La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 45 - 12 novembre 1961

LAFIERA LETTERARI Anno XVI - '· 45 SETTlMANALE DELLE LETTERE DELLE ARTI E DELLE SCl NZE Domenica 12 novembre 1961 SI PUBBLICA LA DOMENICA ,,.. Fondato da UMBERTO FRACCHIA * Diretto eia DIEGO FABBRI QUESTO UMERO L. 100 DIREZIONE E REDAZIONE: Rom a - V 1a del Cor.so. 303 · Tel. 687645 • Amministrazione Te! 673015 . PUBBLICITA': Ammia.Jstraz.ione: « LA FIERA LETIEH.ARIA,, • Via del Corso. 303 · Roma - TA.R1F'b'A ~ 150 a1 m.Jlll.metro • ABBONAMENTI: Annuo lire 4.000 • Semesr re lire 2.150 - Trimestre lire 1.100 • Estero: Annun liri• 7 ooo Copia arretrata lire 150 - Sperllzlone lo <"nnlo corrente poi:tale (Gruopo 11) · Conto corrPnte po!tale oumero 1/3 1 ◄ 28 Un inedlnto dld Nobeli 1961 * Ivo A11dric * "I REG IU 7'llAIIJ\IIH.,, e/ Beg di Travnik • è. il prologo al ,,of11111e di e Cr(ma– che di Trrivmk » inedito in lra– lia nel quale s0110 come /11si e sintetizzati i motivi narrativi dello scritlore j11goslal'o. I N FONDO t1ll:.1piazza di Travnik. sotto l'ombrosa e fragorosa sor– gente del Sumece. esiste da tem– po immemorabile il piccolo e Caffè Lutva ... Del primo proprietario -01 questo caffè. cioè del Lutva. nessuno si ricorda. nemmeno i più vecchi: egli. da almeno un secolo. giace in uno dei vari dispersi cimiteri di Travnik. tuttavia i cittadini di Trav– nik continuano a prendere il caffè da Lutva. e il suo nome è ricordato e ripetuto là dove tanti nomi di sul– tani. di visir e di beg sono caduti nell'oblio. Nel giardino di questo piccolo caffè. proprio sotto la roccia. ai pie– di dell;a mont!lgna. c'è un posto iso– lato. ombroso ed alquanto elevato. do,1e cresce un vecchio tiglio. Intor– no a questo tiglio. tra le rocce e i cespugli. sono fissate delle panchine basse. di forma irregolare. sulle ouali è piacevole !-edere e dalle qu,1- li ci si stacc.q con difficoltà. ~ono con!-unte e sbrindate dal tempo e dall'uso. e fanno un corpo solo con r.ilbcro. con l;,1 terra e le rocce. Durante i mesi estivi. cioè dall'ini– zio di maJtgio alla fine di ottobre. per antica tradizionP., verso l'ora del– la preghier;a pomeridiana eletta e icindija,. si raccolgono qui i beg di Travnik e i notabili della città ammessi alla loro compagnia. In quell'ora del giorno nessun altro abi– tante del luogo oserebbe sedere ~ prendere il caCfè in questo posto ele– vato. Questo po!-to si chiamava e So– fa ... E tale parola. nel tioguaggio popolare di ·rravnik .aveva. da vn-'·· rie generazioni. un preciso-e stabile si!?nificato sociale e politico. poichC ciò ch'era st.1to detto. discusso c– concluso a e Snfa ... aveva quasi il medesimo val.,:,re di ciò che era stato detto dai 'dignitari al Divano davanti al visir. Anche Ol!.l!i srnnno seduti qui unr. riecina di beg, sebbene la giornata sia già nttvolo~;i, e si .1nnunzi il venlo che in questa stag'ione è foriero di pioj!l!ia. E' l'ultimo venerdi del mese di ottobre dell'nnno 1806. Sedendo ai loro posti. i bcq parlano sottovoce: : più seguono con lo sguardo pensie– roso il giuoco del sole e delle nu– vole e tossiscono preoccupati. Si parla di una grossa novità. Ivo Andrlc In unodei prossimi numeri GIUSEPPE REZZOLINI inizierà la pubblicazione a puntate d'unsuosaggio scrittonelmarzo del1912 e maipubblicato, néin rivistanéin libro. Dopoquasicinquant'anni l'originale, cheeraandato benpresto smarrito ederastato persino dimenticato dall'Autore, gli è statovenduto daunlibraio fiorentino. Sitrattadi un ritrattodell'Italiaall'indomani dellaguerradi Libia:forseil primoe l'ultimomomento di ottimismo dell'autore de « L'Italia finisce:eccoquelcheresta ... », unagiovanile dichiàra– zione di speranza nellesortidelnostro _paese. Allaprefazione dellostesso anno GIUSEPPE REZZOLINI haaggiunto, perla pubblica– zionesu « LaFiera », unanuova brevecaustica introduzione. DUE MAESTRI DELLA "DISINTEGRAZIONE,, * Marx e Nietzsche l )iù che nella sfera delle f! r a n d i intelligenze ispirate e costruttive, mi p•are che Marx e Nietz– sche \,iano da collocare nel– la cat,l~goria degli ingegni tanto l~<;>raciquanto fazio– si, destinati a detern,inare disorienU.\menti, traumi e disintegra;~ioni de 11 a più varia specie. da cui non è detto che n,un si guarisca, ma che ritat·dano e oscura- * di G.13JROLAiJIOt·OiJJI no per lunghi periodi di tempo il corso e lo svilup– po della cultura e della civiltà spirituale. Rileggendo un libro di conferenze tenute nel 1959 a Parigi dal Padre A. M. Carré, che fra l'altro af– ferma: e Nessuna parai.a, fosse pure H testamento dct più saggio e del più ispirato dei geni 1,mani, può competere con la dot- trtna o legge d'amore di Gesù,., ho pensalo ai due grandi tedeschi Marx e Nietzsche che sono entram– bi. in proporzioni e modi diversi. nemici dichiarati della legge d'amore cri– stiana. Nel 1878 Marx aveva sessant'anni quando Nie– tzsche che ne aveva tren– taquattro pubblicò: Uma– no. troppo mncrno, dedi- --------------------·. ~~ 1 I~ 0 ,~od~ 1 a~rl:~~~r~i.b:f! L uomo del giorno: MALRAUX * L'artt~_per tutt.i L 'URSS SEGQITA, a1uì intensifica ~li e:;perimcnti nu– cleari; gli Stnti UnN,i si preparano a una guerra im– possibile costniendo :ie vendendo) rifugi antiatomici e nelle grandi città. abituando I.a gent~ agli all~rnfi. a~rei, if!– tanto che il ciclo è solcalo . 1 mos1n ruggenti. Sia il pessi– mismo che l'o11imismo sem rono di maniera, dì fronfe ai titoloni delle prime pagine, al ·rincorre1·si delle ultime notizie. E invero. gli avvenimenti super";Lnoe inutilizzano ogni nostra possibile considerazione. Una fonna sola di ottimismo sembra ancora. possibile, quella disperata, assurda, dogmatica, che rovescia ogni evi– denza e conclude per suo conio~ quasi fuori del mondo. Cosi pure, ci rimane un solo pessimismo, che resti all'altezza dcli.i siluazione, che assommi tulli t dati dell'esperienza quo– tidiana e tulle le pre,•isionj che ne,, conseguono: e sarà un pessimismo da prima linea, con gli spettri d<wanti agli occhi, con tutte le quaranta carte già giocale. Stiamo dvcndo. a modo nostro, l'aUesa del • mille e non più mille•. e la parola •Apocalisse• è diventata usuale, consueta. Dire che non tutto .!>igioco in questo pauroso gioco, che la storia non sta solo in quest'incubo. pare il modo di [uggire per la tangente del cerchio infernale, il modo di e,,aderc nel sogno, nelle ipotesi troppo belle per essere ,·ere. 11 pesce grosso persuade il piccolo che deve essere divorato. e sembrano ca,,illi, giustificati ma inutili, il suo cercare scampo nelle crepe della roccia, la sua vo– lonlà di vi\'ere. Eppure altri problemi restano. valgono e debbono essere discussi, conosciuti. anche se in alto dilagano le propag• (Continua 7 pagina 2) la memoria di Voltaire in commemorazione dell'an– niversario della sua morte. Era naturale e nell'ordi– ne delle cose che Nietzsche, vessillifero della teoria del superuomo - al di là del bene e del male - e quindi avversario impla– cabile del cristianesimo. ravvisasse in Voltaire lo esponente più qualificato e più rappresentativo del– la categoria degli spiriti liberi.. A proposito di cUmano, troppo 1rn10no> egli scris– se, in seguito, nella prefa– zione a cEcce homo,. una specie di autobiografia: "Umano, troppo uma110.,. è il momento commemora– tivo di una crisi. E' un libro per gli spiriti liberi, e quasi ogni frase qspri– me una vittoria: scriven– dolo mi sono liberato di tutto quello che era estra– neo alla mia natura. Il titolo del libro significa: là dove vedevo cose idea– li. io non vedo che cose umane, e ahimé, troppo uman~... A thi non lo avesse fino ad oggi nota– to, c'è da segnalare che fra le cose umane. troppo umane, era compreso il so- cialismo nascente col suo primo e maggiore profeta Karl Marx. In cUmano, troppo umano,. leggiamo infatti certe affermazioni recise che ci svelano un Nietzsche non meno anti– marxista dei più accesi an– timarxisll dei nostri giorni... e Il socialismo, egli scrive, è l'ideale fratello minore del dispotismo quasi scompar– so, cli cui vuol raccogliere il retaggio: poiché esso de– sidera una pienezza di po– tenza dello stato tal qua– le il solo dispotismo l'lrn avuta. anzi esso lo supera perché lavora all'annien– tamento dcli 'individuo. Gli è che l'individuo gli appare còme un ingiustifi– cabile lusso della natura. che deve essere da lui trasformato in un organo utile alla comunità ... Una. c(cli.11ix.ioiw del marxismo Uno di loro. un certo Sulcjman– beg Ajrnz. che in questi giorni è sta– to per nITari a Livorno. ha parlato lag– ~iù con un certo spalatino, un uomo serio. com'egli atrerma, ed ha ap– preso da lui la notizia che stn ora parteripando ai beg. A questi la cosa non è chiara. voj!liono sapere i par– ticolari e gli chiedono di ripetere ciò che ha [!ià detto. Sulejman-bcg spiega: - EC'cO. Quell'uomo semplicemen– te mi chiede: e Vi preparate per ac– coj!liere gli ospiti. a Travnik? >. e Noi no ... dico io: e che ne facciamo degli ospiti?>. < Li vogliate o no, dovrete accoglierli ... dice lui. e per– che vi arriver:\ il console francese. Il Bonaparte h.1 chiesto a Istambul di poter inviare il suo console. di aprire qui un consolato e di stabi– lirvisi. E già gli è stato concesso Questo inverno potete aspettarvi il console ... lo b:.itto la cosa in scher– zo: e Per centinaia di anni abbiamo vi!-suto senza riuesti consoli, e po~– siamo vivere. ancora. Del resto. che c·entra il con,;:,1lc con Tra,·nik? >. '.\la lui ripete e ripete. e on importa co– me abbiate vi:-!,:uto. ora dovrete vi– vere col com;ole. Sono giunti altri tempi. E il com,ole saprà eta solo che cosa fare. Siederà accanto al visir per comandare e disporre. per osser– vare come si comportano i beg e gli aga e come ,,i comportn il ,·olJ?0. e per comunicare tutto al Bonaparte, e Non è mai accaduto questo e non accadrà nemmeno ora,. ribatto io: e nessuno mai s'è intromesso nei no– stri affari. e non lo farà nemmeno lui ... e Beh. sbrigatevela da voi ... mi dice il dalmata. < ma il console lo dovrete arC'etlnre. perché quello che il Bonnparte chiede. nes!-uno ha mai respinto. e non lo respinj!erà nemme– no Istambul. Però appena saputo che avete acC'ettato il console francese. l'Austria vorrà. che accettiate anche il !uo: poi verd la volta della Rus– sia ...... e Ohè. vaj un po' troppo lon– tano. amjcò ... lo fermo io: ma il briccone ridacchi-1. e toccandosi un baffo mi dice: e Tagliami questo se ciò che ti dico. o qualche cosa di si– mile. non avv~rril >. Ecco. questo ho sentito. buona gehte. e non mi può usC'1re dalla test:i - conclude Ayvaz. La missione dell'uomo di cultura' Può in un rprimo mo– mento npparire sorpren– dente che Nietzsche intuis– se che il marxismo - (pur comba.tlendo con lui il cri– stianesimo) - mirava a soffoca re e a sopprimere - come poi si è avvera– to - ogni libertà indivi– duale Egli. superuomo mancato ma e di spirito profetico dotato .., cosi com– pleta il suo pensiero sul socialismo: e Gli occorre l'asservimento completo di tutti i cittadini allo stato assoluto, come non ne sono esistiti di simili, perché es:;o lavora alla soppressio– ne di tutti gli Stati esi– stenti... E' perciò che esso si prepara silenziosamente alla dominazione col ter– rore e che conficca nelle masse semistruite. come un chiodo nella testa, la pa– rola "giustizia" per toglie– re ogni intelligenza. dopo che questa intelligenza ha già tanto sofferto dalla semicultura ... * di ~IAIUNO PIAZZOLLA Nelle conJizioni odierne - le truppe francesi sono ,2"ià da un anno in Dalmazia. la Serbia non smette di rihellnrsi - una simile oscura noti1ia b.:i:;;1a per inquietare e con– fondere i beg. già preoccuµati. Essi <impc11!-1eriscon.1 e si tormentano, sebbene dnlle loro farce e dal pla- (Con1l11~ pagii;m 2) e OSI' poco riguardosi verso noi stessi, e cosi scarsamente inclutt a dar va– lore alle cose. colle quali, noi uommi, entriamo_ in un rapporto soltanto apparen– temente casuale, raramente abbiamo l'occa– sione rii rivedere. con .}enso critico, quel mondo mteriore che gli awn, 1 libri, le ,dee e la\ esperie11:::n sopratwtto, lascwno sedi: 111entarecome il fo11do della nostra umanità. E a 1•olte, presi da una s11b1tm1eaa11go– sc1a, la quale è generata dal se/150 dell'i11- finito elle sta sopra di noi, o dal senso di ima 11ou meritata solirudin.t, ci sembra che l'aver studiato, la stessa riflessione s11lla vira e il sentire che i problemi .s11irapporti cogli 110111inis1 complica110 sewpre ,d1 pitì., ser- 1·a110 solo a farci dubitare delle nostre itlee. A11vertiamo allora c/re·la .:011oscem;a, g_11ada– gm1ta E;iort10 per giomo co,1 """ nobile in– quietutlin.e, si cambia, si allo11ta11a da 1101 ,;fe,;si come se diventane ,;o/tanto suo110 tli parole e 11011 sostm1:;:a 11111ai1ll be11 radicata alla 110.}trtl ragione Accadono fatti .}traordmari, ass1stla1110 a spettat.:nli che trasce11dono ,l 11ostro be11 111i– sero posto di 110111ii1i, si s,·olgono azioni i111- 11rel'ed1bili che ci 1rm•olgo110 in una serie di . }tlffa:ù.mi qiuhi assurde, e noi restinmo ,gomemi da( fUuo che la nostra personalita, cos1rwras1 con l'ausilio della culmra, nei mo– menti in cui occorre l'aiuto della idee µer chiarire cose ed avvenimenti, problemi e alleggiamenri w11a11i, si arresta, si trova a dol'er soccombere, come fosse i ,re.sa da w1ll svecie di vertigine ò da quel particolare .}ta– ta d'impoteu1.a elle ci fa svaforiu.are lo sfor– zo compiuto, e,, successìvameure, ci astrae dalla realtà. Restiamo allora so/il e col rimorso di aver dedicato il nostro remp::, migliore a ordi- 11are co11ce1ti troppo alti per una funzione così elementare com'è quella d'illserirsi, con umiltà, nel rapporto col mondo; ci pre11de una sorta di amara itU]Uieludiue che, .}e provoca sfiducia, melte in movimento w, congegno spirituale tutto ,wstro, ma col q11afe incominciamo a giwlicare noi $lessi e la vita. ' la pmna idea che ci domina III questo delicnto wrbamemo della coscienza è quel– la che ci fa subito pensare: è .stata la. no~tra. una ricerca autentica? la cuftura d1 cur Cl siamo nutriti ha realmeme prdl•ocato il salto qualitativo dal piano di ima conosce,_t1:;:a teo– rica e nomrnalistica.-al- piano eia-ve 11nostro comportamento si trasforma ut una pro– fo11da testì111011imna rli conquistala umanità? Non sempre riusciamo a rispondere a que– .}tt 111tcrrogativi, poichè, se fossimo capaci di una clirara risposta. avremmo già recu– perato le condizioni per unfficare la cultura e scop, ire quante idee vassano, dalla condi– :;:ione d1 puri riffe,;si Conoscitivi, a deter– minare ~/t11a:.1011ireal, della nostra co11dot· Ili liii/lii/O E SI C(lf,ISCe elle 11011risµondcndo mai, 111 modo concreto, all'idea di sapere se la c11!t~m1 si è trasformata in qualitil, t;li uo- 111m1 ..:011tmua110a vivere nella co11vmzio11e che il conoscere problemi e cose sra soltanto li/l'arida tecnica; che l'intelligenza p1tò es– . ,;ere soltanto considerata come facoltil nc– ce.}.,ari..i a isolare l'uomo rla se stesso e dal mondo, fi110 al punto di presentare l'mtellet– lllale come 1111a sp<!cie di mostro, i11se11sibile ormai a q11e1 problemi delicall de.Ila vlla che 1·ai1110 risolti più che co11 1111aspeciale tecnica discorsiva, con una profonda e vi– gile 111editazio11esul reale. S0110 11erciò portato a credere elle la vera cultura 11011 può avere altra funzione che quella di provocare negli uomini 11 poten– :t.iamemo di quelle idee che {am10 di essi prima d1 tutto delle persone, sensibili a ciò che muta e a ciò cile 11011muta 1 e, in modo speciale, dei centri di fori.a spmlllale da cui gli altri 110111i11i possano attingere ciò che ad ~si manca proprio 11e1111ome11tidi ma,;– g1ore smarrimento e di pili palese s(iduc1t1 nella vita. t'uomo di cultura che 11011 riesce a trasformarsi, sia pure i11 misura modesta, i11 1111 uomo che può consolare i suoi simili. parlando loro, co11 tono antico e attuale, delle cose che costituiscono in fondo la vreocc11pa1.1011e d1 wtti, 11011 è 1111 uomo del– la realltl, ma 11110 larva che si vanifica an– che <1ua11domostra d1 conoscere lo Scibile 11ma110. Con questo 11011 voglio affatto qualificare l'intelletwale di ottimista che deve a tutti costi dorare la pillola e i11vitare gli uomini a ingoiarla col sorriso; ma voglio sempli– cememe pensare e dire Ghe è proprio ta co11ce1.iot1epessimistica delle cose, concezio– ne scowrita da una profonda conoscenza de.Ila 1 1 i1a, che de11ecreare nel/'1101110 di c1d– t11ra 011ella superiore fnr:::a d'a11i1110,senza la Qltal~ è imponibile parlare agli uomini, 111 special modo quando r,1 accade di atlra– verrnr1• o ,;11r,erare periodi tristissimi e bui. Ed ecco allora come la cultura, dovo es• sere stata integrata da una coscienza inquie– ta e dubitante, informata da una sorta di illuminazione sul dolore degli uomini e sul destino del mondo, si trasforma in mes– saggio, si presenta come u11 richiamo del– l'uomo rolto alla speranza; compie il salto dall'arido tecnicismo delle semplici 11ozio111 al piano della co1tsolazio11e umanistica. Sapere significa perciò innestare la vro– pria coscienza illuminata alla cosciem.a d1 milioni di uomini clte cercano la veritil del– la propria esistenza e 11011sanno da qullli cose e da quali uomini poi.ranno ricevere quelle parole necessarie e assolutamente fa– tali, le quali, se delle in un ordine armonio– so e pie.110di luce, trasformano il loro sen– so w11a110 . la cultura, qumdi, può aver valore sol– tanto se essa si rivela come sintesi di pe11- .,icri e di atti elle passano dalla coscienza sempre vigile e inquieta dell'intellettuale al– la coscieu:;:'1 s~ome11ta degli altrt uomini, ai quali le condizioni ret21i della storia asse– gnano, senza dllbbio, condizio11i di vita umi- le e seni.a speranza. - In un'epoca come la nostra, CO.}/ preca– ria e caratterizzata da contraddi1.ioni sem– pre pilì. drammatiche, isolare la cultura (cioè l'arte, la filosofia, la morale, la reli– gio11e, la scien1.a) per farne un lusso della mente che si astrae da se stessa e dalla realtà, significa accentuare, i11 modo irrime– diabile, l'angoscia stessa che nasce dalla irrazionalità della situai.ione e significa an– che distinguere e scindere l'uomo di studio dai propri simili nel momento in cui questi più hanno f?isogno di ~ser~ aiutati a sop– portare ogm oscura minaccia della realtil e ad affrontare, con vigile tristez1.a, l'avven• tura umana. Continuare a considerare la cultura come pura ricerca fine a se stessa, estraniandola dalla convivenza degli uomini, significa ve– nir meno alla funi.ione stessa della coscien• 1.a, che è quella di saper leggere mi libri, nelle cose e negli animi soprattutto, più per dedurre idee e fatti che possono conforta– re, in ogni momento della.., monotona esi- ;~e;1Z:Sse1~0~=:::Zént~1i~o/'~1,~ :i~:7t 1 ~os~ 1 ~~ ro che, poi, sono sempre pro,tti a lamen– tarsi tli essere poco valorizzati o a procla– mare il loro sdegnoso distacco dal volgo, il Qttllle per una sorta di abisso artificioso sca– vato fra le co,;cienze, non riesce piU nè a compre11dcrl4 ne a seguirli o ad 011orarli. Poiché la libertà ideale e suprema per Nietzsche era quella 'del superuomo scatenato al di là del be11e e del male in specifica e stretta funzione anticristia– na, egli non esita. fra l'al– tro, a scrivere e L'uomo al– la ricerca della conoscenza non deve soltanto sapere odiare i propri nemici. ma anche i propri amici ...... Parole che Marx e seguaci, nella loro veste di rivolu– zionari n vita, possono sen– za esitazione far proprie. come in quarant'anni di cruento esercizio per Ja redenzione del popolo non hanno mancato di dimo– strare. E che Marx e Nietz– sche, l'uno nel!' interesse delle Tnasse. l'altro in vi– sta dell'avvento di una presunta élite dell'intellet– to, concordino in pieno, non è chi non ·veda: sia scorrendo i loro scritti, sia prendendo visione del cor– so det?li avvenimenti e de– eli eventi capitali dell'ul– timo secolo. L'odio fra bestiale e• puerile che Nietzsche pro– fessaua per il cristianesimo fino a considerarlo e come la piU nefasta delle men– zogne> e addirittura eco· me un attentato contro la vita,. - fa il paio con quello di Marx e marxisti di ieri e di oggi. Si sfogli a caso per convincersene: e Ecce homo,. e e Volonr.à di potenza ,. dove tfoviamo aforismi e sentenze da cui più che terrorizzati restia– mo impietositi e esilarati• come da certe enormità disarmanti e .Von bisonna (Contlnua7pagina 2) MAROTTA: i dialoghi Giuseppe .\'\aralia nella 1iplca atmosfera napoletana Milano C'è chi sostiene che la no.,tra cattedrale valga, artisttea.mente. pochissuno. Lei che ne dice? N lE.iV'IIB. Apro un libr,l adatto e vi trovo; < Stu– pendo e maestoso. il Duomo di Milano è fab– bricato in candido marmo di Candoglia. legger– mente perlaceo, con venature azzurre». Subito dopo vengono l.e misure; 158 metri di lunghezza. 9:l. di larghezza. 108 di altezza. 135 guglie. 1800 statue. lodi 1 cenni storici: costruzione iniziata il 15 marzo 1386 da Giovanni Galeau.o Visconti su progetto di autore ignoto, eccetera. Qui. attenti. un'altra in!ormazione artistica: < L.edificio è di architettura gotica, tranne la facciata: la quale, cominciata àal Pellegrino, mo– dificata da C. Buzzi e terminata solo tre secoli dopo dagli architetti Amati e Z::moia per ordine di Napo– lc~ne. è un insieme di vari stili >. Signor lettore. le piace? Abbia.mo letto a·bbastanza Lra le righe? Al– berto Savinio dipingeva donne con teste di animali; ma prescindendo dai remoti centauri che inaiugu:ra– rono a-)Ia rovescia il genere, ecco qua un Duomo gotico il quale deve sentirsi dire che ha < una fac– ciata di 'vari stili.•. A rigore, poi. anche il gotico del Duomo è P~bulante. un gotico arricchitosi in Bor3a, non. so. che sta a1lgotico puro come. appunto. sta un finanziere a un barone. Signor M~otta. per lei dun– que non ha valore artistico il nostro Duomo? Storie, signori. storie. lo' amo. io adoro i capolavori imper– fetti.1 Voi prosternatevi al Manzoni. per me il ro– mal)ZO dei romanzi è l'autobiografia di Benvenuto Cel,Ji,ni. Nel mio llbretto; « A ,l'vlilano non fa !reàdo,. (lettea-ati, evitaitelo!) dissi: < Altre chiese d'Italia. per grandi che siano. hanno la nat1rralezza degli alberi. sel'llbrano essere \state espresse dal suolo su cui sor· gono, anzi si direbbero nate con esso; invece il Duomo di Milano. a causa dei suoi difetti. resta un edificio: è la più umana delle-chiese. quella che più r.i ricorda degli ·operai che la costruirono :a. Nap.oli Vedo che molti acritt.,ori e giornali.&tf ,,i occu– pano, ora, d1 Napoli. Lei non ne è, letteralmente, un -po' geloso? M ACCHE'. dottore. Napoli è Napoli, fu costruita in una conchiglia. 1 tut.ti possono. anzi debbono. ac– coslarseia alil'orecchio e sognare... Un vicolo, qua~tro .< scugnjzzi ... un e basso•. un l:1,mpione, sole e pioggia su un mandolino, a Napoli fanno subito gente. fanno subito città. !arino subito mondo. Napoli è di Ul)..oe di centomila. Come la ho sul cuscino. sa– pesse. m questi speciali giorni! Napoli. è dicembre, com~ stai? Le nubi si diradano e sublto, vja Caracciolo nsplende come su una guantiera: eccolo il nastro verdeazzurro, che ogni Madonna locale si m·ette ne, capelli ,quando ·la Domenica, lassù in Paradiso. ricorda di aver c9mminato innumerèvolì anni fa sulla terra. e sorride, e sospira. In loritananza galleggia il Vesuvio col•.suo filo di-fumo: è la nave de1la Fortuna. che non arpprçcferà ,maj a Napoli, finge soltanto di esservi di– rett_a.. a..ffinché il napoletano non si di,peri e continui a viv.ere. 1, Roma · Le piace Roma? .-, _HE do1:1ande; non si può .. creda. non esserne inna– \.:..41 ~oratt. Sapesse ~ome mt chiomano. in eiugno, le pietre e le ore d1 Roma! Verso i'l tramonto fiuto nell'aria l'odore freddo e pulito delle granite di caffè come ~~ dai ba:r del Tritone; opPure, nel torrido P.omer1gg10. non posso dhstogUerc il pensiero dalla :ia~sa. e gialla Fontana di Trevi, quando allontanatisi 1 p1gr1 spazzini c_he hann.o grattato le croste di fango ~ella vasca: s1 diffonde m essa il presentimento del– I acqua. O l!wece ml viene mcontro l'alito fresco del Trafo:o: è la temperatura che hanno in questo mese le epidermidi feml'!1inil!: non un grado di più O di meno. ~h Roma. t1 desidero. Voglio le intennmabili passeggiate notturne S\li marciapiC<:li che si srotolano come tappeti, .fra tener~ pa.reli d'ombra· voglio la ~oce . e la s!nls~r~ ~mic!zia delle civette' in Campo Marzio; voglio np1gltarm1 uno per uno i baci che detti ~ una rag~zza SO!to certe niuf[e del Colosseo; voglio 1~s~rmi sui qua-rt1eri alti o sulla modestia di Rossel- 11111; vog!Jo sPari:ere la voce che posseggo un·auto- (Contlnua a pagina 2)

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