Nuova Repubblica - anno III - n. 9 - 8 maggio 1955

Bi 8 PRIMO MAGGIO. Papà, che santo è oggi? (Dis. di Dino 8osclli) PAESE CHE VAI La paga del sabato S I ERA {N CASA di amici; e dopo la cena, elegante e dimagrante; ci si era messi attorno ai tavoli di gioco, il solito pocherino e la solita canasta. C'era il dirigente di una grossa azienda industriale, c'era un avvo– cato di grido, consulente di una associazione di indu– striali, c'era un generale: insomma, un gruppo di gente fra la più rappresentativa del mondo milanese .degli affari è del buon• senso, meno naforalmente il sottosc1·itto che non rappresentava nessuno. E poi le signore, tutte supè– ranti quella. certa età oltre la quale le donne non hanno più compleanni. A un certo momento fn il generale a far cadere il di– scorso sulla elezione del Presidente della Repubblica. Dap– prima fu un incrociarsi disti·atto di osservazioni da un ta– volo all'altro, mentre le signore incit,wano a non occuparsi di politica e a proseguire il gioco. Poi il discorso si ànimò, e anche le signore vi parteciparono con quei giudizi istin– tivi e settari che le donne emettono inappellabilmente quando parlano di politica. E il giocò fu sospeso. - Che .uomo è questo Gronchi? - esplOl'ò il gene– rale rivelando -ll!- completa mancanza di ·informazione della sna benemerita· categoria. Credetti opportuno fare un ritrattino rapido e cauto dell'uomo, ricordando la sua intelligenza, il suo impegno nelle vicende politiche, la sua partecipazione alla Resi– stenza, la sincerità della sua convinzione repubblicana. - Ho capito, un filocomunista - disse seccamente il generale. Ci fu qualche protesta. Un giovane democristiano di buona fa.miglia, dal viso d'asceta, disse di non esagerare, disse che Gronchi era soprattutto' un buon cattolico, e che le sue benemerenze patriottiche e politiche davano .ampia garanzia di equilibrio. Aggiunse che la sua solleci– tudine per la povera gente derivava dal fatto importante che proveniva da famiglia povera e dall'antico impegno nel sindacalismo cristiano; e che il grosso problema del popolo italiano era quello di concilìare le classi povere con lo Stato, e che pertanto le idee giii professate dal Presi– dente nulla avevano di sovversivo. - Se mai il contra– rio - disse. Prese ia parola il dirigente industriale. - Bene, bene, ma volete mettere se riusciva Merza– gora? Quello è un uomo. E' dei nostri, ha pratica dei pro– blemi indnsj;riali, sa cosa vuol dire dover fare la paga al sabato. E poj non è di quelli che tutte le volte che si parla tiran ·fuori la Resistenza e tutte le fesserie dell'an– tifascismo. lnsinuai timidamente ·che Merzagora aveva fatto parte del CLNAI e che non aveva mai autorizzato a ritenere che si vergognasse del suo passato di antifascista. - Sì, sì, ma non si sciacqua la bocca tutti i mo– menti con la Repubblica e tutte 'ste faccende. Volete met– tere? E' un uomo equilibrato, e gli ci voleva poco a met– tere a posto i comunisti. - Bisogna metterli fuori legge - strillò una signora dall'ampio décolleté, col viso segnato da fitte rughe un po' nascoste dalla crosta di crema e di cipria. - Piano, signora - disse l'avvocato; - è difficile mettere fuori legge milioni e milioni di uomini. Bisogna arginare il fenomeno comunista con energia, ma con cau– tela. E anche con un po' di furberia. De Micheli ha se– gna.to una svolta nella politica italiana; eppni•e non è un politico. - Chi è De l\:[icheli? - chiese un~ biondina tutta grazia e moine. - E' il presidente ·della Confindustria - disse un po' ~orrucciato il giovane democristiano. E' un uomo con tanto di ... - aggiunse l'indu– siriale con entusiasmo. - Carlo! ~ inte"rruppe la moglie a.Ilarmata e scan: dalizzata. Tutti scoppiammo a ridere; e l'industriale, incorag– giato, riprese: - Cari miei, era ora di finirla con quel– l'uomo frollo di Costa. Trop_pi scrupoli; e .poi, aveva un debole per Di Vittorio e per i comunisti. Veramente era De Gasperi che lo guastava. Anche quel De Gasperi, par– landone da vivo... Furbo fin che si ·vuole, ·ma aveva la fissazione ciel metodo democratico. Figmarsi, con la gente che abbiamo in Italia: . Il giovine asceta _s]emocristiano ·era ross_o in volto per lo ·Sdl.lgno,.e guardava me ancora più sdegnato per il fatto che' mi si li>ggeva forse in volto l'interiore divertimento. Ma, fera la madre che gli faceva gli occhiacci, ed esitava. . ' - Se De Gasperi ci avesse ascoltato ... - riprendeva intanto il dirigente industriale. - Ma cosa vuole che facesse, con quel Saragat alte costole - interloquì un grasso signore che fino a quel mo– mento aveva taciuto. - Si ha un bel dire, ma quando uno ha una certa provenienza non guarisce ·più. - Però ora s'è comportato bene. Sono i democri– stiani che si son comportati male - azzardò un esangue signore di mezza età che in. gioventù era stato socialista., e che attualmente è capo dell'ufficio studi di una grossa azienda industriale. - Sapete cosa vi dico? Non c'è uomini, non c'è uomini in questo disgraziato paese. Sì, va bene, Scelba. Ma adesso pare che vogliano tirar fuori Vanoni. Figu– rarsi, Vanoni capo dei ministri. Resteremo tutti in ca– micia. Dopo questa elezione poi, c~n il coraggio che ti– rerà fuori e la protezione che· avrà ... Ba.sta, per me que– sto è un salto nel buio -. Aveva ripreso la parola l'in– dustriale. ~ Eh, se non ci fosse stata la maledetta guerra ... Ci vor.rebbe un uomo come quello, c~ voleva per molti anni ancora. Aveva i suoi difetti, ma era un grand'uomo. In grembo a Giove Per me - disse il generale - tutti i nostri guai derivano dalla Repubblica. Se ci fosse ancora Sua Maestà tutte queste pagliacciate non verrebbero fuori. E mi per– metta - disse rivolto all'industriale - anche lui aveva commesso l'errore di fare la repubblica. . - Ma vuol mettere? - strillò una scheletrica signora dall'abito nero accollatissimo. - Se non ci fosse stata la guerra quella sarebbe stata una repubblica di&ciplinata. Avrebbe sempre difeso tutti i valori di nostra gente. - Non esageriamo ora - disse l'avvocato con di– gnità paterna. :_ Bisogna saper adattarsi e trarre van– taggio dalle situazioni. Bisogna dare tempo al _tempo. Sfortunatamente anche i partiti e i movimenti che si richiamano agli eterni princiPii patriottici non hanno nem– meno un uomo, un vero uomo. Potrebbe anche venir fuori, e allora si potrebbero avere molte spe1·anze. Ma per il momento bisogna tener vivi cotali partiti e movimenti, anche per esercitare una certa pressione, e diciamo pure una certa minaccia, sui pa.rtiti democratici. L'avvenire potrebbe essere nelle mani del Partito Liberale, oggi come oggi; pur che si libel'i da quei tre o quattro pazzi che ne vonebbero fare un doppione del Partito Socialista... -. .Si àrrestò un momento e si rivolse a me con cautela. - Lei, che è giornalista, che cosa ne dice? - L'avvenire - risposi - è in grembo a Giove, e Giove in questo caso potrebbe essere il popolo italiano. Il giovine democristiano mi venne vicino e mi strinse un braccio con simpatia. PIC nuova repubblica di PAOLO PAVOLIJVI G R01".CHI a braccia, "!nesto è il risultato al. palo cli ar;:iyo ma la corsa e stata lnngd e complicata. Al via, i cavaUi n1igliori sen1bra~ano quelli confu~i nel gruppo, i più grigi e sornioni, Zoli per esempio. Lo ottimo senato.re Adone abita con la fan1iglia in un gra.n,:e casan1ei:ito fiol'entino di cui è proprietaria la società a~si– cnra.trice « La Fondiaria». Notizie di ottima. fonte ci infor– marono che la ditta, con sottilissimo fiuto, imbiancò gr·ntis le sca.le ciel palazzo, iniziando i lavori qnindici giorni prima delle votazioni. Quando però, dopo la prima curva. Zo:i, apparve sicuramente ba.ttnto la Fondiaria sospese i lavMi, lasciando sull'ultimo pianerottolo un bel numero di bnrat– to li cli tinta, pennelli, scale e gabbane eia verniciatore•·. Come succede sen1pre il gioco g;\·eva i suoi mano\Ta– tori segreti c_he, erano, manco a dirlo, Scelb~ e Fanf ·--.i. Stavolta gli interessi dei due parevano coincidere, il C.'n– dida.to . democristiano sarebbe stato designato d'accordo dai due. Dopo rnolte inutili schermaglie le carte ftll'ono s,·o– perte e quella buona. pòrtava il nome del senatore_ ~ · n– zagora, ottimo ragioniere e scultore ·dilettante. Soltanto. i due grnncli elettori democristi avevano voluto lavo:·,ue troppo di fino e nessuno aveva potuto « fare l'andatura'-'· fll candidato prescelto. Qualche giornale mostrava perples, i:it e preoccupazione, il Corriere della Sera, per esempio. in cui la penna decaduta ma sempre più destrorsa di Pa.,• 1;·0 Gentile faceva eco ai timori dei ceti più forcaioli d'Tta'ia.: il pericolo era Granchi, anche se nessnno non1ina.va il Buo non1e invano. « Ti sosterremo fino alla setti1na votazionc-i >> pare abbia detto Fanfani a Mer7,agora e il numero ,e~· e appariva importante vuoi per i riferimenti biblici vuo, ;.Pr quelli man-man, pTovenienti eia un paese nel quale. <·0111e è noto, nessuno sa contare oltre il sette (per i man-ntau sette significa l'immensità). Al primo traguardo sconforto e sgomento si abbatterono sui democristiani ufficiali. Le sinistre avevano votato com– patte per Parri, Mer.zagora aveva avuto un certo numero di suffragi, ma su Einaudi erano stati concentrati più di cento voti. Cosa succedeva? Che cosa c'era dietro la vota– zione pe;. l'ex presidente? Un sintomo particolarm~nte sini– stro pi·oveniva da due parlamenta,ri anonin1i ma non per questo .n1eno irriverenti che avevano votato Pirelli, rite– nendo evidentemente che il grosso industriale della gomma possedesse meriti superiori a Merzagora, che in altri tempi aveva conosciuto bene il Pirelli stesso. In quel momento Scelba cercò di sfruttare il vantato quanto misterioso suc– cesso del viaggio in America dicendo che se usciva fnori un candidato diverso da quello proposto da lui, i'USA tagliava i viveri: nessuno gli dette retta.. Seconda votazione, terza votazione: il gioco si fa chiaro; le schede bianche, i voti per Einaudi, quelle delle sinistre comincia.no ad ammassarsi su Gronchi. Fanfani e Scelba sudano freddo. · A questo punto i capi democristiani persero la testa, agenzie ufficiali « ispirate » cominciarono a dire che per quanto riguardava l'estero non vi erano timori, contero po– raneamente però delegati influenti corsero da Gronchi per indurlo a ritirarsi. Gronchi, ·bene educato come semprn, non rispose con insulti. Patetico il caso di Merzagora che, dopo varie consultazioni e dopo lunghe, amarissime rifles– sioni sulla fedeltà dei suoi sostenitori, decise di rinunciare alla candidatura invitando i parlamenta1·i a votare per Einaudi. Non sapeva il dabben uomo che i democristiani avevano deciso di far buon viso a cattiva sorte 1 e che, senza neppure avvisarlo, avevano preferito ev,itare lo smacco pieno votando anch'essi per il loro compagno di· partito avversato fino a un minuto prima. Quarta vota.zione: per Gronchi è il trionfo. Fanfani ride verde e vota per lui, Scelba non ride ma vota lo stesso, le borse calano, forse cadrà il governo, forse Vanoni sarà il nuovo presidente del Consiglio, anche Pella sarebbe felicissimo di riprendere la guida del Paese, Andreotti sogna un nuovo « minculpop » tutto suo, il Popolo con la morte nel cuore si appresta a scrivere: abbiamo vinto; la vittoria del presidente della Ca.mera si confonde nel coro di evviva, di bravo e di bene,. ma nella notte molte persone si rigirano nei propri letti pensando non al futuro ciel paese ma a.I proprio. Un deputato comunista invia una celebre bibita corroborante a Scelba: « non. ti arrabbiare, bevi un Cynar ».

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