Nuova Repubblica - anno III - n. 9 - 8 maggio 1955

B 4 sempl'e non tanto le parole c]1e dicevo, qua)!to !Pe .che parlav.9, Quest~ Ticerca, dell'uom9,' della_ .r,ea:le i:orines~~ne di un uomo con le opinioi,i CQe esp1·ime, si verifica certo anche altrove: ma non nella stessa misura.· Qui ci si sforza di distinguere, ci si appassiona a distinguere più ohe_ al– trove, non tanto le belle idl)e o lè giuste di.Ile brutte idee'. o dalle -ingitiste, quanto gli 'uomiili veri dagli uomini falsi: ·-. Amica ve_,•itassed magia amicus Plato. E' l'aspetto positivo, ed è ciò che lo ren,le trngico, del ' trasformismo meridionale. Molto più che i1ugli interessi particolari, sugli egoismi individuali, sulla miseria e sulla fame il trasformismo meridionale si fonda, stornandola ai propri fini, su questa esigenza. Ma anche la lotta contro il trasformismo deve fondarsi sù questa esigenza. Ci si può render conto così di quel che appat'iva, e può conti– nuare ad apparir~; t,·oppo umano nella vita e nelle opere degli uomini pi1, veri del meridione, e di un Salvemiili. Delle loro polemiche, e perfino delle polemiche tra lol'o, senza esclusione di colpi. Non si tl'attava allora, e non si tratta Ol'a, per gli uomini come Salvemini, di opporre agli uomini falsi, agli organizzatori di clientele, ai trasfor– misti, qualche bella verità: ma se stessi. Sostituire gli uo- · mini falsi con qualche bella vel'ità, mandando un propa– gandista o centinaia di propagandisti a farle stl'ada, non bastava e non basta: i propagandisti più accol'ti, i bt'il– lanbi conferenzieri, le ugole d'oro lasciano qui il tèmpo che trovano ... • SPERANZA E DISPERAZIONE - Tutto questo fer- vore di vita, questa cul'iosità appassionata, questa spe– rru1za dell'uomo nel!'uomo, questa 1·eligione del Cristo e non solo di Dio, si spiega negli uomini del Sud soltanto se si avverte la continua malinconia che nello stesso tempo li attraversa: il dubbio ohe li angoscia: il continuo timore di ricadere nello stato d'animo dei·· disperati di Andria. Non .spera nel loro modo, non può mai veramente spe– rat'e, se non chi teme di non sperare più. UN VECCHIO POETA - Incontro un vecchio poeta, nella casa del mio amico. Un vecclùo discepolo di Salve– mini che attendé ancora una buona parola del suo mae– stl'o. Si chiama Giacinto Panunzio. Ha buttato via Ja· pro– pria vita, o quella che gli· uomini chiamano la propria vita. Fo1·se è poeta soprattutto per questo. Ed ò, a suo modo, anche_lui un maestro. Quella che finora egli consi– derava veramente· la sua vita, è tutta nell'insegnamento di libertà, salvominiano ·e contrario al suo esempio, dato da lui_ ai sio,;anf d'oggi, da_ quando i giovani d'oggi erano bambini, e specialmente a suo figlio ed al mio amico. Oggi pensa 1i1alinconicamente, e forse non a tol'to, di aver pàr– lato troppo contro se ·stesso: e che suo figlio e Beniamino, e Salvemini stesso è noi tutti prendiamo tl'oppo sul sel'io quella che gli uomini chiamano la propria Yita. QUELLI DI MOLFETTA VECCHIA - Panunzio mi lascia una sua poesia, accomiatandosi: « ..•. Quelli di Mol– fetta Vecchia >. Le case della vecclùa Molfetta non sono certo le grotte di Andria: ma quant_a miseria anche qui: e come è difficile viverci umanamente! Il poeta, seguendo la processione del Corpus Domini, ascoltanto i bimbi sal– modiare <· Venga il Regno Tuo», attraversa quella mi, seria, passa ~ tra le cose che mangiano i pove,·i - le fave già insecchite e le cipolle - i cardo/i pelosi e le ciliegie - minuscol,e e le nespole, acerbe », si- ferma accanto a quel!e case, .e..... .... E trasalisco ai canti secola,·ì - quei riguardando semplicetti altari, - quèi' gerani che educate - cavando l' a·cqua in verminosi pozii - ·e i nialvoni rossi e i gigli bianchi - della vostra mezzà vigna. - Ornate ..•• i bu– chi con le vetuste -· vostre coperte· invendute. - Quelle case! .•• .:... Le· r'eggete· - con l'arco magro delle vostre braccia - e fate ponte _:· con le poiTerecostole dei petti, - eroiche, eroiche famiglie terragnè! - Anche là g-ioia del aole - somminiiitrata à dosi vi arriva .... ·- L'uomo ed è cieco e si accéca. - Ma· IddiÒ vede· tutto e si duole: - che tre quarti del mondo è come qui. - ..•. Afe ne mo-rrò rodendo il cuor di sdegno: .:..;. pel'ò. ve,·rà, ve-rrà il 'L'uo uno-va. r.epnbblica ·· Se i professori insistono, li sostituiremo con reparti dell'esercito (Dis. di Dino Bosclli) LO SCIOPERO DEI PROFESSORI UJV ATTO DI FORZA La compattezza della categoria è un fatto nuovo nella storia sindacale della scuola. L'attuale governo, co1ì la sua condotta sprezzante, co– stringe i professori a spingere la lotta fmo alle e·streme conseguenze I L PAESE SI E' FINALMENTE ACCORTO che c'è in Italia una s~uola statale e un proble~a ddla ~cuoia statale. Se ne e accorto per un atto cli forza dei pro– fessori delle scuole secondarie, che hanno scioperato, già due· volte ùel mese di aprile, con una compattezza e una volontà di' lotta nuove nella storia del nostro sindacalismo scolastico ·e che hanno stupito il Paese, sorpreso e sbalor– dito il governo. Non sarà facile ora piegare la volontà esasperata di 80.000 lavoratol'i•; non sarà facile soprattutto blandil'la con promesse vaghe, inde991irla, come ha tentato e tenta di fa.re tutta la stampa della: destra econonùca., con fiori dì retor ica (la « missione >, l' « elevatezza della funzione >; la « d<jdizione al dovere>, l'·« esemplarità della condotta>), divem\tÌ ormai odiosi a tutti gli insegnanti per l'abuso fattone per canzonatura. Gli ·'insegnanti, .dopo una lenta maturazione, sentono oggi più profondamente· la loro mis– sione, ma non più come espressione retorica di un astratto dovere, · Ìna come forza operosa di un concreto impegno sociale. Oltl'e le contingenti richieste sindacali, a noi pare che essi stia.no dando all'Italia un esempio, in un mo– mento d i gl'ave involuzione reazì'onaria, di difesa della. di– gnità del lavòro e di esercizio delle libertà costituzìonafì. senza· degnare di un cenno di ricevuta la lettera del sin– dacato, diramò urià circo.lare, pervenuta con insolita rapi– dità singolarmente ad ogni professore, nella quale minac– cìava contro gli eventuali scioperanti le sanzioni discipli– nari previste dalle leggi fasciste, « la cui legittimità, di– ceva il capo del governo, è stata esplicitamente· ricono– sciuta dalla magistratura di controllo>. Ma l'onorevole Scelba sapeva, come lo sapevano tutti gli insegnanti, che egli minacciava a vuoto, perchè, di fronte alla discussa sen– tenza della Corte dei Conti, organo di controllo contabile, c'erano le sentenze degli ot'gani giurisdizionali: la sentenza della Corte di Cassazione del 7 giùgno 1952 e la sentenza del Consiglio di Stato del 26 novembre 1954 che ricono– scevano la precettività ·dell'articolo 40 della Costituzione e quindi la liceitii degli scioperi dei pubblici funzionari. Questo atteggiamento scostante, duro, minaccioso del governo fu accentuato nel coiloquìo che il 23 febbraio la segreteria dei' sindacato ebbe con l'onorevole Ermini, il · quale, ·bisogna ricordarlo, alla vigilia dell'approvazione della legge delega, alla 'segreteria del SNPPR ave,ia p1·0- messo, con incredibile leggerezza, un'indennità di studio a.gli insegnanti oscillante· tra le 30 ··e le 50 mila lire men– sili. Nel· colloquio del 23 febbraio il ministro, a nome del governo, :respinse, con tono aspro, tutte le richieste sinda– cali, comp1·esa la richiesta di una commissione m.iniste'. \fa.le- sindacale pili' lo studio delle leggi delegate, che nello· stesso tempo lo stesso ministro concedeva alla scuola ele– mentare, forse per il solo motivo che il maggior sindacato magistrale aderisce alla CISL. Regno! · · · Lo so: il vei·sificatore è i~àbilissimo: il Panunzio tràtta i versi come ha· trattato la propria vita. Ma quei trasalimento dolla sua fede, non tanto' di fronte allo spet– tacolo delle' ingiustizi_e e delle' miserie terrene quanto a quello <:ii una fede superiore, che le ingiustizie è ·10 nii– serie non avviliscono, è sentimento poetico fortissimo e, A base dell'agitazione in corso c'è una condizione eco·– nomica. indubbiamente insopportabile. -I quotidiani hanno già pubblicato 'gli stipendi dei professori; si pos.sono com– pendiare in· tre soli numeri: inizio' di carriera cori ·42.172 lire mensili;' fine, dopo 35 anni di servizio, con 95.378. lire·; lo stipendio medio è di 55.000 lire al mese: tutto com– preso: Ma, per spiegarsi lo stato ·psicologico esasperato di « umiliati e offesi >, alle condizioni _economiche bisogna aggìungel'e le sofferenze remote e le umiliazioni recenti, le promesse mancate, la graduale compressio'ne della li_-· bertà didattica, i' sempre più frequenti soprusi, le discri– minazioni ideologiche, e, su_ tutto, il senso di pianificato abbandono· in ·cui è lasciata la scuoi i s'tatale, nella quale tutto è insufficiente o provvisorio: la èasa, gli ol'dinarrienti, · . gli organici, le leggi. . · L'atteggiamento del ministro non poteva essere più scopertamente fazioso, più chiaramente ostile e offensivo verso i pro[essol'i. Negli ambienti scolastici si dice scher– zosamente che il meJ'ito del successo degli scioperi va al– l'onorevo)e Ermini: è soltanto una battuta di spirito. Ma è certo che l'attegg(amento irriducibilmente ostile e sprez– zante del governo ferì profondamente la. classe; decise al– l'azion~ anche i dirigenti democr istiani d el SNSM; acce– lerò il processo d'unità. d'azione sindaca.le propugnato con lungirn,iranza e tenacia dalla Federazione nazionale inse– gnanti _scuple medie e che condusse nel marzo scorso alla costituzione. del « l?rpnte unico della .scuola> tra le quattl'o organizzazioni sindacali; ravvicinò le conenti ideologiche sino all'approvazione unanime -. su p.roposta congiunta e concordata del professor Accal'do, leader della corrente cri– stiana, e ,dall'esponente della corrente laica - di un ordine del giomo del Consiglio superiore, che galvanizzò la base, impressionò l'opinione pubblica, initò il. governo. nonostante tutto, fortemente espresso. · · MERIDÌONALIZZARE IL NORD - Rileggo nel < Ponte > del 1952 lo splendido saggio di Sai vernini : « Fu l'Italia prefascista una democrazia». Ma la pagina conclu– siva non è abbastanza chiara: non riassume abbastanza chiaramente i risultati del saggio .. Mi riprometto di par– larne a lungo agli amici di Molfetta. Ma non posso tl'at– tenermi dal dire subito che quel che Salvemini scrive mi riconferma in una vecchia idea. Settentrionalizzare il Sud è stato un tentativo nobilissimo, un'impresa sacrosanta, ma che ha- ormai dato i suoi frutti : quelli che poteva dare. Oggi la situazione è rovesciata. Bisogna meridionalizzare il Nord: il resto ci sarà dato per sovrappiù. Il Sud manca ancora di moltissime cose, ma il Nord di tutto. Bisogna che i settentrionali, e coloro che sono diventati sett.,~trio– nali per .settentrionalizzat'e il Sud, diventino o l'idiven– tino, meridionali : inconùncino, o ricomincino, ~d impa.rare rlagli uomini di Andria: incomincino a sperare come chi 'me di non sperare I)itÌ. GIACOMO NOVENTA Quando là. Càmera app1·ovò il famige1·ato a.rticolo 7 della legge delega, l'Ìtssemblea fu· prodiga alla· categoria d_i . ordini del giorno·, 'alcuni generici, altri rigidamente impe– gnativi per il governo, come quello dell'onorevole Di Gia– como che lo invitava·« à ·fasàre tabelle di retrib't,zione rap-' portate a quelle' déi magistrati :i>.' Il governo so.'.nionamente · accettò l'ordine del giorno Franceschini, il più generico, ma, per evitare· la votazione su gli. altri, dichiarò che io considerava coniprehsivo di tutti. Passata la festa, gab– bato lo ·santo: ·appro<rata la legge delega, il governo non solo dimenticò ogri'ì promessa, ma fece subito il muso dmo ad ogni richiesta ··dèUa categoria: le negò pel'Sino ùn rap– presentante· nellà commissione parlamentare-sindacale pre– vista dalla' legge' delega, mèntre ammise il rappresentante della Dirstat, il' sindacato dei direttori generali, della Ci– snal, che non rapp"resenta nessuno, di una sedicente con– federazione improvvisata iu fretta e ful'ia dai burocrati ro– mani e sollecitamente riconoscii.ita dal ministero del lavoro. Con la pubblicazione delle tabelle degli assegni inte– grativi, «prefigurative», secondo l'espressione del ministro · del Tesoro, delle future tabelle_ di ..remunerazione, l'inten– zione turlupinatrice del governo fu palese anche .ai ciechi, appa1·ve insopportabile anche ai pavidi, si di~ostrò offen– siva anche agli indulgenti. L'esecutivo del sindacato della séuola media (SNSM), avvertito il minaccioso brontolio della base, si rivolse all'onorevole Scelba con una lettera nella quale gli ricordava gli impegni assunti dal governo, sollecitava un incontro e accennava alla possib,Iità di ri-· corso ali<> sciopero. Per tutta risposta l'onorevole Scelba, · La compattezza della categoria, il fervore della lotta, che è un fatto nuovo nella storia sindaeale della scuola e costituisce per sè solo un bila.ncio_positivo dell'azione, non lasciano alcun dubbio che i professoci entreranno con de– cisione ed energia nella terza fase della battaglia: l'asten– sione sine die dagli scrutini e dagli esami. Essi sanno bene che quest,i. sarà la fase più aspra. della lotta che ri– chiede,·à fermezza individuale e disciplina collettiva,- che po1·terà disagio grave e danno alle scolaresche, che turberà profondamente la vita 'na.ziona.Ie, con c9nseguente impopo– Ja1ità nell'opinione pubblica che sinora lì ha sostenuti con simpatia e comp.l'ensìone. Ma appunto perchè non si fanno ìllusioni, essi affrontano la lotta con fredda determinazione. L'attuale governo, col suo inintelligente irrigidimento, con la sua condotta sprezzante, col -suo tentativo di sollevare l'opinione pubblica contro la scuola statale, accampando 'difficoltà. tecniche inesistenti, esagerando i sacrifici del bi– lancio, aizzando contro i professol'i gli altri dipendenti sta– tali, li costringe all'estrema battaglia. ETTORE GLIOZZI

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