Nuova Repubblica - anno III - n. 18 - 10 luglio 1955

B 2 n'l!gli anni trascorsi i g<'uppi delle province s'interessas– sero di [atti marginali, spesso delle maglie di una squadra di calcio e niente più. Critica, magad, fin troppo scoperta, e un tantino eccessiva, ad arte, per la solle_citazione del ri– lancio politico e organizzativo, per la necessità psicolo– gica di mettere in evidenza, in un forte contrasto cli luce– ombra, la qualità del miglioramento; critica elusiva cli pa– recchie ·deÌle ragioni cli .fondo che hanno ributtato i gl'Uppi giovanili su una piattaforma cli sportivismo e cli propa– ganclismo per nulla formatrice, anzi completamente pas– siva e cli « sfogo », a somiglianza di quella delle parrocchie. Perché mai i giovani si sarebbero preoccupati, come ha so– stenuto 'il Valori, cli un-a attività sportiva che rischiava cli sboccare nei quartieti borghesi della vaniti1, del lucro, del professionismo, e si sarebbero invece disinteressati della vita del partito, se quest'ultimo avesse proposto una sua vigorosa efficacia cli obiettivi? Ci sono state però, da parte del Valori, anche affer– mazioni autocritiche di notevole interesse, come quando ha fatto cenno a un'« assenza di ·vita democratica nel partito », sì, che « noi cercÌ1iamo. cli porro rimedio alle lacune del passato». Un'affèrmazione, taluno dirà, cli comodo e c!E)_ prendersi con le molle, ma certo un'affermazione nuova e inconcepibile ai tempi dell'assedio sopportato dal PSI, che in parte può aYer giusti(icato le restrizioni interne. Essa si inseriva nel leitmotiv del discorso di Valori: legatevi alla vita del partito,· interessatevi della sua stessa vita demo– cratica, come di cosa vostra; ché altrimenti si impara a proprie spese, quando un bel giorno arriva un funzionario e cli punto in 'bianco scioglie la commissione giovanile! Applausi scl'Oscianti hanno salutato il rilievo dell'oratore. In effetti, i giovani convenuti a Perugia si sono posti sotto le. ali. protett,·ici del partito e al tempo stesso hanno cercato cli assimilare e rielaborare la tematica nenniana: Più assimilare tuttavia che rielaborare. Trascurando, e lo– gicamente, come acqua passata, la polemica con la social– democrazia, che -suggerisce al posto dell'antica paura un disprezzo profondo e in gran parte sottinteso, essi si sono arrovellati intorno al « dialogo con i cattolici », marcando e rima1·cando su alcune direttrici essenziali. Innanzitutto il dialogo è visto sotto un profilo prettamente politico, escludendosi l'incontro e lo scontro ideologico. Cioé non si ·pensa neppure per un momento a conciliare il marxismo con il messaggio sociale della Chiesa né, ovviamente, a una nuova guerra cli religione. Tutti hanno rifiutato una arti– ficiosa contrapposizione di mondo laico e mondo cattolico, esprimendo la persuasione cli un superamento definitivo cieli'an ticle.ricalismo. N ON SENZA INCERTEZZE e ambigtùtà che sono le incer-tezze e le ambiguità dei ternùni cli questo famoso dialogo con i cattolici. Si è detto, in primo luogo, che non ci si deve rivolgere ai cattolici per far caccia cli proseliti - e sta bene - ma per -determinare un nuovo clima, di convivenza· civile, cli intesa sui problemi fondamentali della gioventù e del paese - e sta ancora bene -. Alcuni hanno aggiunto « di stin1a reciproca », e. qui, si sarebbe tentati di chiedere: perché?, i convegnisti hanno dato prova di scarso entusiasmo. L'on._ Morancli, ·comunque, nel suo in– tervento, chiuso da una ovazione, specificava che i socia– listi sorio disposti « in tutta lealtà, non solo a rispettare le convin.Zioni religiose, n1a anche a riconoscel'e l'autorità delle organizzaràoni dalle quali le masse cattoliche sono inquadrate». L'on. Morancli, passando .poi alla questione 'c!ella solidarietà con i paesi or'ientali, aggiungeva: « questa solidarietà non ha nessuna ragione di appiattirsi fino ad essere una macchinale adesione a. vicende d'ordine con– tingente e cli esclusivo inte1'esse ambientale. Così non com– pete a noi cli regolare i conti che restano aperti, là. dove la Chiesa è entrata· in conflitto con i nuovi 01·clinamenti dello Stato e della società». Discorso cli colore leggermente oscuro, che riuscirà cli assai difficoltosa digestione per' un · cattolico (stùla su perii uità cli una « macchinale adesione » ha il nostro calcio riconoscimento, in attesa cli vederlo tla– clotto nei fatti; e per altre diversissime questioni). In secondo luogo l'anticlericalismo· non è superato come si vorrebbe. Un oratore ba eletto che « troppi anziani conse,·vano una mentalità anticlericale» ed era nel vero, perché la tradizione «giacobina» e radica.le del socialismo è, alla base, tutt'alti:a che scomparsa. D'altra parte ab– biamo registrato una certa confusione sul concetto cli lai– cismo. A volte se n'è fatto tutt'uno con l'anticlericalismo, nella fretta certamente cli un singolare rifiuto, a volte si è cercato cli assumerlo jn proprio nel senso di una lotta unitaria in difesa della Costituzione, della libertà politica, per le riforme di .struttma (ma senza, ci è parso, una suf– ficiente avvertenza delle insidie che una simile unità può portare ad es. sul piano della scuola e della cultu;a at– tuali), a volte e più spesso, infine, si è preferito tacita– mente espellerlo dalla terminologia cli lotta. Ancora. Il dialogo con i cattolici dovrebbe puntare sul– l'unità intorno ai 1n·oblemi concreti, ma è formula vaga, che avrebbe bisogno cli un supporto ideologico evidente;. può, rimanendo così a mezz'aria, far ria.ffiorare l'antica acquiescenza frontista, quando invece le masse giovanili del PSI devono, con tutto· il partito, assumere l 'inizia.ti va, in uno schieramento unitario sì, ma con una propria sin– ·golarità politica., con una propria differenziazione di peso, e di qualità. Non a caso la gioventù del PSI è pressoehé eliminata da.I piano universitario. Non a caso essa è stata finora incapace cli esprimere dei q uaclri medi. Non a caso negli interventi del Vl convegno mancava una coscienza «teorica» della situazione, alla cui formazione solo po– chissimi fievolmente accennava.no . Il dialogo con i cattolici va affrontato con armi rilu– &nti e affilatissime. A Perugia j[ discorso sullo Stato, sulle fltrutture moderne, sul 1·icambio democratico è rimasto nella forma velleita.rja, Ma i tempi maturano e vogliamo confidare che i giovani del PSI sapranno sempre p,iù con- cretamente assumere tutte l~ responsabilità. · GJUSEPPE FAVATI nuova repubblica ITALIA POLITICA SUCCESSIONE I L GRANDE CALDO ESTIVO è disceso sulle fatiche cli Segni e Malagocli, di Fanfani e cli Saragat: .fatiche sudate, e a quanto sembra, infine, premiate. Il qua– dripartito ha potuto ricostituirsi come tutti dicevano di desiderare,. meno uno, ..forse lo stesso onorevo\e Segni. In nessun ·momento questo uomo probo e ,pervicace ha mai cli<:b.iàrato, che ritef\eva insostituibile la formula. per. la quale si· adoperava tuttavia con pazienza inattesa da _coloro che conoscono il suo temperamento. Sappiamo appena che, poco dopo superata la metà del suo camnùno, l'onorevole Segni era stato preso dallo scoraggiamento di poter mai pervenire alla mèta; e che sono sta.te le premure cli Fan– fani a fargli ultei·iormente tentare più lunghi inc~ntri con Malagocli. Se ora il govemo è costituito, questa espe– rienza può dimostrare che la grande paura del socialismo ha prodotto, nella democrazia cristian.a, un estremo sus– sulto di quaclripartitismo, e ha niesso ·a rischio ancora una volta questo partito, cli ridursi a non potere, cioè a non volere i postulati del suo congresso di Napoli. Questo r.ischio, ora, indubbiamente è più folte che al tempo del governo Scelba: anche del tempo in cui il gò– verno Scelba era agl'inizi, e qualctmo aveva potuto credere che fosse « un'altra cosa », rispetto all'indirizzo dègaspe– riano degli anni più infecondi, quelli 'impegnati vagamente nella battaglia della legge maggioritaria. Scelba non era affatto, .e non era stato ma.i, l'esponente dal quale la DC dovesse attendersi l'esecuzione del suo mandato· congres– suale. Anche a Napoli egli era apparso modestamente in seconda linea, dinanzi a De Gasperi ormai morente, e ai nuovi astri della DC, Fanfani e Vanoni, delfini designati, agli stessi Colombo o Gui, esponenti di un nuovo spirito sociale e cli un nuovo impegno democratico. Solo i giorna– listi che avevano creduto a Pella e poi .a,vevano ripiegato su Scelba> come sulla autentica restaurazione dell'antifa, scismo al governo, avevano potuto illudersi e illuderci che il nuovo quadripartito, dopo il 7 giugno, fosse cli una pasta originale e cli una peregrina ricetta. Diciamo invece anche noi che Segni vorrebbe, dal qua– dripartito, « .un'altra cosa». Ricordiamo, senza immagini sp.iacevoli, Segni ali' Agricoltura e all'Istruzione. Non è certo un radicale, al contrario: ma ha il senso esatto della legalità, e crede nella riforma agraria. Segni però non dovrebbe ignorare che il suo mini- · stero nasce compromesso, e non per sua colpa, bensì per l'insistenza di Fanfani, di Saragat, e dei liberali di sini– stra, i quali con la loro mossa improvvida (moralmente la più giustificata, s'intende) cli rivolta, hanno posto l'on. Ma– lagodi nella condizione cli salvare la faccia, e di entrare nel governo come sospinto dalla voce cli popolo della sua base più progredita, ma in realtà con il proposito cli agire tla freno interno della·nuova ·coalizione governativa. Siamo abbastanza spassionati da proporci deliberata- INTERVISTA A MORANDI Abbiamo posto all'on. Moranqi, vice segretario del PSI, alcune domande, cui egli ha cortesemente risposto, scu– sandosi per la fretta dovuta alla necessità di lasciare i la– vori del Convegno giovanile per improvvisi impegni politiciT · D. Il VI Convegno Nazionale della gioventù d'$l.PSI è seguito attentamente dall'ovinione vubblica e dagli altri movimenti giovanili. Secondo Lei, onorevole, è questa una conseguenza del XXXI Cong1·esso di Torino? E del successo nelle eiezioni siciliane? R. L'interesse che il Convegno desta devesi a parer mio alla capacità effettiva che i giovani socia.listi hanno avuto cli esperimentare con serio impegno nelle provincie la attuazione delle indicazioni uscite dal XXXI Congresso. D. Quali elementi volitici e 01·ganizzativi sono; a Suo giudizio, eme,·si dalla discussione? Quali, viù precisamente, dov,·ebbero essere secondo i giovani i termini del dialogo. con i cattolici? Hanno essi consapevolezza di iina difficoltà minore che ve,· ,gli anziani? ' R. I dibattiti (e l'esito dei Convegni proviuciali) hanno avuto cli mira eminentemente l'appi'ofondimento dei tenù politici; con una seria ricerca intesa a determinare sempre meglio il particolare profilo sotto il quale tali temi - che sono quelli ciel Partito - si prnpongono alla gioventù. Non· credo che da parte dei giovani socialisti si sotto– valutino le difficoltà che incoqtransi nel «dialogo». -D. Ritiene che sia condizione essenziale o meno per uno ,sbocco politico del dialogo la p1·esenza e l'accordo con i gruvpi socialisti e democratici di sinistm, come pe·r es. Unità Popolare? R. Senza alcun dubbio, quando tali rapporti sia pos– sibile stabilirli su un piano cli chiarezza, come avviene con U. P. D. E, ci scusi, onorevole, un'ultima domanda: ci è varso che i giovani non abbiano toccato sufficientemente il p1·oblema di una politica di distensione sul versante «atlan– tico'tl, realtà in questo momento ineliminabile; e cioè che siano rimasti un po' indietro rispetto alle 1-ipetute afferma• zioni di dirigenti del Partito. Qual' è la sua opinione? -I!,. No_n direi. E' certo tuttavia che questioni come queste appartengono più al Partito che non in proprio al movimento giovanile. Del resto il problema della disten• sione non lo poniamo come avesse due « versanti ». · mente, quasi con lo sforzo cli un distacco storico, la que– stione, se oramai, poste le condizioni cli questa legislatura del sette giugno, non vi sia poi molto da sorprendersi e cla– scanclalizzarsi cli questa arida persistenza del quacldpartito. Dobbiamo riconoscere che, nella sua infecondità, nella sua incapacità cli dire e fare cose nuove, esso rappresenta ia lunga, invitabile battuta d'attesa cli una evoluzione del paese, che può davvero svolgersi in- senso progressivo, o, inversamente, in direzione chiaramente corporativa. Si di– ce, ~ noi stessi abbiamo eletto più volte, che la pausa qua– clripartita è tutto quanto può chiedere l'onorevole Fan– fani per proseguii-e nella fatica che più gli aggrada, quella della creazione dell'attivismo elettorale democristiano. Ma questa tregua che fa comodo al seg,·etario della DC è solo la soprastruttura cli un interludio più lungo ed arrischiato, più difficile da pe1:cepire, più dedsamente drammatico. La drammaticità di esso, se non aneliamo errati, consiste nel declino effettivo della sinistra italiana malgrado le illusorie prove elettorali i;,- contrario. Il 7 giugno è stato, certò, il successo della sinistra italiana nell'ambito cli un -sviluppo internazionale che toglieva alla DC la possibilità ed il pre– testo del « diabolico » comunista. Ma cl!\! 7 giugno in poi il declino reale delle sinistre ·nel campo operaio, e soprattutto la loro manifesta incapacità cli ricupero sindacale, cli cui il convegno milanese sul regime aziendale italiano è stato piuttosto una conferma che m;ia smentita, diviene ognr giorno più preoccupante. Di fatto, se è vero che non siamo ancora in Italia alle soglie della nuova rivoluzione indu– striale, cieli'« 'automation », ci portiamo tuttavia lentamen– te, e per.settori (la FIAT è stato il primo esempio), ad esperienze tecnologiche nei_ riguardi delle quali, o il clas– sismo tradizionale rinnova le sue tecniche, o sarà sostittùto dal corporativismo. Se teniamo presenti questi,, dati macroscopici dell'evo– luzione italiana., il quadripartito ci appare insieme nella sua meschinità infeconda, e nella sua inevitabilità storica. Neppure Segni, neppure Fanfani, neppure Saragat sanno probabilmente di servire docilmente ad un momento sto– rico, nel quale il capitalismo monopolistico italiano può ·dirigersi verso un nuovo salto di maggior potere, quel salto oltre il quale 1a classe operaia si trova vieppiù legata a un regime cli disciplina tecnologica che è servitù cli classe, · quando non sia controbilanciata politicamente dal potere politico dei suoi partiti. Ma a sua volta questo potere non nasce dal nulla, nasce dal sapersi inserire nelle trasforma– zioni della vita. economica; e temiamo allora che, se Sa– ragat non sa forse cli preparare l'àvvento di un secondo corporativismo, Nenni non sia ·a sua volta pienamente, e forse neppure lontanamente, cosciente cli poterlo, hù so– lo, stornare. Ecco perchè guardiamo freddamente, senza dispera• zione ma senza illusione, il tentativo dell'onorevole Segni. Esso significa infinita.mente meno e qualche cosa di più cli quanto non si possa cercar di decifrare dai termini uni– camente parlamentari e partitici della. crisi. Infinitamente meno, perchè l'inserimento dei liberali nel governo vanifica a priori lo slancio riformistico che non vogliamo negare alle buone intenzioni del Presidente; ma assai cli più nel suo prevedibile immobilismo, perchè è durante la vita cli questo nuovo governo che temiamo lo sviluppo intimo del– l'economia e della società italiana che abbiamo brevemente intravisto sopra. Non il vecchio qualunquismo, il vecchio indifferentismo gianniniano più ci preoccupa, ma il nuovo, ben diversamente mascherato, ben più obiettiva.mente co– perto dalla fattùtà parlamentare dell'ora. Diceva.mo nell'editoriale del numero scorso quanto si faccia oggi m·gente una nuova coalizione delle sinistre de– mocratiche, il PSI iù testa. La nostra conclusione non p~ò essere ora che la stessa. La sinistra italiana ha creclnto sinora cli avere in mano il destino del paese, unicamente perchè il 7 giugno ha strappato a.i democri– stiani la vittoria. della legge truffa. Bisogna dire chiaro che la sinistra ha avuto allora la fortuna che noi, di Unità Popolare, le abbiamo clonato, b1a che non ha saputo mini– mamente adeguarvisi con la sua virtù. Ecatombi sindacali· si succedono press'a poco presso tutti i grnppi monopolistici dove si celeb1·ano elezioni cli commissioni interne. Sarebbe nulla., se a.I cli là dell'autocritica i partiti cli sinistra sa– pessero proporre nuove tecniche cli operazione sociale. Non. lo sanno. A Parigi l'on. Santi, al Congresso della CGT, ha ripetuto che per la CGIL la prassi ciel « piano del lavoro » è ancora valida: è vero tutto il contrario, il piano ciel la– voro è tramontato anche tra noi, ma senza che nulla vi sia stato sostituito. E non illudiamoci sull'apporto dei partiti borghesi « avanzati ». Non sarà il gruppo dei nostri amici del Mondo, quale che sia· l'onestà del loro distacco da Ma– lagocli (alla quale bisogna però contrapporre il fresco ri– cordo del lq.ro disappunto per la riuscita cli Gronchi) ad affrontare e neppure impostare il problema cli una parita di potere del proletariato operaio dinanzi alla crescita delle possibilità padronali; non sarà la buona fede che i re– pubblicani dimostravano quando ricusavano cli partecipare al governo Scelba-Malagocli, dal momento che sono incap- • pati nella oggettiva impotenza cli quello Segni. E non sarà - ma questo non occorre sia ripetuto - la visione sca.n• clinava dell'avvenire italiano, spesso vagheggiata clall'on. Saragat, a far toccare coi piedi la terra dal movimento politico dei lavoratori italiani. La nostra preoccupazione resta dunque intera. ALADINO

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