Nuova Repubblica - anno I - n. 18 - 20 settembre 1953

UNA NOTA STONATA Socialista e dei deliberati poiillci de/i'USI e più ancora, dalla con– creta politica seguita finora (neutra– lismo armato, antifederalismo senza distinzione circa i possibili metodi di azione federalista, sopravvalutazio– ne dell'elemento nazionalistico); 4) la critica fondamentale che ho mosso alle attuali strutture dei partiti o gruppi socialisti è il difetto di de– mocrazia interna: perché Risorgimen– to Socialista non prrode posizione su questo punto? perché vuol di– mostrare in modo così aperto che ho ragione? perché non spiega come possa adattarsi ad un funzionamen– to democratico reale il sistema or– ganizzativo di attribuire poteri po– litici a funzionari retribuiti? 5) il tutto o nulla è un atteg– giamento massimali.stico che non ri– sponde alla mia mentalità. Se gli amici dell'USI hanno la compia– cenza di leggere con attenzione il mio articolo e la sua conclusione fi– nçle, vedranno che io ho stabilito dei limiti e delle distinzioni; che ho escluso l'utilità di una co11f{uenza USI - MAS semplicemente perché « due poveri non fanno un ricco>, ma ho proposto la collaborazione di questi due gruppi con altri gruppi. Perché non si risponde a questo punto fondamentale: si o no? 6) per quanto riguarda il p, o– blema più grave, che è quello del PSI, io ho proposto un metodo di azione che renda possibile un !O– stanziale avvicinamento delle posi– zioni politiche del socialismo italia- NUOVA REPUB.BLICA 3 L'INCONTRO F ASOCIALISTI E CRISTIANI Dal pelago alla • riva s ALVO lodevoli eccezioni (pur– troppo sfociate nel!' atmosfera platonica del culturalismo poli– tico), i rapporti fra socialismo e cri– stianesimo sono sempre stati tràttati con una specie di tendenziosità dogma– tica che, ovviamente, non può che snaturare i termini del rapporto. Ricorderemo, a questo proposito, un.i. vecchia lettera di Antonio Labriola a Filippo Turati che riappare ora nel– la poderosa antologia della « Cri– tica sociale» curata da Giuliano Pi– schel per le edizioni Gentile di Mila– no. La lettera (che risale al 1897) così inizia, dopo un breve inlroibo: « Volgendomi al socialismo io non ho chiesto a Marx l'abicì del sapere. Al marxismo non ho chiesto se non ciò che effettivamente contiene: ossia quel– la determinata critica dell'economia che esso è, quei lineamenti del materia– lismo storico che reca in sé, quella politica del proletariato che annun– cia o preannuncia ... ». Tali dichiarazioni fatte dal Labriola a Turati, noi pensiamo siano ancora valide perché si renda possibile un qualunque discorso che non voglia es- è solo « trapasso ») è antidogmatica per natura, per temperamento, ma ha orrore del caos e cerca una disciplina (non tanto una filosofia dogmatica), cerca un ordine meno assurdo, meno odioso di quello attuale e che in fondo è - per dirla con Mounier - un « disordine stabilito» e niente più. Cosa c'importano i capi, i comitati segreti, le circolari-nere? che effetto hanno fatto i manifesti celebranti le forche di Praga o la rivolta di Ber– lino? Tutto il mondo è Berlino, tutto il mondo soffre la sua vera unica fame ... Gratta qui e troverai il marxista. Qui dovevamo esserci noi cristiani e invece non ci siamo. E' tragica– mente semplice. Siamo stati tagliati fuori, abbiamo torto per il solo fatto di essere assenti. Le vaghe e angeliche presenze non fanno che irritare, le « altre » presenze ispirano il vomito per il loro nauseante ibridismo. Se siamo antimarxisti solo perché detestiamo Praga e piangiamo le vit– time di Berlino-est, gli altri hanno mille ragioni per chiamarci ipocriti, sepolcri imbiancati e via di seguito. lo le cose (le inchieste Vigorclli e Tremelloni), ma nel veder insieme le risposte senza dover scomodare, pro– prio perché è inutile, dannoso e scioc– co, un passo del « Capitale » od un versetto del Vangelo. Non dovrebbe ritenersi indispensabile citare Marx per acconsentire sulla necessità di accre• scere il numero dei posti-letto d'ospe– dale in provincia di Matera, non do– vrebbe arrestarsi la costruzione della fognatura nelle Calabrie perché è oscu– ra l'interpretazione di un versetto del– l'evangelista Giovanni. • • • Socialismo e cristianesimo. B un incontro che purtroppo deve iniziarsi, da parte di noi cristiani, con un aperto e sincero « mea culpa>> per• ché non possiamo ignorare che le colpe degli altri ,sono spesso il frutto del nostro peccato. A Il'« fovito alla discussione > pub– blicato nel numero scorso fac– ciamo seguire, fin da questo nuniero, gli interventi che ci stanno arriva,ido da dwerse parti sull'argo– mento. Ed è inutile dire ch'essi saran- 110 ir1tegralmente pubblicati, anche se i,i di.rnccordo con l'impostazione eh.e ho creduto di dare al problema. Mi pare perciò alquanto stonata la no– ta, testè pubblicata da Risorgimento socialista (« L'autobus socialista>, n. del 13 settembre u. s.), in risposta alla nostra apertura. Seguendo il soli– to metodo polemico che ben cono– sciamo, il corsivista di quel giornale ha preso' a caso alcune frasi conte– nute nel mio articolo, le ha cucite in– .rieme, e ha così dim.ostrato che tale articolo non è altro che una racèolta di ingiurie e di provocazioni verso i'USI. No,i replichiamo, perché non vogliamo entrare su questo terreno; e perché l'unico modo di replicare è quello di pregare i nostri lettori e quelli di Risorgimento Socialista di rileggere serenamente e per intero il mio articolo, che contiene sì dei giudizi critici sulla struttura attuale dell'organizzazione socialista italiana, ma che è ispirato soprnttutto al desi– derio di trovare un terreno d'intesa fra tutti i socialisti. Mi dispiace di doi•er constatare una volta ancora che per i compagni dell'USI critica, discussione e dibattito sono sinonimi di offesa, diffamazione, vilipendio. Se questa no,i è mentalità comunista, che cosa è? DISCUSSIONE APERTA Perché dimenticarsi di quella con– fessione « a voce alta » che Emma– nuele Mounier raccomandava così cal– damente ai cristiani? Sono pagine (ora 1accolte nel volume « Rivoluzione per– sonalista e comunitaria ») che andreb bero rilette e meditate. « Confessione necessaria>> viene definita da Mouoier, quella dei « nostri tradimenti », con– fessione che noi temiamo di fare per non scandalizzare « qualche devoto ... ». Eppure lo scandalo deve venire, se ve– ramente vogliamo la salvezza: « Am– metiamo pure· che ammazzi qualche morto, ma quanti vivi libererebbe?>>. Ma debbo qualche precisazione, per l'utilità della dircussione: 1) nel mio articolo io faccio una serie di af/erm.azioni e di pro– poste concrete: perché Risorgimento Socialista non risponde a nessuna di esse? 2) è vero o non è vero che i'USI si è impeg,iata finora in una azione organizzativa diretta a costitui– re un nuovo partito socialista; è vero o non è vero che io espressi fin da principio la mia avversità a tale im– postazione? 3) nel dare una caratterizzazione dei vari gruppi socialisti sul terreno della politica internazionale, ho espressamente aggiunto che non per questo esiste un ostacolo insupera– bile alla discussione. Né ho voluto dare una particolare intonazfone nel definire « socia/nazionalista > i'USI (come neutralista il PSI e ccdista il PSD/): ho solo voluto esprimere, in modo sommario, un orienlamento cli politica •stera che risulta proprio dall'llttenta lettura di Risorg·imcnto no senza chie<lere a nessuno l':m,. possibile, la luna. « Il più elem,n– tare buon senso, il buon senso di chi tie11e i piedi per terra > (come di– ce l'orga,w confratello) suggerisce in– fatti cli adattare il metodo di lotta e di lavoro alle contingenze con– cr.ete in cui operiamo. E' o no d'ac• cordo i'USI ml mptodo che io pro– pongo? 7) sul problema sindacale, ho esposto alcune considerazioni che possono essere sbagliate, ma che po– trebbero essere utilmente dibattute. Cosa ne pensa i'USI? L'USI risponde che bisogna, an– zitutto, chiuderci in una stanza, i due direttivi dell'USl e del MAS, per fissare i termini dell'unificazion, Jra noi; ma i termini, le condizioni del• l'unificazione socialista non rig~ar• dano se non per le loro si11gole per– sone i componenti di codesti comi– tati: essi riguardano il paese intero. Quando saranno state pubblicamen– te dibattute e chiarite fra tutti, al– lora ne riparleremo. TltlSTANO t'ODIGNOU Alessandro Levi al Congresso di fondazione del PSU sere unicamente un discorso polemi– camente scontato prima ancora d'essere aperto. Cerchiamo di vedere il marxismo per quello che veramente contiene og– gi, per quello che è oggi nella mente degli uomini che si professano tali e che ci vivono accanto. Riteniamo un grosso equivoco ogni richiamo al marxismo ortodosso, riteniamo ad un certo momento inevitabile l'allarme stesso di Marx « je O'"' suis pas marxi• ste... » se il nostro sforzo tentasse la fedeltà più ferrea ad una pretesa li– nea di purezza. Un discorso come il nostro, già lo vediamo, è destinato a sollevare le scon\rose polemiche di tutti i « puri– sti », dei giansenisti e dei rigoristi della politica per i quali, è chiaro or– mai, il marxismo si prende in blocco o si è piccolo-borghesi o peggio. Così Antonio Labriola scriveva a Turati rifiutandosi, allora, per quanto lo riguardava, d'essere darwinista per potersi dichiarare marxista vero, or• todosso ed integrale. Sarà inutile citare le reazioni a que– sta pretesa ortodossia marxista (ricorde– remo ancora .,abriola e Croce) anche perché tolti di mezzo i rigoristi, 'pos– siamo convenire sul marxismo a quella definizione che il Vorlander dà, nel suo saggio << Kant und Marx», cli « reali– smo umanistico». Umanesimo monofacciale, dovremo precisare noi, ecco il volto del marxi– smo contemporaneo. Purtroppò anche qui siamo nel campo delle defini– zioni che non sfuggono al dominio del– la cultura, per cui riteniamo si debba finalmente vedere in profondità il vol– to di questo « umanesimo monofac– ciale >>. Partiremo dal marxismo come pro– testa. Non l'abbiamo scoperto noi. Ba– sterà ricordare Daniel-Rops: « Oh se il Capitale fosse stato scritto da un cri– stiano! » (in « Al di là delle tene– bre »). Basterà ricordare le prime vit– time dell'industrialismo di Manchester (pensiamo a Bernanos), basterà pensare alle guerre e alla documentata interna– zionalizzazione del capitale. Sembrano luoghi comuni ricorsi scontati da troppo tempo. li fatto è, piuttosto, che siamo « immersi » nel luogo comune. Ma ci sono domande . che non si evitano coi « luoghi co– muni >>,domande magari buttate là a casaccio come questa: « Sarà stata la lettura del «Capitale» che ha in– colonnato milioni di cinesi dietro la bandiera rossa di Mao-Tse-Tung? ». No, non è tutto stomaco, basta pen– sare ai comunisti della F.I.A.T. che si recano in Lambretta all'officina e che hanno stipendi invidiati da tutte le categorie della nazione. Ma quanti infine, si sono fatti convincere dalle « Tesi su Feuerbach » per dare i loro suffragi a Togliatti? La gioventù, poi, la sola forza che conti in ultima analisi (perché il resto Cos· è dunque questo « umanesimo monofacciale? ». Una specie di uomo senza gambe, che non cammina, che va avanti perché spinto sopra una carrozzella. E un uomo senza gambe non è un vero uomo, è solo una « metà d'uomo>>, un povero troncone che crede di potersi dirigere da solo ma che in realtà si fa spingere da altri, ma– gari da una mano sola. Ma noi cristiani siamo gambe? Cam– miniamo, e se camminiamo, dove an– diamo? per quale strada? Cominciamo col chiederci se anche noi vediamo quel che vedono gli altri, o se invece vediamo in diversa ma– niera. Le miserie? Ci sono oggi i risultati di un'inchiesta, quella dell'on. Vigo– relli su cui anche i comunisti pun– tano il dito. Inchiesta limpida e pu– litissima:· potremo essere tutti d'acc9r– do. Abbiamo l'inchiesta Ti:emelloni ( 14 volumi in corso di stampa) sulla di– soccupazione in Italia: altro caso di assoluta obiettività. Perché non ne fac– ciamo tesoro? Ricorderemo qui a questo propo– sito, la polemica La Pira - Malvestiti sulla « povera gente». Sembriamo d'ac– cordo inizialmEnte perché la diagnosi è chiara ed esauriente per tutti. In quanto alla cura, ecco che cominciano i guai. Qui siamo divisi, qui entra in scena Pella, qui la polemica è d'obbligo co– me l'abito da sera alla « prima » del– l'Opera. Non sarà dunque possibile rompere questo cerchio che ci con• danna all'immobilità e che al massimo ci suggerisce l'empirismo del caso per caso? L'incontro sta, a ncfstro personale avviso, nel « vedere insieme » non so- Siamo dello stesso parere anche noi? Fino a questo momento ci siamo proposti di evitare una domanda. In verità la domanda ci vien fatta in casa nostra e ci riguarda perso– nalmente, riguarda la nostra respon• sabilità di credenti. << Non siamo noi a possedere la ve– rità». Se questo è ciò che crediamo ed è ciò che andiamo affermando, do– vrebbe risultare chiaro che tocca agli altri venire a noi, fare cioè intera– mente la strada... noi usciremo dalle mura, ma solo per aprire loro le brac– cia e riceverli così come il Signore già ricevette il Prodigo. Non è forse così! Si parla di casa, di attese, del Pro• digo. La casa è una, chi attende è Uno, ognuno di noi è il Prodigo. Sarà bene dire chiaramente che tutta l'uma– nità è nella triste figura del giovane ricco ora costretto a strappare le ghian– de ai porci. La strada da fare verso la casa è comune. Siamo tutti fuori perché non basta un nome a distin– guerci. Per noi il problema è di amare. li resto ci verrà dato in più. ••• Socialismo e cristiane~imn. Un discorso appena accennato ma che ,a condotto fuor « dal pelago alla riva)> perché gli uomini tutti lo capj scano e lo seguano: anche i poveri e gli analfabeti. Soprattutto per qùesti ultimi perché veramente essi saranno i primi nel Regno dei Cieli che è già in ognuno degli uomini e che inizia qui per seguitare poi nell'Assolut ,. fltANCO ~IOIU.NDI TUTTI LIBERI I FASCISTI Il Consiglio dei Ministri ha aJ>· provato l'atteso provvedi,ncnto di a,nnistia e di indulto. on si co• 110sec ancora il testo del disegno di legge, ma dal co1nunicato uffi• ci"le del Consiglio dei Minis1ri è possibile trarre Je prime i1n• pressioni. Mentre ci riserviamo di farne una critica adeguata, osser– viamo frn du ora che l'on. Pellu e i suoi con1pagni di viuggio - innanzitutto l'on. guardasigilli Aza– ra, cui si deve il disegno di leg– ge - hanno seguito dei criteri al• quanto discutibili. Bustino que• ste due considerazioni. l) Poiché è prevista l'un1nistiu per i reuti comuni, lin1itutamente a pene de• tcntive non superiori u tre unni, il furto con delle aggravanti o con una sola aggrtl\'U11te ne risul– ta escluso. Questo i..· il reato d1c lrn ,naggiore difTusionc in Italia, sopraltutto per le n1iserc condi- zioni econon1iche e sociali. 2) J.n, 1 e• cc per i reatj conunessi non oltre il 18 giugno 1946 per fine politico sono previste cccezionuli, anzi !!iba– lordithre riduzioni di pena (dul• l'ergus10lo ad anni 14, dulia reclu– sione superiore a 20 unni ad anni 2) e sono condonate interamente le pene inferiori ai 20 anni. Ciò si• gnifìcn soprattutto che quei po• eh.i fascisti colpe,,oli di torture, stragi ecc. i quali non hanno avuto nessun beneficio neppt•re con la benevola a1nnistiu di To• gliali ( che è appunto del 18 giu– gno 1946) oppure solo parziali benefici, torneranno nllegran1ente in libertà. Del resto, perché trat– tenerli ancora quando j Kesserliug e i Graziani respirano a pieni poi• ,noni l'aria della dcn1ocruzia '! Ecco fìnulruente all'opera il « go,,erno dell'ordinaria antutini• strazion.t} >~ !

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