Noi Giovani - n. 3 - marzo 1917

NOI GIOVANI ADDIO l.unghi meriggi degli afosi giorni passati nello studio, addio. Addi-o languidi istanti di riposo dolci nella villa perduta tra i filari di pioppi argentei prospettanti 'l sole. afe estive ripiene dello stridulo ., dcli.! rondini gaie e 'I saettare dei balestrurci, del ronzio pacato degli insetti nell'erta profumata! Addio molli serate inumidite da un sottile esalar di vaga nebbia, addio trilli d'nsignol sperduti nel buiorc de' boschi rinvér<liti, addio rombo frusciante del b-::l fit;mc d'argento sotto 'I raggio del1a luna tra pioppi evanescenti quai fantasmi ! Addio grato olezzar de' canipi in fiore. addio languidi baci di zefiro dolce, passante Ira novelle frondi, addio! Non son che abbanclonato, solo al mondo, alle sue insidie, alle sue lotte e talvolta v'invoco o miei pasS<lti Ì giorni felici, di felice età ! Miosotide. - UNA .RINUNZIA =- 0ozzEno IN UN ATTO DI IUVENIS PERe;ONAGGI PAOLO marito di OLGA. )fARIETTA, cameriera. .Paolo è. u-ii uomo s1,lla qu.nrantùia, 'lnl, po' in- 1•ecchiatodal lavoro co11tù1uo;veste sempti:èemente. con distinzione. Olga è wui flessuosa /iguri11a.d·igio·vane signora, dal portamento elegante allegra, 'spens,:erata; 11este con grazia ed eleganza. I.a· scena rapprese,ita un salotti·110elegantemente arredato - TI i regna una grazia distinta, civettuola, simpatica -- Tavolini, seggiole, poltrone - Ffori e ninnoli sparsi ovunque - D11eporte, una a si11i– stra e 11-1i.a destra. in fondo, w,.a larga. fi11estra. 7 Scena T. PAOLO, ç)LGA OLGA (sdrafota. sii mia poltrona, scorre una ri– vista). - Dio, che gusto barbaro hanno queste case di moda italiane! Via, è inutile: la bella moda quella fine, quella distinta, quella veramente cle'. gante non viene che da Parigi!.. vèro, Paolo? PAOLO (è assorto ,ieUa lett11ra di 11ngiornale). - Come dici, ·cara? OLGA. -.Dico che in Italia non c'è buon gusto riguardo alla moda ; certi modeUi, certe creazioni coSì volgari ! Non ti pare ? PAOLO (distratto, con gravità). - Eh, hai pro– prio ragione .... è proprio vero .. OLGA. - E' tanto che cerco e sfoglio e non mi , iesce trovare un modello che mi vada .... PAOLO (volgendosi, sorpreso). - Ma, scusami, di cosa. pa•li ? OLGA (con. 1ionc11rauzaì. Sto cercando nn modello per un yestito .... PAOLO. - Un vestito? :Ma come? O non ne hai ancora· abbastanza, di vestiti ? OLGA (con mal celato dispetto). - Ecco, l'avrei giurato ! Quest'anno non me ne son fatto, s1 può dire, neppure uno .. PAOLO. - A parer tuo .... OLGA(c. s.). - Vuoi forse che vada fuori strac– ciata? PAOLO (ironico). - Oh, per me, fai pure .... OLGA (c. s.). - E poi, io non capisco ; voler parlare di mode e di vestiti e non capirne nulla ! PAOLO. - Ti ringrazio .... OLGA.- Come ? Crederesti forse, di essere ele- gante ? • PAOLO. - Oh, non ci tengo nulla, sai, a sem– brare un figurino di Parigi . OLGA. - Insomma ; vuoi dire che quest'anno mi son fatta molti vestiti? PAOLO (ironico). - Oh no! Solo, circa, una quindicina .. OLGA. - Sentiamo. PAOLO. - Son tanti che proprio non mi ri– cordo.... (Pensa11do) fntanto, quello grigio. OLGA. - Bello ! llna miseria che mi vergo– gno a portare .... PAOLO. - Una miseria davvero! cinquecento lire !... E quello di velluto, dove lo metti ? e quello di seta ? · OLGA. - Ecco ; son gli unici due vestiti che mi son fatta quest'anno. PAOLO. --. Senza contare quello di panno verde

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