurista, il Presidente ciel Consiglio, intorno al quale la passata lealtà di riformista e cli ministro creavano ragioni cli serio affidamento. Ma circa la formula di gO\·erno, più pessimisti cli Togliatti, abbiamo noi stessi sottolineato l'a– scesa di uomini cli « Concentrazione», tra cui quel ministro delle Finanze che, stando a lui, avrebbe già liquidato con sereno qualunquismo il Convitto «Rinascita> cli Milano, e che in due mesi ha dimostrato di sapere ben battersi contro il sindaco di Firenze. Di più: i limiti ciel Governo Segni in politica estera li abbiamo ben prima segnalati, quando abbia.mo notàto che dietro il Governo stava emi– nentemente, c on Fanfani, il magistero della Chiesa, il quale ha plausibilissimi motivi cli perorare la convivenza dei po– poli, anziché la semplice giustapposizione degli stati, ma che pone e richiede, a condizione della convivenza, la cle– comunistizzazione dell'Europa orientale. In queste ·condi– zioni, bisognava ben prevedere che la politica estera italiana sarebbe rimasta eminentemente ferma., salvo ripiegare su quel diversivo ciel rilancio europeo, che !'on. Malagocli, da Lucerna, ha daccapo 1·iproposto al suo collega e seguace in centrismo, il nostro ministro degli Esteri. Che dunque, sotto Segni, si riproducesse il caso Armaroli in affinità con quello cli Aristarco; che l'Ilva, che è clell'IRI, si ponesse a trattare sindacalmente con la CISL e la UIL ignorando la QGIL; che il nuovo governo non trovi modo cli assegna.r sin d'ora alla scuola di stato i fondi necessari, da prelevare con la scure. da alti·i cespiti meno urgenti por assicu1are quella funzionalità negli uomini e nelle cose. che .:lovrebbe essere la base cli una formazione democratica dei cittadlni, - e via discorrendo, tutto ciò non ci sorprende più che 110n abbia ora a sdegnare l'on. Togliatti, Ma dobbiamo porro ora il dito sull'altra piaga. Se è esatto Ghe la situazione internazionale abbia avuto da noi così magri ed ambigui effetti, cui si oppone tuttavia lo tvi– luppo critico clell'cpinione italiana; se non è diminuita la i,ressione padronale, anzi vi si esempla quella della prassi sindacale di organismi non privatistici; se la nostra. pohtica estera è (senza auo gran danno, tuttavia) anchilosata, chi deve farsi interprete cli questa nuova situazione? Perché proprio la democrazia cristiana, che dalla sua ince,tezza non può strutturalmente uscire, legata com'~ a sostenere opposti interessi, e portata necessariamente a cor.ciJ;arii . sotto una condizione unica, quella di serbare alla Chiesa una posizione cli preminenza nella vita e nella formazione clegl'italiani? E' la addolorata sorpresa dell'on. T ,gliatti, che sorprende noi. Ed è la incapacità del ·suo partite a for– nire qualche cosa cli meglio cli quanto già offre, cioè la se– rena osservanza della legalità, cli cui non può tutta,,ia me– nare troppo vanto, sia perché gli è stata imposta e proprio eia uomini come Scelba, sia perchè a causa della grossolanità cli costoro è stato persino possibile al PCI presentarsi come il movimento dei liberali e degli ortodossi, cl' contro alrinclirizzo cli governo dei grossolani e dei di– scriminatori. Sia chiarn, non siamo qui per chiedere ai comunisti del massimalismo verboso, e siamo pronti pel'tanto a ricono– scere la dignità cli linguaggio cli Togliatti, e quel ~eo mo– deratismo che gli ha in passato procurato qualcl:e noia persino dal Cominform. !\fa se il PCI vuole arrestar,, il suo ,·egresso (fonti americane, che non abbiamo moti,·o cli cre– dere male informate, attribuiscono un calo delle iscrizioni bene al cli sotto dei due milioni), si chiederebbe ~ lui cli farsi finalmente interprete non dell'Unione Sovietica in Italia, ma delle posizioni intemazionali di compror:.1esso; e, all'interno, cli una politica di riforme che il comunismo, in dieci anni, non ba mai concepito, se non nel senso· cli un accl'escimento o cli una conse"rvazione temporanea cli potere d'agitazione delJe sue masso, e al massirno per un'azione a tergo delle forne borghesi. Ln cjiagnosi cli Toglia.tti è priva cli qualsiasi utile indicazione in ·questo senso. Essa lascia pertanto sempre al medesimo punto la perplessità, verso il pa,·tito comunista, dei ceti e dei gruppi, che pure, per civile dignità, hanno sempre ricusato il volgare anti~omunismo cli centro destro e di centro sinistro. Olivetti Lettera 22 In auto e in treno in aereo e in albergo sulle ginocchia, sul tavolo d'un bar. esatta e leggera scriverà la vostra corrispondenza gli appunti di viaggio i ricordi delle vacanze. MOTORI POMPE VENTILATORI ALADINO ARZIGNANO Abbonatevi a ,,nuova repubblica

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