Noi Giovani - n. 5 - maggio 1917

NOI GIOVANI tutti. Eppure era sempre s::>rridentc, sempre al– legra come un uccellino. Molti anche la credevano un'incosciente', ap– punto per quella sua allegria continua, trabcc– cante, comunicativa. - - Perchè ridi sempre, Marietta ? - Oh bella ! Perchè son· contenta. - Ma di cosa puoi essere contenfa, poverina ? - Di cosa ? Del mondo, dei fiori, del sol.· degli aereoplani che volano : e poi oggi c'è una novità - ~ lo diceva ccn voce grave -- ; oggi ho preso due ventini. E via a corsa nel sno boschetto, al suo prato, ai suoi fiori. Li coglieva scegliendo i più belli, i Più rigogliosi. Poi si sedeva sull'orlo dj Un fosso e ne faceva dei mazzettini. Ogni tanto guarda:va .in giù, verso·Ie casè del paese che bi~ncheggiavano al sole, e si sentiva felice. Quel giorno, dopo aver parlato col ten~nte, se·ne andò in paese, a comJ}rar qualcosa da man– giare. Poi si sedette su un tronco ·d'albero e si mise a mangiare. In alto rombava un motore ; l'aereoplano a la, ghe spi:re saliva, saliva sempre più in alto. Marietta guardò in sn, e pensò che forse era il suo tcnentino. Allora si alzò e agitò un fazzoletto, gridando infantilmente : « Addio.Ad– dio! ». Guardò un pezzo, finchè l'aereoplan) non si dileguò n"'lla lontananza; poi si mise a cantare e ricominciò a vendere i fiori.. In una via inconrrò il tenente. -- Ha volato lei, vero ? - Si brunettina .... -- Bello.... Me l'ero immaginato, sa ? Mi ha visto quando salutavo ? · Egli le accarezzò la testina al'ruffata e le disse : << H;Li pensato a me, Marietta ? » - Si, un poco. - E perchè hai pensato a me ? Ella lo guardò, si mise a ridere, mettendo in evidenza una fila di clentini bianchi. - Uh, che bei pantaloni ! Scn di velluto, vero? - .Bambina ! mormorò il tenente sorridendo. Poi le pose una mano sotto il mento e le disse : - Vuoi venir~ con me in aereoplano, domani ? - No, no· ___ non mi piace. -- Perchè ? - Perchè ho pam a di cascare e di morire. -- Ti dispiacerebbe morire, brunetta ? - Si, molto. E a lei ? -- Sl, anche a m~ ; molto. - Addio, Riccardi ! Eran due colleghi buon- temponi che passavano. Strizzaron l' ccchio f: « Mi raccomando, eh ? dissero ridendo ». -- Ecco,· quei due lì _son più brutti. Lei è più b'!llo e più buono .... -· Anche tu. sei bella, bruPetta .... disse Ric– ca1 di.. .. lo S';\pevi ? -- Mi regala quel bastoncino ? risposé l\larietta - Bamhina, bambina, bambina ! 'f E passò un mese. Ricca1di s'era veramente innamorat:) di quella fanciulla e se la teneva sem– pre vicina. I colleghi in principio lo canzona Vano, ma si accorsero do po che a Riccàrdi non piace~~ scher– zare su quell'argomento. ~1arictta poi adorava il suo. bel tenentino. Sentiva che per lui avrebbe fatto di tutto. E quand'era con lui si sentiva così feJice ! Riccardi la porta va spesso a girare per la cam– pagna. E parlavano di tante piccole cose insi– gnificanti, di tanti piccoli avvenimenti. Gio'cavano ad acchiapparsi, a nascondersi die– tr.J gli alberi. Lei era uno scoiattolo. Coireva con una velocità straordinaria e Riccardi non riu– sciva a tenerle dietro. Ma quello che faceva andare in visibili<>' il te– nente, era la semplice ingenuità di quella fan– ciulla. Un giorno che camminavano assieme, ella si fermò a guardare gli sproni, ~statica·. - Come son belli ! corpe luccicano ! e si chinò a guardare. Riccardi sorrise ;... la baciò sul collo .. l\farietta si voltò in su, scosse maliziosamente il capo arruffato, cogli occhi sfavillanti di gioia; poi si mise coscienziosamente, con una foglia, a lustra, e gli sproni. 'f Nel c~mpo tutto era tranquillo. Qualche mec– canico lavorava ai motori e gli ufficiali eran rac– colti in una capannuccia, a discorrere, a leggere. Riccardi. distratto,· pensieroso, guardava fuori, verso la campagna. Alcm1i colleghi parlavano di lui. Era, in fondo, l'arg5mentò preferito. - Che pensa Riccardi ? -- Che yuoi che pensi ? Penserà alla fioraina - Ma è cotto sul serio, eh ? - Pare ! Lei poi ... non ne parliamo .... vive per lui. - Eh, ora tutto va beni! ! l\fa le spine verranno poi, alla sua partenza ! - Pnvera bimba ! dim~nticherà ... - Non credo. È difficile che pos~a dimenti-

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