Nuova Repubblica - anno III - n. 8 - 1 maggio 1955

Dfrettòre respons., TRISTANO CODIGNOLA. Condirettori, PIERO CALEFFI,PAOLO VITTORELLI,Segretorio di redaz. GIUSEPPEFAVATI. Oirezione e Redaz.: Firenze, Piazza della libertà 15, tel. 50-998. Amministraz.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, tel. 483-207/8. Autorizz. del Tribunale di Firenze, n. 678 del 30 dicembre 1952. Printed in ltaly. St. Tip. de «La Nazione», Firenze, Via Ricasoli 8. 56 - ANI\O 111 - N. 8 D'JNTESA T RASFORM1\NDO QUESTO .FOGLIO in settimanale: con uno sforzo che ci è consentito dalla solidarietà attiva cli compagni e di a.miei, noi celebriiuno insie– me il decennale della Liberazione, la conclusione della fase politica contrassegnata dalla presenza di Einaudi al Qui– rjnale, la ricorrenza d'una data cara ad ogni Ja...v&ratol'e. Non dirò cosa inedita affermando che la Resistenza espresse un fatto veramente nuovo nella tradizione italia– na, rispetto all'antifascismo stesso, fondamentalmente per tre ordini di ragioni. In primo luogo, la spinta autonomi– stica di essa, cioè la capacità ritrovata qt1asi miracolosa– mente dalle minoranze resistenziali, e po\ dal popolo che della Resistenza fu partecipe coro, di operare secondo co– scienza e responsabilità, per scelte morali e politiche non imposte da alcuna costtizione esteriore ma solo interiormen– te maturate: fu in effetti questo il carattere primo e di– stintivo di un'espe,·ienza, che per tale aspetto pii, che per ogni altro, fu rivoluzionm·ia, in un paese di tradizione con• formista, autoritaria., gerarchica. Secondo: la Resistenza si rnccolse intorno ~d un giu– dizio politioo, fondamentalmento cotnune a tntti, sulla stmttura dello stato italiano, sulle sue deficienze fondamen- • tali, sulle forze retrive che - dominandolo - avevano consentito, anzi favorito, il fascismo. L'unità della Resi– stenza può essere diventata più tardi pretesto retorico o sentimento indiscriminato di generale affratellamento: ma Iu, nella sua origine, e nella sua essenza vera, unità di giu– dizio politico. La linea di divisione tra Resistonza, nel suo complesso, ed immobilismo della borghesia filofascista In precisamente questo: lo stato autoritario e gerarchico, .lo stato « ecclesiastico >, lo stato dei prefetti dei baroni dei padroni del vapore, è il nemico da abbattere, perchè è l'antitesi non dirò -neppure di ogni democrazia, ma di ogni tipo di stato moderno (o ciò appunto spiega come an– che democristiani e comunisti, che pur rimasero sempt·e se stessi, vi partecipassero non per machiavellismo, ma nel– la pienezza delle loro persuasioni). Terzo: la Resistenza fu reale incontro, per la prima volta nella storia d'Italia, fra operai, contadini, borghesia lavoratrice, intellettuali. Non lo era stato il Risorgimento; non lo era stato ancora la prima guerra mondiale (che tuttavia costituì, nelle più coscienti esperienze combatten– tistiche, la prima base di quell'incontro). Esso era stato sì teorizzato: 1ua ora, per la prima volta,, cadevano davvero barriere tenaci di classe, tenaci anche in chi le avesse in– tellettualmente superate da tempo. I contadini, la parte– cipazione dei contadini, era la condizione stessa della Re– sistenza delle bande costituite all'origine di ufficiali e mi– litari dispersi, ingrossate poi di operai e di giovani reni– tenti alla leva. In città, operai e intellettuali e borghesi erano non più riconoscibili, non direi soltanto. nell'azione (che è carattere distintivo cli og,ù esperienza di guerra) ma nel giudizio politico che presiedeva all'azione (e qui era vera1nente il fatto nuovo e rinnovatore. Che cosa ne è uscito, poi? sarebbero facili le recri– minazioni e le geremiadi. Ma, nonostante il MSI e l'on. Togni, nonostante le rinnovate bravate fasciste e la pres– sione clericale e i tanti on. Ermini, nonostante l'antico– stitusionalismo costituzionale degli organi amministrativi e la costante presenza e incombenza di vecchi e nuovi < padroni del vapore», l'ItaJ;a del 1955 non è più l'Italia della democrazia parlamentare del 1922. Il legato della Resistenza non è un vecchio mobile di famiglia, da riti– rare onoratamente in soffitta: esso è tma cosa così viva che si ha l'impressione che ricominci a 1'idB.1·eoggi i suoi frutti a dieci anni data, nonostante le amarezze e le in– certezze che l'inevitabile rigurgito fascista e le deoolezze della nuova classe dirigente hanno determinato in questi anni. Anni, del resto, non tutti· perduti: se proprio nul– l'altro ci fosse, questo nostro popolo ha pur saputo ri– costruire, dalle macerie, una vita civile; ha liquidato uno, il primo, dei padroni del vapore; ha gettato le basi del suo avvenire attraverso la costituzione, i cui sviluppi, il cui potenziale di rinnovamento sono. di tal natura che ap– punto contro la sua esecuzione, c'Ontro la sua applicazione si appuntano gli sforzi dei filistei di ogni risma. Entriamo ora nella nuova fase: poichè non riuscì a r S l et CESACLAUDIO Via Risorgimento,3 7resso Terreni Un numero t. 4-0. Estero l. 50. Un numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Francia l. 1500, sem. L. 800, trim. L. 450. Estero, L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. C/C post. 5/6261, «La Nuova Italia», Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'iniiio del mese. Per pubblicità rivolgersi all'Ammi– nistrazione. Tariffa: L. 15.000 per inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA tlfCii A ... « Nuova Repubblica > è settimanale politico e di cultura·. Esce fa domenica. Manoscritti, fotografie e disegni, anche se non pubbli~ · cati, non si restituiscono: Diritti riservati per tutti I paesi. Ogni, riproduzione;- anche parziale, senza (a' citazione della fonte è vie• tata. Il periodico viene inviato gratuitamente in'"Saggio a chi~').'lue n·.! faccia richiesta.. Spedizione in abbon~n:iento postale Gruppo Il. 1 ~fAGGIO 1955 - L. 40 PETROLIO SICILIANO. E i contadini stanno a guardare portare fino jn fondo la sua offensiva, la Resistenza do– vette ritira1·si sulla difensiva. Ma nel frattempo si sono maturate, si vanno n1aturando Je nuove condizioni po• litiche d'una ripresa. Se anche i comunisti hanno sotto– scritto il patto di convivenza democratica, se ad esso sono impegnati i cattolici, è intorno a questo punto, la reale integrale attuazione della Costituzione, nei suoi istituti certo, ma di1·ei ancor più nel suo spil'ito, nel costume, nei rapporti fra cittadino ed organi amministrativi, nella ri– presa della spinta autonomistica che sta alle fondamenta della Resistenza, che la lotta va condotta. E dev'esserne guida chi, sul fondamento di un integrale, leale e reale adempimento costitu,ionale, crede anche in prospetti va (e. non soltanto come mezzo transeunte) alla vitalità di una democrazia - basata sull'autogoverno e sulla responsa– bilità del cittadino - come strumento di quella trasforma– zione di stmttura. cbe 1·appresentò la comune tensione poli– tica dei resistenti: trasformazione cli stmttura che, nel linguaggio della recente storia, si chiama « tout comt » socialismo. Socialisti e democratici (socialisti nella finalità - de– mocratici nei mezzi) sono quindi gli artefici naturali d'una politica che, riandando alle fondamenta stessa della no– stra rinascita, non può trovare ostili le masse cattoliche e le masse comuniste, che hanno accettato il patto comu– ne. Non può trova1·le ostili: ma non può trnvarle prime protagoniste, proprio perchè lo Stato cattolico e lo Stato comunista non sono gli obiettivi che derivano naturalmente dalla integrale e decisa attuazione della Costituzione re– pubblicana. Democristiani e co:nunisti hanno accettato questo strumento (e questo è il retaggio più importante della Resistenza), senza tuttavia perdere di vista un di– verso miraggio: solo i socialisti e i democratici lo hanno accettafo, accettando insieme le sue successive implicazio– ni: tutte. Questo è il significato dello sforzo che oggi si com– pie, con debolezza di fo1·ze ma con nuova consapevolezza politica, per ritrovare un terreno d'intesa fra socialisti e democratici: e di questo sforzo Unitù Popolare è testi– monianza. E' ancora lo sforw unitario della Resistenza: ma libe1·ato dal mito, si rivela per quello che è, sforzo di creare stabili strutture democratiche per la trasforma– zione socialista della società, sulla base d'un patto che solo i residui ciel fascismo hanno respinto. Qualcosa di più che la formazione d'un altro partito sta di fronte a noi: ren– dere coscienti socialisti e democratici della cultura, delle responsabilità di cui sono portatori, secondo un filone anti– co e nuovo della nostra storia, cercar di determinare i modi attraverso cui la sinistra, cioè la esigenza di rinnovamento, si afferma in Italia, è. funzione più impegnativa e duratura, TRISTANO CODIGNOLA Montecitorio U N POMERIGGIO della metì, di dicembre, mentre era in corso, a Montecitol'io, ]a discussione sul– l'UEO, un fotografo, regolarmente autorizzato eia un incauto Questore, scattò dalla tribuna riservata al corpo diplomatico quattro o cinque fotografie. Lo spettacolo of– .ferto dall'aula, in quel momento, era questo: parla,·a un deputato comunista e lo ascoltavano una cinquantina di colleghi del suo gruppo, trenta socialisti o poco piè,, social– democrntici zero, 1·epubblioani zero, liberali uno, demo– cristiani due, monarchici zero, mjssini zero. Al banco delle commissioni, relatori due; al banco del governo, n1inisb·i uno, sottosegretari zero; sul seggio presidenziale, un Yice~ presidente e, sotto di lui, un segretario, a testa china, come se aspettasse, da un n1omento all'altro, di ricevere uno scapaccione. Questo precedente ci è tornato alla memoria nei gior- ni scorsi, mentre si svolgeva la discussione sulla legge tri– butaria dell'on. Tremelloni: anche durante questo dibattito l'aula è rimasta pressochè deserta, i relatori hanno parlato quasi da soli e il ministro, seduto al suo posto, sembrava, minuto e timido com'è, un bambino abbandonato dai _ genitori. I segretari dei partiti di maggioranza sono i soli, in– sieme al presidente del consiglio, che diurno, co1l)e si dice a Bologna, la piega ai kiffer; e dirigono le loro forze dal Transatlantico, dai COl'l'idoi, dalle segreterie dei grnppi parlam~ntari, da ogni dove, tranne che dall'aula, dove, in– vece, siedono sempre, con puntigliosa diligenza, i capi del– le opposizioni di sinistra, onorevoli Togliatti e Nenni, i soli segretari di partito che abbiano un posto fisso nel loro settore. Nel Transatlantico, dove i deputati vanno e vengono, volubilmente incrociandosi, accompagnandosi o dividendo– si, come i pesci in un acquario, i segretari dei partiti «lavorano>, ognuno secondo il prnprio personale tempe– ramento. L'on. Saragat, pe1· esempio, cammina su e gil1; e più che uno il quale parli di cose politiche, sembra che racconti dei sogni e che domandi dei pareri sui numeri da gioca,·e; !'on. Fanfani, da quando gli hanno spiegato che un buon politico deve saper riuscire simpatico, se la cava prendendo tutti a braccetto, con un sorriso faticoso e gelato; mentre !'on. Malagodi, cui la simpatia è negata come è neg~ta a.i fascisti la sintassi, gira con la. borsa dove tiene i conti: a quest'uomo colto, nessuna poesia è mai piaciuta di piri. ~

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