La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 45 - 12 novembre 1961

Domenica 12 novembre. J 9.61 f.A ~ll·HA I1·1I1·.HAHIA .l:'ag .. lPrimo bilando per 1um eroe dd nostro tempo * JD>JlA\HJlO JD>JB::LL' A\P JP lH.'JCA\'JCO * A1·caclia o soci-alità~ Il.mito Ezra-Pound A KCADIA, o socialità? Co– sì mi , ado chiedendo, ormai formulando un d_ubbio e un sospetto, sugpc– nto dal constatare l'ins1s1cn– za compiaciuta nell'uso delle nuove «lince• poetiche; da quella •lombarda•• che fu la prima ad l!Sscrc registrata, a quella « umbra • e a quella • parmense • di cui mi propo– ne l'immagine il primo fasci– colo di una rivista uscita dt recente, « La Sollìtta 11, dirc11a da Mario Gori e Ugo Reale, con sede a Nisccmi (Call:i.nis – sctta). * ,li G:-IE1'1l11 1 (J 11/lC;I.IGELI Veramente, dovevo dire che la « linea parmense• viene lì riproposta, an7.i che propo– sta; era 2ià costituita, e for– se con una vocazione tutta particolare al suo gruppo, a cui mi sembra riesca più congeniale che a gruppi che si riconoscano altrove che nel– l'aurea, signorile {e cordiale ad un tempo) cillb. emiliana, il co:,lituirsi appunto in so– cietà di elezione, cultrice di una parlicolare idea della let– teratura e del suo costume. Una idea che è sembrata ci– ,,j]is:,ima. !orse soprnltutto per un suo singolare contem– peramento di tendenze cd i– stanze apparenlcmente non facili a conciliarsi; come sa– rebbe un gu:,to, di vita e di poesia, vagheggiatore della provincia, e un gusto di ogni più aggiornato affinamento cosmopolitico. Urto senza dramma Un simile urlo (in altra epo– ca non sarebbe stato motivo di conflillo e di inconciliabili- UN POETA FRANCESE * André Blanchard Colui che venne Potessi, distratto a tal punto o liberato. sapere neanche più le parole che semino contro il tempo, né il vero né il falso giorno dell'animo, né niente che all'uomo che fui sopravviva; ma essere alfine colui che dovrà sopravvivermi, e che sono e che venne di lassù per pianure di brina. (Da Ton s1le11ce.6 ;oie .. Parole Questo rumore al cavo dell'orecchio non è di noi, ma rumore del tempo; noi non siamo del tempo. Senza fine si sveglia un silenzio nel letto dei venti: è la parola vivente che ci denuncia al giorno che non termina. la pietra che s'infiora dell'acanto e il solo specchio in cui ci tendiamo le braccia. (Da Glossaire inconcru) Solitudine Solq, _conquesto fontana· rumore di vìtà cb'e 'p8ssa scsnosciuta, e. frettolosa. . t. come la mia, di vita a mani piene di fuliggine, intrecciante· 1a luce che ritenga il fluire dei giorni, solo, con questo rumoFe che fanno Sulla terra tutti i fiumi lungo le loro rive e tutte le anime strozzate, non sento che un confuso mormorio di miseria e le cadute senz'ali di un azzurro che il. fanciullo autunno sfoglia ai pozzi delle [corti. La vita donata Mio Dio, cos'é la vita donata alle tue creature? Teritazione d'azzurro, fiamma che lambe il nido, uomo preso alla tua luce, universo nella sua mano nuda; poi, quando il silenzio è giunto, più grande nel cuor·e più .fierb, tutto comincia per la gioia, tutto finisce sotto la pioggia, e giovane fu questa voce che tremola nella notte. Se la rosa che si sfoglia ha compiuto le sue forme, all'ultimo vento, ,sulla sOglia, svola un petalo d'oblio. ·· (Inedito, /95ò 1 Trad. di Umberto Màrvardl * A ~~~!~n~~~nc~~~~e~'iet~ generai • delle Telecomuni• cationi francesi, alto grado tecnico che però gli per· mette di dedicarsi all'cscr• cizio della poesia. Oltre le pubblicazioni gio"anili, il suo primo volume di versi, • Les fijlurcs et Ics Son· gcs •• risale al 1938. Nel 1939, la sua seconda rac– colta, • Entrc Jour et Nuit •• ebbe il e Prix Mo· rCas • che, allora, rappre– sentava il • Goncourt • della poesia. Alla liberazione fu • Secrètaire des Gcns de Lcttrcs •; ma; frauanto, essendosi interessato alla poesia neolatina del XVI scc., ave"a pubt,licato • Itinéraire de Jean Secon • (1940) e quindi • Classiquc · ·et Ba"roques •· una antolo: gia di poeti del scc?lo dt ~~~tie ~~h 1 bli~~tos~,~ritosa~~ si come • L'Homme et son P~blic • C • Capitale•· Ha fondato diverse rh•iste let– terarie, di cui. l'ultima, • Correspondances •, si pub· blicava a Tunisi. quando il Blanchard vi era di stanza come funzionario, e con cui tcn1ò una sintesi spiri– tuale tra · tradizione latina e nuova cultura nord-afri· cana. Partito dai Simbolisti, di cui, soprattutto, h!' sentilC! l'incanto di Verlaine e d1 Mallarmé, ammiratore di Moréas e di Valery, Sian· chard ha saputo potenzi;ire con l'esempio dei maestri la propria personalità liri- ca che, attra, •er.so i mezzi teçnici individuanti le pre· ferenzc, ma mai soverchian– ti l'ispirazione, esprime una sua particolarissima \'isio· he di mondo in una pro– fonda religiosità, la cui te· matica è tutta appoggiata alla tradizione cristiana. Ma i modi lirici dello esprimere questa sua con– genialità religiosa. se stac– cano stilisticamente il poe· ta dai contcmpor-anei, lo accpmunano nel sentimen– to e nel tono ad una spiri• tualità poetica che mi sem– bra allamentc significativa di una modernità di comu· nicarc liricamente il pro– fondo del proprio animo. Le configurazioni intime del sentimento, quasi come un e Sec tourbillon dc poussièl"e: Idécs •• non so· no però mai un secco tur· bine di polvere conce! tua le, ma sempre immagini liri– che che non hanno nulla di quell'arbitraria espressività tipica dell'aridità spiritua– le di ceno intellettualismo contemporaneo. I raccosta· menti sono arditi. ma il succo vitale di ogni imma– gine presuppone sempre una sinlesi esis1enziale vi• vida ed umile insieme. Blanchard, infatti, è un poeta isolato, poiché la sua profonda e religiosa umil– tà Io accosta soltan10, ma con una angosciata e tre– pida spcr-anza, ::\l . centro della sua difficile luce in- teriore. ~"..iL.: U. M. tà) lo percepite nel suo acca– dere senza dramma, subito e sempre smussato dalla dispo– nibilità di un carattere uma– no e civile che sembra non conoscere vicenda prefedbile a quella del proprio perenne riconfermarsi in <1ueitermini. Che si potrebbero altrimenti ddurre in un unico, il quale suonerebbe allora così; pro– ,,incialismo elegante. E sarà bene che qualcuno non 1:,i vergogni di conlcssarlo, dato che in cffclli lo accella se non è che proprio Io coltivi, 10 quanto si trova, sospinto dai tempi, forse. più che da una :,ua :rnlcntica vocazione, a di– chiararsi per la necessità di • un'atmosfera più internazio• nalizza1a, più generale•• co– me si legge nella premessa al primo fascicolo de • La Sortitta •· Dove tale dichia– razione mi sembra scoprire molto ingenuamente la con– traddizione fra l'esigenza di quella • dilatazione culturale• nel senso su rifedto, e quel pronto aderire ad una • li– nea • che, facendosi ricono· scerc come tale, non si of– fre di certo come slrumento di quella dilatazione, ma co– me buon veicolo di un concet– to e di un costume inclinati a familiarizzare le vicende e le tendenze della letteratura. Ci tengo a chiarire che que– sto Jiscontro non pretende ad alcuna acccnluata antitesi po· !emica nei riguardi del suo oggetto, e che il sospetto di arc.idicità si limita ad una sfumatura, ad una vibrazione marginale. vorrei dire. del fe– nomeno di sodalità letteraria riconoscibile secondo delle • lince"· E se questo discorso volesse impegnarsi nella indi– viduazione di motivi più ge– nerali e profondi. più radicali di quelli ..i cui ci può richia– mare il particolare singolo, dovrebbe investire un ben più largo e generale fenomeno di quella sodalità, nel suo ma– nifestarsi attraverso la lette– ratura. E per raggiungere il massimo possibile di obìetti– ,,ità, si dovrebbe indagare il senso e la misura del grande unfrcrsale sodalizio arcadico, intendo quello specificamente e delimitatamente storico. Perché non una <e linea sicula >) Ma lasciamo l'Arcadia sto• dea a fare soltanto da sfon~ do, e ritorniamo al riscontro di queste nuove forme di so· cialità, quali si esprimono at– traverso le •linee• regionali. E, per questo riguardo, mi sono chiesto, nel ricevere il fascicolo de • La Soffitta• e nel conoscerne il contenuto, perché mai, trattaridosi P?r ~i1eÌÌa dJre°s~n~!~f~n~e~la;i~~ va rivista, i suoi redattori, dalla loro sede siciliana, non abbiano tentalo la coordina– zione di una • linea sicula• che, oltre che suonare bene al– l'orecchio ,avrebbe potuto for– se offrire un interesse più vi– vace e diretto che non quello suscitabile con il ripresentare, e sia pure variata da altre ap– parizioni precedenti, la onnai consueta "' linea parmense•· ~(rl~~~ b~~i!a~~g~la g~~~~a~ na e civile; di\•crsamentc, avrei da obiettare che, perso– nalmente, queste lince non mi interessano affatto, e che non riesco nemmeno a ,,edere co• mc possano davvero inlcrcs– sarc altri che non siano gli • addetti ai lavori•· 1\•li si obbietterà, dalla loro parte, che è proprio faccenda con· cepita e reaJi7.zata con il presupposto di tale limite; oppure non si è pc1· nul• la disposti a una obbiezio– ne del genere, e si è invece pronti a replicare che si tratta di offrire ai letto1i comuni, ai non addelli, uno strumcn• 10 di approfondita e critica– mcnle selezionata conoscenza? O si traila in definitiva di \!ariazioni puramente antolo– giche? A questo punto, per non di• menticarmene, corro a sog– giungere che nutrirci invece un::\ certa curiosità per quella • linea umbra • che per ora conosco soltanto attraverso la sommaria presentazione edi– toriale dell'opera antòlogica particolare in cui si concreta, e la recensione fallane da Piazzolla, su queste colonne. Mi sembra tutlavia che il con– cetto individuatore di tale nuova linea esca dalla acce– zione normale del termine, in quanto le linee lombarde e parmense si dfcriscono a comuni dati regionali, senza allargamenti in altro senso. Per questa stessa ragione la proposta di una linea umbra nei termini in cui è stata rea– lizzata, esclude che io le pos• sa· riferire i dubbi e i sospet• ti su dichiarati; alt1·i, magari, ma non quelli. Dati regionali, dicevo; non senza un tutto :~~~i:i 1 !mc~n~1J'iacJcleW~i~e."aE per necessità; ogni convenzio– ne implica un limite. 1\fa qualcuno può anche suggerir– vi il senso e l'idea di un li– mite entro il quale suscitare qualche baleno che sconfini; o qualche trasalimento piì.1 intenso. Considero la breve pagina di prosa di Bertoluc– ci, e dello stesso, la poesia che le fa seguito; prosa e poesia che introducono all'antologi::\ della • linea parmense• nel citato fascicolo dc • La Soffìt- 1a ,._ (Cerco di immaginarmi quale possa esserne l'effetto di suggestione in Sicilia; op– terei per un effetto di rara e pungente, raffinata antitesi da suscitare a quella latitudine). Ecco il punto di equilibrio di quello che prima ho chia– mato provincialismo elegante. Ma andate oltre. sofferma• tc\'i su alcuni altri lineisti (li potrò chiamare cosl?), spe– cie su quelli che vi propon– gono temi amorosi; e "cdrete che il provincialismo resta ta– le senza essere compensato da una autentica eleganza, da qualche cosa di più personale ccl acuto. E' il momento in cui l'atteggiamento si vizia, e, nell'esprimersi. sembra cerca– re un alibi, o invocare un compromesso che giustifichi ~~s~\l~~ st ~~~fi~ii;z~~ e 1~ 1 ~!;\~: rità con l'esperienza poetica, quel tranquillo sconfinamento nel personale, nel senso più privato e gratuito. Binari morti Ad alcuni giovani, se per caso sembrino compiacersi un po' troppo di contribuire alla nuova parola d'ordine delle • lince•. vorrei ricordare che sarà conveniente non dimen– tichino che, a prendere certe linee, si può rischiare di finire in capo ::i qualche binario morto, urtando magari in un paraurti che, senza che l'urto riesca gr.we e drammatico, te ne smussi anzi la violenza, e tulio finisca nella pace idilli– ca di certe linee secondarie. Già, attenzione a non contrad– dire troppo visibilmente l'oriz– zonte di una ri'chiesta • dila– tazione culturale• con questo allineamento che vi potrebbe assuefare a un troppo pacifico conformismo di tendenza e di . ambiente, a una convenzione chiusa, a una provincia trop– po più limitata che non rara ed intensa pure nel limite. 1 on vi so dire quanto io ami, nella mia pratica di alacre e sempre disponibile viaggia1ore della rete ferroviaria, le care ed intime (di solito) linee secondarie. Pur che non abbia il senso di perdere il collcga– men10 profondo con le linee maggiori, e che non venga di colpo riassalito dal demone della vclocilà intensa, da\l'im– r>ulso a rievocaré qualche cosa di più grande cd inquieto. Non siamo più dei crcpu– scola1·i, non c'è niente da fare; e voizliamo che l'indugio, o la condiscendenza alle cose limi– tale. a una proporzione pro– \'incialc, siano compensati e ~nll1~ar~,fviri:ss~~~~~\-i~l\d;';~ l'ampiezza, l'intensità, verso una effettiva {e non mentita e astrattamente pro(tramma- 1ica) • dilatazione culturale•· Debbo aggiungere e preci– sare che non mi riferisco altro che pan.ialmente e per ap• prossimazionc ai giovani re– da11ori de • La Soffitta•, e ai giovani collaboratori e rap– presentanti di una II linea par• mense•? E che solo cedendo a un arbitrio più immaginoso che oggettivo e critico mi sento indotto a sostituire a queste nuove • linee• della 11 rete• nazionale della poe– sia italiana l'immagine di singole • colonie• arcadiche? * L A LIQUIDAZIONE dei grandi nomi legati ai moti d'avanguardia del primo Novecento, specie per ciò che riguarda il periodo compreso Ira le due guerre mondiali è ormai deci,;amcntc in .ilio. anche se essa si verifica più per un processo di lcnlo esaurimento che non per la spinta vitale di fon.e nuove capaci di :,uppiantare valida– mente i vecchi miti. di FllAl\Cl(SCO iUEI' Nono,;tanle i tardivi rilanci di Lawrcncc e di Jovcc e lr.i persistente presenza di T. S. •Eliot sulla scena intema1io– nalc, pochi ~ono gli idoli let- 1erari del più recente passato che esercitano ancora un in- flusso determinante sugli scrittori di oa:ai. La stessa so– prav\'ivenza di Marcel Proust e Thomas Mano, la loro ca· pacilà di resistere agli attac– chi del terilpo, sembra dovuta a quel tanto d1 soljdamentc ot1occn1esco che faceva delle loro opere la sintesi conclu– -;iva di una inter.i civiltà piut– tosto che :alle innovazioni formali con cui contribuirono all:t forma/ione delle \'arie poetiche contemporanee. Nel clima di profonda rot- Una vecchia- immagine di Ezra Pound tura, nòn solo intellettuale, ma anche esistenl'.ialc e pra– tica, operata dagli sconvolai– menti mondiali deali ultimi quindici anni in seno alla i.:ultura europea, era più che naturale che a fare le spese del declino dell'arte d'avan– guardia fosse soprattutto lo seri ttorc che nella vita come nell'opera parve impersonare in modo più tipico di qual· siasi a/lro i limiti di a:ratuito bizantinismo verbale, di ri· ,olla velleitaria, e cU dilettan– tis1ico eclettismo, l'america– no europeizzato Ezra Pound. Nato a Hailcy, nell'Idaho, Pound compi i suoi studi in Pennsylvania e insegnò poi per qualche anno lctteralure romanze in varie Universita degli Stati Uniti. Il suo inte– resse per il mondo latino, nato da questi studi accade· miei. fu acuito dalla tenden– za che dominò tra gli intel– lettuali americani all'inizio del secolo. a cercare nell'an– tica e raffinata tradizione eu~ ropea il corretti\'O al pesante materialismo dell'America in– dus1riale. Come Hcmingway, Scon Fit.zgcrald e T. S. Eliot, anche Pound entrò ben pre• sto a far parte di qu~I grup– po di espatriati che cercaro– no a Londra e a Parigi, in Italia ed in Spagna, le radici di un illustre passato che temperasse gli scompensi di quello, troppo recente e 1rop– po crudo, della Joro terra d'origine. E in certi casi si trattò di un·evasione tempo– ranea, che a \UO modo raf– fon.ò l'attaccamento di que– sti scrittori alla autoctona realtà d'oilreoceano: in altri, di un'adesione, almeno cstc· riormente, più profonda, ai ,•alori del vecchio mondo, che si concretò poi in una vera e propria scelta di , ita. Ma, molto spesso l'esperienza de– gli « cxilcs • nel vecchio con– tinente si configurò, più che come un'assimilazione pa:,si– va di dati culturali altrui, come un inserimento dina– mico, clw ebbe tutto l'aspetto di una proiezione. dello spi– rito americano sull'Europa intc:,a come il punto di irra– diazione di una nuo,a, e più cosmopolita, frontiera. In quc:,10 senso la parteci– pazione di Pound ai moti di avanguardia europei, per il suo stesso carattere squisita– mente sperimentale ed eclet– tico· fu solo l'aspetto più vi– stoso, ma a suo modo ingan– nevole, di una cUiiosità end· clopcdica, l'espressione di un'onni\·era e inquieta aper– tura agli .stimoli delle civilta piu lontane e diverse intrin– seca alla ~ua natura di • ho– mo americanus •· Eeiettiamo di ricerca E proprio per la carattcd– stica tenden.ta americana a svalutare la dimensione sto– rica in fa\ ore di quella gco– a:rafica, Pound poté spa~iare liberamente, nei suoi inte– ressi C.'Ulturali, dalla lirica provenzale alla poesia .eme~. dalle lettera1urc classiche a quelle moderne, nel tentativo di trarre dal grande arsenale del passato gli strumenti per l.:1 costruzione di un nuo,·o linguaggio ri\~lto al futu~o. E quando, insieme col critico inglese T. H. _Hulme, fondo a Londra il mo\'imento dell'lm· maginismo, cui do,-e, a più tardi aderire lo stC-hsoT, S. Eliot, fa sua intenz.ione, nel rivalutare l'importanza della disciplina formale in reazione all'abbandono sentimentale e alla sciatteria stilistica del tardo romanlicismo. non era semplicemente quella di tor– nare agli schemi sterili di un classicismo tout court, bens1 di estrarre, dal patrimonio universale delle var.c lettera• ture di ogni tempo e di ogni paese, gli clementi utili per la costru;,jone di un nuovo mezzo esprcssh·o, adeguato alle esigem.e della eh ilta tee· nologica. « La ,era espcssione esteti· ca - dice,·a fra l'altro quel ,,ccèhio manifestò - culmi– nerà non in semplici forme geografiche d'ai-tc arcaica, ma in tecniche più complicate associate con l'età della mac· chUla •· In quest'affermazio– ne, come nella stessa dcfini· zione derirnta da Poe, che Pound dà della poesia (la poesia C la dichiarazione di ,•alori emotivi fortissimi. una specie di II ispirata ma tema• tica •) si può cogliere già la carica di furore romantico, spinta fino al più ,·iolcnto estremismo, che cova\a sotto l'apparente classicismo di Pound. In queslo -scn:,o an– che i passaggi succcssid di Pound dalla poesia pura al– l'ideogramma cinese, a11ra– ,·crso tutta la parabola delle poetiche d'a,·anguardia, rien· trano logicamente nell'arco della irrequieta ricerca. da parte di una intera genera• IL SUO MOTTO: « RICORDATI DI QUEL CHE STAI FACENDO »· * I Dliracoli di Le fJorbnsier A rt nou_veau,. j11ge11d-s!1l, secesswn, /1her1y: chia– matelo come più \'i pia- ~1; no~~;:t~e 1 Jt~ 0 cg~~nc~~~~~ ne del gusto, di pervertimen– to degli ideali; contrappone– telo pure alla bellezza e al fascino della imitazione eia:,• sica o rinascimentale o ba– rocca; ma, checch~ ne pe~– siate, checchè facc!ate o di– ciate, bisogna nc~,nosce~ .agli architetti del liberty il merito di avere intuito la na– tura dei nuovi materiali che anda,,ano impiegando in luo· ~o della salila pic11:3,del So· ~itgès:1c~~1ed:!o,s~ll11rB~~roi; vétro · bisogna attribu,ìrc a Van dc Vclde, papaverone del liberty, l'onore d~ ayere_stron: cato ogni vjeta nrutaz1one ~, forme stilistiche precedenti, per dCarc (ormè. nuo, 1 e de– ri,,anti dalla funzione del ce– mento, del ferro, del v.etro, i nuovi materiali. e fare so– prattutto opera di poesia. Van de Vclde cerca (e tro– va) la via che dal graficismo conduce all'ornato, dall'orna– to alla linea costruttiva: Van de Ve\dc afferma il naturale i-apporto esistente tra archi– tettura pillura e sculturn, le quali, t\11•avven10?ell'et~ ~ec– nologica (sembra incred1b1lc), !omano ad affiancarsi ami• calmentc, e insieme procedo– no. ispirate dalle stesse pre– messe di ordine ideologico, esteuco, sociale. Van dc Vel– de crea l'architettura detta « funzionale• in quanto vi\'e in funzione dei matcdali u– sati e l'estetica nasce, volta a volta, dalla «funzione• stessa. Dopo precurson Dopo i precursori (Van dc Velde, Perrct, Loos 1 Hort, Bcherens, Le Corbus1er rap· · presenta con Wrighl, Gro– pius, Mies, il quarto • gran– de• della moderna architet– tura; e per una naluralc in• clinazione al dialogo, al di– battito, alla polemica, l'ar– chitetto che ha saputo crea– re intorno alla sua opera il massimo interesse del pubbli– co. Nato nel 1887 a La Chaux- ~~!t~n~f· cl~m~ 0 rl~!~1~s <t douard Jeanneret; ma, come ogni buon crociato ha biso• s;iji::~~ 1 · ~~r;~/ ~~~~0 1 :!edi casse d'orologio. A diciassette anni lascia il bulino, il mar– tello, il cesello, per l'archi– pcnzolo. Costruisce la prima casa e se ne compiace; ma, guardandola meglio, si ren– de conto come abbia ancorn molto da imparare e cerca i migliori maestri presenti * d·i ,llfl/UO DELL'ARCO sulla piazza: Joseph Hoff• mann a Vienna, Auguste Per· rct a Parigi, Pctcr Bchcrens a Berlino. fi1::'oi~,g1f},tsi~nt\~o~c.s~r~is:~: limane al Monte Athos (pit– tura bizantina), sci all'acro– poli di Atene {architettura classica). Le colonne della fac– ciata nord del Partcnonc so– no ancora coricate a terra: può toccarle con le mani, ca– rezzarle, apprezzare la mar~ bidc7.:zadelle modanature. Di– segnare, seguire un profilo, 1iempire una superficie, Indi• viduarc un volume, vuol dire • sapere ossen•arc », vuol dire • sapere scoprire•· Fcnna sulla carta un pensiero: • Bi· sogna credere solo dopo a,,cr visto, misurato e 1occato con mano• (jl pensiero stesso che aveva angosciato gli architet· ti del Cjnqucccnto, Braman- 1e, Michelangelo, Sangallo. spingendoli a • vedere•. t1 mi• surare •• t1 toccare con mano • il Colosseo, il P.amhcon, il Teatro di Marcello). Le Corbusier si stabilisce a Parigi. Ha trentun anno. Co• mincia a dipingere (• La pit• tura ,. dice II è una battaglia terribile, intensa, spietata, senza testimoni: un duello tra l'artista e se stesso. La bat– taglia è in1eriore, al di den– tro, sconosciuta all'esterno. Se l'anista la racconta, è un traditore verso se stesso•). Fonda una rivista, l'Es11rit 11011veau e pubblica i primi articoli, vibrnnti di impenna– te sdegnose, di biz.ze rcpcnti- ne, di scatti d'ira. Poi affronta l'architettura(• Architcltura è il giuoco sapiente, corrcllo e magnifico delle forme riu· nite sollo la luce•); ma non si limita a spiccare dal suolo un edificio: scende sempre a icodzzare, felice però cli passare dall'astratteua del pro~ctlo alla realtà concreta cicliopera. Jmplacabili osii I i (à l suoi r.rogetti si allineano tra le ostilità più implacabili: il pndiglionc dell'Esprit HOu– vecw all'Esposizione Interna– zionale di Parigi (• Qui non c'è architettura• sentenzia il ~iw~~~entel'a~~~l:n:;~~: e crii • gran premio•), il progetlo per il Palazzo delle Nazioni a Ginevra (unico su 360 con– correnti a guadagnarsi quat– tro voti su nove; ma un membro della giuria, il più pignolo, fa notare Che il pro· getto non è stato disegnato a inchiostro di Cina come vuo– le il regolamento, e perciò e– sige che venga messo fuori concorso), il progeuo del Pa– lazzo dei Sovicl di Mosca (« Architetturn notoriamente capitalistica• osserva il soli- 10 giudice, Bastian _di parere contrario, e perfino la pre– senza di Le Corbusier a Mo– sca è giudicata indesidera- bile). ' Il I ostro non si scompone. Nascono altri proge11i: ·il Piano-obice di Algeri, la \lit– /e Radieuse, il Padiglione dei tempi nuod. La casa per Le Corbusier è • une machine à \'h-re •: informata cioè a ri– gidi crileri funzionali e quin– di prh 1 a dell'inutile frasca– mc di ,,aJori ornamentali puramente estetici. i suoi piani regolatori obbediscono a una novissima problemati– ca sociale, dove gli interessi tecnici si associano agli in– teressi costrullivi e viene ri· sollo felicemente il proble– ma dell'affollata periferia dei grandi centri urbani' che la civiltà industriale spinge alla espansione convulsa. Ai progetti si affiancano i libri: Verso 1m'architett11ra, Rapporto sullo stato presente de/l'architettura e dell't1rha- 11esimo, Quando le calledrali erano bianclte, eccetera, ec· cetera. Si accumulano centi· naia di pagine, corrono et· tomctri di disegni. Altri no– mi di case, ,·ille, stadi potete recuperarli a voslro piaci– mento, corredati delle rela– th•e esaurienti didascalie, ne la mia opera (Boringhicri, Torino 1961 ), un vero e pro– prio autoritrauo di Le Cor· busier, il quale, parlando in prima persona, con una for• mutazione semplice quanto efficace, rivela la sua pene· trazione pedagogica nello svolgimento d'un la,•oro di quarant'anni, regolato da una volontà ferma tenace so– lida, sotto il motto: • Ricor– dati cli fare quel che stai facendo•· LAURA BELLINI: e Via del Cerchi», (III R~di'"'~ di R~";a e del Lazio) Come il prestig-iatore che cava dal cilindro, al !l.Cmpli– ce tocco d'una bacche11a, le cose più disparate, Le Cor– busicr, dal foglio di carta immacolata, alla semplice pressione d'una matita. ca\'a le pian libre (libera modula• zione della pianta dell'edifi– cio), i pilotis (la casa su pa– )afit_tc che permettono al \'erde di intrufolan 1 isi sotto), il brise solei/ (sistema di la– mine di cememo o ferro o legno, d'inclinazione regola– bile, che,. p}..lre pennettendo una buona illuminazione, evi– tano l'insolazione), il modu– lar (modulo costrutlh-o ubi– .qu_itario. aqplicabile aU'ar– ch1tet tura;__ parte dalle di– mensioni 'della figura umana e dal suo rapporto con l'am– bienle circostante, domeslico o urbano), la gnglia-ciam (una griglia g"conf(;trica di base al piano régolatore) e finalmente la sy111hès des ans ma;eurs, ossia l'unione delle tre a'ni Visive (archi– te11ura, pittura, scultura) a partire da.I. progeJ,to, con lo scultore e il" pittore affian– cati in cantiere all'archi1e110, a meno che le Ire qualità non siano riunite in un indi– viduo solo, come nel caso di Le Corbusier. Sentiiamo il suo •verbo• ~'~~r~~tedi i~cc:~~~n~ ~:~;t • da casa, il 27 gennaio 1959•: • La mia ricerca, i::ome i miei sentimenti, è diretta verso ciò che è il valore supremo della vita: la- poesia. Sono un uomo visivo, un uomo che la,•ora é:Ongli occhi e con le mani, intento a espressio– ni di natura plastica. E tutto ciò fa architettura. autenli-. ca, pittura autentica, urbani– stica autentica•· Il ritratto di Le Corbusier un Abbozzo di l"itratto, reca In firma di MauriCe Jardot e lo troviamo come premessa a Ln mia oper.a: • Non ha né il viso aperto né il sorriso di· sivolto di coloro che attira– no a__vi\'a forza la simpatia; mob1htà cd eleganza di trat– ti gli fanno dlfetto, l'occhio si direbbe privo di vivacità. la voce sorda e male impo– stata. Ma ,solidità, schiettez– za e nobiltà armano il suo aspetto esteriore, che pare sulla difensiva, e die1ro il q~ale il personaggio, come distaccato, osserva e veglia•. Un ritratto in punta di penna che giustifica la rispo• sta sdegnosa di Le Corbusier all'lnstitut de France (l'Acca· demia delle Bellè Arti), quan– do nel 1956 gli ha offerto un seggio: • No grazie, mai. ti mio nome servirebbe da ban• diera per coprire l'attuale e– voluzione della Scuola di Bel– le Arti verso un modernismo superficiale•· · 7-ione, di un Jinguag~o cap~ce di rendere, nella .sua estensio– ne piu policroma, le _c.ontrad: dizioni del secolo. Gh abbaa.h personali in cui Pound cadde nel corso di questa ricerca. ~ued:!"~:~3~io~~n de?u;!~~~t~ la chiave magica per apnre le porte di un nuovo. mondo e'>pressivo, fosse essa 1I• tro• ~~~~~s ~~~!ir;;·e~dlid~l~ '>lii novo. Ja muda og;iett1- \ ila. di u.n'ode greca, ~ l'in- 1ens1ta ideografica d, un frammento orientale, erano intrinseci, prima ancora- che itftf~~os:~:~n~~~~tcei:; peo, all'e5aspcrato COSl'!lç;:,o– litlsmo di cert.:1 tradmone americana :,,.iclsuo acuto, e documen- 1.ilissimo sagafo, che rappre· senta il primo scrio tentativo italiano di inquadrare stori– camente la figura di uno de~ più complessi e sconcertan:1 ingegni letterari del nostro tempo, il D'Agostino fa am– piamente iiustizia del mito Pound (Xemi D'Agostino: Eua Pound. Edizioni di Sto· ria e Letteratura, Roma i. Im– postando la sua analisi nel \'aSlo sfondo internazionale dei movimenti artistici e let– terari del primo Xovecento, il D'Agostino indica nell'opera di Pound, sotto la patina do– rata di una capacità- im·en· tiva e innovatrice appare;ite• mente inesauribile, i \·ari in– flussi dell'estetismo inglese fin de ,;;iècle(Bro,1.ning. Swin– hume, Rossetti), del -.imho– lismc francese (.\talianné, Valèn} e del tardo roman· ticisrrio tedesco (~o,·alis) e ne ripona la stessa c.ompo– nente classicistica cd orien– tale a quella voga di eccen– trico esotismo che all'inizio del secolo fece pane inte• irante del gusto europeo. Xon si può fare a meno di condi,1dere l'opinione del D'Agostino quando rile,·a tl limite sonetth·istico, e il ca· ratiere sostanzialmente sterile dell'anentura decadente a cui. nonostante il suo ri,·o– luzionarismo \·clleitario, fu inestricabilmente connessa la esperienza poetica di Pound. Una valutazione ecceuiva Anche più giustificato il giudizio negativo del critico sulle esoteriche spcculazio,i economiche del Pound. e la sua esplicita condanna deili irresponsabili at1eggiamenti politici, assunti dal poeta, specie per ciò che riguarda lo scoperto appoggio al fa– scismo. Tulta\;a, occorre fare molle riscn e, al di là delle felici ossen·azioni particola~ sull'opera di Pound cfi CUI abbonda il saggio del D'Ago– stino, sul giudizio conclusi\'O a cui giunge il critico. Se· condo il D'Agostino, Pound sarebbe stato soltanto il polo d'attrazione delle correnti di avanguardia, il centro ma– gnetico degli ultimi singultt dell'agonia romantica euro– pea: e al di là del mero incitamento retorico a la• sciare le ,·ecchie maniere. al di là della affannosa ricerca del nuo\'o per il nuo,·o, ;I suo contributo alla poesia contemporanea sarebbe stato pra1icamen1e nullo. Ci c:em· bra che questa condanna sia un po' 1roppo se,·era, perché non distingue abbastanza tra il Pound decadente europeo e il Pound espatriato ame– ricano. Se è vero. inoltre, che l'in– gegno di Pound si esplicò più nella scopena di nuo,·i talenti. nell'azione di stimolo e di collegamento tra i O· ri movimenti d'a,·anguardia. nella rielaborazione critica di do1trine del passato, che non nella creazione di un opus poetico di ispirazione diretta, o nella costruzione di una estetica ancorata a principii solidi e duraturi. non si può nemmeno distruggere d'altro canto, al di là di ogni kg• genda, :1 grosso contributo che egli ha dato allo svi– luppo della poesia contem– poranea. La sua vastissima opera critica contiene, accan• 10 a giudizi eccentrici e biz– zarri. anche intuizioni sottili e profonde. che illuminano di luce tutt'altro che, super– ficiale certi .aspetti della. po~– sia e dell'arte di ieri e di oggi ; men Ire nella sua ope– ra poe1ica fondamentale. i • Cantos • accanto alla grazia inesauribile del brillante cau· seur che fa scorrere rapida– m.cnte immagini e pensieri dal fondo dì una sconfinata erudizione. accanto alle oscu– rità gratuite, ai vinuosismi linguistici, alle asprezze di senso e di suono. nella ferma struttura di una stanza fles– sibile e ben definita. molto spesso trema all'improvviso il delicato barbaglio di una fresca, genuina vena poetica. La colpa di una generazione E Quanto alla parte più on•iamente sterile deWopera di Pound, se è \'ero che es.sa rappresenta in ceno modo lo sbocco reazionario · di una avanguardia troppo chiusa nella sdegnosa solitudine di un intellettualismo estetizzan– te, troppo preoccupata della no,•ità fonna\e a scapito dei contenuti umani, ,,a anche detto che non si tratta certo, in questo caso, di una colpa, o di un difetto esclusivamen– te personale. Ed il processo a Pound. se di processo si può parlare, non può essere, come per D'Annunzio, che il processo a un'intera cultura, e alle forze storiche che ne condizionarono l'esistenza. In questo processo, a loro mo– do, do\'rebbero rispondere anche un Gide, un Lawrence, uno Shaw, e molti altri che, in un modo o nell'altro, chi in forma più in8enuame.nte ,·istosa. chi -più astutamente sottile, sono tutti respon5abili della • trahison des clercs •· l

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