Nuova Repubblica - anno I - n. 10 - 20 maggio 1953

8 t)UI IIAZZOLA iH1\J,E? Cari compagni, sento il dovere di dire anch'io quello che penso sulla triste pole– mica tra voi e i compagni dcll'USI. Ho letto Risorgimento e ho letto NuoM Repubblica. Non so chi ab– bia torto e chi ragione: so solo che state facendo molto, molto male alla causa che dite di difendere. Sia io che mia moglie avevamo deciso di aderire immccliatamcntc al nuovo, vero partito socialista che doveva sorgere logicamente dalla fusione tra il MAS e i'USI: ma an– cora una volta ci eravamo illusi. E abbiamo deciso di non aderire a nessuno dei due. Ora si tratta però di dare il ·nostro voto con co– scienza: e devo perciò esporvi chia– ramente i nostri dubbi. Ho entito un comizio dell'on. Cucchi e tre comizi di « Unità Popolare», tra cui uno cli Parri. Mentre Cucchi è stato esplicito nei confronti di tutti. pur attirandosi i fischi dei comuni– sti presenti, e le ha cantate a de– mocristiani e fascisti, a saragattiani e comunisti, non posso dire altret– tanto degli oratori cli « Unità Po– polare». Lo stesso Parri, in un'ora e dic– ci di discorso, ha violentemente at– taccato destre e centro ma non ha saputo dire una sola parola in con– danna delle forche cli Praga. Eppu– re sono fatti che non si possono fa– cilmente dimenticare! Mi pare insomma che mentre le vostre posizioni teoriche sono chia– re e giuste, non sia altrettanto ·chia– ra la vostra azione pratica. Calamandrei scrive bene sul Pon– te che va in mano a pochi intellet– tuali, ma Parri (per dir quello che ho sentito con le mie orecchie) raz– zola male nei comizi pubblici. Credo che questo sia un errore, prima perché tende a mantenere l'e– quivoco tra gli stessi socialisti vera– mente democratici, e poi perché non permetterà ad « Unità Popolare» cli raccogliere quei voti della piccola borghesia, stanca dei DC e compa– gni, ma ben decisa a non aiutare in nessun modo i totalitari di qualsia– si colore e chi ad essi non sa chia– ramente opporsi. Sperando in una risposta che val– ga a chiarire i miei dubbi, vi saluto. Rag. 010\'A~NI DARIN Padova L'amico Darin non ha forse nuulo occasione di ascoltare i"l mio conii– zio di Padova, dove credo 1zon mi si sia potuto rimproverare di alcuna ambiguità nei confronti di nessuno. Ed ambiguo non è certamente Parri né altri di 11oi. Ma, come ho già scritto, è nostro dovere puntualiz– zare il pericolo laddove si manifesti, volta per volta, più urgente: il mas– simalismo del contro tutti e del con– tro tutto, non ha mai servito a nulla e a nessuno. Il 18 aprile '48 11oi valutammo che il pericolo (fo– terno e internazionale) del comuni– smo, avesse una effettiva consistenza e immediatezza: prendemmo per– ciò posizione contro di esso, ma non per questo ci schierammo coi demo– cristiani - anzi, predisponemmo una alternativa <lemocratica nei loro confronti dando vita alle liste di Unità socialista. Nel maggio '53 la posizione è rovesciata: valutiamo che il J1ericolo immediato venga da destra e dalla D.C.; e per que– sto ci siam,o schierati contro, con le liste di Unità popolare, senza vo– lerci confondere coi comunisti (anzi, cercando ancora una volta di pre, disporre un'alternativa democratica). In sede teorica, siamo contro i co– munisti e contro i democristiani, perché crediamo nella libertà e nel socialism.o, e siamo capaci di vede– re il nocciolo totalitario che sta nel corpo di quei due movùnenti; ma in sede politica, cioè pratica, dob– biamo concretmnente operare, volta per volta, perché nessuno dei due abbia il sopravvento; in questa sede, la faziosità teologica serve proprio allo scopo opposto di quello che si vorrebbe raggiungere . . L'anti'comu.nismo di Cucchi è teologico, cioè prescinde da ogni va– lutazione politica; e ricorda molto da vicino l'anticattolicesimo degli ex-preH. Noi, per nosfra fortrn-,a, B1b1oteca o NUOVA REPUBBLICA del IJirettore no11 conosciamo teologie, e preferia– mo appellarci al nostro comune ra– ziocinio politico. L'Italia si è libe– rata dalla monarchia il 2 giugno; ha debellato il pericolo comunista (Cucchi non era dalla nostra parte e dovrebbe darci meno lezioni} il 18 aprile; deve liberarsi dalla minac– cia clericale il 7 giugno. Dopo ... : dopo, forse, si potrà imboccare dav– vero il cammino del socialismo de– mocratico. Quanto al vero partito socialista, abbiamo tutti la medesima esigenza. Ma, quanto a noi, siamo ben de– cisi a non farci ingannare dalle fal– se apparenze, e a non creare nuovi pericòlosi equivoci unificatori prima di essere persuasi di una unità so– stanziale. Con l'U.S.l. non siamo d'accordo su molli problemi essen– ziali così di politica iutenwzionale, come di politica interna; non con– dividiamo i loro metodi (che ricor• dano troppo da vicino quelli del P.C.I.), né la loro spregiudicat.ezza su molti terreni, né il loro modo di organizzare un partito, né il loro spirito settario nel giudicare i loro vicini di casa, né la loro infantile presunzione di possedere la verità, !lilla la verità (residuo anche que– sto di teologismo). Non intendiamo fare unificazioni generatrici di scis– sioni: quando i tempi saranno più maturi, allora 11e riparleremo. T. C. IL GIOVO DELLE PAHTI Avvicinandosi le elezioni, è cominciata 1 nonostante la legge elettorale apparentisti– ca, la campagna della D.C. contro i par– tili minori. L'h:t a·wiata il Vescovo di Asti, con una lettera pubblic:ata sulla Ga:zetta di AJti ciel I .o maggio, nella c1ualc è detto: cc Non si /mò votare per quei /1artiti che 11011da11no sicura e certa garan:ia di 1m elfettiuo rispetto di l111ti i valori religiosi e morali» (cd è precisato che si tratta di quelli che si richit1mano :dia « vio– lenta », al « laicismo» o a( cc marxismo »). E poi ancora: « No11 volate per quei partiti che pur 11011 essendo forse cattivi né per uomi11i 11é per programmi, rappresenta,io oggi un'inutile, sterile e soprattutto peri– colosa dispersione di voti ». Quest'ultimo concetto è stato successiva– mente chiarito da Conclla in persona, in un ar·ticolo dc li Popolo del 10 corr. nel quale il segretario della D.C. dopo essersi dilungato a « dimostra,·e » quale motivo di speculazione potrebbero ritrarne i social– comunisti qualora riuscissero ad ottenere, globalmente, la maggioranza relativa, così conclude: <( Qua,rdo invitiamo l'elettore a volare per la D.C., lo invitiamo a far cor– /10 per sventare anche questo J1ericolo. La maggioranza democristia11a batte i partiti rivoluzionari: questa i la m11ta della bat– taglia. Tale esieen:a deve t>ssere se11lila ancor J,i,t viva nelle ele:io11i del Senato 1 le <111alisi svolgtmo con una l11gge elle f1uò dctermit1are not1 solo la sco,i/itta dtl candi– dato democristiano ma anche la vittoria del candidato socialcomunista escfosivame,i– le iii ragione della dispersione dei voti, non esse11do 1,revislt1 alcuna forma di np– J1arentame11to. L'obbicttii..·o rivol11::iot1ariv sarà travolto dalla 11oslra decisa azione diretta a conservare alla D.C. 1m numero imJ,onenle di ml/ragi ... ». Il ragionamento è capzioso e lo è in modo evidente. 1 on si comprende infatti, ad esempio, perché il P.S.I. e il P.C.1., pur presentandosi distinti, dovrebbero consi– derare globalmente i prop,·i voti e pcr·ché non dovrebbero invece poter fare altret– tanto gli altri partiti. ?i.fa ciò che conta soprattutto è il significato dell'articolo, che conferma come la propaganda democri– stiana sia diretta a ricreare l'atmosfera del 18 a1>rile cd a presentarsi come l'unico valido baluardo contro il comunismo, così da ottenere un « numero imponente di suffragi» a danno dei partiti minori suoi alleati. Ed il bello di ciò non è tanto questo trattamento della D.C. ve1·so i pic– coli pa,·titi - che era previsto - ma so– prattutto la mancata reazione dei mCdesimi piccoli partiti. Essi non ha'l\nO osato ele– vare alcuna protesta i al piit si sono limi– tati a pubblic:ire altri articoli diretti a dimostrare che non esiste - con lt legg:'i clellorali attuali - alcun pt'ricolo di cli- CO ll\lDOVll\lA. ll\lDOVll\lELW Il compagno Bianucci ha indiriz– zato, in data 12-5-1953, al diret– tore de La Nazione, una lettera che noi pubblichiamo qui sotto non es– sendo comparsa su quel giornale. Egregio Direttore, nell'articolo dal titolo: « Sei menzogne e un indovinello », ap– parso m La Nazione di Sabato 9 corr., Marcello Taddei, dopo avere illustrato, con encomiabile facilità e disinvoltura, le menzogne propa– late ad arte dai socialcomunisti per accreditare presso la pubblica opi– nione la favola della « legge truffa» (la legge elettorale maggioritaria sa– rebbe i11uece per il Taddei un capo– lavoro di onestà e di intelligenza politica) si arresta imbarazzatissimo di fronte ali'atteggiamento di quegli «indipendenti» tipo Parri, Corbino e Calamandrei (la confusione dei no• mi e delle idee che questi 110,ni rappresentano è stata studiata ad arte) che, « dnunciando a contri– buire al rafforzamento delle alterna– tive di democrazia laica esistenti dentro l'apparentamento di centro», hanno dato vita a raggruppamenti politici indipendenti sia dalla D.C. che dai comunisti e, per quanti sfor– zi faccia (simile in questo al suo esimio collega M attei) non riesce proprio, poveretto, a risolvere l'in- spersione di voto, ma guardandosi bene da-I denunciare la propaganda che la D.C. fa in senso opposto. In uno cli tali articoli, anzi, La Voce Repubblicana del 17 mag– gio è giunta a rallegrarsi ed a ringra– ziare Dc Gasperi per aver detto, in un suo discorso, che appunto « l'elettore potrà sceeliere fra i quattro f1arti1i democratici que'llo che meglio corrispo11de ali, sru idee e ispirazio,ii, senra timore di voti disper– si ». Evidentemente il suddetto giornale non ha imparato nulla dall'esperienza degli anni passati, i quali hanno a sufficienza dimostrato la divisione delle parti esistente all'interno del partito di maggioranza, Ira chi parla in senso democratico e chi agi– sce in senso totalitario. Ed il guaio - per i minori - è che il 18 aprile ha anche dimostrato quale sia l'efficacia, ben maggio– re di quella del partito, della propaganda svolta da Vescovi e Parroci, la quale oggi è diretta - come attestano le parole del Vescovo di Asti e di tanti altri cd una serie di articoli dell'Osservatore Romano - ben più a ricalcare le indicazioni di Gontlla che non quelle di De Gaspcri. L'Al.ll'ERl\lATIVA 80()1.tl.LISTA. Parallelamente all'offensiva democristiana verso i suoi alleati, altra se ne è iniziata, dello stesso genere, da parte del partito comunista nei confronti del P.S.I.. Ne è sintomo un articolo di Pietro Secchia, pub– blicato sull'ultimo numero di Rinascita, nel quale si legge: « Oz11i successo socia– lista è anche un 1wslro successo perché è un voto dato a programmi che hanno per base /'i11teresse delle classi lavoratrici; non è la stessa cosa però volare per il partito comunista e votare per il partito Jocialista, non fosse altro per il fotto che il partito comunista ha una struttura or– ga11iz:atiua, una disciplina e dei quadri che lo portano 110n solo ad avere 11nprogramma, ma anche la forzo per poterli reali:zare ». Sono aggiunte considerazioni relative alla campagna del 1948, in occasione della quale « la carenza dell'organizzazione peri– /erica del fronte e la relatiua minore atti~ uità dei compagni socialisti fecero del na– stro partito il solo strume11to che potesse opporsi con maggiore successo alla pos– sente organiz:azione della Chiesa e dei Comitati Civici». Si contrappone d'altra parte a tale arti– colo la recente dichiarazione fatta da Nenni in un suo comizio, secondo la quale la D.C. è un partito di democratici con il quale si « può trattare e collaborare ». L'uno e l'altra sono (o possono essere) piccoli sintomi di una situazione nuova, che non vanno certo sopravalutati, almeno finché Nenni non avrà concretamente dimo– strato di voler far seguire alle parole i fatti e rtalmcntc per!ltguire una politica autonoma, ma che neppure vanno 10110- dovinello che, secondo lui, detto at– teggiamento costituirebbe. Ma guarda un po'! Dunque, è davvero possibile che, con tutto il suo «acume», il Tad– dei non riesca a irovare la chiave dell'enigma? Eppure si tratta di ,ma chiave così grossa che non v'è certo bisogno di occhiali per rintracciarla. Basterebbe infatti che egli - il Tad– dei - anziché spremersi tanto ed inutilmente le meningi, si fosse presa la briga, prima di buttare giù il mo «fondo», di da.re un'oc'chiata, non dico a quanto « certi professori dal– l'orizzonte politico limitato» vanno scrivendo da tempo su riviste di po– litica e di cultura (quale « li Pon– te» p.e.) che, per la loro scarsa le– vatura, non si addicono forse al fine palato del Taddei, ma all'articolo di Tristano Codignola sull'ultimo nu– mero di « Nuova Repubblica» od anche alla modestissima risposta da/a dal sottoscritto - e da altri aderenti alta lista di Unità Popolare - al– l'inchiesta che il « Nuovo Corrier, :> va conducendo da alcuni mesi f,a gli indipendenti, perché l'indovinello fosse ,isolto. Santa ingenuità! Ma se al Taddei (o al Mattei) risolviamo sin da ora l'indovinello, come farà mai egli, da indipendente autentico (e non fa– sullo) a specularci ancora sopra fino al 7 giug,w? Perdoni dunque, egregio direttore, la mia dabbenaggine (e con Lei .mi perdoni il Suo collabora/ore) e voglia credermi Dev.mo Suo ltENZO BIAN(;CCI Spianate (Lucca) valutati. Giusta'lllcnte La Stam/1a del 5 maggio ha ·così commentato il )·icordato discorso di Nenni: « I socialdemocratici 1 che so110 i più colpili dall'insidiosa cam– pagna del P.S.I., ha,1110 immediatame11te reagito ricordando che le a/1trlure di Nenni sono un mero espcdie11te clelloralr smentito dalla sostan::a filocomunista di tutla la J1olitica del Jwrtito. Il che è senza d11bbio vero. I:: a11che vero però che la campagna del P.S.1. 110n Jmò essere co11- siderata soltanto per i riflessi che essa può avere sui partiti di centro, ma anche per i nuovi rapporti di for:a che potrà deter– minare nello schìerame11to dell'estrema si– nistra. Se il P,S.I. riusci,à a g11adag11art nei rizuardi del P.C.I. ciò 11011 sarà st11:a significato J1er le prospettiu11 J1olitiche del 11uovo parlame,ito. E sarebbe u,i errore non tenerne conio». Appunto di ciò hanno tenuto conto i comunisti, e se ne sono preoccupati; sa– rebbe assurdo non ne tenessero conto a-nche i socialdemocratici. t già stato infatti ampiamente dimostrato, su questo stesso periodico, l'inevitabile alla,·gamenlo a de– stra della formazione governativa nel caso che il quorum per la- Camera sia 1'ag– giunto; ma se ciò non sarà, dipender:\ dalla D.C. e dal P.S.1. la costi1uzione di un governo di centro-destra o di cen– tro-sinistra. Dipenderà cioè dal P.S.J. of– frire questa seconda alternativa e lasciare a Dc Gaspcri la scelta; e, per offrirla-, bisognerà che dimost1·i di essersi decisa– mente e concretamente orientato in senso autonomistico. t anche chiaro, però, che a questa responsabilità che gli compete, il P.S.I. potrà essere richiamato soltanto da chi non abbia egualmente- abclialto \ alla funzione socialista, in un altro senso. SEHVI St;IO()t)HI « Della belle:ra di Clara Bootlie Li,ce or– mai tutti parlano tiegli ambienti romani. Non è u11a belle:za clamorosa, ma fi11e. La donna è /ragile 1 ma alta, sla11ciata; è ete– rea, ma nel tempo stesso consiste11te; 1111 diafano pallore le dona 11t1'arislocratica fi– ne:za. Si vede subito che è inia do1111a 11nergica e coraggiosa, a11clie se della dori– na ha la più squisita femminilità.... Tutti i gior-nalisti a Napoli l'ha11,w tro::ata sod– disfacente, inca11levole 1 simpatica 1 b11owa » (Mario Guidotti, ne La Notte del 23-24 aprile 1953). « La prima casa che colpisci/ i11 Clara Boolhe Luce è la bellezza. U11a bellez:a urena e autentica, diremo a11lica. "I:: bel– la, semplice e itisi11me autoritaria 1 tma donna dall'apparcn:a fragile, nei cui occhi ,iauiga una assoluta decisione. Il suo sor– riso disannante e insieme dolce, vaganumlr melanconico, arrestò la fal~ppata dei gior– nalisti » (Igor Man, ne La Na:ione del 23 aprile). F. Il. POPO.,O llll~IJTO LOSTIPENDIO DEI 15GIORNI E" sconfortante constatare che il problema dello squilibrio fra il costo della vita e le remuneraziani fisse non è stato affatto risolto. Possiamo anzi affermare che oggi, dopo gli ultimi magri aumenti delranno 1951, le con– dizioni della classe impiegatizia sono peggiorate. Gli aumenti degli stipendi concessi finora non sono stati mai proporzionati al costo della vita. Cosicché l'impiegato <he nel I939 viveva modestamente, og– gi si trova in condizioni. veramente J isagiate e disperate. A nessuno infatti i: sfuggito che le concessioni fatte finora agli impiegati sono state di na• tura effimera ed i li usoria, perché i prezzi di vendita dei generi di prima necessità sul mercato hanno continuato ad aumentare, così che ogni vantaggio ottenuto è stato di colpo riassorbito. 11 pubblico impiegato si è da prin– cipio illuso, ritenendo che il suo stato di disagio fosse soltanto transitorio, e inutilmente ha cercato altrove la– voro, per poter integrare il proprio magro stipendio; ma ora è stanco di attendere; il sentimento che oggi perva– de il suo animo è lo scoraggiamento, la sfiducia, lo sgomento per il domani. Per risollevare r impiegato dalla pre• sente depressione morale occorrono dun– que dei radicali provvedimenti, non solo per una necessità di ordine mo• raie, che non è altro che un sentimen– to di umana solidarietà sociale, ma anche per una esigenza pratica nello stesso interesse dello Stato. All"impiegato bisogna offrire la pos– sibilità di vivere; bisogna quindi tra– sformare la remunerazione da un <<Sem– plice assegno alimentare» in una vera e propria remunerazione di lavoro secondo la natura e qualità della pre– stazione. Nessuno ha osato rifiutare l'ulti– mo aumento alle prebende degli ono– revoli Deputati e Senatori: solo per il nostro maledetto mensile neppure un pensiero! Ed ora ci si nega anche l'acconto! Che importa se la dignità dell'im– piegato è avvilita' Lo Stato Italiano non può! C è di mezzo la ricostruzione, il riarmo e le spese elettorali, e non si può pen– sare ad altro. Ma sia lecito a noi di dire che i nostri padroni ci regalano una elemosina, buona a vivere per soli 15 giorni. Infine: o si provvede d"usgenza a ridare alla Pubblica Amministrazione un assetto definitivo e indispensabile per il buon espletamento del servizio, oppure le sorti di essa saranno irri– mediabilmente compromesse. l'RANOOROMAGNOLO NUOVA REPUBBLIC flVl!, 1 DICl1VALB POLITICO Esce il 5 e il 20 di ogni mese in oliopa,ine Comitalo D ireuit,o: P.CALEFFI • T.CODIGNOLA • A. GREPPI • P. YITTORELLI Redosione1 Flttnze, Piazza della Libertà 15 (50.998) Amrn1"ni•trasione: Firenze, Piazza Indipendenza, 29 (22.058) e/e po1tale 5/6261 (Lo Nuova Italia) Firenze Abbonam. annuo L. 800; Seme1trale L. 450; E1tero L. 1000: Sostenitore L. 5000; Sot• tO!!lcrittore quota mentile di almeno L. 200 Uno copio L. 86 - Arrelrata L. 60 Autorlu. del Trib, di Firenze n. 1'78 del 80-12-1952 Stabilimenti tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei Mille, 90 Responsabile: TriJ1a110 r.odignola

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