Nuova Repubblica - anno I - n. 10 - 20 maggio 1953

I OPIMO~) E tJO~TllASTI I EUROPA D FARE NON SI FABBRICA UNEDIFICIO IGNORANDO SEESSO DOVRÀ ESSERE UNAPRIGIONE O UNASCUOLA • N gL suo :irticolo « Neutralismo europeo > (n. 9 di « Nuova Repubblica>), Luciano Bolis mi chiama in causa per una mia lettera che e Nuova Repubblica» aveva pubblicata sul n. 3. Quando si parla di neutralismo europeo, e siamo già nel campo di quello che potrà e,sere la politica dell'Europa uua 1.·olto costituita>. dice Bolis, ed ag'!"iurn;,·: < Ma pri– ma, i11 ogni caso, facciamo l'Europa, e poi se ne• parlerà >. La posi,ione di Bolis non ha nul– la di politico. t-, una posizione stret– tamente tecnica. t la posizione di chi fabbrica un edificio. senza sa– pere ancora se esso dovrà essere una prigione od una scuola: prima fac– ciamo l'cdifi io, poi se ne parlerà. Il problema se esso debba essere di cemento o cli mattoni, se le finestre debbano avere inferriate, se le aule (o le celle) debbano misurare due metri per tre o quindici metri per dieci - problema che in realtà non può essere risolto se non decidendo prima a che cosa l'edificio dovrà ser– , ire questo problema, il mio amico C' contradditore non vuole af– frontarlo. Facciamo l'edificio. Ma que ta Europa, a che cosa dovrà servire? Vogliamo far l'Europa per l'Europa o vogliamo far l'Euro– pa per gli Europei? Se vogliamo l'Europa per l'Europa è indifferente che essa sia democratica o antidemo– cratica, vaticana o socialista, russa o americana. t indifferente che essa sia il Sacro Romano Impero, o l'Eu– ropa unita di Hitler. L'Europa na– sce, dice Bolis, grazie a quel « for– midabile eleme11to di propulsione» che è la politica americana? L'Eu– ropa nasce come strumento del– l'imperialismo americano? L'curo– pa nasce, dice Bolis, grazie a quel e formidabile fattore> che è e la paura dei ru.ssi »? Non ci interessa. Non discutiamo se è fondata la pau– ra dei russi: quel che conta, anche se - per ipotesi - fosse una misti– ficazione, quel che conta è ,:he que– sta mistificazione serve a fàre l'Eu– ropa. L'Europa si fonda su e organi– smi specializzati> che potrebbero forse domani precipitare una guerra? on ci interessa. Quel che conta, è che questi organismi specializzati seruouo a fare l'Europa. Il grave è che questa posizione strettamente tecnica nasconde una posizione politica. Ed io vorrei che il compagno Bolis, che è un demo– cratico, un socialista, un laico, un europeo, se ne rendesse conto. Que– sto edificio che si va creando, non ha ancora la biblioteca, né le cat– tedre, ma ha già delle torri merlate con sopra dei soldati che montano la guardia, ha già le inferriate alle finestre, e tende stranamente ad as– somigliare più ad una prigione che ad una scuola. Bolis sostiene che non dobbiamo preoccuparci di quella che potrà es– sere la politica dell'Europa una volta costituita, ma, caro Bolis, s-Ii altri se ne occupano, gli altri se ne sono già occupati: gli nitri, giocando sul disinteressato, puro, cd anche forse un pochino ingenuo, «europeismo» di tanti nostri amici e compagni, ci stanno dando, ci hanno dato, non già una Europa per l'Europa, come vorresti tu, Bolis, ma una Europa per l'America. Se è per questa Eu– ropa che bisogna combattere, se tertiun, non datur, grazie, no, pre– ferisco il secundum, e mc ne sto a casa .... Ma se l'edificio dovrà essere una scuola, non aspettiamo a dirlo quan– do sarà già una casorma. Diciamolo subito. L'Europa per l'Europa è assurda; l'Europa per gli Europei non lo è. E fare l'Europa per gli Europei, significa non accettare l'Europa per gli Americani. Significa rendersi con– to che la posizione e tecnica > di Bolis equivale - non già a rinviare la risposta ai problemi di politica estera, che ci si pongono ogni giorno, al giorno della costituita Federazione Europea - equivale - non già a stare al di fuori della politica estera attiva, quando sia da rispondere al problema d~I riconoscimento del go– verno di Mao-Tzc-Tung, o a quello della rinascita del militarismo tede- ti sco, o del « revanchi.rmo > tedesco nei confronti della Polonia, o a quel– lo dei nostri rapporti con la Jugo– slavia, o a quello del Patto del Me– dio Oriente (e se equivalesse a rin– ,·iare la risposta a questi problemi. la posizione e tecnica > di Bolis avrebbe già di per sé gravi ed as– surde conseguenze politiche) -, ma equivale bensl, praticamente, obbiet– ti,·amcnte, a scegliere - per questi problemi - la risposta americana. E questa non è, non può essere po– litica europea. Sia chiaro, che il problema del– l'unità europea non ha senso se non lo si pone nell'attuale situazione po– litica mondiale. Non ha senso se lo consideriamo, indipendentemente dal– le contingenze politiche, dal punto di vista dell'Universo e dell'Eternità. Abbiamo nel mondo un blocco americano ed un blocco russo: non è una novità. Abbiamo inoltre grup– pi di Stati, o Stati isolati, che oscil– lano fra un blocco e l'altro; abbia– mo qualche Stato che non appartie– ne ad un blocco, che non oscilla fra il blocco americano ed il blocco sovietico, ma che è neutrale. Inten– diamoci: neutrale non significa qui, che tale Stato stia al di fuori della politica attiva internazionale; signifi– ca invece che tale stato conduce una politica attiva, indipendente dal bloc– co russo e dal blocco americano; neutrale non significa che tale Sta– to conduca una politica nazionalista, significa invece che esso non ha una politica nazio11alistn americana né nazionalista russa. Solo una politica neutrale, e cioè una politica attiva di terza forza internazionale, una politica che per– metta di creare un ponte fra il bloc– co americano cd il blocco russo, una politica di distensione internazionale, può essere oggi quella di un socia– lista. Lasciamo ad altri la soddisfa– zione di scegliere il blocco americano o il blocco russo; lasciamo ad altri la soddisfazione di rrgalare delle tor– ri merlate, con sentinelle a guardia, sia all'uno sia all'altro blocco; la– sciamo ad altri la magra soddisfa– zione di avvicinare in tal modo il momento della resa dei conti, sia per l'uno sia per l'altro blocco, ,ia ancora per loro stessi. Sia chiaro che un socialista non può - senza rinun– ciare ad essere socialista -, che un europeo non può - senza rinun– ciare ad essere europeo -, rega– lare all'un blocco od all'altro una testa di ponte nella nostra Europa. Ma fin d'ora, bisogna scegliere. Non basta voler fare l'Europa. Dob– biamo sapere come dobbiamo farla, quale Europa dobbiamo fare. Solo sapendolo ora, senza aspettare che l'Europa sia fatta, possiamo adottare coscientemente, coerentemente, la po– sizione che richiedono i problemi in– ternazionali attuali. L'Italia è legata a trattati inter– nazionali stipulati negli anni e nei mesi passati? Nessuno di noi parla oggi di venir meno ad essi. Dobbiamo invece chiederci se nel– l'interesse della nostra Europa, se nel– l'interesse di una Federazione Euro– pea socialista e democratica dovre– mo creare domani nuovi organismi specializzati, prima ancora di aver proceduto alla elezione di un'assem– blea rappresentativa europea - con poteri sovrani - davanti alla quale questi organismi specializzati dovran– no rispondere. Dobbiamo chiederci se, nell'inte– resse di una Federazione Europea indipendente dai due blocchi, do– vremo ratificare domani al Parla– mento i trattati internazionali che, più strettamente ancora dei patti pas– sati, tendono a legare l'Europa ad uno dei due blocchi. Dobbiamo chiederci, ~e, nell'_inte– resse della distensione internaziona– le, dovremo proseguire sulla strada di quel tipo di « politica europeista » che il Governo De Gasperi ha adot– tata dal 194 7 ad oggi. La risposta è ovvia : NO. GUIDOFUSINI NUOVA REPUBBLICA VOTA IJ~ITÀ POPOLARE VOTA IJ~ITA POPOLAIIE LITURGIE MONDANE GIANNE~I RISPONDE AF RREm : ILPESSIMISMO ULLA NOSTRA CIVILTA LEmRARIA NON r. PURTROPPO INGIUSTIFICATO L EGGO su Nuova Repubblica n. 8 (20 aprile 19H), l'articolo di Giancarlo Ferretti sul « Cinema italiano nazionale e popolare », e sono lieto del modo col quale il Ferretti ri– prende il motivo di un mio precedente scritto: al ~ssimismo da me manifesta· to discorrendo sulla nostra civiltà let– teraria, egli contrappone (con la garba– tezza di chi non polemizza ma intende allargare, e magari modificare, un pano– rama da altri proposto) un principio di ottimismo guardando i prodotti della cinematografia italiana, in cui l'alter– nativa non sarebbe - com'è a pro– posito dei libri - tra fumetto e cul– tura da iniziati, sibbene tra fumetto da una parte e cinema « nazionale e popolare» dall'altra: dando a que– st'ulti!llO attributo i significati auten– ticamente positivi che esso ha nei pensieri di Antonio Gramsci. La distinzione è precisa, e concor• do: anche se - avendone tempo e spazio a disposizione - credo che certi esempi andrebbero discussi, co– minciando dal nome del favorevol– rr:ente ricordato Rossellini, che io iscri– verei in tutt'altro registro, a esempio di ambiziosa e decadente volubilità. E più che mai concordo sulla precisa condanna che il Ferretti esprime nei confronti di molta cinematografia: una condanna che, se egli me lo concede, vorrei integrare (e l'appunto è molto sconsolante) ricordando un'esperienza comune a tutti noi. Cioè la denigrazione che molti rivolgono alle pellicole del– h corrente detta del • neorealismo », col~voli di lesa dignità nazionale in quanto propagatrici, all'estero, di una Italia miserabile e crudelmente cencio– sa. Mai si è sentito qualcuno di questi difensori della dignità nazionale che prostestassero ~r certi films - tipo Marakalumba balliamo ltt rumba o Amor non ho, però però - che fin dal titolo dimostrano con quanto zelo possan conferire a noi italiani una ve– ste di allegri imbecilli. Si vede che il timore di parere un miserabile (o, se– gretamente, di parere responsabile dcl– i' altrui miseria) è molto più efficiente che quello di parere un imbecille: e certe confessioni, appunto perché si manifestano inconsapevolmente, sono molto più indicative e precise di quan– to non sembri a prima vista. Ma se comprendo e condivido gli argomenti del Ferretti. non posso, in sostanza, dirmi d'accordo con lui pu una ragione fondamentale. Voglio di– re che non mi pare giusto mandare a\'anti il discorso p<:zzo per pezzo, se– zione per sezione. Va bene che a te– nere stretto l'obbiettivo ho incomin– ciato proprio io, discorrendo di lette– ratura ed escludendo gli altri campi. Ma se il Ferretti vuole rincuornrmi dimostrando eccessivo il mio pt:ssirni– smo (ed egli sappia ,hc son qui de– sideroso di lasciarmi persuadere) deve farmi vedere la tendenziosità, appunto, dei miei argoment~, accostando il mio esame a un esame più vasto, in cui gli aspetti della letteratura si ri, elino singolarmente negativi di fronte a tutti gli altri aspetti della nostra , ita cul– turale: sicché, tirando le somme, ci si accorga che il bilancio condusho è migliore di quello che io pensassi. Per ora, resto com·ero. E lo confes– so con rincrescimento perché tra otti– misti e pessimisti, i primi son gente molto più simpatica e vitale dei se– condi. Anche se, lo dico a mio par– ziale sollievo, talora i pessimisti sia– no soltanto persone ansiose di un pro– babile ottimismo, e su quella proba– bilità puntano molte ragioni della loro esistenza. Il cinematografo, in quanto è la forma di spettacolo più popolare, offre, sì, esempi di una più diretta comu– nione con le esigenze del pubblico - e lasciamo perdere, per ora, se fra gli spettatori sono infinitamente più numerosi quelli che vorrebbero imitare le spericolate galanterie di un don Giovanni in costume, di quelli che partecipano persuasi a qualche realistico spunto di vita morale rn:t quali deduzioni ci autorizza la consta– tazione? meno, penso, molte meno di quante si vorrebbe credere: e cosi la discussione minaccia di cadere nel- 7 l"ozioso, o nell"accadem1co, ~e non pro,– ,tJiamo a<l allarg:ime i confini, non solo oltre una precisa forma di sptt· t.t,olo o di e.pressione artistica, mJ .mcht: :ti di là. in maniera dJ riton– durre ,gli OAAetti che ci intrr~' -11.no :i un proc<:sso di causa e di effetto. E l'esempio l'ho a\'uto - il caso, a \'Olte, opera con spirito di pedago– ,t:ia - giorni orsono, alla Scala. Non dico per quale rappresentazione, nl: dico con quali interpreti: questo im– porta poco o nulla. Ma da tanto tunpo non ero stato i.n contatto con una O(· casiont" co~ì precisa, con una conferma tanto e:saurientt.: eJ eloqutnte di quéi mit-i stntimenti che son •gi.i Jichil– ratt dal fatto che scri,·o ~u qutsto fo– -~lio. La ala è stata JtttJ, anche di rl"t:tntt-, <: in stJ<: uffit.ialmentt: illu– stre. « tempio della rnltur:i e dell'.u– te ». E mi ,hiedo, lo chiedo anche al– l'amico Giancarlo Ferretti. come si pos– 'iJ :wer quiete, e fOme ci ~i po'>c;a t.On– solare in linea ottirnisti,J, st: una dtlle più famose manifestazioni della no– :i,tra Yita n.12ionale è costitu1t.1, Jppt111- to d.1 uno spettacolo che , 1, e - ed è, ripeto, uno spettarnlo tomple, temente al di là di un rnntrollo cli or– dine. almeno, este11co, cl, parte degli spttt.11ori. Si pensi alle languenti sor11 del tellro d'opera ,n Italia. e al tr,t– monto di glor10se 1:,t1tu1_1on1 Jssa1 fio– renti prima ddl'ultimJ ,t:ucrrJ. li gu– !'IIO, non l · è dubbio. i: mut.ltu. Bene o male: che !'IÌ3, i: mutJto; <: JoH· il gusto delropern lirica deri,a,a da una libera scelta di frequentatori spregiuJi– c:iti (cioè nell'entusiastica provincia) i segni dell:i decadenz, sono palesi fin troppo. I grossi teatroni resistono im– perturbabili: perché si è fuori dal na– h:rale rapporto fra csigeriza e strumento che la soddisfi, perché non si va se:conclo un'elezione di i'lteressi preci– si. i è nel rito, nella celebrazione mondana appog,giata a qualche mute– ,ole pretesto. F. da\\ero il rnso di an– dare in giro a chiedere la differenza frJ la l'eloi.1 Jilegr.1 e il RigfJl,110? ne sentiremo delle lx:lle. Cose, qut-ste. ,he non metttrebbe conto di scri,·ere. st il fc:nomeno GI• l.t o sia pure il ftnomt.no « gros:i,o teatro di grande città» r<.--stasstrodati <li una cronaca occasionale e fine .t se stessa. J\la non è cosi, purtroppo. Si pensi ai significati che !'IÌ legano alla selezione eco110111ici1 degli spett.1- tori; alle esigenze che i fre:qucntatori i~·crivono nei modi della loro \'Ìta (con– !'illltare i pn.-Lzi, e pt:nsarti); :,i pen:,i al· malsano equi,oco di quella clefini- 1ione di « tempio dell'arte t della cul– tura », in cui si dimentic.1 che i tem– pli, per t-sser tali, non assegnano il d1Titto d'entrata con distinzioni di bi– glietto, e che arie e r11l11u., sono cose t1oppo inquietanti e complesse per r<· ,tar disponibili al pubbli,o delle litur– gie mondane. Pt-ssimi~mo, allora. o nt• timismo? J\la la risposta, a questo punto, non possiamo darla soltanto noi « del me– stiere». Politiq11ed'abo,.d, e detto sen– za ironia. n:rtDIXA:l'DtJGIANNt:SSI LIBRI E RIT!ISTB Noti.:ia,io Bibliografico Mtnsile. Sot• to 1/i auspici dti Serd:i Spdtacolo lnforma:ioni e Propridà lnttlltltuale dt:lla P,esiden:a del Consiglio dei Mi– nistri. t la più completa e aggiornata Ri– vis1a bibliografica iialiana. Si pubblica Olcni mc-sc e coniicnc un sunlo brc,c c obic11ivo di 1une le ,i,iste cuhurali e di tutti i più importanti .studi palitici pubblicati in Iralia, no11cl1é: un Indice Dibliog,a/ico compldo Ji tutti i libri che si stamp:rno ogni tn('~('. redatto in lx1sc alle « copie d'obblit:o • const•gna• te per Lt:ggc alla P, c!>Ìdl·111a lici Con• siglio. Dirczione: Casella Pu,talc 2•17 • Ro– ma. Abbonamento annuo: L. 1.500.

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