Nuova Repubblica - anno III - n. 18 - 10 luglio 1955

nuova repubblica LU CI VIAGGIO IN ITALIA di GIANNI SCALIA D A QUALCHE MESE è in libreria una serie di vo– lumetti dedicati ad alcune nazioni europee: 'iSve7,ia, Irlanda, Austria ecc. {Collection « Peti te Planète », Ed. Du Seui!). Uno di essi è dedicato. all'Italia { Ultalie, Paris, Ed. Du Seui!, 1954) e si deve all'intelligenza e al gusto di Paul Lechat. I volumetti editi con elegante e raf– finato estro, utili per informazioni pratiche di ogni genere stù paesi « visitati», e sapientemente accompagnati da materiale fotografico ·e illustrativo, non soltanto documen– tai-io n,a artistico, ri~ntrano nell'interessa.nte iniziativa di certa e_ditoria francese di far conoscere al suo pubblico le diverse nazioni europee. Conoscenza di luoghi, prima di tutto, ma anche di costumi, cli istituzioni, di culture e società politiche ed ·economiche. Un interesse che esce dal limite del turismo e rientra nella curiosità « illumini– stica » del viaggiare, per gusto di indagine, di intellettuali ragioni, e non solo per piacere . « spirituale » e facilità econmnica. I volumi sono c)i di verso •valore, ovviamente, ma tutti sono centrati su una formula comune di utilità pratica e di amabile gusto intellettuale. Nel caso del volume de• dicato all'Italia lo zelo del presentatore, la sua pa,ssione del nostro paese hanno trovato un'espressione nuova, inte– ressante e sorprendente, diciamo, an~he per un lettoi;e ita– liano. Il turismo è anche un'arte. E con questo viatico il viaggiatore o turista francese potrà percorrere il nostro ,......... paese con la felicità non solo de.Ila vacanza spirituale ma anche di t1nll.~gt1ida intelligente ~ informata delle « cose d'Italia ». Più· cl\e guida per le v~canze di stranieri, « ritratto » d' Italia,. un po' frettoloso o scorciato, certo (in 190 pagine!), ma pieno di garbo, di estro, e; ancora, di meditata indagine sociale e mornle. ·Il fatto è che M. P. Lechat - e di questo lo rin– graziamo - a un certo punto, da cronista brillante di strade, monumenti, piazze, paesaggi urbani o naturali, aspetti e motivi dell'esistenza italiana, si fa historien des moeurs, sociologo e moralista, con un· gusto,. un umore dissimula.to , un agio che accentua la serietà, non la di– strugge. Un libro dunque che aiuta a visitare, altrettanto che a «giudicare»: o a preparare un giudizio; insomma a of– frire dei mezzi per un approfondimento. Ci è presentato prima il «clima» generale: l'atmosfera di salute, di fre– schezza sensibile, di gioia avida, aperta, quasi irrespon– sabile che si respira in un'Italia di vacanze, di ferie d'ago– sto. E' il corpo d'Italia'., questo, nella sua trionfante e vi– stosa bellezza d'arte e di natura. Le fotografie lo dimo– strano. Sono fotografie significanti, ora divertite, ora ar– gute, ora commosse per partecipazione morale, per serietà etico-politica (bellissime certe fotografie cli contadini e am– bienti contadini meridionali}. Si aggiungano i gustosissimi « calligrammes » di Remo Forlani che offrono, si direbbe, le fatali tappe dell'educazione sentimentale, morale, intel– lettuale e « teologica » degli italiani: i fatali simboli: la « ragazza», il « carabiniere », il « prete, o il « W » questo o quello, il « Coppi-e-Bartali », il « bel canto», « gli ita– lia,.;i si. voltano », il « patriottismo· figurativo » ecc. Molti giudizi sono, naturalmente, da correggere: ma quante cose non ha penetrato questo « viaggiatore » fran– cese, che ha insieme il gusto dell'intellettuale sociologia settecentesca, lo « charme » della. descrizione stendhaliana, è - più - l'abilità divulgativa e giornalistica di un reporter di classe? Possiamo riconoscerci, per molti aspetti al cii fuori·. delle· mitol~gie del ~ genio deUa razza» o della fatalità etnica.· Non è una descrizione del nostro « demòrie etnico» quella che ha intrapreso M. P. Lechat: è un tentativo di giudizio storico e politico. E ci è riuscito; cosicchè non soltanto le « meraviglie d'Italia» sono presentate. al lettore– turista, ,ma le sue condizioni politiche, economico-sociali, storiche. I capitoli sulla vita politica e sociale,- e sul Nord e il Sud, colpiscono per seriètà cli dettato, di informazione e mettono in luce le differenze e~onoinico-soclaÌi .·t,a Nord e Sud, i problemi ~ ssenzia.li del paese, dl},lla.· disoccupa• 7 DELLA R I BA L·T A PIANI REGOLATORI • Il centro artistico è salvo ( Dis. di Dino JJoschi) zione alla diseguaglianza sociale, dall'arretratezza mate– riale e culturale delle masse popolari allo sfruttamento da pa.rte della grande borghesia industriale e agricola; dal– l'atteggiamento politico nuovo delle classi popolari alle condizioni cli una cultnra ostacolata, nello .sviluppo libero e progressivo, alle remore tradizionalistiche e conservatrici. E, al fondo cli tutto questo, l'acutezza di sguardo su certe «malattie» storiche del costume italiano, spia ·ai ideologie retrive e conservatrici, o òi r~iquati cultlll'ali, psicologici ed ~fz_1:_omico-sociali;le inibizioni sociologiche, la «censura» religiosa, il compromesso intellettuale o mo• raie, la soggezione (e l'estraneità) al Pote,·e ;, la facilità sentimentale e sessnale, la scarsa educazione alla respon– sabilità civile e politica, im·en:done individualistica e la difficile consapevolezza dei propri doveri sociali. Tutto que– sto attraverso metodi diversi, dall'inchiesta giornalistica all'impressione diretta ed evocatrice, dall'analogia politico– cultm,ale a q~1ella che potremmo chiamare « critica dei costuini>>. Ci sia permesso tuttavia lamentare la poca informa– zione di questo appassionato italianiSCtnt, sulle nostre vi– cende culturali, _o poca pertinenza di alcuni giudizi, fretta con cui sono state tracciate la storia artistica e la storia politica d'Italia; l' « assenza cli u1, paragrafo un po' approfondito• sulla "rivoluzione crociana" e· le opere di Gramsci, avvenimento intellettuale del dopo– guerra» (queste obiezioni sono di un altro noto e acuto «italianista» francese, J acques-Francis Rolland, in Cri– tique, aprile 1955); o mancanza di una 1·icerca di ra– gioni più profonde, a volte, oltre la « psicoanalisi storica ». Ma molti aspetti sono stati interpretati e rappresen– tati: accanto alla esibizione, al comprornessò, alla sensi– bilità avida ed estroversa, !'.]l'appetito di vita e di bellezza (« il genio della razza è nella vita non nell'interpretazione .della vita»), sono delineate le capacità di sac.rifìcio, di bontà, di operosità silenziosa e instancabile; il genio di vita e di intelligenza che sono nel nostro popolo. Fuori di ogni astrattezza etnica, il più delle volte, P. Lechat in– dica le caratteristiche di tu.li virtù 'storiche, morali e so- . ciali, e riesce a individnare le ragioni di un ritratto del– l'Italia non convenzionale o astratto, nelle sue reali pre– senze umane, di lavoro, di intelligenza, di profondità. Si potrà soltanto indica.re a questo nostro così. acuto «osservatore», it limite di certa sua euforia (apologia) sulla felicità d'}gli italiani, sulla loro fondamenta.le salute e gioia biologica e vitale. La bellezza d'Italia non deve fare dimenticare la realtà d'Italia, 1a. sua Storia; la sua salute più profonda, la forza nuova che è in fondo a un « popolo cli formiche», che'· sta esprimendosi nelle sue virtù mo– derne e critich". oltre ogni oppressione. Si dovrà allora 1·i. corda.re al nostro amico francese tutta la forza rivoluzio– naria che questo popolo-nazione contiene in sè. La nostra storia ·a•rtalia sa.rà la sua « rifar.ma » intellettuale, morale e politica. LE NUVOLE A LA TV L A TELEVISIO:'.'l_E ITALIANA ha trasmesso sere fa, in ripresa diretta dal Teatro Romano cli Ostia, « Le nuvole» di Aristofane; fin qui nulla· cli male, anzi tutto bene perché, Yisto a quale livello si tengono gene– ralmente i prog_rammi della TV, di un'occasio'ne come que– sta non si potrebbe essere che lieti. Il male sta nel modo di trasmettere il lavoro di Aristofane, o meglio, il rifaci– mento - in certo senso brillante - dell'opera «reazional'ia» del grande commediografo g,·eco. Non al modo tecnico della ripresa vogliamo riferirci, ma allo scempiò che del testo della commedia, già ampiamente rimaneggiato dagli orga– nizzatori della rappresentazione, hanno fatto i supervi– sori del programma te!evisivo. I lettori che hanno l,i for- ,tLma 'cli non possedere un televisore e che non hanno il vizio di andare in un bal' od in un cireolo a vedere i pro– grantmi della TV, forse si chiederanno se non è il com– plesso di coloro che mngugnano sempre il classico « governo ladro » a farci scrivere queste note. Infatti riuscirà loro quasi impossibile comprendere come si possa fare a pnr– gare nn lavo1·0 in ripresà diretta e simultanea. Le grandi. scoperte, come si sa, sanò sempre sempli– cissime e basate su osse,·vazioni d'una immediatezza quasi lapa!iss!ana, n1a solo i geni riescono a concretarle e non ci pare, a questo punto, di cloYer tirare fuori il solito uovo di colombiana memoria, anche se proprio di qualcosa di molto simile si parla. Alla TV hanno infatti molto semplicemente pensato che nei punti più scabrosi della rappresentazione, onde evitare spiacevoli tmbamenti nell'animo dello spet– tatol'e, poteva benissimo essere interrotta la ripresa sonora, ,. pur continuando in un silenzio eia film muto la ripresa visi,·a. Gli spettatori della TV hanno sentito· quindi una tl'asmissione, diciarno così, a sin.ghiozzo, con un godimento intellettuale risorvatd però ai soluto1·i cli rebus. Il testo intel'pretato ad Ostia, lo dicevamo all'iniaio, era già stato ampiamente purgato e ne fanno fede le vivaci considerazioni dei critici di alcuni giornali; sotto la spinta cli quali lodevoli preoccupazioni morali hanno dunque agito i supervisori della TV? La Televisione Italiana che, tra parentesi, fa pagal'e il più alto canone del mondo ai suoi abbonati, ci ha offerto delle «Nuvole» senza tuoni, delle nuvole leggere di primavera e dobbiamo ammettere· che in periodo di lotta ai rumori la sua iniziativa è senza dubbio gentile. Ci è venuto fatto di volgei-e la cosa in celia forse sotto l'inflnenza dell'opera di Aristofane o· forse conside– rando come non valga la pena di rovinarsi il fegato per cose di così poca importanza, in un paese in cui cose ben più gravi accadono per colpa di uomini che la televisione ha, semmai, il torto cli farci vedere troppo spesso. A dire poi il nostro parere su queste « i1ùziative culturali» e sul complesso dei programmi della TV non perderemo altro tempo. Meglio leggere I documenti di · vita italiana che fanno bella mostra nelle strade e nelle piazze d'Italia; se Ron altro ce ne torneremo a casa più ottimisti, sicuri di poter compera.re presto un litro di benzina per dieci lire, attraversare lo stretto di Messina a piedi e non trovare all'angolo di casa il solito mendicante. PIETRO ~UTTIT'J.'~

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