Nuova Repubblica - anno II - n. 1 - 5 gennaio 1954

15 • • g-1orn1 nel niondo LA LOTTA per la successione NEL L'URSS I A conclusione del processo Beria non può non riempire di un ~ senso di amarezza chiunque spe– rava che la morte di Stalin avesse re– cato qualcosa di veramente nuovo in Russia, e non semplicemente il new look di Malenkov, come dicono scher– zosamente gli americani. Sci mesi fa dicevamo che questo processo avreb– be costituito il banco di prova di un lento e graduale ritorno a una mag– giore democrazia nell'Unione Sovie– tica. Ma il contenuto dell'atto d'ac– cusa, il processo a porte chiuse, l'as– senza dea-li imputati. la condanna inappellabile, la fucilazione seguita immediatamente alla sentenza sono se- _ gni evidenti che, in Russia, anche do– po la morte di Stalin chiunque non sia d'accordo con la politica di chi detiene il potere o costituisca un pe– ricolo per la sua stabilità continua a essere qualificato un traditore, e non un oppositore come in rcp;imc di democrazia, e, anziché essere libe– ro di esprimere le sue critiche alla politica del governo, lo si fucila, sen– za dargli nemmeno la possibilità di difendersi. Nel caso del processo Be– ria, poi, c'è una novità rispetto ai processi condotti quando Beria ne era l'organizzatore: ora si fa addi– rittura a meno delle confessioni, qua– le che ne fosse il valore al tempo del– lo stesso Beria. Quando si leggono i secchi comu– nicati contenenti il testo dell'atto di accusa e la notizia della condanna, seguita dalla fucilazione, non si può non paragonarli mentalmente ad un altro processo clamoroso che ha oc– cupato in questi mesi le cronache dei giornali: il processo Mossadeq. L'ex Premier iraniano ha potuto sbraitare per mesi e mesi, in udienze pubbli– che, tutto quello che gli è passato per la mente contro i suoi accusatori e poi, sul più bello, alla vigilia della sentenza cli condanna, anche nel suo processo è intervenuto il capo del potere esecutivo, come probabilmente è accaduto in Russia: ma mentre in Russia si può presumere che tale in– tervento sià avvenuto per impedire ogni clemenza, nell'Iran la lettera dello Scià ai giudici li ha indotti a condannare Mossadcq a soli tre anni di reclusione. Fra lo Scià dell'Iran e i capi sovietici la palma della genero– sità e della tolleranza va al primo. L'unica accusa, un po' più precisa delle altre, rivolta a Beria, è quella di avere stabilito nel I920, trentatré anni fa, quando l'imputato ancora si trovava in Georgia, « legami segreti con la polizia del governo menscevi– co georgiano, che era anche affiliato ai servizi spionistici inglesi ». Strana accusa! Il « Dizionario politico> usci– to a Mosca nel 1920 diceva invece che in quell'epoca Beria aveva « svol– to un'intensa attività clandestina a Baku e in Georgia :o a favore del Partito bolscevico, al quale aveva ade– rito fin dal marzo 19I 7 e per tale mo– tivo egli « era stato arrestato dai menscevichi e incarcerato ~- Accusa ancor più strana se si pensi che il Bcria era giunto ai fastigi nazionali, nel I935, perché aveva criticato le varie storie delle organizzazioni bol– sceviche in Transcaucasia in quanto non esaltavano sufficientemente Sta- lin, e perché aveva saputo presentare lo stesso Stalin come il principale or– ganizzatore del movimento operaio clandestino in quella zona. La sorte volle che egli fosse l'artefice della di– sgrazia di uno dei biografi di Stalin, poi fucilato, A. Enukidze, che nel 1930 aveva scritto con Voroscilov, Kaganovic e Orgionikidze una Vita di Stalin collettiva. L'ultimo biogra– fo di Stalin, Beria, è andato a rag– giungere il primo, Enukidze, nel pa– radiso dei « traditori >, mentre Voro– scilov è il capo dello Stato che ve lo ha mandato! Beria era stato considerato per un momento il sostenitore di una poli– tica di riavvicinamento all'Occidente. Si era perciò voluto attribuire al suo arresto il sie:nificato di una svolta. In re:iltà la carta della distensione può essere e:iuo('ata da Qualunque dirip;en– te della oolitica sovietica che senta, ad un dato momento. dì ooter raffor– zare in tal modo la orooria posizione senza nrrstare il fotn('O alle accuse di chi abbia la forza di l?Ìuocare la carta opoosta d('lla oreoarazione alla ~uer– ra. Beria l'ha "forse {?'iuo('ata tropoo presto. in una situazione che non era ancora matura. e oerriò è diventllto la « snia » dr.,Ji occidentali (fin dal– l'età cli vent'anni). che ha tentato di « riorganiz7.are e rendere attiva la borP'hesia nllzion;1Jista ,. aizzata con– tro il « e:r::1.ndeoooolo russo». Strana, ouesta « bor2hesia nazionalista ». che fa capolino dooo trenta~ci anni di re– gime bolscevico, ocr far risuscitare una « ouestione nazionale », che si dircva fosse stata bri11:mtcmentc ri– solta per sempre da Stalin! Le forme del processo Beria e la sostanza delle accuse conScntono fin d'ora di esprimere due giudizi: I) Nonostante le apparenze, il problema della successione di Stalin è ancora aperto e lo rimarrà forse per un cer– to tempo, quali che siano i modi del– la ;SUa soluzione. Le accuse di sabo– taggio agricolo, proprio nel momento in cui Kruschev, segretario del par– tito, lancia la sua offensiva a favore dei ceti contadini, sono un indizio importante. Chi ha deciso la fine del capo della polizia Beria, non è forse soltanto l'esercito, e nemmeno Malen– kov, come si va dicendo, ma il par– tito, che ha per capo non un mili– tare, né Malenkov, ma Kruschev, no– me che si sentirà spesso ripetere nei prossimi mesi. 2) Beria è anche stato accusato di aver messo uomini suoi alla testa della polizia e delle diverse repubbliche periferiche, sia prima che dopo la morte di Stalin. Ma Stalin non controllava tutto? E dopo la sua morte non era stato affermato il prin– cipio della collegialità del potere? Un altro fatto del quale ci si dovrà occupare nei prossimi mesi e che di– stingue nettamente questa lotta per la successione da quella che condusse Stalin al potere, è quiµdi la forma– zione di un nuovo tipo di feudale– simo, nell'Unione Sovietica, che ha carattere «funzionale> e non « ter– ritoriale», che è quindi «verticale>, se così si può dire - i capi di ogni « feudo» trovandosi tutti a Mosca - e non «orizzontale>. Esercito, par– tito, burocrazia statale, polizia sono i principali di questi feudi e la sop– pressione di Beria è il frutto di una coalizione fra gli altri feudi contro quello della polizia. Il feudo che riu– scirà ora ad annettersi il controllo della polizia si troverà quindi in po– sizione di vantaggio rispetto a tutti gli altri e il suo capo avrà maggiori possibilità degli altri di rifare attor– no a sé l'unità dello Stato. l'.\OLO VITTOIIELl,I 1b1ot Ga Gino Ba CO NUOVA REPUBBLICA 7 ARCHIVIATO IL PROCESSO ERVELLO Lo sentenzo diPonzio Pilot N ELLA seconda metà del mag• gio scorso, e nei primi gior• ni del giugno, a Milano, tra i .manifesti urlanti dai muri 1 no. mi i motivi gli slogans della pro– paganda elettorale, uno ne spicca– va clamoroso e vistoso per forma e colore, e soprattutto per una scritta sbalorditiva: « Parri ha tradito i- par• tigiani ». La maggior parte dei pas• santi dava un'occhiata e rideva: ri• deva perché i milanesi conoscono Par– ri, anche i pochi che 110n lo amano, e perché, sotto la scritta insultante, c'era l'invito a leggere un settimanale fascista, resosi noto, col suo direttore, per la sistematica diffamazione degli avversari. li settimanale in questione pubbli– cava un articolo nel quale, poggiando su rapporti di due alti ufficiali nazi– sti, che nel 1945 avevano voluto crear• si degli alibi per. i loro comandi, si affermava che Ferruccio Parei, arre• stato dai tedeschi nel gennaio 1945, aveva 1ponJa11eamenJe fatto rivelazio• ni tali da provocare l'arresto, la de– portazione e la morte di molti parti– giani. Ce n'era d"avanzo per muovere a sdegno la gente onesta; e questa vol– ta Ferruccio Parri, che nel 1945 ave– va sopportato con scrollate di spalle gli insulti dei fascisti palesi e ca– muffati, decise di trascinare davanti al tribunale il diffamatore, conceden– dogli ampia facoltà di prova. Parri era difeso da Antonio Greppi e Antonio De Caro: il fascistello era difeso da Dadea, Nencioni e Va• lenzise. Le udienze si sono svolte dal 28 ottobre al 9 dicembre, in una at– mosfera più volte incandescente, per il contrasto tra gli avvocati della parte civile Parri e gli avvocati della difesa, ovviamente loro stessi « parti in causa» oltre il loro mandato: gli ~ni antifascisti, gli altri fascisti. li tribunale era presieduto dal doti. Cor– nelio, esangue magistrato la cui forza consisteva soprattutto nella paziente longanimità di fronte al bombardamen– to degli incidenti procedurali solle• vati dalla difesa, e nelle pronte SO· spensioni delle udienze quando la di– scussione si accalorava. li pubblico accusatore, dott. Bacchetta, dava so– vente prova di eccezionale saldezza di nervi di fronte alla aggressività, talora valicante i limiti della corret– tezza, oltre che della procedura, de– gli avvocati fascisti. Gli avvocati dei fascisti, meno malac• corti dello pseudo-giornalista affidato alle loro cure, sapevano che la sua condanna era certa, quanto era certa la falsità dei suoi scritti : onde agi– tarono quanto fu loro possibile le acque, sollevando incidenti in modo da condurre le cose per le Iunghe e arrivare così al momento della prean• nunciata amnistia, che avrebbe evita• to al loro patrocinato la condanna. Il maggior numero di incidenti si imperniava su la richiesta di trasferì• re il processo a Roma, dove il setti• manale diffamatorio si pubblica, dato che, per questo fatto, il reato doveva intendersi col:\ consumato. E il tri– bunale già ventitré incidenti aveva re• spinti, con decisioni ben motivate, da. to che alla pubblicazione sul setti– manale andava congiunta la diffama• zione a mezzo dei manifesti, in pre• valenza affissi a Milano anche dopo la pubblicazione dell"articolo incrimi– nato. Intanto si andava svolgendo il te• stimoniale. I testi principali citati dal• Stalin lo presentò a Ribbentrop come"la testadellamiaGhestapo ". la difesa fascista erano ufficiali tede• schi, i quali, con una od altra ra· gione, sgattaiolarono: e uno di essi, lo Svaevecke, fece al corrisponden e da Bonn del Corriere della Se,-a dichia– razioni di così completa stima per Parri, e smentì in modo così reciso le menzogne fasciste, da mandare al– l"aria tutto il piano della difesa in materia testimoniale. La parte civile, intanto, fece sfi. lare i suoi testi. Passarono così di– nanzi al tribunale tutti i maggiori espo– nenti della Resistenza; oggi mili– tanti nei campi più svariati e anche opposti, tutti concordi nell"affermare soprattutto una cosa: Parri è al di– JOpra di ogni ,o,pe110 e di ogni in– giuria; quando venne arrestalo, 11eJJ11• 110 di noi cambiò re1idenza o /11ogo di convegno. Cadorna, Longo, Maraz– za, Perrini, Gian Carlo Pajetta, Vslia– ni, Sogno, Solari, Mattei, Cosattini, Agosti, Argenton, e il colonnello Pa– lumbo, e il generale Trabucçhi, e il barone Parrilli; e il principe Carac– ciolo e Boeri; con animazione o con fuoco o còn pacatezza, frugarono nella loro memoria, riev'ocarono le vicende tristi e vittoriose della lotta anti• fascista, documentarono quanta nobil– tà, quanto disinteresse, quanto grande idealismo animasse gli antifascisti, e sopra tutti Jui, Ferruccio Parri. L'ultima udienza fu il 9 dicembre. li presidente Cornelio si era appena insediato quando gli avvocati dei fa. scisti reiterarono, per la ventiquat• tresima volta, il loro tentativo di stron– care il processo, o quanto meno di farlo trasferire nel clima per loro più «accogliente» di Roma. Il doti. Cornelio fece un gesto di noia: « An– cora - disse -. Ma avete già fatto tante volte questa richiesta». In ogni modo, si ritirò coi giudici in camera di consiglio. Gli avvocati le parti e il pubblico si dispersero nei corridoi, in attesa di udire la solita decisione dalla flebile voce del presidente: « ... per questi motivi respinge ... ». Rientrata la corte, Cornelio lesse con voce affrettata e quasi impercettibile la decisione : « ... accoglie ... ». li proces– so era virtualmente finito. Le stesse ragioni che avevano fatto decidere tante volte il tribunale a respingere le richieste della difesa fascista, lo avevano ora indotto ad accoglierle, e proprio nel momento in cui, esau– rito il testimvniale di parte civile, e presumibilmente esaurito in poche udienze il testimoniale della difesa, i giudici non avrebbero dovuto avere che la pazienza di ascoltare gli ora– tori e di stendere la sentenza di con– danna. Dopo pochi giorni il Parlamento approvava la legge su l"amnistia, deci– dendo così l'archiviazione del proces– so dell"antifascismo contro gli · epi– goni fascisti. E i magistrati della IV Sezione del Tribunale milanese, richia• mandasi alla saggezza di Ponzio Pi– lato, inducevano i galantuomini a pen• sare che il loro nome è in balia dei ·gaglioffi di professione, visto che la Giustizia è troppo fragile e perplessa nella sua protezione e nelle sue gua– rentige. Ma, al di là e al di sopra della sentenza milanese, altra sentenza ha pronunciato unanime l'opinione pub• blica. Da essa, la Resistenza è Fer– ruccio Parri ne sono usciti più forti e puri di prima. PIEIIO OALEt'FI

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