Nuova Repubblica - anno II - n. 1 - 5 gennaio 1954

4 NUOVA REPUBBLICA POLEMICA FEDERALISTA AUTONOMIA DELL'EUROPA La C.E.D , così comeè concepita, cioè anticipata rispetto aila comunità politicadi cui dovrebbe essere spressione, è unerrore dilogica politica e storica ; ed è chiaro che,impostata comestrumento di unastrategia militare di parte, nongiovaal sorgere di unaunitàeuropea. N essun momento certo più diffici– le di questo per esprimere un giudizio sulla C.E.D. ·Può par– lare facilmente chi si pone senza ri– serve nella posizione dell'uno o del– l'altro antagonista; sarà molto cauto chi si studi di pesa; e la maggiore o minore pericolosità per Ja pace delle due opposte soluzioni, all'apparenza inconciliabili. La vittoria del 1945 ha chiuso il conflitto militare, ma ha aperto la porta alla lotta di predominio tra le due potenze dominanti, già determi– natasi in potenza durante la guerra. Questo duello, combattuto con le armi della guerra fredda, ha avuto come tema centrale in Europa la sorte del– la Germania, compendiata in termini attuali dalla questione della C.E.D. Al problema tedesco fa da pendant in Asia il Giappone; e può darsi che anche questa questione sia destinata a ripresentarsi presto. La Russia è riuscita durante la guer– ra fredda a risolvere metà dei pro– blemi della sua sicurezza europea ag– gregando al suo sistema i Paesi cen– tro-orientali. Per l'altra metà, rr_ppre– sentata dall'incubo della Wehrmacht, fallito l'assedio di Berlino, non è an– data oltre il pegno eh' essa trattiene in mano della Germania orientale, vali– do a bloccare l'unificazione tedesca, non a promuoverla. L'America a sua volta ha guadagna-· to__.due punti preziosi col Piano Mar– ~hall, che ha permesso o accelerato la ripresa economica psicologica e politica dell'Europa occidentale, e con la C.E.C.A. che, completata dalla po– litica di Adenauer, ha ancorato al– l'Occidente la Germania di Bonn . .Il intervenuta la N.A.T.O. a strumentare militarmente e diplomaticamente la po– litica atlantica ed a contrapporre al ·blocco russo-cinese il sistema strate– gico delle basi periferiche. Quando la guerra fredda aveva pe– ricolosamente esaurito ogni sua -possi– bilità redditizia le è subentrata la «distensione» per iniziativa russa, ma purtroppo in contrattempo perché l'ar– mistizio in Corea concesso a Truman– Stevenson in Iuogo che ad Eisenhower sarebbe stato altrimenti utile alla cau– sa della pace. Il lettore non ha bisogno che gli si ricordi la storia scoraggiante di que– st'anno di distensione. I negoziati pros– simi hanno fatto risorgere Ja speranza che non sia definitivamente accanto– nata: o che almeno si.i tenuta aper– ta la porta agli sviluppi successivi. Ma poiché siamo probabilmente pros– simi alla fase dello show down: con-· viene considerare nel modo più reali– stico, sottraendosi alla prigionia delle frasi fatte e dei luoghi comuni, i dati costanti del problema, le variabili attuali e le possibili prospettive. Ed io non saprei rispondere onestamente ·al grave quesito che questa inchie– sta ci pone, se non studiando di sot– trarmi anche ad ogni impo.Stazione, prevenzione e propaganda di partito. Il gioco dei 4 cantoni Sono fattori costanti, e contrastanti, la garanzia di sicurezza nazionale che la Russia cerca contrq la minaccia o che all'equilibrio attuale una Germa– nia armata rappresenterebbe. Ed in con– trapposto l'impossibilità per l'Ameri– èa di accettare che il potenziale indu– striale del bacino renano possa pas– sare, sotto pena di sconfitta immanca– bile, sotto il controllo sovietico. Ed ancora le necessità di fondo che al di là d'ogni oscillazione sollecitano l'Eu– ropa occidentale a forme unitarie di organizzazione: e sono in definitiva ne– cessità di sopravvivenza. Ed infine le necessità naturali della stessa Germa– nia: un popolo di quella forza vitale, ove si rinunci a distruggerlo economi– camente come col Piano Morgenthau - pur di dubbia riuscita anch'esso - non si può negar.gli a lungo indipen– denza e sovranità, e co::1esse le rrmi: piaccia o dispiaccia, tentare il con– trario è una costosa ed alla lunga dannosa illusione. Na111.-am expe//as f11.-ca .... Quali le _linee di soluzione in questo terribile gioco dei quattro cantoni? Piero Caleffi, ponendo il tema, c'in– vita a considerare criticamente la so– luzione che per brevità potremmo de– nominare «americana>>, come quel– la che è il tema di più accesa discus– sione nei Paesi dell'Europa a Sei. Non ha torto. Non ho dubbi che il non darsi conto delle tare pesanti che viziano questa scluzione impedi– sca una giusta comprensione delle ne– cessità e possibilità europee. Alla pro– gressiva determinazione ed evoluzio– ne della politica americana ha corri– sposto un progressivo accumularsi del– le preoccupazioni europee o, almeno 1 della democrazia europea, dal cui pun– to di vista intendo pormi. Sua componente prfvalc:nte si è ri– levata da tempo la strategia del Penta– gono che si è venuta sviluppando con una inflessibile e soverchiante sistemati– cità. .E: esatto che la strategia non segue pregiudiziali politiche: ma l'al– leanza con Franco smentisce quel fon– damento democratico che dava legit– timità politica all'alleanza atlantica: e la morale deve essere sempre più forte della strategia. .Il esatto che la preparazione milita~e procede secondo la sua logica interna, non può arre– starsi a metà e può essere fatta in un modo solo, cioè seriamente: ma la Europa ha diritto di allarmarsi quan– do certi sviluppi intimidatori minac– ciano di provocare se non la guerra un prolungarsi insostenibile della guer– ra fredda. .Il esatto che sono le armi il primissimo nerbo della forza atlan– tica: ma l'Europa che corre il primo e forse più mortale pericolo non può accettare che decisioni unilaterali altrui decidano di fatto, se non di diritto, del– la sua Sf?rte. .E: ingiusto - a mio avviso - accusar non· solo il popolo americano ma anche la politica ameri– cana di bellicismo: ma è giusto allar– marsi di una prevalenza militare alla testa di una macchina così formida– bile. Certi interessi dirigenti america– ni non si può dire che vogliano la guerra, ma si può dire che sembra temano la pace. .Il Stevenson che rientrato dall'Eu– ropa ha richiamato il suo Paese sulla insostenibilità di una alleanza diplo– matica e ·militare dominata da deci– sioni unilaterali. :E: Truman che av- verte come un Paese maccarthyzzato cessi di aver diritto di guidarne altri in nome della libertà. E se il Diparti– mento di Stato ha alquanto corretto le incertezze e le ingenuità oltranziste del « roll back » iniziale, rimane sem– pre nel sottofondo della sua pclitica una presunzione che in Europa i più giudicano pericolosa: che convenga at– tendere la Russia al traguardo di pros– simi indebolimenti, che si debba for– zare là decisione sulla Germania, so; prattutto senza pagare per essa nes– sun prezzo serio. I rischi dell'America E così l'America rischia di perdere la partita in Europa, perché sta perden– do larga parte dell'opinione pubblica europea: e l'avrebbe forse già persa, non fossero i dollari. Inseriamo in questo quadro la Ger– mania di Adenauer e la C.E.D. Un Paese preccupante, in grande espansione, che ha ripreso la politica economica guglielmina, con metodi di invadenza non dissimili da quella gu– glielmina. Non mancano fattori cor– rettivi che consigliano dal guardarsi da esagerazioni e generalizzazioni trop– po facili : e non sarà il più efficace il peso delle spese militari che certi am– bienti britannici desiderano per equi– librare le possibilità concorrenziali ger– maniche. Ma rimane preoccupante l'im– pronta che a molte geP.erazioni il nazismo ha lasciato: come da noi la malversazione spirituale del fascismo. Rimane preoccupante l'influenza 2.p– parente di elementi indu;:riali e mi– litari, di eredità · nazisia, appoggiati purtroppo dagli inglesi e più ancora dagli americani. La diffidenza non è un immobile fatto materiale: è un dato psicolcgico modificabile. Per altro russi e francesi possono, almeno per ora, richiamarsi a fondamenti oggettivi. E se la C.E.D. si presenta con una semplice trasposizione del comando e della strategia americana, è chiaro che non ci si può meravigliare dell'opposi- zione russa. \ Accenno appena a pun~i di vjsta più propriamente italiani. Mi porterebbero troppo lontano ed obbligherebbero ad un riesame della politica atlantica ita– liana . .Dirò soltanto che dal punto di vista strettamente nazionale, nella si– tuazione attuale e con il congegno at– tualmente previsto, in confronto con gli obblighi e le assicurazioni attual– mente definiti dalla N.A.T.O., la C.E.D. per noi costa di più e difende di meno. .Il noto il carattere ibrido della C.E.D. così come è progettata, tale da renderne praticamente difficile l'at– tuazione ed il funzionamento. Comun– que manca quella natura sopranazio– nale dell'ente che gli assicuri almeno un effettivo valore strumentale per il promuovimento e lo sviluppo della comunità politica europea. Mi sembra che da parte dei federalisti si ripeta in certo modo in campo internaziona– le l'errore commesso in campo nazio– nale, associando ora strettamente al– l'orientamento - ed all'orientamel}tO transitorio - della potitica americana u '·dea ed un istituto che ha ragione di nascere e di essere se è uno stru– mento di indipendenza, non la sem– plice somma di alcuni Stati indipen– denti. E tuttavia il ragionamento non se.– rebbe né completo né onesto se non tenesse conto delle circostanze che, avendo incontestabile senso pacifico, hanno involto la maggioranza dei so– cialisti francesi ad accettare la C.E.D. Credo si debba assegnare maggior va– lore di qua_11to altri gli riconosca all'interven:o britannicc, che rappre– senta pur sempre per la Francia un avallo di grande peso. E la pace in Indocina, ardentemente auspicabile, po– trebbe mutare il corso delle cose eu– ropee restituendo forza e decisione alla politica francese, ed anche fidu– cia e possibilità tecnica dì bilanciare in una possibile C.E.D. l'apporto ger– manico. Ma si pone ad essi come con– dizione essenziale la diçendenza della C.E.D. da un Parlamen:o europeo, cioè da uno strumento che eserciti su. di essa il controllo democratico e ne ga– rantisca il senso pacifico. Ma se v~gliamo portase su questo nodo gordiano della storia europea un giudizio attuale oltre che realistico dobbiamo porre il problema su tre piani diversi. Il primo è quello militare della N.A.T.O. che riscontra nella mancan– za del soldato tedesco sul fronte eu– ropeo il suo difetto più grave ed il problema di risoluzione più urgente. Se si deve riconoscere che la C.E.D. è lo strume:nto più limitativo e meno preoccupante, da un punto di vista europeo si può ritenere che il_ pro– blema possa essere rinviato ad un maggior chiarimento della situazione: rinviata', ma non dimenticato, sin che rimanga così eccessi va la proporzione degli armamenti tra Russia ed Europa occidentale, o non sia imboccata la strada del disarmo. Il pericolo della Germania di Bonn Il secondo piano è quello dell' esigen– za germanica ed è forse il più grave. Potrebbe diventare presto difficile, in ogni caso, impedire alla Germania il proprio riarmo. Un cat;ivo t:.";to delle trattative internazionali può portare, saltata la fase della C.E.D., al riar– mo, sia dentro sia fuori della N.A.T.O.: è la soluzione più perico– losa, più pericolosa dell" C.E.D., ed un riarmo non limitate, e diretto a li– berare l'Oriente e: ·eaesco, portereb– be .=.apidamen~ealJa g~ierra. La Germa– nia di Adenauer non ha in effetto la terza scelta: cioè quella del riarmo unilaterale, poiché rispetto a questa ipotesi ed alle eventualità conness.f di una nuova edizione di Rapallo, si può pensare che I~ armi di pressione irt mano all'Occidente possano sventare o limitare il pericolo. Il terzo piano è naturalmente quel– lo di una soluzione genuinamente eu• ropea. La tremenda difficoltà dell'oro è quella di fornire una soluzione ra– gionevole, ma attuale al problema del– la sovranità e del riarmo germanico. Alternativa ad_.una soluzione diretta– mente o indirettamente promossa e controllata dal Pentagono può essere evidentemente la costituzione di una unità federale europea indipendente e sovrana, cioè capace di una politi– ca autonoma, servita da proprie forze armate alle quali anche la Germania può recare il suo contributo. Ne è presupposto un nuovo orien– tamento della politica internazionale mondiale, il cui sviluppo logico può portare, in Europa, ad un patto con– tinentale di non aggressione e di buon vicinato, ed anche ad una posizione di_ neutralità difficile e illusoria per i nostri singoli Paesi, sensata e effi– ciente purché non imbelle e disarma– ta, se negoziata dall'Europa occiden– tale. Gli esorcismi e le ironie che da de– stra e sinistra si rivolgono contro que– sta soluzione non annullano le ragio– ni e forze che permettono di conside– rarla come obiettivamente realizzabile, e legittimano la sicurezza che forme intermedie e spurie di confederazione e associazione· possano essere solo fasi di passaggio inevitabilmente sollecita– te da necessità economiche e politiche verso forme organiche e ufiitarie ~upe– riori. Sul piano, del resto, di una im– postaz.ione democratica, ed intenden– do operare per la salvezza della de– mocrazia europea, non si dà una di– versa strada. La situazione attuale è carica di ragioni di contrasto insanabili, che Pos– sono consentire procrastinamenti, ma non si vede qual porta possano apri– re a mediazioni e conciliazioni. Né l'America né la Russia né la stessa Europa possono consentire la costitu– zione di una Germania antagonista li– bera di riarmarsi. Si veda a riprova l'inefficacia delle misure distensive si– nora proposte. L'Occidente ha mostra– to di capire che trattare significa darsi conto delle esigenze di sicurezza rus• se: ma Mosca non può considerare positive le offerte di Adenauer e Fo– ster Dulles, e neppure la nuova Lo– carno ventilata da Churchill. D'altro canto la Russia mostra per ora per parte sua di non voler pagare nes– sun prezzo per la sicurezza dell'Euro– pa occidentale, nella quale si sforza d'impedire ogni passo verso forme di solidarietà continentale. L'attuale indirizzo delle due parti porta ad accentuare, non a ridurre, la cristallizzazione del contrasto inter– nazionale, la opposizione dei due bloc– chi, senz'altro spiraglio verso il peg– gio che la prudenza del giorno per giorno. Ma con la probabile conse– guenza della per~etuazione della insi– curezza del disagio, e di un logoramen– to alla Iunga anche economicamente insostenibile. Necessità dunque di diverso orienta– mento. E chi guardi le mete da rag– giungere e le condizioni alle quali è subordinata· una distensione non ver– bale e illusoria, la distensione nei fat– ti, può ritenere utopistica questa dia– gnosi o disperata la situazione: che è la stessa cosa. Occorre infatti una chiara ed ope– rante volontà di autonomia politica eu– ropea nei Paesi dell'Europa Occiden– tale; netto ripudio del nazismo in Ger– mania, nella coscienza popolare e negli impegni aperti e pubblici dei gruppi dirigenti e respoiisabili; un nuovo orientamento della politica americana; la chiara accettazione sovietica di una pace di compromesso, che significa po– litica graduale e parallela di contro– partite concrete - la prima è il tr,t– tato di pace con l'Austria - non di semplici assicurazioni verbali e propa– gandistiche: cioè consapevolezza che puntare sulJa resa, sostanziale anche se mascherata, dell'Occidente, signifi– ca tensione e, presto o tardi, conflitto. I laburisti inglesi, nel loro con– gresso del settembre scorso, hanno po– stulato: unificazione della Germania sulla base di libere elezioni, dalle quali sorga un nuovo governo, premes– sa di un trattato di pace, che garanti– sca alla Germania integrità territoria– le e indipendenza e impedisca alla Germania tentativi con la forza di re– visione territoriale. Può essere un· ac– cettabile base di partenza, per creare attraverso approssimazioni successive una situazione politica e psicologica nuova: e non vi è altro metodo per avvicinare le posizioni antagoniste, e

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