Nuova Repubblica - anno III - n. 8 - 1 maggio 1955

Bi 2 nuòl'a repubblica L'ESEMPIO DI EINSTEIN ITALIA POLITICA ). :::z r;. ~·· ... i, L'occhio filàllciiio •. '';"'' - )~ ' •, N EL MODO più schivo e discreto Albert Einstein si è lasciato quietamente morire. Non aveva mai sop- : DA QUALCHE TEMPO avevamo perduto l'abitudine, portato la petulante curiosità degli adulatori- e solo e il desiderio, di occuparci dell'on. Saragat e del suo pochi intimi erano a conoscenza delle gravi condizioni in parti"to. E anche adesso non ne parleremmo,' se, al -cui 'versava. ~- di là della data della elezione presidenzia.le , non si profi- La gente non· era stata preparata alla sua ;norie 'di- lassè· d_àccàpo, in6ne, il discorso intorno alla éhiarificazione. versa.mente da· quanto av,,iene per i grandi uomini che ri- ·f ~ __ Ùn giornale di Zurigo, la Tat, aveva, giorni addietro, coprono cariche importanti: solo in tali. ()()Casion\ spe_ssò una nota romana intitolata « il camèt di ballo di Scelba »; si pensa alla loro vita, ta.lvolta si formulano giudizi aftret- allude,,,;: all'abitudine ormai in_valsa, •presso il presidente tati, inconsciamente ci si pone il problema della loro so- italiano ·del" consigl_io, di p,resenta,·e, a coloro che lo invita– stituzione. Le cariche non possono restare scoperte e pe,·- no a stabilire le responsabilità del suo govemo, un carnet chè la sostituzione risponda a determinati fini, non sem- che registra determinati impegni: viaggio in Inghilterra, pre correttamente si pongono talora in rilievo certe doti via.ggio in USA, elezioni presidenziali," pasqua di resur– dell'uomo piuttosto che altre, si tenta di preparare _una !'ezione, elezioni siciliane. Dopo, supponia.mo , si leggerà: opinionè, un consenso. vacanze parlamentari, caccia da pelo e da penna, cure Ma Albett Einstein non ricopriva cariche. Ritiratosi d'Abano, passeggino dcménicale col ministro degli esteri, ultimamente anche dall'insegnamento, nessun problema viaggio a San Marino Andorra e possedimenti minori, e materiale di sostituzione si poteva pol'l'e per lui. E a ben in6ne! 1-iapertura 'del ·parlame1,1to, durante la quale rim- 1-i"flettefe MJ\ lo si poteva pone in ogni caso: perchè la pasti e crisi_-sono sconsigliati da vecchia usanza; natale, ~ra e l'esempio di Eil)stein non sono sostituibili_ capodanno, 1·ipetizioni getwrali in tuba e finanziera per NbR si vuole qui mettere l'aecento sulle geniali ipote- il viaggio in territori imprecisati dell'UEO, camevale, si da lui)onnulate e ·-suffragate dJ,. un rigoroso sviluppo quaresima, pasqua di resurrezione, elezioni amministrative 1rntlematico, che valse1·0 a sovvettire le concezioni tradì- con• util.izzazione dei resti per le sole destre e sinistre, zionali sul mondo ti ·co, nè sull'eccezionale intuizione che fine dei partiti minori. Gabbato il santo, Scelba 6nirà guidava la sua ricerca e traeva la sua ragion d'essere da per fare l'apertura che pensa lui, scalzando !'on. Fanfani una semplice quanto salda religione naturale, perchè il e restituendo Bilancio e Tesoro ai magnificentissimi Pella discorso sarebbe ovvio nè siamo noi i più indicati a te- e Malvestiti. nerlo. Basti solo pensare che tali sue ipotesi ebbero con- Ritorniamo all'onorevole Sara.gat. Di certo deve esser– ferme clamorose che ribadiscono le doti di intuizione. ge- gli~i presentato, alla fantasia presaga, questo carnet di niale, perchè una dottrina logico-matematica non appella ballo del suo presidente. Si spiega solo con que.~to incubo necessarian.1enl'6 la sna validità al riscontro fenomenolo- la sua fuga a Torino• il suo passaggio a l\Iila,10 dove nep– gico, oppure si pensi che ancor oggi pocb~',-,s~udiosi a! pure il più abile cro;,ista del Corriere 1·iuscl a' sapere che mondo sanno comprendere perfettamente 11 s1gm6~Q,___der cosa l'onorevole Saragat meditasse, o chi ricevesse, o con supi scritti e delle sue formule, anche se talvolta s1 v~ chi dialoga.'.lSe, aggirandosi come uno scoiattolo tra la sta,nza occhieggia.re dagli scaffali più vanitosi il suo Signifwato ~ei forestieri e il soggiorno di casa Gbiringhell.i. Tornito a della relatività. Roma dopo la festicciola di pasquetta, rieccolo sorridente . Inten?ia'.°o piuttosto riferirci alla ~ua nobHe 6~ur_a. e tranqì.ri ~. L'ÌJ:.cubo era pass'!-to; il calcolo delle tappe d1 uomo md1pendente, pensoso delle sorti della hbertà Cl- di Scelba si fermava nuovamente alle elezioni di Sicilia; vica e politica, conscio del dovere, tanto più imperativo per dopo, oh subito qopo, si sarebbero fatti i conti: i conti gli uomini più stimati, rispettati, autorevoli, di levare la della chiarificazione. · propria voce in difesa dei principi.i che stanno a fonda– mento della civiltà modema., dai quali chi esercita la pra– •tica poli~,ica tante volte si allontana. S ONO stati sottolineati ~la molti, in questi giomi, il suo .rifiuto immediat-0 del nazismo, l'appello per la nù– naccia· che le armi atomiche costituiscono per l'umanità (l\1i, che quando l'intera civiltà era in pericolo per l'ag– grnssione na.zista, si decise a esprimere la sua parola au– torevole sulla possibilità di usare l'energia nuclea1'e per scopi bellici), il sno invito ai cittadi'ni americani percbè si rifiutassero di deporre cli fronte alle commissioi1i mac– cal'tiste d'inchiesta, la sua personale richiesta· ad Eisenho– we1· di commutazione della sentenza nei confronti dei co– niugi RÒsenberg, le sue recenti parole preoccupate per le crescenti minacce contro la libertà. Noi qui vorremmo ricordare un suo brnve scritto di cui ultimamente non s'è molto parlato. Ci r-iieriamo alla sua lettera a Benedetfo Croce, del 7 giugno 1944 (cfr. B. C.-oce: Payi,ie politiche. Later--<a, Bari 1945), ch'l rivela come egli fosse trepidante anche per le so1-ti della libe1'tà nel nost.-o paese. -Dice Einstein a Croce: < ..: mi consolo nel pensiero che Ella è ora presa, __particolarmente dalla spera.nzà cbe la sua bella patrie. sia p,-esto liberata dai walvagi oppres– sori di fuo1-ie di dentro >. E contrnpponendo alla malvagità degli· oppressori « la filoso6a e la religione », le chiama « l'unica Yera aristocrazia, che non oppriu1e nessuno e in nessuno muo,·e invidia. ... Chi veramente appartiene e. quella aristocl'azia, potrà bensì dagli altri uomini essem me.'.lSoa morte, ma non ofieso ». e ERTUNI di fronte al suo sentem,iare talvolta ingenuo, hanno espresso delle rise,-,-e. E' il caso dì dire che non il desiderio di accrescere la cultura concepita come patrimonio di un'élite, lo sp,-ouava a scrivere e a parlare, bensì il senso elementare cli giustizia e di fede che in– formava i suoi pensieri e la sua preoccupazione di accre– scere il patrimonio civile e culturale dell'umanità, che a maggior diritto si può dire cultura. E proprio la semplicità dei concetti che egli espose anche in altri brevi scritti è stata la ragione della sua popola,rità: per questo era ascoltato da molti, anche da– gli umili, per questo era comp1'0So e seguito da tanti uo- 1nini. Il mondo lo conosce,,a come il sommo fra gli ~cien– ziati: lui, schivo cli tali 1·iconoscimenti, sentiva il dovere di comunicare agli e.Itri quali pos.~ono essere le ra.gioni <li vita, le ragioni di fierezza, i semplici ma irrefutabili prin– cipii sui quali l'uomo deve fondare la sua cosciente esi– stenza e dimenticando i' quali tocca il fondo dell'abisso e dell'estrema. disperazione. La sua dedizione comincia quando, cosciente della }Jropria autorità, del p1-oprio succe.'.lSo, si studi.a di ren– dere tutti gli uomini partecipi delle proprie ragioni di elevazione. Gli uomiui ricordino che il 18 a.prile 1955 è venuta loro a mancare una voce giusta e ascoltata.. Ricordino l'esempio di Albei-t Einstein. FRANCO MORGANTI Nei giorni scorsi, in cui tutti misteriosamente nascon– devano il lol'O candidato alla presidenza della repubblica nelle circonlocuzioni elogiative di Luigi Einaudi, che c&to non, meritava la morti6ca.zione di es.sere adoperato a pi-e– testo di ca.leoli o di_i~rtizze generali, ,,si era quasi ,di– menticato che esistono due docmnenti consecutivi della visione 1:iolitica del PSDL llla questi documenti esistono, e sono, il secondo, il perfezionamento del prim<,; peccano nel ~ensÒ della precisione, a segno che, se per finanziarne jl progran1m8,, occorresSe per avventura un finanzian1ento della Expo1t-Import Bank, il nostro paese dovrebbe atten– dere mezzo secolo. Ma infine, pur nella genericità dei loro termini, questi documenti dicono che cosa !'on. Saragat chiede al presidente Scelba: di diventare, nientemeno, so– cialista. Il contegno di Saragat nei riguardi dell'apertw'a a siuistra è poco meno che incredibile. Si era ancora a To– rino, quando, per un fatale erro1'0, la Stampa pubblicò, a firma di Vittorio Go1-resio, un «fondo» dell'on. Saragat. Era accaduto che, per dimenticanza di virgolette, il costui pensiero, cbe Gorresio si apprnstava /ld esporre, venisse espresso con le parole stesse di Sa1·agat, senza cbe il pub– blico avvertisse di clù esattamente potesse1·0 essere quelle fiere parole. Capimmo che Sarngat provava tale dispetto di essere per ui, solo momento passato in seconda Jiriea, all'esame di proscioglimento del socialismo, da gettar fiam– me dalla gola. Disse che Nenni gettava travi e fulmini sul cammino importantissimo della nostra politica estera; che era (ma forse sbagliamo: è stato l'avvocato Orsello, ·ad enuncia.re, a Milano, con queste parole, questo geniale pensiero), a dir poco, un cavallo di Troia dei comunisti. A To1·ino si rise; n:1a fu male, chè tosto tornò in pia.nto. Saragat doveva presto trasfondere il fuoco dello sdegno nei documenti che abbiamo 1-icordato. Era.no i testi della sua « alternativa socialista».' Pu1·ebè Fanfani rinunzia.s."le à parlare con Nenni, si sarebbe prestato lui, l'onorevole vicepresidente, a realizzare certi atti (come egli dice in linguaggio da padrone delle ferriere) « a favore della classe lavora.trice ». Ringra.ziamo, per la classe, del favore pregiatissimo. Ma_ dne cose saltarono subito agli occhi; e precisamente, agli occhi di Fanfani; doveva esserci una « svista », non comprendendosi quale immediato vantaggio la demoerazia cristiana potesse tJ'arre dalla « alternativa Sara.gat »; che se si doveva fare davvero qualche «favore» alla classe operaia, 11011 si capiva· poi perchè si dovessel'O ignoram i rappresentanti natural.i suoi, socialisti e. comu– nisti, e otteneme in cambio moneta sonante. Per queste ra.gionì, non crediamo affatto che Fanfani accederà alle richieste di Saragat. Ma non tutti hanno le ragioni di Fanfani di accantonarle. Noi, ad esempio, gradiremmo di leggerle con qualche attenzione. Due punti hanno attratto la nostra curiosità. Due 1-iclùeste, delle qua.li a.mm.i.riamo l'opportunità e il tempi– smo. La prima è quella della nazionalizzazione delle indu– strie elèttriche. La seconda, l'immediata pretesa dei con– sigli di gestione, anzi, dell'istituto della cogestione, sul modello tedesco. Regaliamo tutto ii resto, per trattenere solo queste due piccole domande. Non è, naturalriiente, che noi, in sede teorica; le disapproviamo. Ma fr1 politica corita quello che si vuole é" si può fare. E noi daremmo subito la ~ospensiva 1~er la naz~<?n~lizzazione dell'~nergia, in cam- bio di una legge degl'id;-ocarburi_ che concent,·as~e nelle mani dello Stato questa seconda fonte,,possedutà e po– tenziata la quale, la prima cade da sola nelle braccia del pubblico 'potere; e daremmo subito la sospensiva· delìa co– gestione, purchè si instaurasse nelle fabbriche una. norma di libertà politica, in base alla quale venissero altissima– mente multati, e brevemente detenuti, quei dil'igenti d'in– dustria che si immischiano anche da lontano nelle ele– zioni delle commissioni interne. Per_ un ministro del qua– dripartito, certo queste sole due cose. sem.bre1·anno roba per palati esangui, vegetariani ed erbivori; per noi, che gna,;diamo al quadripartito con crescente stupore ed am– mirazione, già parrebbe un sogno. Potremmo aggiungere una cosetta:- il vicepresidente del consiglio potrebbe far pressione sul collega suo degli esteri, affinchè facesse sen– tire come di dovere che le industrie italiane non accettano condizioni politiche alle ordinazioni straniere. Avremmo fatto a meno volentieri di leggere, infatti, sulla Hernld 'l.'ribune (appendice sull'economia italiana del 20 novem– bre) che la disfatta della FIOM è la conseguenza di– retta di un ultimatum americano agli stabilimenti che occupa.no maestranze connmiste in Italia. Saragat, questo «favore» alla classe 9peraia, se non l'ha fatto in passato, ba ancora tempo di farlo in futuro. s-1 SENTE il vicepresidente del consiglio di compiere passi di questa portata? Temiamo di no: e a.llora gwudi ·alle.conseguenze. Alla richiesta della nazionalizzazione del le industrie elettriche, Villabnma e Vanoni 1·ispenderanno di no. Uscirà per questo Saragat dal govemo? Certamente no. Alla richiesta della cogestione, senza che sia attuato prima un codice dell'azienda che garantisca la libertà degli operai, i sindacati stessi rispondernnno di no. E Saragat uscirà per questo dal govemo? No: rinunzierà al suo piccolo so– gno corporativistico, ma non uscirà dal quadripartito. Diciamo tutto questo per disistima dell'uomo, per basso concetto del suo pa.rtito! Il Signore ce ne guardi. Lo di– ciamo perchè vediamo ancora nell'onorevole Sa.ragat un , uomo che agisce anche oggi, come sotto De Gasperi, « a Iischio ponderato ». Ebbene: è tuttora molto superiore il bisogno che il Saragat ha della DC per scongiurare o ritardare l'apertura a sinistra, che non il bisogno che la DC provi del favore dei socialdemocratici, per contir.nare a regnare al Viminale. La DC può fare il monocolore con astensione di Nenni; può aodere cli questo appoggio, in uno col partito pargoletto, e sappiamo tutti di chi par– liamo; può associarsi ai liberali e realizzare per qualche mese il programma nùnimo dell'on. Pella, che è quello del i-iordino dell'amministrazione; può soprattutto tirare avanti nell'attuale rinvio di ogni risoluzione su tutte_,le questioni di fondo della :vita italiana, tenendo uniti al cocchio so– cialdemocratici e liberali, e imbarcando magari anche un paio di cavalieri di quel partito pargoletto che si diceva. Fino a nuove elezioni, s'intende. E sapete percbè !'on. Sa– ragat aiuterà la. DC in questo disegno? Noi sì: per ma– gnanimità.. _Egli sente sinora che vale bene la pena di sa– crificarsi, per evitare l'« apertura \L destra». Vi sorprnnde? No: l'on. Saragat ha occhio mancino: dirà destra, cc1-to; ma guardando come ad un traguardo maledetto, all'aper– tura a siDistra. ALADINO Lettere al Direttore Roma, 24 ap,-ile 1955 Caro Codignola, anch'io ho partecipato e partecipo, con una commo– zione che non imn1aginavo di ritrovare in n1e così n1en.1ore e profonda, alle celebrazioni del decennale della Resistenza. Dornenica 17, a Torino, intorno a Parti., a ~{a.razza., a. Longo, a Valiani, a Antonicelli, ci 8-Ìan10 ritrovati in tanti che per anni e anni avevamo vissuto dispersi, separati e lontani. Acca.nto · a noi era una folla innumerevoh di -=giovani, operai, operaie, lavoratori di ogni ceto, che assi– steva.no forse per la prima volta a una così solenne e appa. %iona.ta rievocazione della Liberazione. Ebbene, vuoi che ti dica la verità, caro Codignola? I consensi, gli applausi di questi giovani, di questa gente nuo,,a., erano- i più fer\,idi e i più caldi; e io mi sono per– ,suaso che noi, dinanzi agli italiani di oggi, non dobbiamo soltanto esaltare le gesta guerresche e le glorie partigiane della Resistenza., ma dobbiamo anche spiega.re, fare ii1t:1?11- clere e amare la sua grande im,enzi<ine politica; i Comitati di Liberazione Na.zionale, dalla cm volontà. unitaria, non meno che da_! sacrificio dei nostri 'Partigiani, è nata la Co– stituzione della Repubblica, un patto al quale, tra coloro che formano la nostra cosiddetta cl asse dirigente, sono sempre meno quelli che intendono mantenersi fedeli. Bisvgna., secondo me, celebrare il decennale della Re. i– stenza richiamando tutti e ognuno ai' dovere di' rispettare la Costituzione e di realizzarne le norme nel cost•~rne e nelle leggi; affmchè il popolo· italiano rit~ovi, in ,;.na effetti,·a sovranità., la forza di difendere il suo diritto al lavoro, alla libertà e· alla paée, · · ' Credimi tuo Mario Melloni

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