Nuova Repubblica - anno III - n. 9 - 8 maggio 1955

nuov-a repubbl:1111 3· 1-L VANONI. STRUMENTI- F-LESSIBILI Quali. concre~amente possano essere le mis~re pe~ la .piena occu:p~zione, ~ ministro non ha detto e forse non poteva dirlo, p~rchè su questo punto s'1mperma l'aspetto pol1t1co della questione, che sarà profondamente diverso se il governo si· appoggerà sui grandi industriali o sul consenso delle masse operaie e contadine di GINO LUZZATTO I D ELLO e Schema di sviluppo dell'occupazione e del reddito in Italia nel decennio 1955-1964 >, o <: Piano Vanoni>, come impropriamente è invalsa l'abitudine di definirlo, si è giì, tanto parlato nella stampa, special– mente perioçica, italiana e straniera, che non è davvero il caso di sottoporlo ad una minutissima analisi. Effettivamente lo schema si può riassumere in poche parole: partendo dal presupposto che l'aumento del red– dito nazionale, calcolato in media del 5% l'anno nel qua– driennio 1951-54, debba continuare nella stessa misura in tutto il decennio snccessivo, lo scopo da propo1·si sarebbe quello di aumentare gli investimenti dal 21% attuicli al 33% di questo aumento del 1·eddito, e di raggiungere in tal modo il fine principale di assorbire interamente, al termi– ne del decennio, la disoccupr.zione, che in quell'anno, se nulla sarà mutato, si prevedo debba raggiungere la cifra paurosa di 4 milioni. Nello stesso tempo, sempre in grazia dell'incremento degli investimenti, si dovrebbero raggiungere gli altri sco– pi, non meno essenziali, di ridurre lo squilibrio oggi esi– stente fra Nord e Sud e cli arrivare al pareggio della bi– lancia dei pagamenti. Una spiegazione autentica ed esauriente dello < sche– ma> era stata offerta, fin dal gennaio scorso, dallo stesso ministro Vanoni nelle risposte date a1le numerose domande rivoltegli da giornalisti e nomini d'affari, da lui convocati a Milano per far loro conoscere nelle sue linee fondamentali il cosidetto «Piano», di cui tutti parlavano, ma che allora ben pochi sapevano che cosa fosse effettivamente. In quelle risposte egli ridusse sensibilmente la portata di quello schema, togliendogli completamente il carattere di un vero e proprio piano. Egli cominciò infatti col dichiarare che non era in grado di prendere impegni circa gli strnmenti di concreta realizzazione di quanto era disposto nello schema, e che questi impegni avrebbero dovuto essere oggetto di apposite deliberazioni da parte degli organi politici com– petenti. Trattandosi cli previsioni di aumento del reddito na– zionale, di risparmi, di investimenti, di collocamento di disoccupati, di miglioramento della bilancia dei pagamenti, fondate sull'aumento dell'economia nàzionale nell'ultimo quadriennio, il ministro ha tenuto a mettere in evidenza la flessibilità genera lo dello schema, per cui può rivelarsi necessario un prolungamento nel ritmo degli investimenti. Altro elemento di flessibilità è costituito dalla misura degli investimenti-estel'i, dallo pro1forzioni che si potranno dare al programma di costruzioni edilizie, dalla p_olitica del cre– dito e - aggiungiamo noi - da.Ila possìbilità di aumentare le esportazioni nell'altissima misura prevista. Nelle risposte poi alie domande su problemi partico– lari, ma non per questo meno essenziali per la possibilità di attuazione del Piano, !'on. Va.noni si limitò a dichiarare che la collaborazione delle organizzazioni sindacali, sia dei Ja,•oratori che dei datori di lavoro, « è vivamente deside– rata>. Sull'azione che, nel Piano, sarebbe riservata al– rJRJ, egli non ha fatto cenno. L'on, Vanoni è stato invece molto preciso per ciò che riguarda la politica petrolifera, riaffermando che in questo campo il governo si è già pronunciato: pianura padana ri– servata al'ENI; nel resto d'Italia libertà di concessione, secondo la nuova legge, che assicurerà una sufficiente difesa degli interessi nazionali. Ma purtroppo dal discorso di Mi– lano sono già passati qnatt!-o mesi, e la legge mineraria, per il contrasto degli opposti interessi, è ancora ben lontana dall'approvazi.one, e par dubbio che la politica del governo, di fronte alle pressioni dei potenti truts italiani e soprat– tutto stranieri, si sia mantenuta ferma nella linea annun– ciata con tanta precisione dal ministro Vanoni, M A LA DOMANDA fondamentale era quella, ripetuta dai molti dei presenti al convegno, circa il modo in cui si potrebbe raggiungere la invocata ripartizione del– l'aumento annuale del reddito fra rispa,·mi (e, cli conse– guenza, investimenti) e consumi. L'essenza del Piano con– siste appunto in questo: ottenere che dell'aumento annuale del reddito non solo, come si ò detto, il 21 % ma almeno il 33%, sia desfinato al risparmio, e sia quindi disponibile per nuovi investimenti; e sia raggiunta in tal modo la condi– zione ritenuta indispensabile, e forse snfficiente, per rag– giungere una ma.ggiore occupazione e dar lavoro entro il decennio a tutti i disoccupati. In forma molto generica si è aggiunto che a questo scopo si arriverà con la politica salariale, con misure fi– scali e con la politica eoonom.ica generale. Ma quali con– cretamente possano essere i provvedimenti presi in consi– derazione, il ministro non ha eletto e forse non poteva dil'lo, perchè su questo punto fondamentale s'impernia tutto l'aspetto politico della questione: aspetto che sa rii profon– damente diverso a seconda che il governo debba far asse– gnamento sull'appoggio dei grandi indns!Tiali e dei grandi proprietari terrieri, o prefe1·isca invece contare _su[ consenso delle mas e operaie e contadin-,. ~• vero che l'attuazione del Piano dovrebbe consentire un aumento dei consumi sulla misma attuale: ma per chi conosca le condi>1ioni di vita del cafone lueridionale ed anche di molti braccianti agri– coli e piccolissimi fittavoli della valle padana, risulta evi– dente che anche un semplice freno nell'aumento de.i con– sumi, da ottenersi con il tesseramento o, com'è più proba– bile, con un blocco dei salari, importerebbe dei sacrifici che difficilmente potrebbero essere tollerali, se non fossero con– trobilanciati dalla certezza d~i prossimi vantaggi, anche po– litici, e da una legislazione fiscale che obbligas,'e i ricchi a una forte riduzione dei consumi ,·oluttuari. S OPRA UN ALTRO punto importantissimo, quello del pareggio della bilancia dei pagamenti, !'on. Vanoni, nel rispondere alle domande insi tonti dei suoi inte1-locu– tori, non ha tacittto che il raggiungimento cli tale scopo, piè, che dalla volonti, nostra, dipende da un certo grado • LEVITTOWN, Pc1111syli'ltnia. Le case sorgono, per le esigenze residenziali degli operai, col ritmo di 200 la settimana di collaborazione internazionale, sia da parte degli stati che dei privati. Egli ha tenuto onestamente a precisare che durante i primi anni del decennio - per le numerose opere pubbliche e di pubblica utilità, destinate a adattare l'ambiente ad una produzione più razionale ed intensa - le importazioni dovranno aumentare in misura maggiore delle esportazioni, e perciò la nostra bilancia di pagamenti manifesterà una tendenza al peggioramento, La collaborazione internazionale, destinata in un pri– mo tempo ad aintnre il· miglioramento non della bilancia commerciale, ma della bilancia dei pagamenti, dovrebbe concretarsi in prestiti a lungo termine da pa.rte di orga.– nismi internazionali ci di singoli stati, in concessione di crediti a medio termine per consentire il superamento di eventuali squilibri di carattel'0 transitorio, in investimenti diretti di capita.li esteri da parte di privati, e finalmente in una politica più liberale nei rigua.rdi delle nostre espol'ta– zioni. E' precisamente in quosfultimo punto che si possono giudicare troppo ollimisliche le previsioni, secondo le qua– li, nelrinlero decennio, le esportazioni dovrebbero aumen– tare in ,·alore ciel 60%, mentre le importazioni aumentereb– bero solamente del 43%. Le possibilib\ cli nn aumento annuale del 6% nelle esportazioni sussistono indubbiamente, ma in un mondo che sia riformato secondo i nostri desideri, non certo in quello in cui stiamo vivendo negli ultimi anni. In tutti i paesi del mondo, anche in quelli in cui finora non erano esistite in– dustrie degne cli questo nome, J'inclustrializzazione sta com– piendo rapidi progressi, e per i vecchi paesi industriali, specialmente per le Jo,·o industrie più vecchie, le diffi– coltà d'esportazione si fanno cli giorno in giorno pi(1 gravi, e inducono a cori·ere ai ripari, Le liberalizzazioni, di cui si vanta l'aumento, riguardano soltanto i contingentamenti; ma sopravvivono, ed anzi si accentuano tutti gli strumenti ciel vecchio e nuovo protezionismo: dazi doganali continua– mente inaspriti, politica valutaria, premi all'esportazione· più o meno na co:ti sotto altra veste; e il risultato è - per le nostre due maggiori industrie, che impiegano il • maggior numero di operai, la tessile e gran parte della mec– canica - una diminuzione impressionante delle espor– tazioni. PAGINE DI DIARIO SOTTERRAN di GIACOMO NOVENTA LE GROTTE DI A~DRL\. - Ne è stata già decisa, e iniziala, credo, la demolizione. Ma alcuni uomini - alcune ramiglie di uon1ini - continuano a. vivere in quelle abitazioni inumane. Non sono andato ad esaminarle, nel mio breve viaggio nel Sud. L'amica meridionale, che mi accompagna, mi a,·e,·a. detto: Gli abitanti ci accoglie– ranno con un:"< Abbian10 visite, oggi», e ci guarderc,nno con sospetto: sono stati troppo abituati alle visite di po– liticanti e di turisti, che s'inte,·eswvano più alle loro grotte che a loro: non sperano più. · MOLFETTA - Ho scritto agli amici di Molfetta, di Bisceglie e di Bitonto: in nessun altro luogo d'Italia la J)iantc, uorn.o cresce così vigorosarnente come in niezZo a voi. Ed è esattamente quello che penso. Ho trovato nel Sud quell'Jtalia sotterranea, nella quale credo, e che esiste per fortuna anche nel Centro e nel Nord: ma nel Sue\ è senza maschere. Perchè il Sud è lutto un sotterraneo. I meridionaiisti, meridionali o settentrionali che siano, le glorie nazionali, i grossi uomini ed i grandi nomi della cultura e della po– litica, democristiana o comunista, liberale o socialista, gli uomini soddisfatti delle storie d'Italia già scritte da al– etmi di loro, hanno qui sempre !'a.ria di gente in visita. E non se ne accorgono, purtroppo. Bisog,;i.erebbe forse che il Sud comincia se ad essere meno ospitale perchè si ac– corgessero di non essere a casa loro. SALVEMINI - Capisco meglio Salvemini da qtiando sono ritornato nel Sud. Il suo odio per il clientelismo. Per il giolittismo. Per il trasformismo in generale, Ecces– sivo pe,· chi ami semplicemente le idee. Non per. chi vo– glia, come tutti qui vogliono, vederle incarnate in uomini. Altro che ttna brillante conferenza!, caro cronista cli N.R. I Una brilllmte conferenza, potrei tentare di farla a Mi– lano, a Torino, a Pil-enze, non qui. Parlando a Iniziativa Meridionale, o ali' Associazione goliardica, o agli iscritti di Unità Popolare di Molfetta, o ai contadini di Bisceglie, q ai cittadini di Bitonto, ho potuto notare che ascoltavano

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