Nuova Repubblica - anno II - n. 1 - 5 gennaio 1954

NUOVA REPUBBLICA AL CONSIGLIO COMUNALE DI TRIESTE • Una coraggiosa denuncia -delle responsabilità clerico- fasciste AWfodomtrni dei sang11i11osi fatti di Tri,– str, Aml'lia Gruber-/Jenro, di Unità Popo– lart, ha pronu11riato il .ug11r11te disr(JrSfJ rlat•anti (I/ Consiglio Co1111u,a/e drllo rittà. Il testo integrale i•enllt! Jmbbliroto su Il la– \'Oratorf' dl'l IG 11onmbrr 1953, comr ri– sulta dall'ultima /Unir dr/ diuorso. ignor indaco, Onore"ole Consiglio. Oltre un anno fa, cioè a pubblica– Lione di quel tale comunicato che con– cludeva gli accordi di Londra con la nomina dei funzionari componenti il Governo Militare Alleato, da questo banco io dissi che vi era un solo mo– do per noi consiglieri comunali elet– ,i dalla città per qualificnrci politica– mente, cioè elevare rigida e dignitosa protesta - dignitosa perché contenuta entro i limiti delle nostre facoltà - contro il mantenimento in seno 3J Governo Militare Alleato di persone rhe al di là di sé stesse rappresentano una concezione a noi intollerabile di polizia colonialistica. E precisai la mia mozione di quel giorno affermando che soltanto così. noi, padri, madri e con– siglieri avremmo assolto al nostro do– vere di difendere in virtù di prestigio ci,·ile l'onore della Patria e di tute– lare con ess<>l'inerme vita dei nostri figli. Ella, Signor Sindaco, affermò al– lora di « avermi ascoltata con benevo– lenza», non mise ai voti la mia mo– zione e le mie parole ebbero il riscon– tro, onorevoli colleghi, del vostro più glaciale silenzio. Con lo stesso glaciale silenzio, tran– ne l'approvazione del prof. Collotti che mi è preziosa per la stima che gli porto, mi avete ascoltato, onorevoli col– leghi, quando due settimane fa da questo banco dissi che bisognava te– mere l'imponderahile e richiamai tut– ti voi alla consapevolezza della gra– vità del momento politico in cui ci troviamo. Ma un anno.fa e due settimane fa non vi er ano né m orti, né feriti. Oggi i morti ci sono. Questi morti: una strage di fanciulli e di inermi pas– santi. Vittime tutte innocenti e tutte egual– mente sacrificate alla più vergognosa mancanza di responsabilità e di civico decoro che abbia macchiato l'antico onore della nostra città. Se altre volte parlai soltanto in nome della mia verità, perché essa fosse forse quella di qualcun altro, al cospetto di tanto sangue innocente, sento di dover dar voce al sentimen– to di coloro, e non sono pochi, per i quali « Jtalia >>, come già ai nostri padri, non è grido da scandire in piazza o per le vie, ma gelosa e sacra identità con libertà e giustizia, con per non abbandonarci pasSÌ\'amenteal– la deri\·a. Un errore di logica La C.E.D., così come è concepita, cioè anticipata rispetto alla comunità politica di cui dovrebbe essere espres– sione, è un errore di logica politica e storica; ed è chiaro che, impostata come strumento di una strategia mili– tare di parte, consolida ed accresce le distanze, non le riduce, e non giova al sorgere di una unità europea. I corret– tivi indicati da Guy Mollet possono ridurre la portata e le conseguenze del– l'errore. !.'essenziale nella congiuntura diplomatica di oggi e di domani è di non d1iudere mai la porta a nessuna possibilità di avvicinamento successivo. Non è ironico dire che le chiavi della pace europea sono in Asia. La pace in Indocina, il riconoscimento diplomatico da parte dei Paesi euro– pei della Cina, insieme alla estensio– ne degli scambi - la più ampia tec– nicamente possibile - possono essere fattori efficaci di una distensione non ingannernle. Sarebbero conseguen,e dignità civile e con amore non predi– cato ma praticato nei confronti del prossimo e perciò orrore ed esecrazione per qualsiasi violenza. Dico, ed abbia– telo ben chiaro, onore"oli colleghi, per qualsiasi violenza. Perché Trieste, quel– la Trieste che era tutta, domenica, coi suoi morti innocenti, è italiana di qualche cosa, cioè di tutto ciò che è nobile ed umano al mondo, e non contro alcuno. Eppure in me e in coloro, non po– chi, ai quali vorrei dar voce. non vi è solo pianto e cordoglio, ma anch~ un senso di avvilente vergogna per sen– tirci offesi in quella dignit:ì civica e patria per la quale Oberdan, Sauro, Batt.isti e tanti altri grandi txl umili testimoniarono di persona e non ricor– sero mai né mai sollecitarono la co– pertura cli ignare testimonianze inno– centi. In nome di questo senso di di– gnità patria profondamente offeso, ri– tengo che si imponga una· determina– zione inderogabile di tutte le respon– sabilità. Dico ed abbiatelo ben chiaro. onorevoli colleghi, di tutte. Perciò a nome delle madri e dei padri di questa città, a qualsiasi lin– gua o fede rçligiosa o credo politico essi appartengano, formulo la seguen– te interpellanza urgente: I. Siano resi di dominio pubblico i verbali di quel tale Comitato cittadi– no che si è arrogato il titolo della difesa della italianit:I di Trieste. 2. Siano resi di dominio pubblico - precisando persone incaricate e da– te - il tenore degli accordi intercor– si fra le autorità civili della città e della zona e il Governo Militare Al– leato, circa le misure cli sicurezza da ·predisporre per la _dignitosa tutela di una cittadinanza italiana nelle giorna– te di inevitabile emergenza - costitui– te dalle ricorrenze patrie del novembre. 3. Siano rese di dominio pubblico le •disposizioni prese dalle autorità civili e dal Governo Militare Alleato con la Sovraintendenza scolastica e da questa con le singole presidenze degli istituti per la celebrazione della Vittoria se– condo dignità della ricorrenza e sicu– rezza della scolaresca. 4. Sia reso di pubblico dominio perché la bandiera della Patria, c;ioè dell'Italia, nazione atlantica, ovunque essa sia stata esposta o affidata, notl abbia avuto a suo fianco la responsa– bilità personale di uomini che rico– prono cariche politiche o civili. Infatti non consta né della morte, né del ferimento, né dell'arresto per difesa della patria bandiera, di alcun nome significativo di quella cosiddet– ta « vera » Italia ufficiale. causa di quella volontà di politica europea autonoma, molla della storia europea, Ja cui presenza o assenza può significare per noi sah-ezza o ro– vina. Questa è la' prima condizione di una Europa nuova. La seconda è che essa non incontri l'ostilità dei lavora– tori, cioè che i partiti dei lavoratori non l'abbandonino alle forze ed ai partiti av\•ersari. Può bastare lo sforzo paziente e pertinace di qualche anno, se coerente, perché la distensione si trasformi nel– la prima tappa di una pace organiz– zata. Un sistema di alleanze e garan– zie può dar sicurezza all'Europa; gli Americani possono allora abbandonar– la; le prime realizzazioni concrete del– l'integrazione europea possono indurre gli Inglesi sia conservatori, sia labu– risti, a forme di associazioni economi– che politiche e militari, come indica l'esempio della C.E.C.A. Sarebbe al– lora possibile il passaggio alla seconda tappa: quella della proibizione delle armi atomiche e del disarmo. ••ERRUOOIO PAltRI ( l11chiesla n 1 '"" ,li JJ. Cale/li) 5. Sia reso ·di pubblico tlominio la ragione del sorprendente silenzio da parte delle autorità civili e dei partiti nazionali, pur capaci di tanti altopar• lanti in tempo di elezione, per quel– le strade e su quelle piazze dove ra– gazzi accesi e inermi passanti trova\'a– no la morte. Coloro che sono padri e madri di una città civile e pe1ché d\'ile italiana, esigono che di fronte a tanto lutto e a tanto strazio si ristabilisca finalmente la dignità di una civica responsabilitit. E fino a qui, signori, la parte del mio intervento che concerne, l'interpel– lanza. La seconda parte intende con– cludersi con la presentazione cli un,1 mozione t pt:r tanto procecleeia alcune premesse fondamentali e dalla inter– pretazione dei fatti che da queste consegue. Ritengo che noi tutti siamo d'ac– cordo nel considerare la situazione di Trieste conseguenza della seconda guer– ra mondiale o meglio del fatto che essa non fu vinta eia forze storiche omogenee, ma da due blocchi perico– losamente equilibrati sia nella coinci– denza temporanea dell'azione belli<a quanto nella loro effettiva di,·ersità di fase storica. Tutto ciò da anni s'identifica con la formula occidente ed oriente. Ri– chiamo la vostra attenzione sulla pe– ricolosità delle definizioni per for– mula. La comune vittoria alleata ha sta– bilito per quanto concerne l'occidente il prevalere di un criterio politico de– mocratico, per quanto riguarda l'orien• te il prevalere di una dittatura a net– ta caratterizzazione sociale. Queste due forze storiche, seriamente individuate, hanno provocato il crollo delle ditt.i– ture basate sul privilegio di parte e sul militarismo come fine a se stesso. li crollo ha coinvolt'1 precisamente la Germania e l'Italia. Crollo diverso nel– lo svolgimento come è di,,ersa la ri– nascita dei due paesi, perché la situa– zione storica, alla quale contribuisco– no varie concomitanze, è fra i due pae• si sostanzialmente dh·ersa. Della Germania voglio richiamare alla vostra attenzione soltanto tre fat– ti: il modo nel quale essa ha assorbi– to 15 milioni, dico 15 milioni di profughi; la serietà della sua ripresa economica e l'estrema prudenza della sua politica int~rna ed estera. Per quanto concerne l'Italia, se ne esaminiamo la storia lontana e quella ,·icina e vicinissima, emerge chiaramen• te un fatto, che essa presenta in com– binazione di equilibrio pericolosamen– te instabile sia il tempo storico della democrazia d'occidente con le sue re– lative postulazioni morali, quanto quello delle- improrogabili ~igenze so– ciali e relativi problemi morali, arat– tcrist•co alla fase storica del cosidetto oriente. E tutto questo nella partico– lare complicazione di un clima cattO• lico: situazioni dunque delle più diffi– cili e delle più complesse. Le tradizioni risorgimentali, l'esi– stenza di una borghesia ben definita e di riflesso di un proletariato nel senso marxista del termine nel nord dtl paese, hanno assicurato all'Italia quel– la piccola base· di salvezza autonoma costituita dall'azione partigiana e dal– la condizione, che ne segui, di cobelli– geranza, valsa a modificare a nostro fa– vore 'quasi tutte le clausole del duro trattato di pace, tranne quelle territo– riali che ci riguardano. E ciò è acca– duto precisamente perché i risultati na• zionali della Vittoria, conclusione di un Risorgimento democratico, furono monopolizzati nell'immediato primo dopoguerra dall'estremismo di destra, si identificarono con le ragioni del fa. scismo e ancora oggi costituiscono il malinteso ideale di forze che per pru– clamarsi tanto facilmente Italia - fu. rono esse ad introdurre le grida sca.i dite di piazza e a ridurre a /011lards da e.olio una sacra bandiera - realizzano precisamente l'anti-Italia e minacciano oggi quella distruzione d'Italia che pochi anni fa hanno già effettuato. L'unità d'Italia alla quale di diritto :ippartengono le terre Giulie è im·ece problema nettamente condizionato .:1 consolidarsi in Italia della democrazia nel senso moderno più pieno che la parola comporti: democrazia non re.1- lizzabile senza unit:ì nazionale, ma nep– pure senza soluzione di fondo delle gravi ed impellenti ~sigenze sociali ciel paese. Oso pertanto aff~rmare che anche !~ clausole territoriali del trattato di pace sarebbero state gi:ì modificate e in no• stro favore quando il paese, attraverso le consultazioni elettorali, avesse affer– mato una configurazione <li più dt:cis.1 e più chiara democrazia. Comunque, che il processo storico democratico del nostro paese sia i:i atto lo dimostra non solo il recente vo– to unanime della Carnera dei Deputati, ma soprattutto il testo relativo: cioè, la richiesta pacifica e civile di un libero plebiscito come unico mezzo atto a di– rimere la seria contrO\'Crsia di cui noi triestini e poche ormai delle molte cit– tà italiane dell'Istria siamo oggetto. E qui, egregi colleghi, sia finalme,,– te indicata in termini inconfondibii1 quella che è la sostanza della democra– zia moderna: efficienza esecutiva, cou– trollo popolare, libertà individuale. Se l'Italia è in grado di risolver~ democraticamente il proprio procesç,:.l storico, comprensivo della piena soddi– sfazione delle esigenze sociali del pae– se, essa deve strappare alla piazza, cioè all'imponderabile degli istinti e dei sentimenti, il valore di qualsiasi pro– nunciamento politico, e deve garantire la libertà individuale con quella effi– cienza esecutiva che deriva dalla valo– rizzazione degli istituti democratici: i consigli comunali, le deputazioni pro– vinciali, la Camera, il Senato. ed infine l'uso a,npio e costante del dia– logo e della contrattualit:ì razionale che costituiscono norme inderogabili di democrazia. Vi è un solo modo, egregi colle– ghi, per rendere validi gli istituti de– mocratici: fare in modo che in ogni posto rappresentativo, quale ad esem– pio il banco in cui si trova ciascuno di noi in questo momento, sia occupa– to da una Iibera coscienza umana e dalla realtà straordinariamente efficien– te di una opinione strettamente perso– nale e quindi onesta perché veritiera. Di quella tale verità che più volte mi avete sentito chiamare « di se stessi ». Questa seduta straordinaria, alla qua– le oggi siamo presenti, egregi colleghi, è di estrema importanza e non è affat– to vero che essa debba conciudersi questa sera: noi consiglieri abbiamo facoltà di'farla durare fino a che cia– scuno di noi abbia ben chiarito nel– la sua coscienza individuale tutte le responsabilità non solo nei confronti dei morti innocenti delle giornate scor– se di cui portiamo il lutto, ma ancora di quella strage, di quella assoluta ro– vina del mondo civile che da Trieste può nascere e che la nostra coscienza può invece, se veramente onesta, con– tribuire ad evitare. Enorme è la respon– sabilità che la sorte affida 'alle nostre modeste capacità. L'ho detto due settimane fa e sono costretta ripeterlo: qui non si tratta af– fatto di una controversia circoscrivibi– le all'Jtalia e alla Jugoslavia, ma di una causa capace di accendere in Eu– ropa e nel cuore del Mediterraneo il conflitto pieno tra Occidente ed Oriente. Signori, io non sono affatto sensi– bile, né docile alle idee di folla o ai conformismi: ho sempre amato pen– sare con la mia testa e vedere con i 1niei occhi: il frutto di quanto i miei occhi hanno visto negli ultimi tempi è il seguente: da un mese a questa parte, cioè da quando gli Alleati si sono impegnati a consegnare la Zona A all'Italia e la Jugoslavia ha reagito nella forma che sapete, non c'è affatto carenza di autorità o di difesa intor– no a noi, ma esiste :inzi uno stato pre• ciso e concreto di emergenza militare che è la sola spiegazione logica, sep– pure in alcun modo giustificante, della spietata e sproporzionata reazione bri– tannica alle dimostrazioni di piazza, tutt'altro che spontanee perché solle- 5 citate da oltre un mese ùalla stampa locale fascista e dalla incredibile con– nivenza del clero. Le recenti dimostrazioni di piazza esprimono gravissima deficienza di quel tale « controllo del popolo» che vi ho indicato come inderogabile pre– messa di democrazia in atto e i frutti di tale flessione democratica sono di– nanzi a noi: l'isolamento diplomati• co completo della nostra Naziqne. Egregi colleghi, quanto ho visto e quanto in questi giorni di estrema lot– ta di coscienza ho pensato, perché irt nessun modo mi sono sottratta :il pro– cesso interiore di colpa che deve es– sere comune a noi tutti al cospetto de– gli innocenti che abbiamo recentemente sepolto, m'induce a dirvi con la mas– sima serietà di cui io sia capace che non conto, nella migliore delle ipotesi, di disporre del venti per cento di pro– babilità per dimostrar\'i il nuovo erro– re commesso, se ciascuno di voi non vorrà spogliarsi del suo convenziona. lismo_per sos~ituirvi una persona!~ viva e att1,•a cosCJenia, perché, egregi col– leghi, dò all'imponderabile e alla guer– ra in questo momento l'ottanta per cen– to della probabilità di distruggere ht nostra città e con essa seminare la stra– ge nel mondo. Sì, signori, è il caso di essere estre– mamente seri e concreti, non di obbe– dire a parole d'ordine ma precisamente di aprire in \'Ìrtù di pazienza secola– re: una strada alla nostra azione in modo che essa possa affermarsi nel novero delle azioni democratiche e saIvare con noi se stessa e la pace del , mondo. Tale strada, a mio a\'viso, e per la mia coscienza. è la seguente: poiché non è in facoltà delle due sole gran– di Potenze occidentali risolvere il pro– blema di Trieste, essendo esso subor– dinato al Trattato di pace, cioè allo strumento firmato da 2 l nazioni, è all'organismo collettivo delle stesse cioè l'O.N.U., che vanno sottoposti e richiesti - senza avallo antidemocra– tico di piazza ma con quello qualifica– to, costante, ripetuto delle qualifica– te rappresentanze elettive della Na,io– ne - graduali emendamenti allo stru– mento stesso intesi ad affermare, con i mezzi della pace e in ossequio alla pace, il nostro diritto. li rapporto· della sistemazione ter– ritoriale delle terre Giulie non condi– ziona il Patto Atlantico, seppure ne costituisca un corollario: non sta al– l'Italia ma alle Poten,e occidentali tre– sformare tale corollario in ragioni èli guerra. Pertanto alla vostra coscienza di uomini, nella mia coscienza di Italia– na e con tutta la serietà che la gra– vissima ora comporta, sottopongo al vostro giudizio la seguente mozione, certa che se su di essa dovesse conver– gere il voto unanime di questo no– stro antico consesso civico, noi davvero avremo assolto al nostro compito più. importante, anzi essenziale: difendere la pace nel mondo. << Il Coniiglio co1111111flle di Trie11e, ,ùmilo in 1edu/({ str11ordi11aria 11 u- 1!,IIÙO della morie di sei i1111oce111i t' il feri111e1110 di oltre rento cit1ttdi11i, RICHIEDE ALL'O.N.U. che 11el trallt1/o di pace co11 l'/1alit1 sia i111rodo110 /' e111endame1110 di f11re a,·bùre del proprio defi11ili1•0 deui110 le ge111idelle due Zone defi11i1e 11el loro insieme Tei'l'Ìlorio Libero di Trie– Sle a mezzo di libero e gara111ilople– biscito>>. Ma prima di finire de,·o rivolgere alcune parole al consigliere Vidali: (segretario del P.C. triestino: N.d.R.): caro Vidali, sorte ha voluto che in gioventù tu ed io facessimo un breve tratto di strada insieme, poi ci siamo distanziati. Oggi la sorte non ci mette sul medesimo cammino ma su due stra– de così vicine che a momenti ci toc– chiamo con la spalla. Non so fino a quando dovremo procedere così, ben– ché sappia che se alla fine di questo cammino tu avrai vinto, per me non ci sarà che l'annientamento e la fine. Se vince la causa alla quale appar– tengo, i tuoi nipoti e i miei, percht' noi due, amico Vidali, siamo ormai sul declino della vita, sì i nostri nipoti \'edranno una Italia democratica e sai• va come Nazione dalle offese che le sono state inferte in questi giorni e: per le quali noi portiamo il lutto. Per questa occasionale concomitanza di cammiiio fra me e te, in questo mo– mento, vecchio compagno, ti chiedo pubblicamente ospitalit/1 nella tua stampa perché il fascismo dominante in questa città non stron hi e non falsi quanto la mia coscienza ha qui detto in verità di se stessa. \UltELIA flltUHElt•Bt:s,·u

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