Nuova Repubblica - anno I - n. 10 - 20 maggio 1953

L. 35 Spedizione ID abbonamento poatale (Gruppo Il) A pag. 6: Fiamme a Buenos Aires di VICTOR ALBA Anno I - N. 10 QUINDICINALE POLITICO Firenze - 20 Maggio 1953 ~IASSlllO S.\LHDORI: Libertà In b!l!co (p. 1 e 2) -L"a11J1trio dei compagni triutini (p. 2) • ltll'C,U:00 1,E\ I: Elezioni negli U. S. A. (P, 3) - C\ltLOS l'RO~K: Riarmo morate (J/. 4) I - FltA~(O llOlt\~01: Crepo nella Democrazia Cristiana (p. 4) - Foto e cenni bioura{icL dei t:andidali dt ·• Uniltl PoJ)olare. (p. 5) - \ lt.'TOll ALBA: JtJamme a Buonos Aires (p. R) J - IIEIIDINANOOGIA~IIES!,I: Liturgie mondane(p. 7). GUIDO}'UBINI: Jèuropa da fare (p. 7). SOMMARIO RASSF.C:l'R: Punto contro punto, di Merciaio (p. 3) - Cronache dolio libertà Italiane (p. 6) - Posta del dlrettore: Jcttere di GiovanniDarin o Renzo Bianucci (p. 8) - Speecblo della stampa, d1 Franco Ravà (p. 8) - Popolo minuto, di llra11co Rcmwonolo (p. 8). ' CONCRlllSMO astratto· biamo fallo? E possibile che a Salvemini sia sfuggito che è pro– p, io J11llt1 misura che la D.C. in nesmn caso era disposta a mollare ( pour cause, na/11ralmenle)e che proprio quel premio Saragat e compagni hanno acceltato? LIBERIAIN BILICO D OBBIAMO /roppo a Gaelano Salvemm, per pennellerei di polw11zzt1recon lui: 111,1 egli o è sia/o sopra/1111/0 maestro di sincerità e di coerenza, ed fil mo imeg11t1111ento 11011 ci Jenliamo di mancare. Nel mo receu/e t1rlicolo wl "Mondo" egli ha offerlo 1111 mirabile esempio di concrelismo t1Slrallo, di concretezza che, per 1:ssere troppo vagheggiala, si è lra– sforma/a i11 miio, cioè i11asirazio– ne pttra. Due parole solta11/osulla pre– messa: alla l'igilit1 delle elezioni, Salvemini dà ai moi amici 1mt1 con/orla i11dicazio11e di voto. Non c'è altro da fare, egli dice, che volare per i l,1icit1ppare11/ati, lt1p– pt111dosi prima t1cc11rt1tame11te il 11a– so. Si polrebbe forse volare an– che per gli "erelici": ma t1 con– dizione che sia chit1r,1,nella pro– pt1gt111da, !ti loro posizione 1·ersoi co1111misti.Ci l1111iliamo t1 dire: St1lvemi11i11011 h,1 mai scello 11el– la ma vilt1 quello che puzzasse di meno; ha se111pliceme11/e r spin- 10 questa scellt1.St1lvemi11inon è slato filoco1111111ista per il fallo di essere m1tifasci sia: è sia/o sempli– cemenle a111ifmcisla.Non vedia– mo perché egli possa pemare che gli amici che gli so110pitì vicini debbano essere falli di pmta di– tersa dalla ma. Pitì l1111godiscorso 1•t1invece fallo per i mggerimellli eh'egli ci dà ml modo col q11t1le avrem– mo dov1110e dovremmo cond11r– re la 11os/ralotta: non mcire dai partiti o 1·ie11tran•i, ma fare la ri– volta contro i vescovi; 11011 esar,– rirci nella ballaglia co11/rola leg– ge, ma p1m/11t1lizzadamila "mi– mra" del premio e s11rm pro– grmnma minimo di richies/e e di , iforme; 11011 costiluire 1m nuovo par/ilo. Q11eslavolta, per t1111or di concrelezza,Salvemini è Jalito pro– prio nelle 1111vole. Rivo/la colllro i vescovi? Ma è quello che abbiamo cosla11/eme11/e fallo, senza dare tregua, da Tori- 110t1 Bolog11,1e Genova. In 1•e– ri1à, se Salvemini fosse stt1lo, co– me noi, "in pt1rlibm i11fideli11m ", 11011 crediamo avrebbe fallo o po– Iulo fare di pitì. Ma i vescovi, Sal– vemini lo sa, posseggono l',1r111t1 della sco1111111ica: ,-ientrnre nella Chiesa dopo la scomunica, o evi– lare l'inlerdetlo, si p11ò - cer– lamente - ma a 1111 solo prezzo: rinunciare alle proprie idee, ac– re/lare il pitì repug11anleconformi– smo. Può venirci proprio questo imegnamento da Salvemini? P11nlualizz.1re la battaglia sulla misura del premio. E cos'allro ab- P,ano di rifo,-me. Salvemini ha ct•identemente dimenticato l'impo– slazione della sinislra al congres– so di Genova del P.S.D.l. Ecco il lesto dei tre ordini del giorno che presenlammo a quel Con– gresso: I) Pe,· la dife,a delle libertà co11i1u– zio11ali. li Congresso ecc., ritenuto che la difesa delle libertà fondamentali ga– rc.ntite dalla Costituzione sia inelimi– nabile compito del Partito; dichiara condizione essenziale per ogni trat– tativa col partito di maggioranza: a) il ritiro del progetto limitativo della libertà di stampa; b) la formulazione di un nuovo progetto di legge per la disciplina del diritto di sciopero e dell'attività sindacale, sulla base de– gli artt. 39 e 40 della Costituzione; c) l'adeguamento della legge fascista di polizia, e della legge comunale e provinciale, allo spirito della Costitu• zione; d) il ritiro del progetto di leg– ge cosiddetta polivalente; e) la tutela della scuola statale, sottraendone il g<,verno a infiuenz~ confessionali; f) il rispetto della Costituzione repubbli– cana per quanto riguarda la tutela dtlle minoranze religiose e la libertà di espressione culturale e artistica; g) il ripristino del pieno controllo parlamentare sugli enti di assistenza collettiva e sull'uso dei fondi ad essi destinati. ·2) Per /' alluazione della Couiluzione. -li Congresso ecc. impegna la Di– rezione del Partito e i Gruppi Par• lamentaci a sollecitare la emanazione, entro il corso della presente legisla– tura, delle leggi relative agli istituti fondamentali della Costituzione repub– blicana (Corte Costituzionale, Consi– glio Superiore della MagistratUia, Consiglio superiore dell'Economia e del Lavoro). Afferma che una sostan– ziale modifica della legge elettorale ,·igente, implicando una revisione del– la Costituzione, non è proponibile prima che siano completati gli isti– tuti costituzionali. E, ravvisando nella forma repubblicana il fondamento del– lo Stato italiano, esclude che qual– siasi accordo politico al quale par• tecipi il P.S.D.I. possa essere esteso a partiti o movimenti monarchici, co– munque qualificati. 3) Per la nazio11alizzazio11e dell'i11d11- 11,-ia eleJtrica. li Congresso nazionale del P.S.D.I. impegna la Direzione del Partito e i Gruppi Parlamentari a presentare en– tro la legislatura in corso un proget• to di legge per la nazionalizzazione dell'industria elettrica. Q11esli /re ordini del giorno ven– nero 1·espi11tida De Gasperi e Gonellt1, per trami/e di Saragal e Romilt1. Conosceva Salvemini q11e– s1i dommenli? q11ale differenza passa fra essi e il piano di lolla che, secondo liii, avremmo dov1110 seguire? Bt111111i ml fondo, otte11emmo /111/aviache il Congresso impe– g11mse la Direzione, come con– dizione essenziale alle trattative di apparentamento, che il premio non w_/Jerasse 11ncerto limite: che Lacontroriforma è buon punto. Pensare a unaliberalizzazione del clericalismo è altrettanto assurdo quanto pensare allaliberalizzazione delcomunismo o delfascismo I .EGGEVO recentemente un articolo ~ a firma Brucculeti su « La Ci– viltà Cattolica». Trattava delle elezioni; inneggiava alla democrazia; insisteva sulla difesa de:la democrazia, sull'unione di tutti i cittadini perbene per salvare la democrazia. Non vi era frase che, presa alla lettera, dovesse spiacermi. Eppure l'articolo stonava, sa• peva di falso : sono anni che leggo regolarmente « La Civiltà Cattolica»; ricordavo altri articoli, alcuni a firma Brucculeri, io cui s'inneggiava al fa– scismo, s'insisteva sull'unione sacra di tutti i cittadini nell'ambito dello stato corporativo, si giustifiravano - con abbondanza di argomen:i sottili - le aggressioni che fUiono il preludio della seconda guerra mondiale. Non vi è dirigente politico, o qua• si, che non parli di drn <'~azia. Anche Graziani ha detto, indirettamente, che anche lui, bontà sua, è per la demo– crazia dato che, in questo momento almeno, non è per la dittatura (for– se, è vero, si tratta soltanto di uva acerba ...). Non dubito che Brucculeri, Graziani e Togliatti siano sinceri: so– no però anche sicuro, sicurissimo anzi, che quello che intendono per demo– crazia non ha niente a che fare con quello che intendo io. Per me (e per una minoranza di quanti voteranno il 7 giugno) la democrazia è l'organiz– zazione, non solo politica ma anche economica e sociale, della libertà, di quella libertà a cui ho diritto (indi– pendentemente da quello che vogliono maggioranze e minoranze) semplice– mente perché essa è l'essenza stessa dell'essere umano; di quella libertà che nel campo politico si concretizza venissero rilirate le Ire leggi li– berticide; che 1111 eventuale accor– do coi monarchici fosse escimo def initivamen/e. Dopo neanche due settimane, l't1rcivescovoSai-a– gat, col chierico Romita, davano un calcio ai deliberati del Con– gresso, e si ge11i1fle11evm10 davan– ti al po11tef ice. Rivolta immediata contro i vescovi. Scomunica. Che cosa avrebbe fatto allora Salve– mini? E infine, niente parlito nuovo. Inft11ti,resteremo movimento, non faremo partiti, per ora, finché la situazione non ci sembri pit) ma– /11ra:ma non perché riconosciamo validità ai partiti che abbiamo spe– rimentalo. Quanto infine al Comitato d'in– /esa laica, ecco come si esprimeva il Convegno di Firenze della si– nistra del P.S.D.l. dello scorso novembre: "Ersa 'si rivolge al• nel « libero governo », nelle istitu– zioni rappresentative il cui scopo è di ,assicurare la pacifica convivenza di aspirazioni ed interessi diversi, ad ognuno dei quali viene chiesto di ri– nunciare alla realizzazione integrale del proprio programma se tale realiz– zazione integrale dovesse sopprimere la libertà delle altre aspirazioni e de– gli altri interessi. Gli esponenti delle tre maggiori anti-libertà ragionono divetsamente. Per loro la democrazia è l'assolutismo del gruppo che rappresenta (o pre– tende rappresentare) la maggioranza. Tutti gl'Italiani, sah-o pochi eretici, sono cattolici - chi agisce in loro nome è democratico, dice Brucculeri. Gl'Italiani, salvo una minoranza di rinnegati, sono « nazionali » - chi agisce in loro nome è democratico, di– ce Graziani. Gl'ltaliani, salvo pochi parassiti, sono dei lavoratori - chi agisce in loro nome è democratico, dice Togliatti. Nella classificazione dei regimi politici, brucculerismo, grazia– nismo e togliattismo (cioè, tanto per intendersi, clericalismo, fascismo e co– munismo) appaiono sotto la medesima rubrica. Libertà in bilico Che in Italia la democrazia quale la intendo io e quale probabilmente la intendono tre o quattro milioni di elettori, sia in pericolo, è cosa ripe– tuta tanto spesso che non vale la pena d'insisterci. Fra alcuni milioni di co– munisti, un numero ancora più in– gente di clericali e i residui del fasci– smo, ognuno con la sua corte di pa– rassiti e cl'idioti più o meno utili, man- tresì a q11a111i, condividendo le s11e preocrnpazioni sulla sorle della li– bertà italiana, mililt1no negli al– tri parli/i democmlici: e li invilt1 a coordinare ,ma azione co1111111e a difesa del laicismo, di opposi– zione alla politica di sopraffazio– ne dell'Azione Callolica, di resi– stenza alla volontà compromisso- 1ia e ,·immciataria delle rispettive direzioni, onde rendere possibile ,ma svolta democralica della viltt italiana». I suggerimenti che oggi ci dà Salvemini sono sta/i dei fatti già da molto tempo, per opera 11oslra. Salvemini, che è 1111 grande slori– co, sa che la politica si fa app,m– lo coi fatti e che i documenti stan– no lì a testimoniarli. Chiediamo alla ma coscienza se non gli sem– bri che fatti e documenli stiano t11lli dalla parte nostra. TRIST\NO CODIGNOL \ tenere un regime di libertà è cosa ben difficile e che richiede un'abilità che pochi danno prova di possedere. Comunisti, clericali e fascisti sono convinti che la libertà consiste nel costringere tutti ad agire e a pensare nello stesso modo (i comunisti), o che è un'invenzione diabolica (i cle– ricali), o che è una scemenza (i fa– scisti). D'altra parte la situazione è, dal punto di vista della libertà, indubbia– mente migliore di quello che non lo sia stata in un passato recente e re– moto. Quella libertà che una minoran– za è riuscita a reintrodurre in Italia a prezzo di molto songue e di molti sacrifici, e con il valido aiuto sia del– l'imbecillità fascista che dell'invasione anglo-americana, si è potuta mantene– re fino ad osgi grazie all'equilibrio precario stabilitosi fra le tre maggiori forze dell'anti-libertà. Fino al giorno in cui il senso della libertà si diffonda in tutta la nazione ed in cui gl'isti– tuti rappresentativi abbiano come base una volontà di libertà, il compito più importante rimarrà quello di mantenere l'equilibrio tra le forze dell'anti-libertà in maniera che una non distrugga Je altre, perché distruggendole verrebbe a mancare la possibilità per la libertà stessa di sopravvivere. li pericolo immediato è che l'equi– librio, indubbiamente instabile, tra le correnti autoritarie venga distrutto a Yantaggio dell'autoritarismo clericale, ben di,·erso da quello fascista quanto da quello comunista (cosi come la dit• tatura esercitata dai clericali in Porto– gallo e in Irlanda è diversa da quella di Peròn e di Franco e da quella dei dirigenti comunisti nell'Unione sovie– tica e in Jugoslavia) ma non per questo meno degno di chiamarsi autoritarismo. Gli errori Quando i dirigenti del P.R.l., ai quali forse più che a chiunque aluo si deve la malaugurata impostazione della campagna elettorale, decisero di estendere alla campagna elettorale stes– sa la loro collaborazione con la D.C. (e con il loro atteggiamento costrin– sero i dirigenti del P.L.I. e del P.S.D.I. - molti dei quali agirono a malincuore - a fare altrettanto) compirono tre errori fondamentali: ri– tennero che De Gasperi e D.C. fosse– ro una sola cosa mentre se De Gasperi è, ne sono convinto, democratico nel senso liberale, la stragrande maggio– ranza della D.C. è democratica nel sen– so autoritario soltanto; ritennero che la D.C., cioè il clericalismo autoritario, fosse meno forte di quello che non lo sia in realtà; ritennero infine di poter controllare il clericalismo.

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