Nuova Repubblica - anno III - n. 14 - 12 giugno 1955

I B 2 1" irrALIA POLI'l 1 ICA I LA· RESA DEI CONTI E CCOCI DUNQUE alla resa déi conti della « chiari– ficazione». Vi spira intorno una certa aria p1·eoc– cupata, della quale si è reso interprete il Corriere della Sera di domenica scorsa. « Quale tei·zo tempo? » si è chiesto, con gesto di· meravigliosamente finta sorpresa, Mario Missiroli. Chi ba mai parlato di « terzo tempo»? Chi chiede una simile eresia? Aguzzando lo sgua.rdo e facen– dosi ombra con la mano sugli occhi, per non rimanere abbagliato eia quella luminosa prnsenza, Missiroli vede venirsi incontro, come araldo del « terzo tempo », colui che nessuno riconoscerebbe certo come un . 1:irofeta, vogliamo dire Giuseppe Pella. Missiroli a questo punto ha -senza dubbio ragione: Pella non è l'uomo del terzo tempo. Ma subito dopo, il suo pensiero si svela: chiunque sia il porta– tore di un programma di riforme, sono le riforme che la borghesia e Missiroli non vogliono. Le riforme sono cose magari eccellenti, continua il nostro: ma da mettere allo studio, non da realizzare. E soprattutto non da realizzare da un governo, non da costituire la pietra di paragone per la scelta di un governo. Chi credesse di impiantarvi su una « competizione ministeriale », sarebbe folle. Certo a noi piacerebbe sapere chi, se non i governi, debbono mai fare_ le riforn1e; la nostri curiosità si spingerebbe, sino a vqlerci far spiegare da Mario Missiroli come e quando, nella storia, salvo che attraverso 1·ivoluzioni, le riforme non abbiano dato luogo, per la loro urgenza, a « competizio~i 1niniste- 1fali », cioè a mutamenti di governo. Ma tutto questo lin– guaggio da finto torpido, in Missiroli, è in 1·ealtà di gran lunga pii, sincero di quello cli altri osservatori. Missiroli ba infatti il coraggio di dire tutto: queste riforme non s'hanno da fare, non percbè non siano giuste o utili, ma percbè non si possono eseguire se non con il suffragio par– lamentare delle sinistre: e la borghesia conservatrice sfugge questa combinazione come la peste, il vermo-cane e la morte. Detto questo, si capisce anche percbè Missiroli continui a adorare il governo cli Scelba; esso infatti non promette riforme, ma ritocchi; economie amministrative (cosa otti– ma) ; semplificazione del sistema fiscale (cosa del tutto divérsa dalla legge Tremelloni, e tale da rassicurare gli amici più potenti del Corriere della sera); sem'plificazione dell'apparato amministrativo, prospettiva pme commen– devole, ma che non inebria il petto' deglf""italiani. T~tto qui, il programma dell'on. Scelba? Sino a qu<'lsto momento, di siffatto tenore appunto sono le infotmazioni che dob– biamo al Servizio Informazioni Brevi della presidenza del consiglio: del più tranquillo riposo per la borghesia lom– barda. Dopo cli ciò, il giornale di qnella borghesia si sor– prende che sia sorta, entro la democrazia cristiana, una conente d'opposizione. Sarebbe solo strano il contrario,. Ma noi ci siamo fitti in capo da. un pezzo, che Missiroli abbia preso una decisione: di considerare il pubblico dei suoi lettori così corto cli ingegno, da pote1·gli propinare le opi– nioni più incredibilmente candide. Ha ragione o torto? Eppure Missiroli non è certo il più ingenuo dei com– mentatori della chiarificazione. A noi sembra si possa essere anche, sul terreno della buona fede s'intende, più candidi di lui. La palma dell'innocenza ci sembra si possa dare a quei pensatori bene intenzionati, i quali cbi~dono istan– ternente a Scelba cli far proprio il programma 1·iformista dell'apertura a sinistra, ma di continuare ad escludere il PSI. Neppure sfiora loro la mente che Malagocli è Mala– godi, e che non accetterà mai il programma cli Morandi o cli Lombarçli; per questo motivo lapalissiano, il pro– gramma cli cos~oro o si eseguisce con la 101·0maggioranza, o non si eseguisce affatto. P ERCORRENDO LA STAMPA internazionale, abbiamo avuto la sensazione che la nostra sia rimasta del tutto disorientata dalla conferenza jugo-sovietica cli Bel– grado. Cronache ed editoriali sono stati, per una settimana, densi cli notizie e cli colore intorno alla buffoneria ·del com– pagno Kmsbev, e alla serena fermezza cli Tito. Gl'inviati ei-ano in agguato cli una sola apparizione: un cedimento sul volto del maresciallo; il cedimento non l'hanno visto, egli è rimasto sempre a cavallo della tigre. All't1ltimo giorno, finalmente, anche chi non leggeva il New Yorlc 'L'imes poteva apprendere da un inviato almeno informato come è il Granzotto, che americani ed inglesi vedevano le cose in tutt'altro modo: si erano accorti, benin– teso, di ciò che era palmare, ma che i nostri non avevano voluto scorgere: che il negoziato, a Belgrado e Brioni, era stato bilaterale, con un dare e un avere; che Krushev aveva fatto delle concessioni ideologiche e ne aveva otte– nuto di politiche (e precisamente in questo consiste la forza della posizione tenuta da Tito) ; che la parte del passivo era stata asstmta da Krushev e quella dell'attivo da Bulganin. Tutti erano rimasti impressionati, all'inizio, di veder paJ·tire Krushev, tutti i nostri furono stupiti di veder arrivare Bulganin. Ma Tito nel frattempo aveva confermato le concessioni già in corso (la politica comu– nista per la Cina), e qualche altra cosa aveva aggiunto, per l'Europa. Se ora si confrontava il consuntivo sovietico con il preventivo della Pravda, il conto tornava; tale e quale come tornava per Tito, quando il suo neutralismo attivo si commisurava con le dichiarazioni antiatlantiche rnccolte dal!' Exp,·ess del 2 l ma.ggio. Che i nostri inviatj, Montanelli in testa, non avessero capito gran che dei fatti a cui assistevano, e che in parti– colare non si rendessero conto che la posizione di Tito è autenticamente neutralista, e perciò appunto aperta a con– cessioni politiche all'URSS, senza di che essa sarebbe solo una finzione borghese, sarebbe però, in fine dei conti, solo un incidente gi01·nalistico. Il peggio è invece, in pro– posito, la particolare ignoranza deUa situazione internazio– nale da pa,te del governo. Ci ha quindi sollevato l'animo, Ieggern il monito di Salvatorelli sulla Stampa: il governo ital iano la smetta cli essere più americano dell'America; si pieghi a comprendere non solo le situazioni rigide, ma altrettanto quelle fluide della guerra fredda. E tuttavia, bisogna anenclersi ai fatti: il presidente del consiglio, neHa sua tournée elettorale, ha dato prova di non rendersi conto di queste cose più grandi di lui'; ha avuto occhio solo per il suo figlioletto più infelice, come del resto è giusto nei padri solleéiti: abbia.mo nominato il quadripartito. * Non solo gl'inviati hcygbesi sono rimasti sorpresi, a Belgrado; anche i comunisti. Nel campo borghese, $i è tacciata la responsabilità cli Beria nella condanna comin– formista di-Tito (messa avanti da Krushev nel suo discorso dell'aeroporto) di grottesca menzogna.; e non si è pensato che, nel n101nento in cui la si s1nentiva, :;,i smentiva altresi la versione, che la stainpa italiana d'informazione ba sempre avallata ad alte g1·ida, delle « mistificazioni » dei processi antitoisti d'oltrecortina. Si è dimenticato che que– ste erano mistificazioni, aa una sola condizione: che il peccato di titoismo fosse l'invenzione maliziosa di un dia– bolico spirito di menzogna: quello della politica Sta.lin– Beria. Ma i nostri inviati sono troppo acuti per rendersi conto di queste grossolanità, e ci passa.no sopra. I comu– nisti a lol'O volta sono troppo intelligenti per domandarsi quale rnolo di sornioni e di imbecilli è stato fatto loro giuocare per anni, facendo loro rappresentare, nella poli– tica estera dell'Italia, null'altro che una deduzione lon– tana della più enorme anormalità sovietica: quella di far dipendere da un errato calcolo di politica interna sovie– tica, e cioè dallo spirito cli una dittatura poliziesca, gli indirizzi della politica internazionale, e del comunismo fuori dell'URSS. Unica ·prova di equilibrio del comunismo italian.> è nuova repubblic.1 Note romane L A VERTEKZA DEI PROFESSORI ba raggiunto, sino al moinento in cui scriviamo, la sua punta politica più alta, il suo K2, nella udienza concessa ai ra p– presentanti del « Fro!1te della scuola» dal presidente Gronchi; e vedremo, nei prossimi giorni; che cosa nascerà da questo incontro, sicuramente destinato a influire sulla posizione ciel governo .. Non sarebbe da meraviglia.re troppo che nella alternativa rimpasto o crisi, nella quale attual– mente si dibatte il governo o, per meglio dire, !'on. Scelba, la visita dei professori all'on. Oronclli si inserisse come un elemento decisivo; e poicbè il presidente del consiglio non ha altra preoccupazione all'infuori cli quella di evitare che succeda qualcosa, quale si sia, che obiettivamente lo comprometta, ecco che a poche ore di distanza dall'udienza svoltasi al Quirinale, il Viminale ba emesso un comuni– cato, di una goffaggine monumentale, col quale si tenta cli far credere, in sostanza, che è stato lo stesso governo a inviare i prnfessori à.I presidente della repubblica. Come se non si sapesse da chi sono state ispirate le polemiche, largamente riferite dai giornali governativi, sui limiti dei poteri cli intervento spettanti al capo dello stato. Il governo, o chi lo serve (nel senso letterale della_ parola), non ha fortuna con i comunicati. Quello alterato grossolanamente dalla RAI, col quale i professori annun– ciavano la sospensione dello sciopero e il loro proposito cli essere ammessi a conferire col presidente Gronchi, ha provocato strascichi cli scuse a1 presidente stesso, da parte, a quanto si dice, della clfrezione generale della RAI. C'è chi afferma, non sappiamo con quanto fondamento, che il consigliere delegato della RAI abbia personalmente espresso all'on. Gronchi il suo rammarico per l'infortunio (cbia- miamolo così), durante il ricevimento çel 2 giugno al stato però, in. questo fran_gente, il modo vellutato con il quale è stato trattato ]'incidente Vidali. Longo, nello Quil'inale; sia come si voglia, ora .che siamo entrati nella stesso tempo in cui dava torto a Viclali, spiegava che settimana destinata a vedere l'ultima tappa della cosicl- la sua era una colpa che- non implicava autocritica; e ad detta «chiarificazione», è facile prevedere che di comuni- Ulisse, Vidali ha confem1ato, insieme, la, sua sconfinata cati uffipja;!J;"-n:ffl.cioii, clandestini, segreti e forse adclirit- adesione a Mosca, e il suo dissenso da Krushev. Insomma, , i comunisti hanno avuto il .buon senso di prendere con tura cifrati, ne avremo fino a saziarcene, destinati a seguire molle lunghissime il caso Vidali, per non bmciarsi. Ne l'evolversi cli una sittiaziò· e che resterà probabilmente escono egualmente abbastanza svergognati, -ma sottovoce. incerta sino all'ultimo minuto. ~- ,_ _,,-- Il bello è,. che il pubblico avrebbe diritto di sapere se Osservatori politici solitamente b-;rie i~~ ah c1Jti- lb1adeltto la veritàb_tl~rclu~~;• ot se è tnel vebr? Vida~i. Seb- fermano i propositi bellicosi di « conce.ntrazione ». Pare ~ne a _cosn ~s@r 1 1. Q,~ 1 ,.1esa nos ra ru nca, ~ a~~ . . . ~ .... _,.,__ ....,1.,, ___ • 1 ., •· . 0 zia mo l'1potes1 che siano nel vero tutt'e due: V1clah ba che clletrn '" "" n,sOJUUJ •·•li'' ""ru~ .a~~ru · u..n-- certamente raccolto il materiale autentico della insidim,ità gesuita, padre Messineo, che può ben definirsi un « con- di 'fito..nella Venezia Giulia; Beria ha probabilmente con- centrazionista » avant lettre o, se preferite, un « proto- dotto 'ad uno sbocco « montato » e violento, una diver- concentrazionista », per le note posizioni, cosiddette « na- genza tra le due polizie, quella titoista e quella sovietica, zionali », da lui assunte quando ancora della vera e pro- che (il Fejto lo ba bene documentato) covava dal I 946_ Ma il PCI non ha voluto sollevare questo velo, e noi , abbiamo dovuto accontentarci dell'analisi molto fine di un• giornale straniero, la Neue Zii,·cher Zeitung, nei riguardi cli Beria, e delle eccellenti « retrospettive » cli France– Observateur. Il pubblico che ricorra a queste fonti, cc,m– prenderà percbè il PCI abbia fatto subito il silenzio intorno a Vidali, ·e perchè costui abbi~ saputo, pur nello sfogo della sua fierezza,· non eccedere. * Un ultimo capitoletto che riguarda Scelba, deve rife– rirsi al contrasto che egli coltiva col Quirinale, e che inco– mincia a diventare allarmante. $ino a che non esistano prove di un complotto bonapartista di Giovanni Gronthi, noi siamo dell'avviso che il parlamento debba decidere se il governo, ha veramente diritto di prestabilire parole ed atti del presidente della repubblica. Il governo ba passato ogni segno, con la manomissione del comunicato di sospen– sione dello sciopero dei professori, e con la affermata impossibilità di concessioni econ'omicbe anticipate rispetto alla scadenza della legge delega, dopo che esse erano siate accordate alle forze cli polizia. Queste cose sono cli estrema gravità, e giustificabili solo da parte di un governo che approfitta del parlamento chiuso. La storia europea conosce approfitta del parlamento chiuso. ALADINO -~~ SCUOLA E CITTA' Direttore: Ernesto CodignoJa n. 4- 5 Aprile - Maggio 1955 Scuola . ' e soc1eta lll America 124 pp.-52 tavole f. t. L. 600 pria « concentrazione », oggi fieramente operante, non si parlava nemmeno. Anche con l'autorevole consiglio, dun- que, di p. Messineo, pare che « concentrazione» si sia persuasa che tanto nei confronti di Scelba che in quelli di Fanfani o si vince questa volta, sulla scia della afferma- zione clamorosa ottenuta con la elezione del capo dello stato, o non si vince n1ai più. Salvo riesan1inare ogni cosa da cima a fondo se qualche mossa impreveduta lo·rendesse necessario, il piano di «concentrazione» sarebbe il seguente: puntare fino all'ultimo su una presidenza Pella, disposti tuttavia, in extremis, a ripiegare su una con1binazion0 Segni-Pella, nella quale però, in questo caso, « concentra– zione» chiederebbe per i suoi uomini la maggioranza dei portafogli o, almeno, la parità. Un governo· Segni-Pella potrebbe attuare la riforma agraria e quella dei patti agrari; por mano alla riforma dell'IRI (con l'on. Malve– stiti, rientrato all'Inclustr-ia) secondo il progetto Giacchi, attualmente insabbiato; eleggere la Corte costituzio11ale, inti'oducenclovi un candidato monarchico (che le sinistre accetterebbero, persuase, finalmente, che è meglio una-Corte con un uomo cli destra piuttosto che una sinistra senza Corte) e tr~ttare alla stessa stregua, concedendo vantaggi vistosi alla libera inizia,tivà, i monopoli, priva.ti e cli Stato: ciò che rappresenterebbe la sconfitta del ministro Vanoni, notoriamente avversato da Pella e in genere dai concen– t,•azionisti, che in questo momento cli spiiiti bellfoosi ce l'hanno con coloro che nei momenti bnrrascosi sono sempre rimasti a galla facendo il morto. Quali probabilità di riuscita abbia un piano come questo, lo sapremo già, probabilmente, quando queste note vedranno la lttce. I concentrazionisti contano di vincere la loro battaglia in gruppo parlamentare, ma si dichiarano disposti anche a prendere posizione pubblicamente in aula. Quello che è certo, è che sanno cli giocare una carta deci– siva. Perduta questa partita, molti cli loro, per noti ed autorevoli che siano, potrebbero non entrare più in lista alle prossime elezioni, o, entrativi, uscirne sconfitti: essi satino benissimo che Fanfani e Sc_elba, cosl diversi e, per certi aspetti, così inconciliabili, si somigliano decisamente in questo: nell'abitudine, quando si legano qualcosa al dito, cli legarselo con nodi indissolubili. *

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