Nuova Repubblica - anno III - n. 9 - 8 maggio 1955

B 6 NELLE UNIVERSITiA.' L 'ON. l\1ALAGODI ha recentemente deposita.to alla Ca– mera dei Deputati un progetto di legge per il rico– no. cimento giuridico degli Organismi Rappresenta– tivi. Il progetto ricalca con fedeltà quasi assoluta quello elaborato dall'UNURI (l'istituto rappresentativo nazionale di tutti gli studenti) e perfino la relazione che lo !,ICCompa– gna riproduce in gran parte· il testo proposto dalla rappre– sentanza universitaria. Se si considera.che il riconoscimento giuridico è da lungo tempo l'obbiettivo principale degli Oi·ganisrni Ra.ppresentativi e che esso costituisco un atte– stato non solo formale della insostituibile funziono degli or– gani di rappresentanza studentesca, non si spiega, a prima vista, l'atteggiamento cli diffidenza assunto dall'UNURI cli fronte alla pres!'ntazione del progetto da parte dell'on. Ma– lagodi. Un motivo di diffidenza invece esiste ed è suffi– cientemente plausibile. L'UNURI aveva operato in modo da riLmi,·e vasti consensi ir'itorno al progetto di riconoscimento, da parte di diversi settori del Parlamento (dai liberali alle sinistre}. A tal fine, erano state già raccolte le adesioni dogli onore– voli Segni, Mol'O, Rumor, La Malfa, Nonni e Togliatti, oltre a quella dello stesso on. Malagodi. L'improvvisa iniziativa dell'on. Malagodi, al quale si sono· associati gli onorevoli Bozzi e Colitto, è a.pparsa invece. come frutto manifesto del partito liberale il quale ha inteso cosi assumersi la esclusiva paternità del riconoscimento giuridico. Là preoccupazione del'UNURI (ed in particolare del– l'Unione Goliardica Italiana che ha impegnato a fondo al– cuni suoi esponenti nell'elaborazione del progetto) non è eccessiva come qualcuno potrebbe pensare. Sono infatti di questi giorni alcuno manovre del PLI, ispirate dall'avvocato Orsello, vice-segretario del partito ed ex-studente impe– gnato nella rappresentànza universitaria, tendenti a tra– durre snl piano universitario alcuni diretti interessi dei li– berali. Pitt precisamente si nota il tentativo di riunire in conente i giovani universitari liberali aderenti all'UGI. L'occasione è stata trovata nel pericolo di infiltrazione nel– l'UGI eia parte degli universitari comunisti che recente– mente hanno sci.olto le loro organizzazioni. E' quincli evi– dente come, di fronte ad un atteggiamento del genere, nel quale si inquadra con notevole tempestività l'iniziativa ma– lagocliana per il riconoscimento, gli ambienti universitari VITA DI Pi ani f'i cazione aziendale L 'EPISODIO è di quelli che, a volerlo raccontare, ba– stano quattro righe come sono insufficienti quattro pagine. Alla Olivetti di Ivrea viene istituito, nel re– parto attrezzaggio, un sistema di organizzazione pianificata del la VOl'O; progetto difficile sia per il tipo di lavoro, estre– ~amen te divel'Sificato, sia per la psicologia degli operai ad– detti, che infa.tli accolgono il piano con diffidenza e malu– more. Comunque il piano rimane in vigore per due anni. Poi scoppia una grana, ne deriva una vertenza, si arriva allo sciopero a singhiozzo. Infine la commissione interna si presenta in direzione, accompagnata da due operai delegali del reparto e si ha la stupefacente conclusione: gli operai ri6utano compensi salariali• e chiedono che il piano venga migliorato sino a funzionare davvero e ad occuparsi anche di loro, gli operai. Alcuni aspetti della qnestione sono pa.rticolarmento in– teressanti. Anzitutto: un sistema di pianificazione - in una fabbrica che, gi nstamente, è considerata tra le migliori in Italia - funziona per due anni in condizioni tali che, una volta documentate dagli operai le sue mancanze, viene immediatamente sospeso. Per arrivare a decidere cbe non si trattava di accertare qualche lira oraria in più, ma ,li modificare una vitale condizione di lavoro, bisogna che gli operai passino attraverso lunghe discussioni durante le ore di sciopero. La commissione interna sostiene davanti ad operai e direzione che l'unica cosa da fare è di accettare un compenso salariale, rinunciando a priori ad ogni for– ma cli ingerenza nella funzione direzionale più gelosa, la pianificazione; solo quando i delegati di reparto la accom– pagnano in direzione i termini vengono chiariti e la ver– tenza composta. Gli operai cioè ot~ngono una vittoria <'Stre– mamente significativa in due sensi: dimostrano alla dire– zione che la pianificazione non è cosa da studiare a tavoli– no senza cli loro; dimostrano alla commissione interna - cioè ai sindacati - che la lotta operaia nella fabbrica non è soltanto una questione salariale, ma che può e deve es– sere anche una pressione verso modifiche· sostanziali cli strutturn interna. ' . I problemi che ci pare derivino da' questo episodio so– no due: posiziono degli operai in una fabbrica pianificata o in via di pianificazione - e compatibilità o meno con le condizioni della lotta di classe di un loro intervento in que– sto processo; funzionamento e scopi della rappresentanza operaia nell'azienda. I laudatori del buon tempo antico vedono nella fabbrica pianificata \ma riproduzione in pic– colo di un universo < concentrazionario:. dove l'individua– lità operaia si perde, diventa una. rotellina di tm ingra– nP.,ggio sul quale, essa non può niente. Invece - benchè • più qualificati.. abbiano reagito immediatamente. 4 questo punto la/ mapoffr·a liberale può·: essere sventata., col fare associare 'alla proposta di legge gli alt~i settori del Parla– mento che già àvevano assicmato la loro adesione. Ed in tal senso l'UNtlR! si sta adoperando. , A parte però .ogni machiavellismo, il progetto I di legge resta quello che l'UNURI aveva elaborato e do– vrà portare, u na volta a pprovato, alla personalità cli diritto pubblico degli OO.RR. Si osserva - nella relazione che accompagna il pl'Ogetto - che gli OO.RR. hanno avuto un riconoscimento indiretto col potere, ad essi conferito da disposizioni cli legge, dj imporre contributi ai propri ·rap– presentanti. Il fatto cioè che gli studenti paghino mille lire a testa per il loro Organismo Rappresentativo.e che l'impo– sizione cli tale' contributo sia condizionata dalla volontà degli Organismi stessi, ha già determinato l'istituzio~e di rapporti çli diritto pubblico Ira gli studenti e i lorò istituti rappresentativi. Il riconoscimento giuridico ha ora lo scopo, fra l'altro, di regolamentare quei rapporti istituendo un sistema di garanzie capaci di tutelare gli studenti da eventuali viola– zioni di legge dei loro rappresentanti. Fra le garanzie di questo genere rientra anche il fatto che la legge per il ri– conoscimento costituisce di per se stessa uno schema di statuto vincolante tutti gli OO.RR. Ogni Organismo avrà· dunque la .libertà cli darsi il proprio statuto solo entro i limiti della legge. f L RICONOSCIMENTO rappresenterì, però una garanzia soprattutto per gli stessi Organismi Rappresentativi nei confronti delle Autorità Accademiche. Fino ad oggi C3rta bu– rocrazia accadem ica ed anche ministeriale si è posta.cli fron– te agli OO.RR. in atteggiamento o di perplessa ignoranza delle loro funzioni o di manifesta ostilità pe~ le loro « in– gerenze> nel fun zionamento delle Università. Tali posir.ioni hanno po11; a.to, a seconda dei casi, a disconoscimenti sostanziali dell·importanza dell'autogoverno stuclent-0sco o addirittura a controlli e limitazioni arbitrarie. L'art. 2 della proposta cli legge definisce ora con pre– cisione gli scopi degli OO.RR. Essi consistono nel cural'e la tutela degli interessi di studio e culturali degli studenti; nel p•·=ntovel'e e curare attività culturcili, o.., sistenzio.li , spoTtive e ricreative in favore degli stessi; e nel promuo– vere e cu,·are iniziative volte alla elevazione della cultura e della vita universitaria, collaborando con gli organi o.cca– demici e con tutte le libere associazioni universitarie. Quest'ultimo punto è specialmente importante. Esso è il riconoscimento che non si dà culttu·a universitaria senza il contributo degli stndenti. Non è evidentemente la sco– perta clell'America, ma certi p1·ofcssori non l'avevano an• cora capito. GIORGIO MORALES FABBRI-CA ciò 'in: parte sia vero o possa dfrenii-e vero - la p?anificazio– ne acuisce: obiettivamente almeno, il problema della par– tecipazione cosciente ecl attiva degli operai al funziona– mento generale dell'azienda, non bastando più che essi forniscano le otto ore di lavoro in modo passivo. Diven– tando più complessa, l'azienda diventa infatti anche più delicata; le sue in tene Iazioni in teme - derivanti dalla pianificazione - non possono funzionai·e ·se• non att1a– verso una costante e volonta1·ia partecipazione di ogni gra– do. E infatti relazioni wnane, cassette per idee, ecc. altro non sono se non un tentativo di ottenere questa partecipa– zione su un piano sentimentale. Il problema è se, su un piano di lotta di classe, conviene alla classe operaia pre– stare questa partecipazione cbe il salario non basta pi,r a pagare. Se cioè, per restare noi limiti dell'esempio, deve chiedere qualche lira in piir e lasciar perdere il resto o pretendere modifiche ohe implicano la sua partecipazione intelligente, Per noi non ci sono dubbi. Cbieden soltanto qualche lira significa non solo rimanere dei succubi del,Je decisioni altrui - chiudersi fuori dalla vera vita della fabbrica -, ma finire poi per dover accettare anche la partecipazione, imposta daile cose stesso, senza alcun com– penso effettivo. Una concezione della lotta di classe, chi' sia meno politica e più economico-sociale - che si sviluppi cioè di più all'interno della fabbrica e non soltanto fuori cli essa - impone l'inte.rvento logico e natn.rale nel pro– cesso di evoluzione delle strutture aziendali prima che ·qùe– ste si fissino a solo danno della classe operaia. Dove que– sta evoluzione non si manifesta, è interesse della classe operaia. provocarla. Ma, guarda caso, colo,·o che chiedevano soltanto un compenso salariale erano democristiani e socialdemocratici - così contrari ad ogni attacco al sistema; seguiti da vi– cino dai socialcomunisti - cosi legati ancora alla politica del tanto peggio tanto meglio. D'accordo tutti nel vede– re nell'agitazione soltanto tma buona occasione per farsi propaganda con qualche successo salariale già scontato, evitando il problema centrale. In altre parole, ancora una volta, pur nei cliversi linguaggi e fini, le varie correnti del– la C. I. hanno agito come rappresentanze ultime di preoc– cupazioni politiche del tatto estranee all'azienda e agli interessi degli operai dentro, e non fuori, di essa. C'è da chiedersi sino a che pnnto le CC. II. 1·isponclano ad esi– genze aziendali e a problern\ operai sempre più conwlessi e delicati; se cioè la loro struttnra attuale e i limiti e la natLLra della loro attività corri. ponclano davvero alle r.e– cessità del momento e permetteranno davvero cli interpre– tare la situazione operaia in una industria in evoluzione. Problema troppo arduo per essere risolto' in poche righe; ma da. affrontare e risolvere se non si vuole che questo organo, potenzialmente rivoluzionario, finisca per essere sacrificato e sparisca. PAOLO TASCATO nuova repubblica ·GLI AIUTI AGLIEBREI ·uNA PROVA DI UMANITA' 'IL PRIMO INCONTRO cJel pQpolo italiano con il pro– blema ebr~ico fn, s? è lecit_o esprim~rsi c_osì, 1_,n in: contro dr nflesso. Ne Il Regime FascWJta d, Farmacct, nè La Vita Italiana di Giovanni Preziosi, erano 1·iusciti . ad inoculal'O negli italiani il bacillo antisemita e razziale; e tanto meno i contradditori atteggiamenti cli Mussolini, espressi sulle colonne del Popolo d'Italia o nei comunicali di Informazione Diplomatica. Fu dunque un incontro di rif.lesso quello che avYenne, a campagna razziale già iniziata, tra l'indifferenza dei più (e vorremmo dire di tutti, Se non. avessero fntto eccezione alcuni gerarchi e qualche ambiente guffistico), tra il popolo italiano in senso stretto ed i campi in cu.i, al comando del padrone tedesco, Mussolini aveva fatto chiudere quegli ebrei tedeschi, austriaci e cecoslovacchi, che non avevano potuto lasciare l'Italia p.rima della sua entrata in guerra. Nel campo di concentramento di Ferramonti Calabro, che fu il più importante, car-abinieri e militi fascisti anticipa– rono, con meno rischio ma con altrettanta aHettuosa sim– patia, l'opera di appoggio Jnorale e materiale, che dopo l'S settemb1·e doveva divenire ùncora di salvezza per i q\tattro quinti degli ebrei d'Italia. Se, al momento della Liberazione, or sono dieci anni, il pur tristissimo computo delle perdite subite dall'ebrai– smo italiano potè essere contenuto nella cifra cli 8000 morti in prigionia o in deportazione, lo si deve a quella profonda umanità che ha sempre caratterizzato il popolo italiano, anche in epoche ben più corrusche e nere, nei confronti degli ebrei. Tutte le categorie del popolo, tutte le classi sociali, gli abitanti di tntte le regioni, ove si svolgeva la caccia spietata; clero e laici, soldati e borghesi, profes– sionisti e lavoratori si allinearono nei ranghi dei salvatori. E se, purtroppo, non furono totalmente assenti degli ila– liani trà i seviziatori cli via Tasso e cli Villa Triste, tra i carcerieri cli San Vittore, di Fossoli e di Bolzano, pmo il lorn numero. è tanto esiguo che viene anche noi ricordo cancellato, per ·merito di coloro che coscientemente af– frontarono anche il pericolo della morte pur di portare in salvo vite minacciate di ebrei. Domenica I 7 aprile, l'Unione delle Comunità Israel i– tiche Italiane, in una commovente cerimonia svoltasi a Mi– lano, ba inteso premiare in 23. esponenti di questo altrui– smo lo stuolo infinito di coloro che, talora in misura mi– nima, talora in forma anonima, vollero e seppero operare per la sah-ezza di centinaia e centinaia di perseguitati e di braccati. Ventitrè medaglie d'oro sono state appurtate sul petto cli 16 valorosi soccorritori e dei familiari di al– tri 7 scomparsi nel corso della guerra partigiana o subito dopo la Liberazione: dal partigiano Lorenzo Spada (alla memoria) al generale dei carabinieri Giuseppe Picche, dal– l'avvocato Sala della Società di San Vincenzo di Milano a padre Benedetto Maria, dal commissario Giovanni Pala– tucci (alla cui memoria gli ebrei fiumani oggi residenti in Israele hanno fatto intitolare una via di Tel Aviv e dedi– cato un bosco} all'ufficiale Giuseppe Tiburzio, dalla conta– dina Ida Buttistella alla professoressa Lina Leoni Crippa, sul palco delle autorità sono sfilati, in ispirito o di per– sona, i pi,, genuini rappresentanti dell'Italia della Resi– stenza, che, con l'aiuto spont11-neamente offerto agli ebrei, hanno inteso esprimere la loro opposizione ad un regime, condannato dallo spirito cli umana solidariet1, e di fratel– lanza ancor prima che le armi degli alleati e dei partigiani insorti lo annullassero. E quelli che, come chi scrive, vis– sero e sentirot10 la calda solidarieti, di quei giorni, testi– monieranno fìnchè avranno vita della generosa assistenza, della operante simpatia che resero sopportabili i duri venti mesi dell'attesa. RAOUL ELIA della Comunità Ebraica di Milano I•l'a coloro ni quali. è andato l'ufficiale riconoscimento dcl– J'ovcra coraggiosa compiuta iu favore degli chrei pcrscguitnti, figura anche il nome ciel nostro carissimo compagno Genmu·o Cam– polmi. La me<lnglia che gli C slnta nttribuila 1·cca Ja seguente 111otivazi0Hc: · « Capo rep<tl'fO di un calzificio {lorenlino, prese attiva. parie al locale Comitato di J.,iberuzione. Per avere ripetutamente for11ilo documenli fabi acl ebrei, venne soltoposto ad inumane torture a " Villa 1'ri.Yle ·•. Senw 1>ieuw·e l'animo relli.ui1110 alle 5of{erenze, 11011 J"ivelò nomi, 11.e luoohi. Liberalo dal carcere, riprese co1·c10- (}iosame11te la .rnct opera a favore degli ebrei, che scgui/Q ad aiutare con rlispreno del pericolo :.. Vadano :1 lui Je fraterne fclicit:izioni di Nuova Repubblica. (:-I. d. Il.) Abbonatevi a nu·o1'a repubblica

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