Nuova Repubblica - anno II - n. 1 - 5 gennaio 1954

f 6 DUETRASFORMISMI I L 19)4 ci porterà, come primo dono (ma non certamente ulti– mo, perché in tema di novità governative ne vedremo certamente molte e belle), ·il « piccolo rimpasto » dell'on. Pella. Vediamo come esso si annunzia. Tatticamente, l'operazione è quella di un compromesso, tra Governo e Partito democristiano. .E: un compro• messo che, in termini accademici, ri– sulta dei più normali; ma in termini reali, lo è molto meno. Osserviamone infatti la dialettica. Il dissidio, a quel che sembra, è tra un Governo, che .di– fende il principio della responsabilità parlamentare:, contro l::t partitocrazia della D.C., e un partito, la Democra– zia Cristiana, che difende un ahro principio più essenziale, quello della rappresentatività ideologica del gover• no (dacché è pur vero che il Ministe– ro Pella, allo stato dei fatti, non rap– presentava, sino al 31 dicembre, che un espediente del Presidente della Re– pubblica, per sanare una impotenza par– lamentare di mezza estate). Trasferia– mo però questi termini teorici sul piano pratico: chi difende il valore par– lamentare del Governo dalla partito• crazia, è questo Ministero non politico, democraticamente squalificato; chi di– fende la qualificazione politica del go• \'erno, è un partito. che, essendo esso stesso un conglomerato di partiti, non è in grado di dar vita a nessuna coa– lizione profonda, volendo, nel suo sogno, abbracciarli indiscriminatamen– te tutti, e non ricordando che il 7 giugno ha posto delle discriminazioni imbattibili, tra Saragat e Lauro, tra Villabruna e Giovannini, tra Pacciardi e Pella, e, in piccolo, poiché parliamo da Firenze, tra Fossombroni e La Pira. Se le cose stanno in questi termini, se ne spiegano, conseguentemente, mol– te altre. La prima, è il contrasto che pare essersi pronunziato in Consiglio dei Ministri, tra le Eccellenze Fanfani e Campilli, ed i loro colleghi, sulle pro– porzioni del ridimensionamento. Fan– fani e Campilli, ragionando seriamente da politici, hanno fatto presente a Pella che la sola tonificazione possibile dove, 1 a venire da·una crisi, che rimet– tesse in questione uomini e progr.tm– mi : solo in questo modo si sarebbe cercata una maggioranza, sia pure di fortuna, ma tanto avventurata da per– mettere ad un nuovo governo una at– tività da dodici a diciotto mesi: dun- . que, una programmazione di raggio ap– pena modesto, ma suscettibile di ela– borare con qualche profondità la real– t:ì economico-sociale italiana. Gli altri ministri, più furbi o meno sperimen– tati, hanno preferito la formula del pic– colo rimpasto, cioè la meno respon– sabile. li Presidente ha scelto, come deve fare un buon arbitro, la soluzione di compromesso: rimpasto, ma cospi– cuo. Al solito, le responsabilità poli– tiche a mezzo e mezzo. Eppure, a nostro avviso, l'on. Pella ha avuto ragione. Ragione, si intende, data la realtà di alcune circostanze, e, in primo luogo, di quello che avrebbe dovuto essere il dato principale, che invece manca: una indicazione pro– grammatica seria della Democrazia Cri– stiana. Siamo di quelli che dedicano anco– ra una lenta, lunga attenzione, ai di– scorsi degli uomini politici: l'on. De Ga:speri,da Messina, ci ha avuto tra i suoi devoti ascoltatori. Ebbene, il nostro tentativo di ricavare dalla dot– trina solidaristica del segretario demo– cristiano una specificazione dei pro– blemi fondamentali da affrontarsi da un nuovo governo, è andato deluso. Per essere onesti, bisogna subito ag– giungere che il segretario della De– mocrazia Cristiana aveva premesso che nel suo discorso non si sarebbe adden– trato nei temi della crisi. Sapevamo però che egli tende, come ha incomin– ciato a fare con l'articolo pubblicato in DiJ(uIJio11e il 19 dicembre,· alla (<riqualificazione», prima ancora del Paese, che del suo stesso partito. Bi– sogna rendere a De Gasperi questo merito: egli è il solo democristiano che abbia capito che bisogna contrap– porre qualche cosa ali'« ultimo» To– gliatti. Si hl dunque moti,·o di cer- tare, tra le righe del discorso di Mes– sina, una inclinazione ad immettere l'ideologia nella politica; a far politi– ca, insomma. Ebbene, è qui che pur– troppo l'indicazione che noi, grat• tando oltre la superficie, abbiamo rac– colto, è apparsa più desolante: non abbiamo trovato altro, per intender– ci, che- una ennesima apologia del con– sueto centrismo. Seguiamo rapidamente il ragiona– mento sociale dell'on. De Gasperi. Come egli non face\'a più da qualche tempo, il Segretario della D.C. pre• dica e apologizza in questi mesi ,I vecchio solidarismo interclassista. UnJ 1111a11re, appena percettibile, si è ac– centuata questa ,·olta: quella delh prioritl dei più mi>eri, nell'assesta• mento armonico di tutte le cat(.'gorie produtti\'e. Tuttavia il solidarismo è una dot• trina, non di metodo, ma di sentimen– to sociale; e si presta almeno n tre applicazioni, nessuna delle qu3Ji sem– bra aver trovato grazia, presso l'at– tenzione del vecchio statista. l'c-qui– librio fra le categorie produttive si pU<Ì tentare infatti: con metodo liberistico, ed è lo sforzo di Erhard in Germania; con metodo dirigistico, e fu l'espe• rienza laborista di questo dopoguer– ra. Infine, con una intelaiatura cor– porativa, ed è la vivente prova del cattolico governo dell'iberico franco. La prima via potrebbe dar luogo ad un governo che vada dal P.L.I. al P.N.M., passando, ben si intende, per il centro democristiano; la seconda, ad un governo Fanfani-Saragat, con qualche spunto incoraggiante di Nen– ni; la terza, richiede una alleanza che si estenda da Gronchi a De Marsanich (il Presidente della Camera ce ne per– doni. ma egli si troverebbe, in quanto PROSPEff lVEOSCURE L o sciopero del 15 dicembre. come del resto avevamo prc\'Ìsto, non ha portato una schiarita nella dibattuta questio– ne del conglobamento. Anche le feste natalizie hanno contribuito a determinare un momento di stasi sul fronte sindacale. D'al– tra parte, l'agitazione industriale non è stata un successone. Pur• troppo, gli operai sonQ pervasi eia un diffuso senso di stanchezza, di sfiducia e di scetticismo. Or– mai, dopo le molte facili pro– messe e le moltissime delusioni, non credono che \'i sia una via d'uscita alle loro sofferenze di tutti i giorni. In fondo, il male cli tutta la nostra vita democra– tica va ricercato proprio in questo senso di abbandono della classe lavoratrice che non crede più in niente e sopratutto non crede più in se stessa, nell'importanza della sua lotta e della sua funzione. I comunisti, in tutto ciò, hanno una buona parte di responsabili– tà, m:, i socialdemocratici dcl– l'UIL hanno una responsabilità che vorremmo definire di ordine deteriore. Sono stati capaci solo di muovere accuse di demagogia - seppure non poche volte a ra– gione - alla CC IL: non hanno saputo fare niente di costrut• tivo; non' si riesce a capire che cosa vogliano, quali siano i loro fini. L'UJL - come è noto - non ha partecipa. to allo sciopero, adduccndlT" mo– tivi che non abbiamo approvati. Ebbene, non si è accontentata di questo atteggiamento inerte, in una situazione pericolosa e diffi. cilc: all'indomani dello sciopero, ha menato vanto di essere stata la causa dell'insuccesso dei lavorato• ri, dando inizio, con la Confindu– stria, alla gara di menzogne sui dati e sui risultati dell'agitazione. Lo strano modo d'agire dcl– l'UIL ha sollevato da parte dcl– l'on. Pastore e della stessa stam– pa democristiana una levata di scudi: l'organizzazione socialde– mocratica, sostenuta solo per onol' di firma eia « La Giustizia», è stata apertamente accusata di crumiraggio. Quello però che è più grave, per lo meno nella so- NUOVA REPUBBLICA democristiano, in, ischiato in una far– ce'nda del genere). Bontà sua De Gasperi ha prderito non procurarci emozioni con una ma– teria così scottante: l'ha enunciata, cioè, senza 3Jcun impegno di direzio• ne economico-politica. E allora, che cosa ne risulta, se non l'assoluta gene– ricità dtl centrismo, che, st:nta al– cuna scelt.1, abbraccia tutti, trattando con uomini, anziché di programmi, soddisfacendo ansie di prestigio, anzi• ché gettando lo sguardo sulla realtà della vita italiana? E se volete la tra• duzione politica: l'unica applicazione possibile del solidarismo democristia– no, diventa, per De Gasperi, la grande parata di unità nazionale, da S:uagt .t Lauro. Esattamente l'impossibile. A questo punto, ci viene 3)Je lab– bra, con una sincerit.ì che il pubblicu apprezzerà in critici consuetam<:nte acerbi qulli silmo dell'on. Pell3, l'elo– gio del Presidente del Consiglio. Tra– sformismo per trasformismo, ci sem– bra più candido il suo. fatto di mode– sti progetti di legge e di mancan,.1 di opinione sui più importanti pro– blemi italiJni, <iffidati così alla respon– sabilità parlamentare, che il grosso pasticcio degasperiano. Ma quello che dispiace è un'altra cosa: che il principio vero, cli auten– tica politica, sarebbe quello di De Gasperi, della qualificazione partitica del governo; e quello falso, inesisten– te, è quella di Pella: cioè la tonifica– zione delle forze di questo organismo di mezza età, il governo italiano. un organismo che rifiuta di prendere 3ni– ma e ,·olontà. E allora, sempre risen·andoci di giu– dicare il rimpasto a cose fatte, vedete se abbiamo torto di raccomandarvi molta pazienza, in attesa di nuovi rim– pasti. li primo go"erno del '54, saril forse un pochino più « afferrabile » dell'ultimo del ·n: ma temiamo che si tratti, come dire?. di afferrare del burro invece che della sabbia. Ci vor– rà altro tempo, per afferrare col no– stro sguardo un governo in carne ed ossa. E forse, per non illuderci, do– vremo aspettare nuove elezioni. stanza. è che l'UIL ha fatto in– tendere di ritenere accettabili le conclusioni su! conglobamento al– le quali sono giunti gl'industriali e che comportano l'assenza di oneri finanziari a fa\'orc dei lavo• ratori. La CISL e la CGIL paiono in– tenzionate - specie quest'ultima - a inasprire la lotta. L'on. Di Vittorio, nella tradizionale confe– renza.stampa di fine d'anno, ha preannunciato forme di sciopero più dure da effettuarsi per catc• goria, per regione e per singole aziende al fine di ridurre alla. ra– gione i datori di lavoro. Questa conferenza, dopo lo sciopero del 15 dicembre, è stata il fatto sin- LAVORO e SINDAUATI dacale p1u importante. t servita a tracciare il programma della CGIL per il 1954. La situazione del mondo del lavoro è tragica e i pili gravi problemi sociali sono rimasti insoluti. Su questa situa• zionc non abbiamo mancato cli richiamare l'attenzione elci nostri lettori. L'on. Di VittoriO' cosi si è espresso su di essa: e Abbiamo nuove fabbriche chiuse o ,, ridi• mcnsionatc ", nuove ondate di li• ccnziamenti, l'aggra\'amento della disoccupazione parziale o totale - a cui il governo ha fatto corri• spondcrc una riduzione sinanchr dei cantieri di lavoro - un ulte– riore inasprimento del supersfrut• tamcnto e del dispotismo padro– nale nelle fabbriche, un nuo\'o irrigidimento della Confindustria sulle rivendicazioni urgenti del conglobamento e delle perequazio– ni delle paghe, un diniego di giu• stizia da part~ del governo nei riguardi delle sacrosante rivendi– cazioni dei pubblici dipendenti ». Ecco il panorama che h:, trac– ciato la CGIL della presente si– tuazione! A no5tro avviso. corri– sponde in tutto e per tutto alla TEMAPROIBITO Le «porcherie» del Giornale d'Italia P oiché un gruppo di purlu• ,nentnri con1u11isti, 1iberuli, repuhhlicuni, sociulde1nocru• tici e sociulisli del P J hu chiesto l'abrogazione dell'ari. 553 C.P., il c1·11ale conuuina pene fino ud un unno di reclusione 1>er chi i,,•ol~u propaganda di ,uc7..zi nntifecondu. tivi, Il Gioruale tl'ltt1lia l· insorlo c·on parole di fuoco e lc,•nndo 111i– nucciosumentc il dito ud ammorti– re: questo non si toccn ! Il corsh•istu di turno (G. Gulus~i Paluzzi: lnuccettubile u intorcu!Ji– le'! - Il Giom11le cl'ltalin, 9 Oi– cembre 1953) rivela, in primo luo– ::o, un'ullegru noncurunzu per le norn1e di uno scrivere dignitoso, del tutto dcgnn di un hurocrutc e ,ncglio uucoru di un gerurcu del– l'era i1nperiule, con llUCÌ traJ)USSi così folcloris1ici, <·osì « italiani >>, per cui allu perorazione in difcsu dei Yalori sucri fu SCl?uito l'i1n•etti– ''tt sul.lo stile dell'« uhò, puz• zoni! ». Infatti: « Qui si trai.la ,li lcgi:i primor• tlit1li di ,na tlre nn tura; ,Li leggi i11- sopprimibili tiella coscie11za; ,li leJ!• gi impresci,ulibili ,li semplice puli– zia morale. e nu/1,r al/allo cli le,:!{i /,rsciste. Non si rfr.e,ulic,1110 i pri11cjpi tlel liberalismo in vocam/o la libertà cli incitare put,/,lic11me11le a fare clellP porcherie se11zll i11correre 11ei ri• gori tiella legge. No11 si st1lva lt1 Uepubblica sostenerulu clie 1., pu- realtà delle cose. Realtà disastrosa. tragica dalla quale bisogna trova– re una via d·uscita. on v'è dub– bio che l'organizzazione sociako• munista inizierà nuove lotte e ·nuo– ve agitazioni. Anzi, inviterà la UIL e la CISL a concordare un piano di limitate riforme econo– miche da presentare al governo. L'impostazione ci pare buona cd accettabile: non si tratterà cer– to di sovietinarc lo stato, ma di illuminare l'opera dei suoi go– vernanti per una politica social– mente cd economicamente pi\.1 aperta. Senza una siffatta politica rimarranno insoluti i due proble– mi fondamentali della nostra vita nazionale: la disoccupazione cd il basso tenore di vita elci salariati. Che cosa faranno la CISL e l'UIL? La CISL farà certamente dipendere il suo atteggiamento dalla evoluzione che subiranno i rapporti fra D. C. e governo dei quali tanto si parla in questi giorni. La UI L non è facile prc• vedere che cosa deciderà, essen– do le sue azioni determinate dagli umori dei e: vitelloni > che ne compongono la Segreteria. Si dc• ve poi. per porre nel giusto rilie\'O le contradizioni della no– stra economia. segnalare che que– st'anno, rispetto al precedente 1952, la produzione industriale è aumentata del 9,2%. Ciò significa che tale aumento è il frutto di un maggiore sfruttamento dd lavoro. poiché non è corrispondentemen– te diminuita la disoccupazione né si è a,·uto un miglioramc•nto dclll· retribuzioni. Siamo di fronte ad un fenomeno non singolare- e· preoccupante: la crisi del merca– to. E come sempre gl'industriali fanno rimbalzare sui lavoratori gli effetti delle loro stesse crisi. 'on sarebbe completa questa nostra cronaca, se non facessimo menzione della lettera del gover– no alla CGIL, con la quale si pre– cisa che non potranno essere an– nullate le punizioni ai pubblici di– pendenti che hanno scioperato. L'atteggiamento del governo, con– trastante col voto espresso dalla Camera dei deputati, viene ad inasprire ulteriormente gli umori elci suoi dipendenti che vivono sotto la spada di Damocl(• della legge-delega. • blic.u ref-l è ;,, pe,·icolo se ,,ieue col1,itO da cor1,la,uu1 chi pul,l,lica• ,neute consiglia (li tra,c/ormare il tttlamo nuziale in letto du bor– dello». Orsù, .:tJ>plnudiu1no c1uesto reto– re di untico pelo, ~ì come convie• ne a~li << halian i di surrn e pulitu ,·oscienza urnanu e fumiliure », nt' ~i pensi a clonuuulurc chinrin,enti u:,e,:olu1an1ente fuori luogo sul si– ~ni ficato reule dell'inunuginc. Per– dté mai una donnu ,~lae si riftuti di procreare altri figli per l'urma– lu dei disoccupati e dei tuorti di fn1ue dovrebbe ta-usformnrsi in unu prostituta"? Perclt~ mui un uon10 il 11uale sn che un ultro figlio può mandnrc a carte lJ11111·antotto il suu mug-1·0bilancio, e si rcgolu in con• se,::uenzu, dovrebhc avvertire l'nt1·0- ce sospetto di trovnrsi in un u111• hicute inequh·ocuhile dulie tinte ,•i– , uci '? r\ila il corsivistu ignora 11011 solo gli ahi criteri morali che 1>rcsiedono a una rugionntu rego– luzione delle nascite, n1u uhresì i ,,uri u~petti della tecnica antifecon– dativa. (E di certi an.1bie;1ti - se non ,•ogliurno pensare u 1norbo e fantusticherie giovanili, u con1plessi di lontana origi. ne - egli deve in'ere una co• nosccnza assai parziale e inude. ,:uutu). Con quel po' po' di logicu, 11erfino la cuutissi1na upprovazion(' du porte delle Autorità cuttoliche del cosiddetto sistcnm O,:ino-Knuus Jh,enla un incitun1cnto pubblico n fur porcherie, a trusporture il ho1·– dello (riprendendo l'inunugine cu– rn al nostro corsh•istu) nelle pili custigute pureti dornestichc. Ci sarù u.n bel dufTure, nellu 110- ~tru difficile battugliu, a mettere in luce Ja pelloruta e ridi('olu vuniaù di tanti ammaestratori. E il loro fori811ismo. Per la penna del sig• Gulassi Puluzzi, Il Giomale cl'ltc,/it, ha ussunto in1provv;sa1ncntc lu di– fesa dcllu « 1110880operui11 » e del « proletariato » che si vorrebbe di– sonorare con una 111ulefìcu propu– ~andu e che d'uhro canto sarebbero i 1>rin1i « ad averne schifo». JU .. falli « se (la n1ussu opcruiu e il 1>roleh1riato) tanto peso hanno nel. l'odierna società lo debbono anche ul fatto di esse.-e stuti su1u1111c11h· prolifici». Il punto stu qui: o,::gi, in ltu• liu, la ~egoluzione delle nuscitc i· praticuta su lurgu sculu, nm sopra!• tutto fra le clussi abbienti, Coloro i quuli si trovano u busso e bus– sissin10 lh•ello di ,•itu son tagliati fuori da ogni rugione,·ole infor– rnuzione; continuano a prolifìcnrc, dis1>crata111entc, spesso persuasi che una lin1itazio11c delle nascite si identifichi con una co11111letuasten– sione dai rapporti sessuali, e con• tinuano in buona parte ud ulirnen• ture, per l'oggi e per il don1ani. l'esercito dei 1niscrubili, l'elcuora– to del chilo di p11stu o dellu pre• Jieu a base di diuvoli in sahunoiu. Bisognerebbe 1>rcndere certa gente per lu collottol11 e porturlu in giro per l'Italia, u Nupoli, ud es,, nel rione cli Forcella o nelle innu1ne- 1·evoli sezioni del Mercato intorno ullu Ferro,,in Vesuviana ecc. ecc. e chieder loro che cosa c'entruno gli in1111urcescibili valori, In fur.nigliu .su,uunente prolifica, esernplure del• le nuth·e ,•irtù del popolo italiano, con tutta quella ululunte bubele di uo1uini e di ruguzzi buttati aHo sburuglio, nelle piccole r11pine della strnda, costreni in nbitaiioni ( ?) inverosin1ili, ove i figli ussistono trunt1uillu1nente ull'accoppiun1ento dei genitori (Ah, uh, ceco sig. Ga– lussi .Paluzzi, la 1norulitù e lu sunti• tà della farniglia ituliunu di contro 11110 spet!ro dei bordelli orgunizzuti secondo le voglie dei limitutori di nascite!). Mn anche questo è un lungo di• scorso. Sare1no sc111pre n te1npo u 1·iprenderlo, con buonu 11uce di chi 1ninucciu i suoi fullnini di trugico– n1ico censore. llEltCl!ZIO

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