Nuova Repubblica - anno III - n. 6 - 25 marzo 1955

Così, nella questione dei patti agrari, si ,ono abbandonate non ,olo le posizioni che erano state proprie della D.C. nel progetto Segni ,1ppro11alo dalla ertmera. du– rante la passata legislatura, ma si è andati molto più indietro di quella stessa proposta Gozzi; pre– sentata nella legislatura attuale, che già era un compromesso for– temente rinunciatario rispetto a quelle posizioni; e i liberali, al– leati nel quadripartito, ancora pro– testano e vorrebbero maggiori ri– nunce. Siamo arrivati al punto che il presidente del consiglio, per fare accettare ai liberali il miserando compromesso .escogitato dal Go– verno, li ha avvertiti pubblicamen– te che, ove insistessero nella loro ostinata opposizione, si ritornereb– be al progetto Segni : il che è quan– to dire che il democristiano Scel– ba ha usato come minaccia l'even– tualità che i democristiani ridiven– tino (finalmente) democristiani. Così, nell'episodio provocato al– la camera dal fascista De Marzio, si sono visti due deputati cl.e. votare ostentamente contro il pro– prio gruppo, senza nessuna mo– tivazione,. in appoggio a una di– mostrazione svergognatamente fa– scista; e ciò, si noti bene, con– tro una precisa e impegnativa decisione del gruppo che si era iunito due volte appositamente, per discutere il caso e deliberare il comportamento. Senza voler giu– dicare· la misura della sanzione adottata poi a carico dei trasgres– sori, è stato evidente da tutto il seguito delle cose che il loro atteg– giah1ento (tranne qualche corag– giosa e vivace reazione di stampa giovanile d.c.) è stato considerato e trattato con particolare indulgenza, e sono apparsi più chiari il fa– stidio e la fatica di dover pren– dere posizione contro di esso, che non il proposito di reagire a que~ che i due deputati, col loro gesto, avevano voluto rappresentare e ri– vendicare in tema di scelte e di alleanze politiche. Ciò è tanto ve– ro, che il comunicato ufficiale col quale la direzione della D.C. ha inflitto la sua sanzione, non reca una sola riga di apprezzamento po– litico del gesto di indisciplina pu– nito. approvata, in quel modo, l'U.E.O., nel 4 dicembre 1954, giorno iu cui il governo annunciò le cosid– dette discriminazioni, deve rico– noscersi la data ufficiale dell'apertu– ra a destra in politica interna. Qualcuno poteva pensare che quelle discriminazioni sarebbero apparse meno ingiustificabili, se contemporaneamente il governo avesse varato dei coraggiosi prov– vedimenti, intesi a soddisfare le molteplici esigenze di una più pro– greclita giustizià_ sociale. Ma non a caso ciò non è avvenuto, non a caso le discriminazioni hanno coinciso anzi con uno dei periodi di maggiore immobilismo che abbia caratterizzato la nostra vita poli– tica. le due cose sono interdipen– denti: la politica di discriminazio– ne è fatta per sfuggi_re alle rifor– me, per non attuarle come sarebbe necessario; essa è la denuncia di una situazione politica che rifiuta ogni serio movimento in avanti, ed è insieme lo sfogo della cattiva coscienza che éiò determina. le riforme, se si vogliono ve– ramente, non possono attuarsi sen– za l'appoggio della sinistra, o peggio respingendolo; perciò, se si rifiuta questo appoggio, è logico e naturale che sia ripudiata in f_atto, e in definitiva anche dichii– ratamente, quella politica, che si ' può fare solamente con il conco;so dei partiti popolari. Perciò, come altri ha già notato, l'immobilismo non solo non viene superato, m,1 diventa addirittura una tecnica e una soluzione di governo, pubbli– camente ricercata e vantata. e os 1' stando le cose (e le cose stanno effettivamente così) noi crediamo che le basi stesse del re– gime democratico siano gravemente minacciate e messe in serio peri– colo, poiché la democrazia non si può salvare e consolidare se• non operando urgentemente quelle trasformazioni di istituti, di leggi, di apparati e di costumi che la co– scienza e i bisogni popolari richie– dono. Noi non affermiamo, evidente– mente, che gli uomini responsabili e di governo della maggioranza di centro siano mossi da un deliberato proposito di instaurare metodi e forme antidemocratiche di tipo fa– scista: ma sosteniamo 'che, persi– NUOVA REPUBBLICA 7 PAGINE ·DICULTURA CONTEMPORANEA IL MOVIMENTO SINDACAL IN ITALIA XI. S I arrivò al terzo giorno, merco– ledì. Al mattino vennero con– vocati alla Camera del Lavoro la Commissione Esecutiva e i Deputati socialisti presenti a Milano. Dopo breve discussione !'on. Bellotti, che era anche Segretario Provinciale del– le Federterra, propose un ordine del giorno in cui si avvertiva la questura che, intervenendo la forza pubblica, il proletariato si sarebbe mosso a difesa degli occupanti. La proposta venne osteggiata dall'on. Rcpossi, il quale propose un ordine del giorno che di– ceva semp1icemenie così: La Camera del Lavoro si mette a disposizione del– la Fiom ad evitare che la Questura possa trarre delle illazioni e quindi resti al buio di ciò che si ha inten– zione di fare. Era accaduto un fatto che dimostrava la· debolezza della Questura. Nel 1920 il disordine mo– rale era al massimo, i treni funzio– navano male, gli spiombatori di va– goni erano sempre all'opera alla sta– zione di Porta Romana (Milano), avvenivano tutti i giorni scontri tra spiombatori e guardie regie. La Miani Silvestri era vicina a via Pietrasanta a ridosso della ferrovia. Quando avveniva qualche scontro, gli spiom– batori si rifugiavano nella fabbrica occupata, dicendosi inseguiti dalla polizia per ragioni politiche. La guardia regia, arrivata ad un eerto punto, doveva arrestarsi e non spa– rava perché si sarebbe creduto che fosse attaccata l'officina (Officine ,Miani-Silvestri) e quindi determinata 1una violenta difesa da parte dei lavoratori. Al giovedì mattina il comm. Casti, qucstort! di Milano, mandò a chiamare l 'on.le Rcpossi, prospettandogli il caso. Gli propose: noi daremo ordine alle guardie regie di stare ad una certa distanza dalle Officine. In caso che qualche ladro ~i rifugiasse nelle fabbriche, gli occu– panti, stabilito che era effettivamente un ladro, lo avrebbero consegnato alla Questura. Per altri casi, inveèe, la fabbrica conceder~ il diritto di asilo. La proposta fu accettata. Le fab– briche erano terreno extraterritoriale. Questa era la situazione al quarto giorno dell'occupazione delle fab– briche. Al terzo giorno la Fiom convocò il Consiglio Direttivo. Intervenne an– che l'on. Repossi per esaminare la situazione. Dopo pochi minuti fu deciso di estendere l'occupazione del– le fabbriche metallurgiche a tutta l'Italia. Ess·a doveva iniziare simul– taneamente al venerdì mattina. Si di L. BEPOSSI usò il sistema di mandare emissari, anziché scrivere, per prendere la_ nazione di sorpresa. Nessuno fece trapelare nulla, il fattore sorpresa agì in pieno. La fine non gloriosa· dell'occupazione · A r PENA sparsasi la notizia del– l'occupazione delle fabbriche metallurgiche, molte altre categorie di operai volevano scendere in lotta. Furono occupati altri stabilimenti (Pirclli, Sirio). Si era ormai deter– minata, da parte borghese, la convin– zione che in Italia sarebbe avvenuta un'insurrezione sul tipo della Russia, con la creazione di consigli di ope– rai, contadini e soldati. Ciò era pos– sibile? Era preparato il P.S.1. a· prendere il potere? i fatti hanno di– mostrato cli no, benché anche fuori d'Italia si temesse o si fosse convinti della rivoluzione. In Russia Lenin magnificava il. gesto ·dei lavoratori italiani e preconizzava la caduta del potere nelle mani del proletariato. La polizia presa cli sorpresa non dava ordini. Vi era uno stato di ras– St'gnazionc e di non resistenza. Il Governo era impotente, tutto era possibile, bisognava però averé uomi– ni preparati e decisi. Non fu così. Già da alcuni anni la Confederazione del Lavoro aveva stretto un patto di alleanza col P.S.I. in merito alle agitazioni economiche. Spettava alla Confederazione la direzione, e il Par– tito doveva appoggiarla. Per le agi– tazioni politiche, invece, era la C. G. I. L. che doveva mettersi al servizio del Partito. In quei giorni (settem– bre I 920) la Direzione del P.S.I. si riunì a Milano (mancava Serrati che era in Russia; la Direzione era com• posta di 13 membri dei quali sette passarono poi ai comunisti). La mag– gioranza si pose il quesito se il movimento era politico o sindacale. D'Aragona sosteneva che era un mo– vimento economico e quindi sinda• cale e così spettava alla Confedera– zione la direzione. Dopo un giorno di discussione fu deciso di sottoporre la questione al Comitato Nazionale, convocato per quei giorni a Milano. Fu pilt che un errore. Se un movi– mento insurrezionale deve avvenire, non si discute in pubblico. Ciò si– gnifica l'incapacità di chi lo dirige, per non dir peggio. La discussione cl urò tre giorni e, come previsto, fu a grandissima maggioranza deciso <:.bela manifestazione mantenes"'scun carattere sindacale. Alcuni giorni dopo la fine dell'agi– tazione R~possi ebbe, nella sua qua– lità di deputato, un colloquio con il questore di Milano, il quale gli con– fessò: nei primi giorni io brancolavo nel buio, ma quando vi siete fer– mati a discutere se il movimento era sindacale o no, mi avete dato il tempo di riprendere l'iniziativa. r,, IITTO ciò, e altro che rinuncia- mo a elencare per non dilun– garci troppo, è rigorosamente con– catenato, perché nella misura in cui non si fa quella politica di si– nistra che il Paese attende, e che il congresso di Napoli esplicita– mente esigeva, si fa non una po- 1 itica di centro, ma una politica di immobilismo a favore degli in– teressi politici ed economici dei ceti padronali : da qui la· neces- 1ità di « tener buona » la destra, naturale alleata di questa politica, e alleata tanto più necessaria e ine– vitabile, quanto più si moltipli– cano i malcontenti e le inquieti– tudini che tale politica provoca. stendo nel rifiuto di una politica.--~--------------------------– Un altro particolare è da ·cono– scere. Quando fu estesa l'occupa– zione a tutta l'Italia, Mussolini (che nel 1919 aveva costituito i fasci di Combattimento, ma si trattava di poca cosa) chiese a Buozzi un· col– loquio segreto. Il colloquio avvenne ali'Albergo Agnello cx Lombardia. Come si sa, per non approvando l'occupa'zione, Mussolini aveva dato torto agli industriali. Al colloquio domandò che cosa si intendesse rag– giungere con l'occupazione. E ag– giunse: se volete proclamare la Re-' pubblica, noi siamo a. vostra disposi– zione con il nostro giornale e con i nostri ufficiali. Buozzi respinse l'of– ferta, pur precisando di lì a poco che il suo parere era che si dovesse proclamare la Repubblica. E siccome questi m~lcontenti e queste inquietitudini sono destina– ti a rafforzare obiettivamente l'op– posizione di sinistra, altra inev:– tabile conseguenza è l'adozione di misme limitative e repressive nei confronti dei partiti di sinistra, nell'illusione di sfuggire così alle ripercussioni 11egative dell'immobi– lismo. Ecco allora le note misure di– scriminatorie annunciate dal Con– siglio dei Ministri : così, come la · data ufficiale dell'apertura a destra in politica estera deve riconoscersi in quel 23 dicembre in cui venne popolare, da farsi con l'appoggio delle forze popolari, vi è un av– vio inevitabile, anche contro· vo– lontà, a un regime progressiva– mente antidemocratico, e, infine, fatalmente fascista. In questa situazione, chiunque ne sia consapevole ha il dovere di fa– re tutto quanto è nelle sue possi– bilità per resistere e reagire; que– sta è la ragione per c1.1i, rimanendo deputati, sentiamo di mantenerci fedeli all'impegno assunto con gli Elettori. Del resto, non danno una ripro– va di questa ·nost,ra fedeltà (che sta, ripetiamo; alla base della nostra decisione di non abbandonare il mandato parlamentare) le inquie– tudini e le crisi che si moltiplica– no nella D.C. e che si manifestano con clamorosi contrasti nel grup– po parlamentare e con coraggiose prese di posizione nella stampa periferica, soprattutto giovanile? Questi fatti, e le vicende che si succedono col passar dei giorni, non dimostrano che la nostra po– sizione ha rispondenza negli stati d'animo di vasti strati di elettori democristiani, che sempre meno 1 o eca l:i1no ts1anco invece sono rappresentat,i dalla con– dotta oggi prevalente nel partito? E le perplessità e le impazienze di un numero sempre maggiore di nostri collegl'ii in parlamento ( ri– ·cordiamo, come prima prova, , 26 voti _di deputati della maggio– ranza che, nel segreto dell'urna, approvarono la nostra proposta mo– deratrice sull'UEO) non costituisco– no obiettivamente la più chiara legittimazione della nostra .eerma– nenza alla Gamera ? Ciò non esclude che la genera– lità deglj elettori possa non ren– dersi conto, attualmente, che la si– tuazione è quella da noi descritta. Ma il Deputato, ricevendo il man– dato, che non è un ordine da eseguire ciecamente, ha il dovere di svolgerlo secondo le situazioni che via via si producono e secondo l'interpretazione che la sua coscien– za ne dà, quando sono in giuoco i supremi valori della vita po– litica. Il deputato ha il diritto e il dovere di invocare e d-i at– tendere, fin che dura il proprio mandato, la testimonianza dei fat– ti alla validità della propria in– terpretazione e posizione. Alla sca- denza del manda.to, quando ciò che ora può anche essere confuso per i più si sarà fatto chiaro, gli elettori giudicheranno. • Questa è la logica e la moralità del sistema democratico. Per que– sto la costituzione, all'art. 67,-sta– bilisce che: « Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione ,ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato»; e per que– sto affermiamo che rimanere de– putati è, dal punto di vista mo– rale', politico, costituzionale, nelle presenti condizioni, un nostro pre– ciso dovere. Noi ci auguriamo vivamente che possa presto aprirsi una via a pre– visioni meno oscure per l'avve– nire della democrazia italiana; in– tanto, come il 23 dicembre 1954 abbiamo dato il nostro v.oto con– tro l'U.E.O., in difo,-a della pa– ce, intendiamo restare qui, finché duri il nostro mandato, a votare contro la politica delle discrimi– nazioni e dell'immobilismo, in di– fesa della giustizia e della libertà. MARIOMELI.ON ! roo BARTÉS.lQHI Deputati al Parlamento Questo era l'ambiente di quei gior– ni ed il P.S.I. non ebbe il coraggio di agire. La Direzione del movimento passò nelle mani della C. G. I. L. D'Aragona fissò come obiettivo l'au– mento di paghe e il controllo sulla produzione. Giolitti concordò un aumento di L.. 4.00 giornaliere e la promessa d;' un Decreto Legge sul controllo della produzione che lasciò scontenti tutti in quanto cessò l'occupazione. Gli industriali, che erano rasse– gnati ormai a dover cedere le fab– briche, vista la incapacità del P.S.I. a prendere il potere, passarono al– l'offensiva. E fu il fa,cismo. FINE

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