Nuova Repubblica - anno III - n. 9 - 8 maggio 1955

2. nioni dei gronchiani convennero sino a ottanta deputati e l'onOl'eVOle Gronchi, che è uomo di giudizio freddissimo e disincantato, fu il solo a non farsi iJlusioni. Aveva 1·a– gione. Approvato dal Parlamento il ministero Scelba, le riunioni dei gronchiani non videro più di quindici o venti intervenuti e lo stesso Gronchi, seccato, non vi a.pparve. Verso l'estate scorsa, il P,·esidente della Camera indirizzò a una qÙarantina di deputati una lettern con la quale, in sostanza, chiedeva che essi si dichiarassero d'accordo con le sue posizioni politiche e assumessero anche l'un– pegno di una azione < organizzativa » adeguata. Soltanto qnindici risposero ; ·e di costoro, otto o nove solamente si dichiararono d'accordo senza riserve. Granchi non sa (nè vuole) piacere, nel senso (ci si consenta l'espressione) merzagoriano della parola. Durante le recenti giornate elettorali, correvano nel Transatlantico voci fanta.siosissime sui « posti » che il senatore Merza– gora, sicurissimo della vittoria, avrebbe promesso ai < mi– lanesi» (così sono chiamati, negli ambienti parlamentari, gli amici del Presidente del S-enato). Naturalmente, si tratta di dicerie ; ma non ne è corsa neanche una sul conto cli Granchi che, nemmeno come Presidente della Camera, si è- mai preoccupato di rendersi popolare. Lo si è visto, per dirne una, quando si è. trattato di decidere le pensioni ai deputa.ti. Molte settimane prima che la que• stione provocasse quelle prese di posizione che tutti sanno, il Presidente Granchi si era dichiarato ostile al provvedi– mento e tale si era mantenuto anche quando il Presidente del Senato (che si considerava. già, come molti dicono, in campagna elettorale) l'ha fatto. passare con una vota– zione inopinata e fulminea; e lo si- vedeva quasi ogni giorno in svariatissime occasioni. Nessuno, nemmeno gli amici intimi, potevano dire di essere in confidenza con Granchi; e la votazione finale, così ampia e decisa, ba segnato la fortuna di un uomo « sgradevqle >, in un Paese dove piacciono tanto i bonaccioni. Un· deputato calabrese, noto tra i colleghi per avere ottenuto, nel '53, anche le preferenze di due morti e di sei aliena.ti , diceva il giorno dopo l'elezione, nel Transa– tlantico, che i voti che banno veramente deciso la vit– toria, sono quel li che Gro;pchi, se avesse dovuto sceglier- seli da sè, non avrebbe voluto. * Lettere al Direttore Caro direttore, ho letto nel penultimo numero di Nuova Repubblica l'artiçolo di Piero Ca.leffi « Vittoria gialla> sulle recenti elezioni ,alla FIA T. Mentre concordo con la diagnosi fatta dall'articolista sulle cause che banno portato ai risultati che tutti conoscono devo aggiungere, come membro da otto anni della Commìssione interna di una sezione della FIAT, che la sconfitta. della FIOM non è dovuta soltanto all'opera. d'inti– midazione dei dirigenti dell'azienda, ma anche all'atteg– giamento deleterio dell'apparato comunista nell'interno dello stabilimento. Atteggiamento che risale fino agli anni immediata– mente successivi alla liberazione e volto ad incrementare settarismi di parte e tessere piuttosto che a formare una coscienza. democratica dei lavoratori. Infatti le commissioni interne dovevano prendere ordini dalle cellule, fare rela– zioni alle cellule, ubbidire alle cellule secondo gli interessi di partito e i membri delle commissioni stesse venivano eletti soltanto dopo l'approvazione delle federazioni politiche. Gli uffici politici di partito agivano nell'interno della fabbrica durante le ore di lavoro facendo spesso uso cli ricatti mi– nacce e violenze nello -svolgimento della loro propag~nda. Naturalmente gli attivisti lavoravano pochissimo, a danno degli altri lavoratori. Ricordo che un giorno un caposquadra comunista, ma coscienzioso, mi chian1ò e n1i disse: « Guarda · quell'operaio:' è incaricato della diffusione della stampa di partito; oggi è sabato e il lavoro si è iniziato alle sette· sono già le dieci; ora è seduto e fa i conti della vendita' poi andrà in cellula a fare i versamenti e sino alle undicÌ e trenta non ritornerà. Osservazioni! Guai, è attivista. di partito e il partito mi sconfesserebbe :o. Così era in tutti. i reparti. · . II rispetto. d~lla personalità mnana spariva, se l'ope– raio era un dissidente "eniva circuito, e se non cedeva era additato al disprezzo. Alla Mira.fiori, alla Grandi Motori, alla Lingotto, membri della O.I. vengono aggrediti; .direttori di, azien– da vengono minacciati, altri sputacchiati per la strada· impiegate degli uffici svengono dalla paura. E' allora eh; cominciano le reazioni da parte dei dirigenti. Valletta. nù– naccia che al prossimo incidente farà intervenire la for,:a pubblica e procederà a dei licenziamenti. Più tardi nel 1952, il direttore ing. Bono, dichiara che < l'unico or~ani– smo contrattuale ammesso e riconosciuto nell'ambito azien– ?ale è _e _rima.ne la commissione interna-.. Cioè erano gli mdustriah che si facevano paladini delle commissioni in– terne e naturalmente allo scopo di imbrigliarle, mentre avrebbero dovuto essere le maestranze a difenderle dai settarismi e dalle influenze politiche e fame un fronte unico di lotta sindacale indipendentemente dalle idee politiche ciel singolo lav01·a.tore. . Insomma, caro direttore, bisogna tener conto che molti O_PCr;tierano stanchi delle imposizioni, degli scioperi con– tmm, delle violenze parolaie, delle denigrazioni e delle calu~uie da parte dei comunisti e, avenòo constatati gli errori commessi da questi ultimi, hanno creduto di cambiaro questo stato di cose, votando per le altre 6rganizzazfoni. Arturo Ferrnm O_()€raio de Ha FJ AT nuova repubblrca ITALIA. .POLITICA. Un radicale moderno L ' ON. GIOVANNI GRONGHI è un <normalista», un piccolo industriale, un uomo di lunga solleci– tudine per il settore sindacale della vita pubblica, e, in primo luogo, il più esperto parlamenta.re della ge– nerazione che si affacciava alla prima maturità, quando scoppiò· la prima •guerra mondiale. Quando mettiamo tutte insieme queste sue ca.1-atteristiche, abbiamo il ritratto del– l'uomo politico, che, in Italia, accanto a Pietro Nenni, più si avvicina alla figura· del radicale moderno. Abbiamo sentito molte. volte l'on. Granchi parlare nella sua qua- 1 ità, non di presidente della Camera, ma di leader di una piccola corrente detta sinistra democris-tiana. Il suo radi– calismo è <laico-., quali che siano le sue personali con– vinzioni di cattolico praticante. Se ne vuole una ripro– va? Si è detto nei giomi che precedettero la sua ele– zione, che egli aveva ricevuto un < gradimento > del Va.ti– ca.no. L'espressione certamente suona sgradevole ad animi separatisti; ma il suo aspetto prezioso starebbe nel fatto che il gradimento, se ci fu, viene da quegli ambienti va– ticani che, tempo addiet.ro , si designavano < di monsignor Montini > : gli stessi cioè che sostennero Alcide De Ga.– speri nella sua pervicace diresa della democrazia. cri– stiane clal!'invadenza. dell' A. C. e del clericalismo. Questa indicazione ci sembra molto importante. L'ele– zione di Granchi è l'ultimo atto di un'era, l'er_a. dega.spe– riana; e siccome Groncbi erà anche l'antitesi di De Ga– speri, e costituiva l'apporto democratico anzichè quello li– beral-conservatore in seno alla democrazia. cristiana, la presidenza di Granchi rappresenta idealmente un pro– gresso, ma non un salto. Coloro che presumono in Gronchi il Kerenski della situazione italiana, non solo fingono cli ignorare l'egemonia americana in Europa occidentale, e qmndi l'impossibilità pratica in Italia di un <salto-. ver– so un regime improntato al comunlsmo ;· ma. non compren– dono che questo <salto~ non è da Gronchi. II suo modo .di concepire l'apertura a sinistra è sempre stato verso un PSI che si portasse a piena autonomia dal PCI sul terreno della politica estera. Ciò che invece bisogna attendersi eia Gronchi, sono le implicazioni del suo modo di essere democratico. A differenza dal · liberalconservato– rismo cattolico di De Gasperi; predisposto e guidato in ·modo da' eludere indefettibilmente ogni situazione in cui il governo rispondesse davvero alle Camere e potesse esporsi alla sconfitta., Gronchi pensa in termini di sovranità d' As– semblea; è • ~dica.le a~11&anza da credere alla irreversi– bilità, almeno,- della d,:li"'u.ocrazia.clellns9; e non v'è da attendersi che venga a pat.ti con lo spirito della Costi– tuzione,><-Alla radice dell'ostilità di Fanfani a questa ca.n– didatùra, c'era probabilmente la preoccupazione che da un Presidente come GroncJ:ii non si ottiene lo scioglimento delle Camere alla scadenza conveniente ad alcun partito, fosse il partito di governo, fosse la. democrazia cristiana. Granchi non è manovrabile per una conquista d'intrigo o cli parte. A noi questo fatto sembra la più seria garanzia del suo successo. Se è esatto che egli ha rappresentato di fatto, la più larga maggioranza parlamentare, c'è poi an- . che nel suo « costituzionalismo> democratico, nella sua spontanea. promessa (anche se non esplicita.mente dichia– rata in questo momento) di sollecita. integrazione del re– gime repubblicano in Italia a termini della Costituzione, il contributo più importantè che la sua elezione lascia prevedere alla _stabìlità politica in Italia. S E SI ·CONSIDERANO questi aspetti della elezione di Gronchi, essa -non può che considerarsi un fatto [e[i. cémente positivo della nostra storia repubblicana. Se si CO!)sidera invece il modo con1e vi si è pervenuti, il giu:. dizio diventa assai più· complesso. Il Presidente Gronchi non è stato il candidato dei cattolici in quanto tali, bensì di un gruppo cli democri– stiani, alcuni dei quali sono caratterizza.bili come clericali (Gonella), altri come esponenti della destra economica. tra– dizionale (Pella.) ; inoltre su G1'0nchi, come su un < mi- 11imo laico >, in quanto p<u"Sonalità radicale, hanno recato i loro suffragi le sinistre. Quanto ai voti delle d ~st.re , essi hanno il solo sapore del dispetto alla democr.azia cristia– na. Restano, in ultimo, .i voti convoglir:ti, suo malgi·ado, dà Fanfani. E' a questi ultimi che bisogna rivolgere ogni attenzione; perchè proprio l'avere rassegnatamente accet– tato, anzichè < portato » fa candidatura Gronclii, dimostra che la parte più consapevole e unitaria della democrazia cristiana, nel punto in cui s.i trattava cli assumere in proprio qllel fatto giacobino che è una. repubblica demo– cratica, anzichè scegliern essa stessa l'uomo adatto, come è senza dubbio Gronchi, sé lo è lasciato convulsamente imporre dalle circostanze. Il suo candidato era invece Mer– za.gora. Perchè Merzagora? Era questa "una scelta? Da un certo punto di vista, era nessuna scelta. Merzagora veniva adottato in primo luogo non perchè fosse quel certo uo– mo, ma per la carica che ricopriva: il Presidente del Se– nato sostituisce, ad interim, il Presidente della Repub– blica. Si nominava. il vicepresidente, in altre parole, alla scadenza del Presidente Einaudi, di un presidente in com- . p)esso molto onorevole (salvo la sua tolleranza dello scio– glimento del Senato alla vigilia delle ultime el.,,-,:ioni), • ma ~appresentativo di una fase cli <restaurazione> e di « 1;ontinnità dello stato». monarchioo nel repubblicano. Si vçlèva. dunque, in Merzagora, quella continuità anzichè questo dista.eco, il distacco cli una istituzione adulta e orn18.i autonon1a. · C'era p<1i un· secondo significato- possibile neila can- elida tura Merzagora: si doveva evidentemente aver suppo– sto che in lui non si sarebbe t1 ·ova.ta opposizione ad una concezione conformistica e puramente parademocratica del– la vita pubblica (leggi elettorati di privilegio, scioglimen– tc, di Camere a date di comodo, procrastinazione a.ll' infi– nito della legislazione costituzionale). Nell'uno come nel– l'altro modo, la candidatura Merzagora, e il terrore cli quel– la Granchi, dimostrano che, con la sua ansia di conqni– stare « il potere», !'on. Fanfani ha ancora molto da irn– para1·e o da realizzare, per ca.pi.re che cosa sia. lo Stato. Non è colpa sua, se la sua parte e lui stesso mancano di tradizione e di antecedenti in questa materia. Ma l'insta– bilità ciel nostro paese non sta nella elezione di Granchi o nei «cattivi» comunisti: sta nella extrastatualità cui.– turale e politica dei cattolici. Sono, questi, rilievi tenden– ziali, s'intende, non atti di accusa. Il paese è quello che è; e i «minori-., cui si attribuisce per luogo comtme un senso detlo stato che la DC non po~ieclerebbe, di– mostrano solo di avere, anche più radicato che non que– st'ultima, un anacronistico attaccamento al prefascismo, da trasferire pari pari nella Prima Repubblica. N OI NON CI DOLIAMO tuttavia oltremodo cli questa . condizione democdstia.na. Vuol dil'e che, almeno, lo stato non è ancora cosa loro; e non escludiamo che, nel settennato di Gronchi, gra.zie anche a quella fon11azione di autonome strutture di partito che sono la non ~pre– gevole occupazione di Fan fan i, si compia una evoluzione dei cattolici verso la responsabilità obiettiva della politica.. Ma frattanto, e prima di nuove elezioni, si pongono alla- democrazia cristiana delle scadene,e che non tolle– i,ano di essere soclclisfatte come quella della elezione pre– sidenziale. In questo caso, infatti, la DC ha potuto condursi in modo che altre forze (in pratica quelle riel.la sinisti-a.) operassero per lei la scelta democristiana che essa non era in grado di opera.re . Ma. qui le cose si svolge– vano su quel piano delte prime istituzioni della vita pub– blica, che la sinistra italiana ha tutto l'interesse e l'in– tenzione di consolidare, non di sabotare. I problemi in– vece che incombono alla DC come maggioranza govcl'– nativa. (petrolio e riordinamento amministrativo; massima occupazione e vigilanza sulla lealtà tributaria.; IRI-Con– fmdustria e riforma agraria) non tollerano, in governo pa. .rlamenta.re , di essere affrontati per procura. Ora, la presenza di G,·onchi al Quirinale ha un si– gnificato politico, solo se si rièorda clie, nel paese, Gron– chi rappresenta l'esponente di un indirizzo politico che ancora una volta definiamo radicale, in senso quasi men– desiano: basti ricordare il discorso cli Granchi a Napoli, il « discorso delle scelte>. Forse proprio per questo l'ono– revole> Scelba ha fatto di tutto per scongiurare l'elezione di Gronchi; forse per questo Fanfani, che speriamo veda la funzione e la legittimazione della democrazia cristiana al di là di un pul'O fatto organizzativo ha cercato, con la massima inabilità ·ma in tutta urgenza, di « ricupera– re» alla DQ la candidatura di Grnnchi. Ebbene, a questo punto il problema del quadripar– tito si pone in tutta la sua gravità. Così con1'è, esso è, non solo immobilizzato nelle sue contrttdditorie giustap– posizjoni (liberali contro socialdemocratici; socialdemocra.– tici contro liberali e democratici), ma «sfidato» a una chiarificazione radicale dal risnlta.t-0 della elezione presi– denziale. Noi non siamo qui per chiedere perentoriamente le sue dimissioni: ci rendiamo conto che un governo deve a.vere trna maggioran:,.a, e cbll nel suo immobilismo il qua– dripartito una sua maggioranza ce l'ha. Ma ormai essa gli riruane, alla sola condizione di non operare nessuna di quelle ;e scelte» di quelle «urgenze», che sono la le– zione politica del « fatto Granchi». L'on. Fanfani ci pensi. Tutto il suo sforzo organizzativo è nulla, se non affronta, sopra la testa di Scelba., questo problema. Non è per av– ventura, fuori di ail:lbiguità e di consensi a mezza. bocca, il prnblema dell'aperlura a sinistra? ALADINO. •• ,_ ... -. .... 191# ............ --..---~----.-· ·----~------ ...................... -~ Il ., Il ft Il Il· Il Il NOVJTÀ Il U -- Il I Luigi Salvatorclli Il I CHJESA E STATO u R da1Ja Rh,oluzione Francese Il Il ~ ad oggi Il • u 1f PP - Xli - 148 L. 600 11 A R Il LA NUOVA ITALIA Il u . . . . lt " . lt _____ ._. ... ._ ....... __ ... 919 ..................... . ..... ._,...................... ~ ... ,...,--.1!al'S..., ..... .

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