La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 43 - 29 ottobre 1961

Domenica 29 ottobre 1961 LA FIERA f.Elll~BA'-IA Pag. 3 ''Laletteraturaarabacontemporanea Questo il tema del recente convegno romano che ha raccolto scrittori di tutti i paesi arabi insieme arl illustri arabisti italiani e stranieri - Pubblichiamo in esclusiva stralci delle relazioni e degli interventi più significativi Può aspirare all'universalità la 11uova letteratura araba? Lo scrittore arabo nel mondo moderno * * ,li GltJll.GIO LEl!J DELL l f!JIJA ,li --YlJSIII? AL KHAI-' 11Prof~ssorc G,o,.gio 1-c,•i Della Vida, ara– bista i11:,is:11c di fama 111011(/ia/e, recava ai co111·c1111ti il st1/11to tlcgli arabisti ita/ia11i ri· corda,u/o il loro conrributo agli st11di di lcttcrawra araba. V I CHIEDERO' di consentirmi di cedere .id un moto d'orgoglio nazionale riccr– d::mdo che la mcr.t\·iglio:,a rinascila della lcttcratuia :unba nel cor:.o del nos1 ro ~ .. •colo e un fcnomcilo accolto e studiato in lt.ili:i con un.i simpa1ia cd un'attenzione non minori che in quah,ia!>i .ili ro pacsc occ1- dcntalc: noi italiani abbiamo la fortunn di possedere.: da lungo tempo eccellenti 1radu- 1.io111 dcli!.! opl..'rc più notevoli, dei .,cJass1ci» della nuo,.1 cpoc:i.: Mahmoud ·1eymour, i'v!ohnmmcd Ha\ kal. M:-n'\. Il celebre dram– ma di Tawiq al-llakim, : I sette donmenli,. (Ahi al-Kahl) è pcrfino stato tradotto due • ,oltc, e owni \'Olla egregiamente, da due nr;ibisti del miglior livello. li piu celebre r;.1pprc<,cntante della nuova "Arabi::,.va », Taha llm.t.!in, ha ricordato n piu riprese l'imph.'s-.ione prolonda e indi– menticabile cht.! Ciii, allora piccolo :::;ceicco di el-A1.har, ricc,ettc nel ,·cnir iniziato ai procedimenti del metodo filologico e storico, come lo pr.1ticm:11m e lo insegna\'ano ndla gionrnc Uni,crsita e~1tiann, durante gli anni dal 1908 al 1913. ljn.1tio Guidi, David S"l.n– tillana, Carlo Alfonso Nallino ». problemi. quantunque si pongano o si siano pos1i anche per alt_re letterature - penso, ad esempio, al pe~nntt.ssimo fardello che il mo– dello della letteratura latina ha costituito per quclln italiann, fino quasi ai nostri giorni -, prendono un'importanza cccez10- nnlc nelln lc11er:11ur:aaraba. Nel mcr.wiglioso slancio che essa ha pr e.so da circa cento anni a questa parte, e so • prat1u110 a p:trtire dall'inizio del nostro se– colo, si riconosce l'improntn delb mentalità europea, che urm serie di movimenti intel– lettuali, religiosi, politici - il Rinnscimento, la Rtlornm, il R.11ionalismo, la Rholuzione e il Romanticismo - ayevnno soslanzialmen– te differenziato dnlla mentalità medioernle alla quale il mondo arabo e islamico era invece restato rcdelc per un periodo di tempo molto più lungo. Di qui nasce il problcmn: l: possibile, e fino a quale punto, seguirn nuove lt.!ndc nze sen za .-inncgarc il proprio pnssato? Os~ ervc.rò cli. stuggita cl,1c quc<,ta dolorosa anti nom ia esiste anche m Occidente, in certi ambienti nei quali la tradizione rdigiosa hn radici pili profonde che al1rove. La que !ione della lingua generica: mentre le nazioni cu~op~e ne\ Medio Evo tcndc,•ano a separarsi, 1 paesi che formano la nazione amba tendono a riunirsi. cosa che rende ncce<;sario l'uso della lingua classica per mantenere e con– ~olidare l'unità araba, Il che non 1mped1sce, ~~~~~~ni~•in~ 1 ~~ ~~r/!:~ i=:!~~s1:nt~~/~~~ colo di cui qualsiasi scrittore arabo ha co· scienza e .:ivverte il dis.:igio. Se mi si chiede se io abbia una soluzione s;?iabell'e pronta da proporre per questi due problemi risponderò che non soltanto non ne ho alcuna, ma che - a rischio di dan 1 l'impressione di indulgere ai paradossi .– mi dichiarerò ben lieto che non ,·e ne sia, almeno per il momen10, nessuna, E' preci– snmcnte in questo stato di appassionatn tensione, in questa si1uazione di equilibrio instabile tra l'antico cd il nuovo, la tradi– zione cd innovazione, che ri'iiedono, a mio a\'\'iso, l'originalità ed il fascino della let~ 1era1ura ru-aba contemporanea. La vera grandezza non può consistere in unn tran• quilla immobilità, ma piuttosto in un dina– mismo costantcmen1e vigile, nel pathos delle tendenze con1rastan1i, nello sfori:o sempre rinno, 1 ato, per tro,•are, infine, In conciliazione dei contrari. Yusuf _AI-Khal, p~eta. libanese, diretcore della rn•1sta Scir dt Be,ria, Ila svolto una relazione fondamentale sul rema dello seri!• rore arabo ,ie/ mo,ido moderno. E , staio in sca:uito alla prii:na a:uerra mondiale che noi ambi abbiamo apcr- 10 gli occhi sulla realta del mondo moderno. Questo mondo a,·e,·a cominciato a penetrare da noi ,·erso la fine del 18. se– colo (Campagna d_iNapoleone in Egitlo, a... \ento al 1rono d1 Mohammad Ah. atth·1ta delle missioni religio:!>C ed cducath·e. soprat– tu110 nel Libano e in Paleslina, intreccio di rapporti religiosi con la Russia, la Francia e il Vaticano}. ma è di,enuto ,eramenle no!>tro soltanto con la fine della dominazio– ne ottomana. Doppia conlraddizione Che il mondo moderno diYcnga il nostro mondo, che non esistano più barriere che da esso ci separino, non sianifica che noi abbiamo adottato indiscriminatamente ogni suo perlato e idea. Se cosl fosse. il proble– ma fondamentale della creazione di una so– cietà moderna in un mondo moderno non si porrebbe oggi alla nostra coscienza. fu seguito il vrof. Led Della \liJa ha affro11taro il primo tema del Co111•e~110 rife– rc11dosi a u11 tlibattilO .>l'Olto.,i rece11te111e11te a Parigi, per i11i;:,icJt11•a tldla ri1•1.:,ta"Preu– ves •. .:,otro la 11re.,idc11;:,a del Prùj. lecer/ (a11clre lui ora pre.,cnte 11ella .,t1la); Ln lc1- tern1ura araba può rispirart.! nll\mi\c1·sa• hl:i? •· 111questi lt·m1i111,im11ropri a giud1:w tlcl Prof. levi Della l'itl11 è Malo for111ulalo il 1cma tlis,·us:,o a /lt1rigi. Etl egli cosi ha risposto: La qut.!stionc della lingua nÒn è neanch'essa appannaggio esclush•o della letteratura ara– ba. Essa sorge ogniquah-olta delle profonde trm,formazioni sociali fanno nascere, in am• bienti che ernno fino a quel momento ri· ma!>ti estram•i alla cultura, bisogni ed a!:ipirazioni d'ordine intcllc11uale cd esletico. Fu cosi chc l'ascesa della borghesia laica nd Medio Ern rcce sì che le lingue romanze c gl·rmanichc si sostituissero al lntino nelle opere lcttcr.1ric delle gio,·nhi nazioni europee, Mi aITrctlo a chiarire che in queslo caso, la rassomigilanw delle due situazioni è solo 1 on essendo dotnto di virtù profetiche, non sono in grado di svelar.•i per quali .strade la letteratura araba arriverà a supe• rare le sue a11uali contraddizioni. Ma sono sicuro di non sbngliarmi affermando che è dn queste stesse contraddizioni, dalla con– sape\'olezza della loro esistenzn, ch'essa at– tinge la sua serrata dialettica, In sua esu– beranle Yilalità, il suo impegno maturo e profondo: in una parola, le qualità che la pongono nll'nvnnguafdia del ~nno,,amento ar1is1ico che si accompagna al rinnovamento politico e sociale verso il quale il nostro mondo è in cammino». Il prof. Giorgio Levi della Vida L'integrazione è stata però solo apparente. Formalmente noi siamo immessi nel mon– do moderno; sostanzialmente ne viviamo ai mnrgini. E ques1a con1raddizione porta noi, scri11ori arabi, a \frere. da un lato, i problemi di una socielà antica in un mon– do moderno, e dall'altro, quelli di un mondo moderno in una società antica. Nel primo caso. rischiamo di produrre una letteratura lontana dalle preoccupazioni e dai problemi del lettore. el secondo, unn lctteralura che al lettore può sembrare importata dallo es1ero. 011,.e J°ex-lolismo Per ogni lettore bene inrormato, la rispo– sta a questa dom.:inda è chiara: s1, la :c1- 1eratura arnba è divenuta lO, come io pre– ferirei dire, è ridh•cnul~) una lcticra1u1a univcrsaffstic;a e unhersalc. Una leth.-!1a1ura c~o-ha prodotto, duran1c quest'uhimo mcz.. za sccolo, poc1i come Shauqi, Abu Shac.ii, Zahawi, Abbas Aqqad. romanzieri come Mo– hammed Ha~•kal e Mahmoud Teimour, dram• maturghi come Tawfiq ad·Hakim ,: ancor Mahmoud Tcimour, e saggisti come Taha Husein, (ho citato soltanto alcuni esempi, ma la serie potrebbe con1inuarc), una simile letteratura non si può più a lungo conside· rare un rcnomcno locale e provinciale, il cui interesse consisterebbe solrnnto nella capa– cita di offrire ai patili dell'csoti~mo (uno scrittore minore che ha diver1i10 lro mia giovinezza e che è oggi, molto giust~mcnte, caduto in oblio, si compiaceva di chiamarlo • l'ex-lotismo a,) qundri d'un genere ~ppcn~ un po' dh,erso da quello al quale 1 temi •occidentali• hanno abituato il leltorc. Il contributo femminile alla nuova letteratllra ~;ca~~~~' !:1\ele~~~~:t~1 :a~1r: l~~t~~a~~~epi~~~ temporanee; essa è, :iltr-~ttanto a buon di: ritto di quelle ,una dcli.e ro.rrt!e. nelle. ':lu~l! si c!:iprime, con mt::.zzihng~ust1c1 e suhst1ct div ersi la sostanziale unllà della na1ura um; i.na' con tutti i suoi problemi e i suoi ideali, 'e anche con la sua miseria e la sua inrelicità. li vero problema può formulnrsi nel modo seguente: in che cosa la letteratura arabn si distin.;ue dalle altre letterature contem– poranee? ÙPJ?Un!, se preferite, \n. eh~ cosa l"'Onsiste precisamente la !;ua originalità? E' assolutamente evidente che IJCS!>una !et– teratura nazionale, anche !>Cle si riconosce un carattere unh·ers-alistico, potrebbe spo– gliarsi di certi tratti p~r!ico!ari nei quali ronsiste la sua \'era ongmnlua: una rac– colta di versi, un romani:o, perfino un saggio critico, francese, inglese. americano, tedesco, italiano, lascerà sempre riconosc ere la pro• pria odginc per il, modo in c.ui ~ffronta l'argomento e ne dispone lo sv1\upp~; per certe abitudini di ~!ile; per la scelta d1 cene metafore ... E' questo che rcndt.! cosi ~irti– cile il compito di fare una ,bu?n~ .traduz1'?ne, una traduzione che non SI llm111 scmJ?l~cc– mente a ricalcare l'originale, ma asp1:1. a farne ri, 1 i\'crc, in un'altra lingua, lo spmto \'ero. Due grossi problemi Ne sia o no cor.sapevole (in gcner_ale lo ~ fin troppo), lo scrittore arabo dei n?Sln t~:: :!pt;~~~ ~~:r~n~~~i~i~~:cl:~:rc;; g Ja scelta ch'egli dc\'e rare tra lingua lette- 1 aria e lingua ,•olgarc. i on sono cerio problemi csclusi,•i della letteratura araba. Vorrei soltan10 osservare che questi due La scrittrice egiziana Bent Al Chat'I * di BENT AL CHAT'I La ,;econda giornata del Conveg,10 è statn iu grau varte consacrata ad wz appassio– nato dibattito tra awersari e fautori d1 w, ri11novame11ro radicale della scrittura e della li11gua. Avremlo la seduta, il Prof. Ibrahim Mad· kour segretario dell'Accademia araba del Cafr0, commentando la sua relazio11e, ha sottolineato che l'arabo è la lingua d'una civili,) di carattere universale e 11011 « la lingua del deserto». loud Mammerie, alcuni orieuralisti come il Prof. Moreno, illustre dirertore della rivista e le1•a11te », il Prof. Rizzitano dell'Università di Palermo, e il Prof. Oman, che hanno di– scusso tiella funzione e dell'evoluzione della li11g11ascritta, Per il poeta iracheno Badr Chaker Al Sayab l'uso tlel dialetto come lingua scritta è indizio di ,ma i11(luen;_a marxista. Quindi la scriltrice egi:.iana Ben Al Cltat'i Sono i11ter11enuri il prof. Damian, lo scrit– tore nord-africano di 1i11rt11a fr ncese Mou.. ~;~11/ 1 3:, 1 i',~;'~')~e,;~e11e} 11 ~'g:~~~~1ti ildef,~ 0 ~!:~7,: S ECONDO un'opinione as:– sai diffusa fino a questi ultimi anni l'apparizione della donna araba nel mon– do le11erario rappresenta un renomeno nuovo, proprio dcll:t letteratura araba con. tcmporane3.. Ma, se si ap– prolond1sce lo studio della ::.lorin della nostra lettera– tura e se si risale al passa. to, possiamo constatare che il rinascimento della lette– rntura femminile non può essere considerato come un fcnomen~ nuovo o improv– vi1.o. A somiglianza degli al– tri rinascimenti nazionali, intellettuali o lellerari, le sue radici penelrano profon– damente nel passato. 'La nuova letteratura Coloro i quali ritengono che il contributo femminile al movimento 1etterario sia un fenomeno nuovo sono in qualche modo giustificati. Dopo che la donna ru allon– tanata dalla vita pubblica, al principio del secondo se– celo dell'Egira, in base a cer– te considerazioni generali e le11eratura. sociali ben note a tutti co– loro che hanno studiato la storia degli Arabi e dell'I– slam, il contribuLo femmi– nile è stato ignoralo, o ad– diriltura ,·olulamente tra– scurato. Le circos1anze han– no ,·oluto che la cronologia degli avvenime:iti stonci <'Ominciassc n venir fissata r1gli inizi del Califfato Abba. side. Durante questo perio– do la donna araba, soffoca. t:i mor::ilmcnte, non parte– cipava alla ,·ila pubblica, e in queste condizioni si com– prende come gli storici cd i c.ritici l'abbiano ignorata del lutto, tanto più che essi vi– ,,e,•ano fn una sociclù in cui · la donna .:ra stata degra– data. Ma, anche nei periodi cli più opprimente oscuranti– smo, la donna araba, all'io. saputa dzi .:ritici e degli SI'.>• rici della lelleratura, ha con. tinuato ad esprimersi poe– ticamente, fìnl.l a che si può parlare di una letteratura lemminile contemporanea. Qucstn lctt~ratura ha se– ruito il mo,•imento di emancipazione della donna schiava d:I velo, impostolc per lunghi secoli, e di mal~ te altre rcstnzioni e ìnlcr. oizioni. Tale ;110,•imento di cmanc ip::121one ha seguito, pas.rn passo, il movimento naz.io nalista: le ,,oci che re. clamavano ;'emancipazione clclla donna co:ninciarono a fars i senti re, , crso la fine del 19.mo secolo, unitamen– te a quel le dei promotori dell'indipendenza nazionale. In principio, li movimento di emancipadone si S\ 1 iluppò lenta mente e sil enziosamen– te, contentando.ii di recla– ma1· e - soprat tutto altra– , crso la parola di Rifaa El Tahtaoui l'istruzione femminile e il riconoscimen– to dei diritti della donna in quanto essere umano. Diritto alla J i be dà Questa rivendicazione ru avanzata dall'lman Moha. mcd Abdo all'avvento del XX secolo. Portavoce del movimento di emancipazio– ne fu Kassem Amin, al qua– le si deve la richiesta di abo. lizione del velo turco e quel– In della libcr.mone delle donne dazli harem. Per no– ni, un appello simile non \'errà più lanciato, ma tro- verà rifugio nei cuori, nel– le ccscienze e negli spiriti, a causa delle occupazioni !;lraniere eh~ oppressero lo Orii:nl~ a..ib::i al punto di !:>Offocarlo Ma, allorché il v:ssillo del– la rivoluzione araba si leva dl'o1izzon1e, cc,;;:, che anche la cionna rivendica il proprio diritto a un'csistenz.a libera. Gli s1orici della let1eratura araba collocano i primi in– dizi della sua nnascenza nel. la seconda mc!à del XlX se– colc. In questo periodo \'e– dono la luce i primi testi della letter3tura femminile contemporane:i, Aicha El Te:vmouriah, poetessa d'a,•an– guardia. scrh-cva allora po::– sie m ti"! lingue: araba. tur– ca e persiana. Se è vero che la sua poesia non ha potu– to -: né j)Ote\'a farlo - ~barazzarsi delle ,·estigia del passato. è certo che nei rae– conti in cui parla di se slcs– ~a e della sua famiglia, Ai– cha dà prova di una sensi. bilità f i111 ssima,e di una dol– cc1.zn e aeute1.za d'n111:T10 grand issime. li s uo stile, che rivela un genuino talen– to poetico, las.:::ia apparire i seani forieri del rim1sci. mento letterario moderno. permettendo allo storico .ti intnwcdcre l.1 luminosità promettente di una nuova èra. Akha non poté tutta\'ia combattere contro l'obbligo del velo: l'epoca in cui vi. \"C\'a non glielo con~cnih-a: i promoto1i dell'emancipa- 1ione della donna araba si limila\'ano infatti, a quel tempo, :i reclamare l'istru- (contimm a pagina 4) Note in niargine ai 4 giorni del Co~vegno Una lingua pertuffi A L LIMITE estremo del quartiere Parioli, dava11- ti a w1 edificio m 111a1- 1011i rossi che sembra una caserma di ,,ompieri ma sul quali' è scritlo T[ro al Volo, il Conw!g110 deglr scrlt~on e poeti arabi si s,,olge 111 1111 albergo di lusso la cm .strut-. wra ricorda la Basilica dr San Clemente. Esso co11ll~ in/atri ben tre p1a111al di sollo del livello stradale. Nel piano intermecJi'!,, . olrre a varit!. salette, v1 e il bar; 111 quello inferiore, al posto tlel .\lit reo. 11i, è il grande salone adatrato a setlt!. di assemblea con tre cabine per la tradu– ~ione simultanea III francese Ìnglese e arabo, le tre /i11g11e uf{icial1. La maggioranza de– gli scrittori arabi q11i riu– ttiti C0II0SC0/10perfeita//leHte il francese, tre o quattro l'in- glese, due (1m algeri110 e 1111 giordano) l'italian!>; ma lo parlano solo privatamente. Nel corso del dil,at1ito es.:,1 preferisco110 esprimersi in arabo. I presenti al convegno 1 L RECENTE c:01110 di Stato siria110 contro la unione sralale co11 l'Eg1t· to a1 1 eva /alto temere 1111 r11~• vio del Co1111egno. lm•ece -~'~ riano ed egizia,.,; so110 stutt i primi ad _arrware. I c~11- ve1111tisono III lllllO 11nt1 Clii· qua11ti11ae ve11go110 dal ,\la– rocco, dalla Tunisia, dall'Al– geria, tlal Liba110, dal Sudan, dalla Giorda11ia, tlall' l~ak, dalla libia, dall'em1graoo11e araba tiella Palesti11a, o_ltre che dall'Egitto e dalla Siria. Vi è inoltre 1111 b11011 gnip110 di arabisti italiaui, c1.1pe1zgrn– ti dal Prof. Giorgio Levi !)ella Vida, quindi il Prof. Lecerf tli Parigi il Prof. Ho11ra11i di O:r.ford c'il Prof, Morroe Ber– ger di Pri11ceto11, Rivalità edeloquenza E , / L primo co1111eg110 di scriuori e poeti di lingua araba che s, ri1111isce per discutere temi tli letterarura. Domandiamo: verchi!. proprio a Roma? Sa– rebbe s1ato difficile riunirlo altrove, ci si risponde, senta urlarsi conlro ostacoli poli– tici, e senza rischiare di dare al co11veg110 un carotiere te11- de11:..ioso.Si parla molto d, 1mittl araba, ma le rivalità e gelosie tra gli Stati arabi 11011sono 1111 mistero. Era preferibile ti u II q u e cercare fuori dell'Africa e in 1111 pae– se 11011 colonialista. Il luogo più adatto è sem/)rato Roma, Il filosofo e filologo egiziano Ibrahim ll'ladkour, che uella prima setlula ha risposto ai saluti di Sllone e levi Della Vida, si è espresso in tale se,iso co11 molto calore ed eloquenza. L'eloquenza degli arabi è ,m capitolo a sè; ad esempio noi 11011 abbiamo 11el 11osrro parlamenlo w1'oralr1- ce che ,,ossa competere co11 la scrit1rice Bent Al-Chat'I. TVe folklore obbligatorio N EL CORSO della prima seduta sono arrivati J11 a11a11scoperradue emis– sari della TV. Avevano rice- 111110 l'incarico di osservare come si sarebbe presentata 1m'e11ent11ale ripresa appunto per la TV ilaliana. Sembra– va/IO piuttosto disorie11tali. e Dove sono i poeti arabi?,. essi finirono col chiedere cor• tese111e11te,F11ro110 i11dicate le persone che 11el salo11e ascoltm1a,10 il discorso di un poela libaucsc. De/11sio11e. • Non sono i11 coslume? •· Fu chiamato Silo11e, • Se cercate il pilloresco, egli dis– se ai due giovanotti, dato che Piedigroua per il mo– mento ha le luci spente, 11011 11i resta che andare a Scan- 110 ». J due si scusaro110 per l'equivoco e sparirono. A lo– ro favore bisogna dire che la maggioranza degli arabi 11011 si disri11guo110 in nulla, esteriormente, dagli italiani meridionali. fu questo co11• l'eg110 romano solo Almzed lama!, scrirtore sudanese, at– tualmente ambasciatore in Etiopia, lta i trat1i somatici e il colorito diverso dal nostro. Universalità dellacultura S ONO 11ote le fiere ost1lllà che attualmente oppo11- go110 gli ara1'i aql1 israeliani, e la loro antipatia per gli ebrei i11 genere. Ne.~• swzo ha dimenticato gli scontri vivaci vivaci che si souo s110Jti a Fire11ze nelle ri1111io11ipacifiste conv0Cl2te da I.A Pira. Non si può dun– tJue son•olare sul fatto che la prima seduta di questo convegno romano è stata presieduta da 11110 scienziato che si chiama Giorgio Levi Della Vida senza dare luogo alla minima rimostranza. Ec– co un particolare in cui la 1miversalilà della cullura, al di sopra della volitica, 11011 è 1111ava11a varo/a. Bisog11a aggiungere che levi Della 1'ida è conosciuto e ammi– rato con,e w, maestro w tutli i paesi arabi e che, dal momettto clte il co1111ec,110 si teneva a Roma, sarebbe sta– to impensabile che fosse pre• sieduto da alcra persone. /n– fi11e 11011 guasta ricordare che alle sue be11emere11z.e scientifiche egli 11eunisce al· tre, forse meno 110/e, data la ritrosia del suo carattere, ma non meno apprezzabili. Giorgio Levi Della Vida (11 ,mo dei nostri pochi profes· sori di università che nel 1931 rifiutarono cli prestare gw• ramemo al regime fascista (11eglia11niche seguirono, egli trovò occupazione come bi– bliotecario nella Va11cana, dove aveva collega d'uf(ic,o, tra gli altri, Alcide De Ga– speri). « fontamara » in arabo A LTRO aspet10 dell'11m- 11ersalità della cullura. Uno scriltore dt!.lla Giorda11ia ,uno dei pochi che parli l'italiano, parla della impressione che ha (alto nel s110 paese 11n'etlhio11e araba di • Fontamara ». • I (alti rllccontati, dice, sono fatti 11ostri; la me111alità d1 quei conladim t. la nostra stessa me111aliri1; la stessa tristezza, la ,stessa rassegnazione, e og111lanlo lo stesso impulso di rivolta». ì La prima diffic.olt.a che ci si presenta è q.uella della linilJa; dato che parh3:1110,se~• \Jarno e pensiamo scnendoci di hnilJt!. di– "crsc. C'è dunque da meravia-liani se ci si accusa di non a\.ere una letteratura, perche non scriviamo la JinilJa del popolo, la hnilJa della vita? La letteratura iniilcse non ha forse anJto inizio con Chauccr e quella italiana con Danie? JI auaio e qu~to: noi non pos!.iam~ adot- 1arc il ,·ola:are, dl\·ersis'5imo da regione a regione, e nello stesso tempo ,-olere l'unita araba. Se vogliamo l'unita, dobbiamo supe– rare la linilJa parlata, Il nos.tro des1deno d1 di,·enire una sola nazione finalmente unifi– cata ci spinge ad attacarci all'unica lingua araba che. ci .:iccomuni, la lin~a _ letteraria, quale si e fissata nei libri. Constdcrandola linilJa della rl\elazione noi le abbiamo im– pedito, in passato, di avere come ogni altra lingua, una sua naturale evoluzione. E oggi che le considerazioni d'ordine religioso han– no perso d'importan1.a, le ergiamo intorno una nuova barriera, , olendola ad ogni e.osto considerare la lingua del nazionalismo ara– bo. La questione è, dunque, questa: come conciliare il nostro desiderio soggemvo wn la 11ece.ssitàdi avere w,a lelteratura viva, scritla 111 una lingua viva? Ragioni cli un fallimento Dal tempo di Abu-Nawv.as si e esaunta per noi ogni possibilita di piegare la lingua scritta ai bisogni dcJrespressione viva dei nos1ri sentimenti e delle nostre idee. E' per questo che abbiamo fallito nel teatro e nel cinema, ed è per questo che ben presto. fal– liamo anche nel rac.conto e nel romanzo, do,e fino ad oggi abbiamo accettato di usa– re, per il dialogo, la lingua parlata. Ma \·er– ra un a:iorno in cui comprenderemo che la , erità è qualcosa di indivisibile e che quella che non può sen•ire come Jini',la del teatro, del cinema e del dialogo dei romanzi, non può , 1 alere neanche come lingua lettera.ria in generale. , E' la linil,Ja parlata la linilJ3, del pre sen– te e quella dell'avvcoirc, ed è ancora es.sa che diverrà inevitabilmente la lingua scritta. Sarà cosi eliminato u.o ostacolo fondamenta– le. che ritarda la nascita di una lcncratura araba 1·iva. moderna e creatrice. La nostra terra. ea:Ji prosegue è stata la culla dell'uomo. E' stata anche la culla di Dio. E Je acque sulle quali aleggiava lo spi· rito divino erano le stesse che ancora oggi baa:naoo questa terra. lo questo noi ponia• mo la nos1ra fierezza; ma questa fierezza non ci ha risparmiato, oel corso dei so..-oli, ne miseria nè infelicità. E ancora oggi con– tinuiamo a venire oppressi sulla nostra stes– sa terra ed a compiacerci nella banalità, Noi che abbiamo sostenuto i ruoli piu gran– di nella storia della civiltà, che cosa abbia• mo fallo da mille anni a questa parte, e che cosa facciamo oggi? C'è nella nostra cultura, una ri,·oluzione in polenza che noi ci sfor– ziamo di attuare. Ma questo tentali,·o ri– mane ancora una spcranzn. Se essa un giorno si realizzerà - e con l'aiuto di Dio si realizzerà - sarà alla fine di una lotta con noi stessi e con le forze esterne, lotta che sconvolgerà e trasformerà tutto il noslro mondo. Giacchè noi siamo, più di qualsiasi altro PoPolo al mondo. oppressi dal peso di un passato molto remoto, traboccante di prove e di esperienze. La complessità degli elementi della nostra storia è tale da impe– dire ogni Slabilit:l, ogni approfondimento e ogni reale inserimento in un determinato contesto storico, con una lingua unica ed una civillà stabile e permanente. Quante vol– le i nostri antenati non hanno tentato sen– za successo, in epoche storiche diverse. di definire un simile contesto, mediante i1 san– gue o le lacrime. per imporgli un'unità hn• guistica e culturale? L'ultimo di questi ten– tativi fu l'Islam. Ma proprio quando esso c0- minciava ad affermarsi nel mondo moder– no come forza politica e soci~le. noi gli ab• biamo sostlluito il nazionalismo. Potnmo non riuscire in quello in cui i nostri antena– ti hanno falli10? Questo è il problema. L'era nazionalistica Oiigi, noi siamo entrati in un'era naziona– lista, ed abbiamo sostituito l'idea di comu– ni1a religiosa con queJla di nazione. \'erra dunque un giorno in cui riusciremo a stac– carci dalle grandi idee per comprendere in– fine che la socie1à stabile e C!Cativa è quella che si forma naturalmente in un detenni– nato a.mbien1e e non iià quella che le idee impona:ono .:i questo stesso ambiente? Quel giorno noi sarem<? forse giunti al termine di un lungo viaggio. attra ..erso secoli e se– coli di dilaniazione. Perc.hè questo storico smembramento dell'u:iit;à del nostro paese è una fondamentale difficoltà, che impedisce a sua ,·olta lo schiudersi e il fiorire della nostra Je11eratura. Ed ~ il pericolo delle ideologie. lsolmnento e decadenza La terza difficoltà, quella che ci appare la più grande e la più profonda, è il nostro rinchiuderci in noi stessi e il non parteci– pare allo sforzo culturale dell'umani1à in genere. Questa chiusura e questo 1so!amen• 10 hanno cessato di a\'erc una funzione con la fine della nostra dominazione in Anda– lusia, Dopo, fu la decadenza. E mentre 1 nosni filosofi continuavano ad essere leui in Occidente, da noi c:iddero nell'oblio: conseguenza ine\ilabile del mo,•imento di repre:::.sione iniziato dopo la morie C:.elca– li.rfo Al-Mamoun die avrebbe Portato .Jla fme del proprio millennio, all'anento al 11-ono di AI-Gazali e, di conseguenza al sonno dello regione durante tutto il nos1ro millennio... Per tom~re a \'h·crc bisogna aprirsi al mondo e ntro,·are una vera co• municaz.ione con esso, Tullo ciò che, nel noslro parrimcnio culturale, impedisce questn apcrt:.ira, do,·rù essere ngettato. Se noi abbinmo partecipato. in r,assa1o. alla costnuio:-ic della ci\ iltà umana. ci sta molto a cuore consetvare questo ruolo. E se, quando potevamo, al mondo abbia• mo dato, non è oggi una vergogna, rice– vere da esso. Vergognoso, piuttos10, sa•

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