Nuova Repubblica - anno III - n. 13 - 5 giugno 1955

nuova repubbUca LU Cl Conimento aDante N ELLA TRADIZIONE dei commenti danteschi che in questi anni ha visto un jnteresse crescente ve1--so un nuovo tipo interpretativo legato al rinnova– mento critico generale, il commento di cai parliamo ( L'In– ferno, a cura di N. Sapegno, voi. I, Firenze, La Naova ltal ia, l!l55) si colloca con una sua particolare responsa– bilità didattica e scientifica. Non si tralta soltanto di un altro esperimento scolastico su I corpo della poesia dan– tesca. Non c'è dubbio che J'inte1·pretazione dantesca si è arricchita, in questi anni, di alcune opere cli notevole inte,·esse critico: si pensi allo zelo della lettma del Momi– gl_iano, che si è provato in un disteso esercizio su I testo dantesco, con risultati a volte di elettissima sensibilità ese– gPtica; al fiorire di un nuovo interesse verso la « lettura» dantesca e di canti della Commedia, affidata non più al gusto oratorio o commemorativo o alle peculiarità erudite e info1·mative della ti-adizionale « lectura Dantis >, ma a un rinnovato atteggiamento, defin_ito da una proposta cri– tica più ampia, superante l'area determinata di una Jet– tura circoscritta o limitata. Si sono affacciate da una parte l'esigenza sempre pili pronunciata di una rilettura com– pleta, libera e distesa, del grande testo al cli fuori di certi irrigidimenti normativi o cli certi altolà metodologici, giì, posti dall'esegesi crociana e dalla schematizzazione e•1ristica cli poesia e non poesia; e, dall'altra parte, l'esi– genza di rivivere il testo dantesco nella complessità dei suoi significati e dei suoi temi poetici e umani. · Esigenza, si potrebbe dire, di sottrarre l'interpretazione dantesca alla puntuale sensibilità- della «lettura> come canone meramente estetico che derivava dall'ultima tradì– dizione crociana; cer~amente benemerita cli fronte alla più arretrata e rozza impostazione positivistica, erudita e do– cumentaria, o apologcticamente < unitarista :o. Questa si– tuazione degli studi danteschi, impegnati in una ricogni– zione più vasta delle istanze costruttive e <strutturali> e delle ragioni di poesia al cli là di una definizione di luoghi o momenti lirici in astratto, si è certamente riflessa negli ultimi commenti. Esemplare, per quanto riguarda la analisi, rinfrescata da una sensibilità solerte e fiduciosa nella rivelazione della poesia attraverso un immediato, sollecito, contatto col testo, o un'affascinante interrogazione sintimentale, è il commento momiglianesco. L'agilità interpretativa, la ricchezza dei particolari ri– scoperti o ripensati in novità cli sensibilità e di gusto, la cùpacità di intendere la poesia della Commedia oltre lo i;pecifico esercizio del commento a piè cli pagina o della postille particolari, nell'unità e, si vorrebbe dii-e, nella « durnta » del suo sviluppo poetico e musicale, la prova di convincente adesione al testo dimostrata in certi mo– menti di più intatta o stupita liricità dantesca, o nelle parti dove più evidente si ri,·ela la intensità elegiaca o idillica, tonale e « atmosferica > ( certe regioni ciel Pur– gatorio ad esempio): questi ed altri elementi assiclU'ano al commento ciel l\fomigliano un luogo assai importante nella storiografia didattica in questo campo. MA IL LIMITE del commento momiglianesco, utilis- simo anche in sede didattica per il fervore della comu– nione critica col lettore (o discente), si è definito sempre pi,, chiaramente di fronte a una più completa o per lo meno più impegnativa interpretazione storica. La que1·elle di poesia e non poesia, poesia e strnttu– ra, poesia e allegoria, che aveva caratterizzato il periodo crociano, riflesso anche nei commenti scolastici (si pensi a quello del Grabher) aveva fatto trascurare una più ap– profondita conoscenza dei " problemi » della poesia dan– tesca nell'intreccio delle sue componenti. Riguadagnare alla poesia zone cli tradizionale pertinenza extraestetica, di<lattica o informativa o polemica, è stato certamente un primo passo verso una più ricca e articolata conoscenza storica, ma non ha superato il linute di una lettura squi– sitamente attenta e gelosamente intima, non è penetrata nel folto della «selva» dantesca, vera summa di preoc– cupazioni morali, di risentimenti politici, di certezze irÌ– tJllettuali, di pathos umano cioè, eccezionalmente com– plesso e vigoroso. Nè d'altra parte era possibile dimen– tica,·e nell'univoco, schivo e aristocratico, gusto della poe– sia, la preparazione e, vorremmo dire l, educazione Hn– !;l'listica e storiografica, che è alla radice cli un contegno critico persuasivo e fecondo. A questo complesso di nuove istanze, a cui non è estraneo il ripensamento dei problemi estetici e teorico– critici, dovuti alle richieste della critica post-crociana (e, nella fattispecie. dantesca, ciel Gramsci) risponde, nella misura di un commento scolastico, questa fatica di Nata– lino Sapegno. Esponendo chiaramente il suo assunto critico, il Sa– pegno insiste sopra tutto sul carattere «storico> del suo commento, nel senso più ampio e critico del termine. Se per una lettura del testo dantesco, che presenta difficoltà di accesso alla « lettera >, era necessario, pur con l'ausilio di una guida preziosa e raffmata come quella del Momi– gliano, ricorrere ai tradizionali commenti storico-lingui– stici, o meglio, informativi-interpretativi di un Casini– Barbi o di uno Scartazzini-Vanclelli, per esempio, il lavoro del Sapegno risponda anche a questa esigenza. E per uw serie cli ragioni: sobrietà interpretativa in un linguaggio critico accessibile e nobilmente didascalico; sicltrezza dell'esegesi testuale, attraverso l'acl'ibia lingui– stica e una preoccupazione pressochè costante di fornire 7 DEL.LA RIBALTA (Dis. <li Dino Boschi) < Questa è l'armatura. Aspetto di riaverla per lavorare » gli elementi della «tradizione> critica con l'offerta di nu– merosissime citazioni dei commentatori trecenteschi; con– sapevolezza critica sempre presente di legare episodi o momenti della poesia di Dante alla sua necessità « strut– tmale », che spiega intimamente l'unità di un respiro morale, intellettuale e fantastico dell'opera; interesse por– tato alla definizione e interpretazione storica di fatti per– sonaggi avvenimenti della Commedia at1;raverso una note– vole presentazione cli materiale documentativo originale (cronache, fonti e testimonianze storiche va1·ie ecc.). E' interessante- inoltre lo sforzo di non arricchire eccessiva– mente il testo cli chiose critiche o di commento estetico per non fuorviare l'attenzione del lettore dal nucleo essen– ziale dell'attenzione critica) ma indicare i temi fonda– mentali e sopra tntto «funzionali» dell'opera poetica. L'interpl'etazione del Sapegno è quindi importante ol- CH.APLIN E tre che per queste indicazioni di carattel'e metodico, an– che per certe analisi particolari del testo, sospettose, e giu tamente, di morbide amplificazioni di sensibilità. o e– stetizzanti, e cli simbolizzazioni morali o liriche, collocan– dosi sul piano cli un'interpretazione che vorremo dire e lai– ca» della poesia e del mondo dantesco, non indulgente nè all'eccessiva mozione religioso-mistica di Dante (interpre– tato, invece, nell'esigenza etica di un l'innovan1ento pra– tico della società, fuori cli ogni alteggiamento meramen!e dottrinario o fideistico) nè ad una « universalità l> (o < co– smicità ») fantastica e lirica astrnlta e criticamente sterile. Vogliamo dire che ci viene presentato un Dante nel– l'interezza dei suoi interessi, forten1ente « un1ani > e radi– cati nella l'ealtà storica e sociale del suo tempo e che, anzi, dall' hwnus etico di una coscienza dr ammatica pe!'chè energicamente impegnata, ricava le sue certe:t.ze e il re– spiro vittol'ioso della sua arte. Possiarno aggiungore che il 'Sapegno sottolinea, spesso, il carattel'e problematico di alcune interpretazioni testuali. per rigore scientifico e serietà didattica a un tempo, po– nendo così al lettore-discente uno stimolo intellettuale e critico attivo. Osservernmo, eone! udendo, ·che tutte queste conside– razioni sono subordinate al futuro sviluppo della fatica ciel Sa.pegno, volendo precisare con questo che ci ren– diamo conto dello difficoltà notevoli che l'autore dovrà ancora affrontare nel commento delle due altre cantiche, ma fin d'ora possiamo indicare questo commento come il frutlo migliore, sobl'io ed equilibrato, sostanzialmente innovatore, della ~tol'iografia didattica nel settore elci com– menti ai testi. Sigiuificativo anche ·l'interesse portato ai problemi linguistici, aCfrontati, tuttavia, più che nei ter1nini di una discussione linguistica vera e propria (si sa il 'bisogno di un commento cli tal genere alla Commedia) in quelli di « tecnica linguistica» a volte generici, o rnegli{l secondai·i dspctto all'opportunità secondo noi, pl'imaria, cli uno stu– dio linguistico - stilistico pur nei limiti didascalici. Così, forse, avremmo desiderato un più fel'mO e ri– soluto atteggiamento di fronte ad alcune soluzioni C!'iticho di intc1·pret11zione storico - ideologica; ma vogliamo sotto– lineare il carattere pl'Opeclentico - e riconosciamo, feli– cemente protreptico - di una tale fatica. GIANNI SCALIA LA CRITICA Li,ETERNO VAGABONDO C OME IN OGNI ATTIVITA' che prenda socialmente il sopravvento, così nell'arte cinematografica che oggi ha una tale superiorità, per diffusione e quindi per potere di formazione e finanziario su qualsiasi altra arte, gli equivoci e i successi ciel momento sono numerosi. Gli sbandamenti della critica si verificano con grande frequenza, le opinioni appaiono per lo più legate ad una moda intel– lettuale, o ad un gusto del tutto transitorio. Come giustamente ricorda Glauco Viazzi nella sua int,·ocluzione all'antologia critica e alla bibliografia ragio– nata raccolte con il titolo « Chaplin e la critica» (Laterza 1!)55), vi fu un'epoca non troppo lontana in cui, in nome dello « specifico filmico», si teneva Chaplin ar margine della storia dell'arte cinematogra.fìca, lo si considerava « teatrale». Fortunatamente, per il film come per ogni altra arte, esiste una ripl'Ova semplice e immediata, già coposciuta dall'antichità, e a cui, ognuno si è appellato: il giudizio del tempo. Perchè i film cli Chaplin sono i soli che si possono riproiettare a trenta, quarant'anni di di– stanza, con successo immutato, anzi talora accresciuto! La risposta non può essere che una sola: pcrchè le opere di Chaplin sono l'espressione pit'.1 alta e definitiva ·. dell'arte cinematografica di questo mezzo secolo, non solo, ma ci porgono alcune immagini fra le più commoventi e vere della nostra epoca, forse le più immediate e sincere testimonianze ciel nostro mondo. Il giudizio meditato e ripe– tuto del pubblico, resta il delìnitivo. La commozione che Chaplin comunica non si può estinguere, col semplice tra– passo cli un momento storico. / Per questi motivi è stato veramente [elice e opportuno l'inizio della serie cinematografica della Biblioteca dello Spettacolo - diretta da Lnigi Chiarini - con un volume dedicato all'opera di Chaplin, che passa in rassegna quanto su di lui si è scritto, ormai da qnarant'anni, ed offre alcuni tra i più notevoli esemplari cli questa lette,·atura saggistica: scritti cli Elio Faure, LOLùs Delluc, LoLÙSAragon, Albel'to Consiglio e Giacomo Debenedetti, Umberto Barbaro, Vse– volod Pudovkin, Ma.l'io Alicata, Jacques-Bernard Brnnius, André Ba:oin, Pierre Leprohon, Luigi Chiarini, Aleksander Lejtes, Harry A. Grace. Saggi della più dive1·sa natura e della più diversa pl'Ovenienza d'ambiente, sorti spesso eia fo1-tuite occasioni (come il ma1ulesto surrealista compi– lato da Aragon per difendere Cbaplin dalle accuse della moglie Lita Grey). Per la maggior parte questi contributi non illuminano che lati parziali della parabola compiuta da Chaplin: ma nell'insieme offrono un panorama e una visuale unitaria del movimento d'opinione pubblica che si è venuto attuando nei confronti della sua arte. A questa prima parte porge un fondamentale ausilio la bibliografia ragionata che dà notizia in modo obiettivo ed orientativo cli tutti gli scritti pubblicati su Chaplin: lavoro miracoloso per la complessiti1, per la pazienza e l'acutezza critica con cui lo si è compilato (ed in cui le imperfezioni sono fatali: per esempio un mio scritto su Chaplin, q1ù citato come apparso su Cinema Nuovo, venne invece pubblicato per intero sul Nuovo Corriere cli Firenze e sul programma di una retrospettiva del. cinechib di R-0ma). Il volume di Viazzi rappresente,·à certamente un nuovo punto di par– tenza per g1i studi chaplinianj, l'inizio cli una nuova fase, più meditata e rigorosamente critica, a cui il materiale raccolto ed esposto servirà eia trampolino, eia basilare p1·emessa. Come ta giustamente riflettere Viazzi nella sua intro– clu,-,ione, e come si desume eia un esame accurato cli tutta la lctteraturn che Viazzi esamina e ripubblica, non si può dire che finora alla grandezza del fenomeno abbia coni– .sposto un'adeguata considerazione critica. Non n1ancano certo qua e là accenni e indagini particolari di grande efficacia, ma l'insieme del problema storico che l'opera cli Cbaplin offre, la complessità ciel suo svolgersi e dei suoi dati di fatto, non hanno trovato uno studioso amorevole e penetrante, che unisca la ·preparnzione estetica acl un attento senso storico, e ci presenti una pl'ima soddisfacente analisi (come ha fatto, sia pure entro certi linuti di conce– zione, e sia pure con troppa diretta partecipazione, Marie Seton pe,· Eisenstein). It primo pl'obtema resta anzitutto - ed anche in questo seguiamo l'indicazione di Viazzi - l'edizione com– pleta e accmata delle opere di Chaplin, ancora oggi abban– donate - per ca!'enza di un'efficace legislazione cinemato– grafica - a casuali e talvolta volgari specula:oioni (basti pensare a come sono state messe di nuovo in circolazione recentemente attraverso un commento musicale e parlato che nella sna banalità ha oltrepassato ogni lin:ùte, quattro comiche con il titolo unico « L'eterno vagabondo». Il raccogliere e ordinare tutta la sua J:lrocluzione, il porla più frequentemente a disposizione del pubblico (che mostra cli amarla e di prediligerla con sempre maggior fervore) il farne delle copie in 1G mm. (che permettereb– bero ad ampie schiere di amatori di potersele liberamente proiettare) è certo l'esigenza fondamentale e che precede ogni altra. Dopo di chè gli studi potranno acquistare quel rigore scientifico che è loro necessario, e si potrà ottene,·e una chiara visione cli quello che Chaplin ha si– gnificato e si gnific a nel nostro mondo, del suo attivo ap– porto in seno a.cl esso, e cli come egli lo rispecchi, lo in– terpreti, ne sia divenuto una coscienza attiva, un susci– tatore cli pensiero. VITO PANDOLFI

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