Nuova Repubblica - anno I - n. 18 - 20 settembre 1953

2 un perfetto accordo; che l'opposizio– ne alla rimilitarizzazione è stata fatta solo da un punto di vista giuridico (basandosi sul contrasto esistente tra la costituzione tedesca, che esclude la coscrizione militare obbligatoria, e gli impegni che sarebbero derivati dalla ratifica del trattato della C.E.D.), senza mai ·portare la questione di fronte al– l'opinione pubblica nel suo preciso si– gnificato politico, interno ed interna– zionale; ed infine che la sua organiz– zazione, fin dai tempi della seconda Internazionale, è perfetta, ma gira troppo spesso a vuoto, perché affidata ad una casta di funzionari (i « bon– zi »). Ed è significativo ricordare che anche negli Stati Uniti ed in Inghil– terra, l'esistenza di fortissime organiz– zazioni sindacali non è sufficiente ad ottenere che il potere passi o rimanga nelle mani dei partiti operai. E la crisi di una determinata forma di or– ganizzazione del movimento socialista, che offre la spiegazione più plausibile <lei risultati di queste dezioni, per quanto riguarda la perdita dei voti socialisti. Giorni duri attendono ora il partito socialdemocratico tedesco. Abbiamo premesso che non vogliamo fare previ– sioni: ma è possibile fin d'ora vedere la politica della coahzione di centro– destra nei confronti del movimento so– cialista; Adenauer ha dichiarato che non vuole ad ogni costo una scissione sindacale, ma una « effettiva neutrali– tà » della Confederazione del lavoro; in parole povere, vuole contrapporla al partito socialista con la minaccia di provocare, in caso contrario, una scis– sione. E non è escluso che questa ma– novra gli riesca. Una <lichiarazione, pubblicata il 9 settembre sull"organo ufficiale dei sindacati, lr/elt der A,.b,i1, nella quale si dice che i risultati de.Ile elezioni dimostrano la maturità poli• tica dell'elettorato tedesco, induce a pensare che ci sia qualche novità in vi– sta, ed è stata considerata con preoccu– pazione negli ambienti socialdemocratici tedeschi. Mentre, all'interno dello stesso partito, gruppi di più giovani militanti cominciano a discutere la politica di Ollenhauer. Non è ltdto pensare che si giungerà presto a qualche risultato. Ma, nella attuale situazione interna– zionale, nella quale le sorti della pace dipendono in buona parte dalla Ger– mania, sul partito soC1aldemocratico te– desco pesa una gravissima responsabi– lità. E forse questa f... rà maturate più in fretta le decisioni che si impongono. CLAUDIOCESA U n gru ve lutto colpisce la sr.ao• Ja, lu scienza e Iu dc, no, ra – ziu italiana: AlessunJro l cvi si (: spento i1nprovvisu1nente u Berna il 6 agosto, n1entre era nel pieno rigoglio, se non delle forze fisiche, della sua rnn, ener• gia morule e intellettuale. alo u Vcncz:in il 19 novcm• hrc 188], laureato in giurispru– denza u Padova, co1n1>iuti i corsi di perrezionurnento u Purigi e Ber– lino, ottenne giovunissin10 la Jj. hcru docenza ·in filosofia del diritto nel 1905. Nominato titolare della stessa materia nell'Università libera di Ferrara nel 1907, si vide invece ostacolato negli ulteriori passi della carriera, 1na fìnaltncnte fu chia– mato u Cuglinri nel 1920 ed u Catania nel 1922. Pussuto a Par- 1nu nel 1928, vi si trattenne più di vent'anni, finché poté ottenere il trnsferin1ento, nel 1948, a Firen– ze, dove insegnavu tuttora. Ap– punto u Punna ed u Firenze egli ho lascinto, fra colleghi e studen• ti, un vivissi1no ricordo delle sue rnre qualità di docen\e e di uomo, Lt sua operu di studioso ohrt" ,·Ile allu filosofia, allu !'iociologia e alla teoria generule del diritto, si è sempre dedicuta con passione .ulla storia del pensiero politico dei nostri nauggiori uomini del Ri– sorgimento: Homugnosi, Manin e !'iOpruttutto 1'1azzini e Cuttaneo: gli studi suoi su (1uesti due grandi, sebbene risulguno ul 1917 il primo ed ul 1926 il secondo, sono ancora lurgamente vagliati con1e fondaa 111entali; e recenter.ncnte la sua perfetta conoscenza dell'opere di Cattaneo gli era valsa la no1ninu a presidente del cornituto ital o– svizzero per la 11uhbl icnzione e.li tutti i suoi serilli. NUOVA REPUBBLICA LAGERMANIA UNITA INUN'EUROPA NEUTRALE SRLVEZZR PE L'EUROPR Facciamo uguire oll'o,1olisi delle ele:.ioni ted,:sche di Claudio Ccsa, questo orticolo di ~elio Lagorio, che 11,: i i11 Cl/rio senso la conti11uo:.io11e. L'esito delle rue,itissime ele:.io11i potrebbe rivelarsi fatale, se il mo– :•ime,ito per l'unitd federale t:uropra non si mostrerà ra/1are tl'i11tepretare r,ali.stica• mn1tr pu 1111ali t•i, si p11ò gi1111gne a 11110 /Jaa d11rnl11m. (N.,I.R.) P uò essere interessante rileg– gere oggi le ultime pagine della Storia del partito co– munista italiano di Fulvio Bel– lini e Giorgio Galli laddove gli autori, il cui libro è anteriore alla morte di Stalin, intencjono delineare alcune prospettive fu– ture della politica estera sovieti– ca. Si dice, in sostanza, che i dirigenti russi, avendo ormai ri– nunciato alla speranza di rao-– t:mgere un compi·omesso a lun– ga scadenza con gli Stati Uniti, ADENAUER: pacifismo vero o falso? Parullela al.l'attività scientifica e d.idatticn è se1nprc stalla la par– tecipazione di Alessandro Levi alla vita 1>uhhlica. Iscritto giovanissi1110 al Partito Socialista, ad esso rimase sernprc fedele anche nei periodi più critici, seguendo l'indirizzo di FiliJ>J>OTurati e di suo cognato Claudio Treves. ebbene il suo tern– peru,nento non Io portasse ad una partecipazione utti,•a e in1mediuta ulla lotta poljticu, egli died e se m– pre ul Partito tutto <1ucllo c.he di 1neglio si potevo aspettare da u no studioso e da un 1>ensutore della sua forza; articoli nun1erosi e bril– lanti di gio'rnuli e di riviste, saggi di nu1ggior n1ole, conferenze. Du– rante i 22 anni dc11a dittutura faa scistu, non fece n1ai il n1iniino atto di adesione al regime, contro il quale era ben nota speciuhnente a Firenze la sua avversione irri– ducibile, che gli ,•ulse nel 1925, nel giorno del processo Sulvc1ni11i, una solenne bastonatura, e 1>iÙtar– di l'invio al confino, e finulmente, nel 1943, la fuga in S,•izzera, dove fu chiu1nuto :.,d insegnare nei corsi islituiti 1>er profughi ituliani nela l'Università di Ginevra. Ma alle esimie <1trnlità del nrne• stro, dello studioso, del politico sovruslano quelle dell'uomo, di urut bo111à ussolutumcnle ecc.~ezionale, sen1pre cordiule e futtivo, scm1>re disposto al sacri ticio per JJOrgere un aiulo, n1utcriule o morule, di cui riconoscesse lu necessità. E: up• punto u <1uestu bontì, ch'egli de,•e le sirnputie e le amicizie, contratte in tutti gli iunbienti con cui ha avuto rapporti. A <1uesh1 bontà così cornunicutivu si deve Io stuolo di un1ici che o,:gi lo piangono in ogni parie d'hulia e nell'animo dei quali ne durerìt sem1>re vivo il ric:ordo, si propongono ora, in attesa della grande conAagrazione, l'obiettivo immediato di indebolire il blocco· di potenze a regime capitalistico che si trovano sul piede di guerra di fronte all'Unione sovietica. E tale risultato essi possono conse– guire favorendo la neutralizza– zione per via di compromesso delle principali nazioni europee partecipanti al Patto atlantico e rispettando la loro neutralità. Questa vecchia opinione di Bellini e Galli che - intendia– moci - neppure ai suoi tempi poteva essere sensatamente consi– derata un'opinione del tutto sin– golare, trova oggi un'eco inso– spettata persino in qualche scrit– tore che pure si dilettò lunga– men te a teorizzare e sostenere la guerra fr 0 edda e il principio che nessuno si sarebbe salvato dalla furia imperialista del– l'URSS (si 'pensi, per esemplifi– care, ad Augusto Guerriero e ai suoi più recenti articoli sul Cor– riere della Sera). Ma oggi, a dif– ferenza dei .tempi in cui scrive– vano gli autori della Storia del p.c.i., anche il peggior sordo, che non vuol sentire, non può negare d'aver capito che l'URSS vuole accentuare la propria politica di invito alla distensione internazio– nale. Si dice che poiché il vero interesse della Russia in una guerra atomica sarebbe non già di avanzare (cioè di conquistare nuove posiz\Oni), ma di allonta– nare da sé le basi americane (cioè di togliere agli Stati Uniti le po– sizioni sulle quali oggi si trova– no), le promesse che i sovietici fanno di rispettare una eventuale neutralità della Germania o del– le nazioni dell'Europa occidenta– le o dell'Inghilterra (cioè dei paesi che con la loro neutralità potrebbero costituire per l'URSS una fascia di sicurezza nei con– fronti dell'America) possono an– che essere considerate come pro– messe sincere perché coincidono con l'interesse russo. Questa impostazione non può facilmente definirsi erronea (se si prescinde dalla credenza che una guerra /.otale sia mmai ine– vitabile). Ove in Europa gli uo– mini responsabili del momento ne tenessero conto e non la re– spingessero a prio,;; ove gli sta– tisti occidentali prendessero a · cuore i positivi risultati che essa sembra prospettare, il neutrali– smo cesserebbe d'essere ciò che i suoi avversari pretendono che sia, cioè la cosa più stupida e provinciale e pericolosa e irrea– lizzabile che abbia preso stanza da noi: si affermerebbe invece, anziché come l'anticamera del disfattismo qual'è dipinto dagli oltranzisti dell'atlantismo, come l'unica politica capace di faci– litare la distensione internaziona– le, la sola carta a disposizione degli europei per garantire la loro sicurezza e forse, in definiti– va, l'ultima chance per allonta– nare nel tempo, ove per dannata ipotesi non fosse più possibile impedirla, una terza guerra mon– diale. Perché, non facciamoci illu– sioni. La distensione - cui non possiamo non aspirare se ci pre- me la pace - sarà un fatto com– piuto solamente se e in quanto il blocco occidentale sia disposto a fare qualche concessione al– l'URSS, se all'URSS verranno offerte adeguate garanzie. f., questa, una verità che, com'è noto, ·ha da tempo conquistato il primo ministro inglese. Se stia– mo a ciò che sembra, infatti, il Foreign Office sta da mesi la– vorando attorno ad un progetto di Churchill che prevede non soltanto la unificazione della Ger– mania ma - ed è ciò che più conta - le condizioni accettabili perché l'unificazione si renda fat– tibile: la neutralizzazione cioè di tutti i paesi costituenti la Pic– cola Europa ivi compresa la Ger– mania unita e la stipulazione di un trattato plurilaterale che, da una parte, contenga un patto di non aggressione fra l'Europa continentale e i;l.JRSS e, dall'al– tra, impegni la Gran Bretagna e gli Stati Uniti a garantire la stretta e leale osservanza del pat– to di amicizia. La questione della unificazio– ne delle due Germanie, com'è evidente, costituisce il problema centrale dell'Europa: o si dà a questo problema una soluzione che non risulti minacciosa e quindi inaccettabile per la Rus– sia (e si saranno poste in questo modo le premesse per una pace sufficientemente stabile in Euro– pa) o non lo si risolve per nulla. Se si pretende infatti di unificare la Germania per inserirla in qualcuno dei vari sistemi di sicu– rezza antisovietici finora escogita– ti, non si otterrà mai niente; perché solo un irresponsabile po– trebbe sperare che la Russia sia disposta a consentire oggi o do– mani la cessione al blocco ame– ricano di vasti territori strategi– camente importanti sui quali per otto anni l'URS ha esercitato una diretta e massiccia inAuenza. E se, anziché compiere ogni sfor– zo per arrivare all'unificazione, si procede invece al riarmo di quel– la Piccola Germania che è la Repubblica federale di Bonn, un rapido tramonto attenderà la po– litica di distensione e la guerra sarà di nuovo alle porte: perché la ricomparsa delle divisioni ger– maniche in Europa, strettamente collegate agli Stati Uniti, siano esse il frutto della CED o il se– gno della rinascita di un auten– tico esercito nazionale tedesco (che sarebbe cosa ancora peggio– re), non soltanto chiuderà defini– tivamente il capitolo della unifi– cazione tedesca e significherà il crollo completo in Germania del– le speranze dei migliori patrioti, ma purtroppo - e ciò è assai più grave - radicherà ulterior– mente nei dirigenti sovietici la convinzione che una lunga tre– gua con gli Stati Uniti non è davvero pensabile e che sta per chiudersi attorno all'URSS quel sempre paventato accerchiamen– to contro di cui la Russia non può non reagire. E i cannoni spa– reranno da soli. La via suggerita da Churchill costituisce in definitiva l'unica so– luzione possibile: la soluzione a cui né all'URSS né agli euro- pei converrà fare il viso del– l'armi. Ma sia ben chiaro che il compromesso che l'Inghil– terra s'appresta a proporre ai personaggi del giorno, non po– trà esser niente di più che una prima base sulla quale si do– vrà poi, e progressivamente, edi– ficare una pace stabile, perché - come la critica federalista va dimostrando da anni - un'Euro– pa divisa in vari Stati sovrani, è essa stessa un pericolo sempre presente di guerre. D'accordo sulla neutralizzazione della Ger– mania unita; d'accordo sulla neutralizzazione della Fran– cia, dell'Italia e del Benelux; d'accordo sul patto d'amicizia con l'URSS e sulla garanzia an– glo-americana; ma tutto ciò non basta. Bisogna che i nostri paesi, gli Stati componenti di quella che ormai si chiama la Piccola Europa e che dovrà comprendere anche la -Germania unificata, si stringano fra loro in vincolo fe– derale. I federalisti lo predicano da tempo: la federazione euro– pea da sola costituisce un'auten– tica garanzia per gli europei; ma ciò che i federalisti devono capi– re è che, per essere un effettivo strumento di pace, per non crea– re ostacoli cioè al nuovo corso della politica internazionale chç è la politica della distensione, la federazione della Piccola Europa non deve inserirsi nel sistema americano, dev'essere per gli europei una garanzia di indipen– denza e di imparzialità non solo, com'è ovvio, nei confronti del– l'URSS, ma anche degli Stati Uniti. Mentre scriviamo questa ·nota ci giungono dalla Germania oc– cidentale i risultati della consul– tazione elettorale per il nuo\'O Bundstag. on credo che il successo del cancelliere Adenauer possa essere considerato sic et simpliciter come una vittoria dei più tenaci atlantisti: perché nel mandato che i tedeschi hanno affidato al partito democratico cristiano è innegabilmente com– preso il compito di realizzare ad ogni costo l'unità della Germa– nia. Il vento nuovo che da qual– che tempo spira sul mondo non dovrebbe infatti esser destinato a cessare soltanto perché i social– democratici tedeschi non hanno oggi conseguito il loro obiettivo. Né d'altra parte si può asserire che Adenauer intenda o possa inaugurare subito e ciecamente una aperta politica di sabotag– gio alla distensione internaziona– le. Il trattato per la CED, nono– stante le elezioni tedesche, non arriverà facilmente alla ratifica ed io non penso che i fautori della federazione europea deb– bano vestirsi in gramaglie per ciò. Se vogliamo che si realiz7i l'idea da noi lungamente acca– rezzata di veder gli europei sti– pulare un patto federale fra loro e vivere in pace con tutti, pog– giamo sùbito l'accento sulla ne– cessità di procedere innanzi tutto alla unificazione politica del .c;.on– tinente. Il progetto di Comunità politica europea, approntato dal– l'Assemblea ad hoc, può servire come p,;ma, base per camminare oltre. Ma: intanto non perdiamo di vista l'obiettivo principale ed agitiamo fra gli europei una nuo– va parola d'ordine, destinata certo alle migliori fortune: « La Germania unita in un'Europa neutrale ». l,tJLIO l,A(;ORIO

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