La Fiera Letteraria - anno XVI - n. 43 - 29 ottobre 1961

Le richieste di giudizio che giornalmente ci pervengono troveranno risposta neUe apposite rubnchc • Verba Vo– lant •, • Scripta maocnt • e • La Fiera risponde• secondo l'ordine di arrivo. Si prega pertanto di astenersi dai solleciti tA - FIERA-LETTERARIA I Ul<AKIO IJl;I I.A l<EIJA7-IUNE Il-Il dal mercoled1 al sabato M.:mo-.crfttl, foto e di~gn1 non rlchle~ti non -.t re~lit11io;l"nno UNO "SP4TTACOLO AL RIDOTTO DELU ELISEO '* Il "f eatrode ' annozero" rappresentatoin palcoscenico N ON SEMPRE uno spet– tacolo è significativo per le sue qual ità estetiche. Queste possono essere molto tenui o addi– rittura inesistenti e lo spet– tacolo. viceversa. appari– re assai più di altri in– teressante e indicativo di una determinata situazio– ne. L'esempio più recente è offerto da una strana rap– presentazione avvenuta nel Ridotto del Teatro Eli- · seo ed intitolata ancor più stranamente Gregorio, un atto e conseguenze _ Caba– ret deU'Ottooento. autore, regista e interprete prin– cipale Carmelo Bene. * cli f.lOl'A1l11l CALE11 1 DOl.,J gniloqucnte. lo ha poi re– citato insieme con i suoi compagni alla maniera del melodramma, portando al– i' esasperazione più ridi– cob l'enfasi tipica della recitazione ottocentesca. Infine, allo zibaldone. h:1 aggiunto una pantomima conclusiva sul ritmo di selvnggc musiche negre: gli ottori n0t\ riescono più ad articolare le parole, emettono soltanto ruggiti, mugoli. indecifrabili suo– ni gutturali, fin quando un attore tappa la bocca a tutti gli altri cd anche a se stesso con un fazzolet– to. Allora l'intera compa– gnia rimane muta ed im– mobile al centro del pal– coscenico e cala il sipario. e di convenienze sociali alle quali non corrisponde più un contenuto reale. Carmelo Bene ha fatto la ;-;1diografia di questo processo con una brutali– tà, che. anche se non si è espressa con compiutezza estetica. non perciò risul– ta meno efficace nelle sue conseguenze. I I disgusto che gli spettatori hanno manifestato al termine dello spettacolo è quello che (insieme con noi critici e cronisti) dovrebbero più utilmente manifestare do– po molti altri spettacoli. ACIHLLE LEGA: e Alpino alcaffC • (1917) JL FJL}l DELLA .'ETTD-1A~A * Ancora .Don Camillo * di GIAN l,UIGI RO"°Dl I FIL~t su cDon Camilla-> contmuano: cd e natu– rale, del resto, dato il successo che hanno avuto in passato (e un successo sano. cordiale, fatto tutto di serenità, di bontà e di allegria). Questa volta ritroviamo il pcr,mnaggio di Giovanni Guarc:.chi con qualche an– no di più sulle spalle, un po' incanutito. un po' più serio, ma intimamente sem· pre uguale. Vive a Roma. adesso. nobilitato dal titolo di e monsignore., e sbriga importanti faccende in un dicastero vaticano. Anche Peppone. suo rivale di sem– pre. non è più a Brescello: nel p:iesino e rosso., della Bassa Padana c'C adesso un nuovo sindaco e Peppone. a Roma, fa il senatore. :\In a Brescello. anche se i due arruffoni sono lon– tani. i guai ci stanno di casa ed ecco cosi il monsi– gnore e il senatore farvi temporaneamente ritorno con l'incarico il primo di risolvere questi guai e il secondo di volgerli a pro– fitto di quelli della sua parte, anche se entrambi. natura.lmente. sono pronti a rinnovare con gioioso ar- dore le pazze ,Resta d'un tempo a costo di provocare guai ben più grossi di quelli che ufficialmente so– no venuti a controllare. Il nuovo sindaco e il nuovo parroco e come se non ci fossero: al loro po· sto si insediano il senatore e il monsignore e la lotta ricomincia. fitta di colpi gobbi. di intrighi nell"om– bra e di scontri a viso aperto. di botte segrete e di vit'-orie simili a scon– fitte. Come sempre chi ha la meglio e don Camillo. grazie alJa sua astuzia. al suo buonsenso e alla sua capacità di mettere rav– versario con le spalle al muro. sia che debba sven– tare il tranello di una ta. ogni tanto. di accenti prelatizi. il aecondo con una r~videzza comicamen– te sostenuta a più riprese da un piglio vagamente senatoriale. Gli altri sono Gina Ro– vere. Leda Gloria, Valeria Ciangottini (la bimba della Dolce Vita, meno eterea di allora, però). Saro Grzì, ~la:-co .Tulli e. fu~acissima. Emma Gramatica in un personaggio purt:oppo fra i meno felici del racconto. .-\I Croci.fis~ questa vol– ta da voce Renzo Ricci: imitando la distante nobil– tà del compianto Ruggero Rug_g:eri. ma venandola di un·arguzia e di una bono– mia in certi istanti persino troppo furbesca e terrena. Casa del Popolo che i rossi. 1---------– a scopo di propaganda. vorrebbero vedere osteg– giata dalla -parrocchia. sia che aiuti il figlio di Pep-· pone a sposarsi in chiesa. Premio dipoe1ia « Isola d'Ischia » Domenica 22 ottobre ha arnto luogo ad Ischia la ce– rimonia di chiusu.r:a del Pre• mio di Poesia Bacchica oc Iso– la d'Ischia•• al gu.tle hanno partecipato oltre centocin– quanta concorrenti. italiani e stranieri. E' difficile dare un'idea precisa di questo spetta– colo nel quale e impegna– to un gruppo di giovanis– simi attori. Carmelo Bene ha scelto, ma con intento dispregiativo, una serie di strofe. di versi, di battute di poeti minori dell'Otto– cento e li ha cucili insie– me, in modo che dimo– strassero tin nesso sia pu– re esclusivamçnte esterio– re_ Ne è uscita fuori una specie di antologia del cattivo gusto lirico. una sorta di museo degli or– rori letterari. Questo Zi– baldone dolciastro e ma- Il costrutto ed il senso di questo paradossale mo– saico non sono molto evi– denti. Alcuni spettatori. alla prima rappresentazio– ne. sono rimasti scandaliz– U\ti; altri esterrefatti. Ma una riflessione nasce spon– tanea: sulle nostre scene molti attori oggi non reci– tano davvero testi più se– ri e più necessari di quello allestito da Carmelo Bene e composto senza eccessive preoccupazioni logiche con i cascami del peggiore Ot– tocento poetico italiano. E può anche aggiungersi che molti attori meriterebbero di essere egualmente im– bavagliati e ridotti al si– lenzio, perché quel che es– si dicono dal palcoscenico .è più vuoto dello stesso silenzio. E' un silenzio ad– dobbato più o meno son– tuosamente, presentato con sfarzo esteriore di re– citazione. ricco di luci, di musiche e di costumi: ma è silenzio squallido. TI tea– tro. nella maggior parte dei casi, hn perduto la sua essenzialità: ma soprattut– to ha smarrito la sua fa– colt3 di comunicare allo spettatore un discorso ne– cessario e vitale. sebbene tutti gli scrittori tengano in serbo un cmessaggìo:.. E questa carenza spiega la diffusione sempre più lar– ga degli spettacoli minori (cmusic-hall•. cshow-> mu– sicale, rivista. ecc.) nei quali il vuoto è almeno vestito di forme epidermi– camcnte gradevoli o anche sessualmente eccitanti e prive di ogni forma di presunzione intellettuale. Con qualche eccezione. il teatro in Italia è veramen– te regredito all'anno zero e non perché non sia ben conosciuta la tecnica me– diante la quale si costrui– sce uno spettacolo (anzi. è conosciuta nei partico– lari più segreti ed asi rusi): ma perché i legami vitali che uniscono un interpre– te al testo recitato e l'in- 1------------------------------- Gli episodi si susseguono gli uni agli altri con una certa piacevolezza. non sempre molto concatenati fra di loro e non sempre estrosi o lirici come in al· cuni degli altri film della serie. ma non per qaesto meno divertenti. soprattut· to nella seconda parte quan:lo - dopo un avvio un po' stentato. inceppato da lungaggini. verbosità. trovatine troppo !acili, sentimentalismi eccessiva– mente di manier'a - ci riportano nel clima paesa· no delle ripicche fra i due avversari. cadenzato dai soliti colloqui, ora c0mmo· venti. ·ora amabili. di don Camilla con il e suo ,. Cristo Crocifisso. Il primo premio. con me– daglia d'oro della. Presidenza della Camera, è stato asse– gnaLOal nostro collaboratore Alberto Frattini, dell'T.:niver– sità dj Roma, per la paesia. Ringra::.iamento per un brin– disi. Non di rado un attore sarebbe molto più sincero con se stesso se. invece di recitare il testo che gli è stato affidato o che ha scelto. si abbandonasse ad un vaniloquio come quello composto da Carmelo Be·– ne_ Ed ancora più sincero sarebbe se si tappasse la terprete allo spettatore sono ormai disseccati. inariditi, morti. li teatro è divenuto un genere di con– sumo vagamente voluttua– rio. un oppio blando di– stribuito in convegni di moderata mondanità. una musica riducibile agevol– mente al silenzio. ____________________ , bocca con un fazzoletto. La verità è che quest'atto– re non sente il bisogno di comunicare nulla ed in ef• !etti, pur. occupando in maniera variopinta e sug– gestiva la scena per due o tre ore, non comunica nul– la. Gli spettatori alla fine Io applaudono più o meno blandamente per la forza di inerzia esercitata da un complesso di convenzioni A suo modo Carmelo Be– ne ha ricordato ancora una volta l'esistenza di questa tragica situazione ed e importante che lo abbia fatto non dalle co– lonne di un giornale o dalle pagine di una rivi– sta, ma da un palcosceni– co, ponendo gli spettatori dinanzi a se stessi e di– nanzi alla miseria di un gruppo di attori costretti a recitare con.gran dispen– dio di fiato il nulla in ri– me altisonanti e falsamen– Mostre d'arteromane Dragutescu ... Riva LLA GALLERIA ., 4~- L O _ SCULTORE Antonio A thea •, pCl"sonalc · Hi' , Riva P rcsen ta alla bianco e nero (con •Cassapanca• nove qualche guazzo) di ~ugenio ~]i~~ir~ise~c:t-:;~a~~~~ere8r Dr~gut<:scu_~qu~nto dire una quanto basta, a nostro av– sene d1 ~1se~1 che_ sopeva- , ,i.so , per darci un'idea del no e arncchiscono 11 ostro. suo orientamento e della sua spirito; una doc entazio- - sia, pure incipiente - per- ne, esteticamente valida,: dei- onalità. l'irrequieto vivere di qu~to Fatta eccezione per i due rumeno che dal 1940 ns1,e_de oc udini ,., che ripetono la a_ Roma, dove. ha ~sufruno esperienza del Perez, dando di una borsa dt studio'. ': ~he alla superficie l'impressione alla scuola romana. mmal_- di un resto d~ ri,•olgimenlo mcnt~. ha a!lche portato. il vulcanico, le altre sculture c~intnbut_o d1 un . espressio- ubbidiscono a una dìlata– msmo PIU!t<;>stosmg?lare. _ zione spadaie - come seri- Da Roma, per fan·1 orm,u ve Vito Apulco nella pre– sempre ritorno, Dragutes1:u scntazione in catalogo - e fa spesso delle puntate m partono da evidenti conati varie parti del mondo, alla naturalistici. ricerca di • occasi~ni ~ e ri- Ma il dato iniziale a noi cevendone scnsaz10111 che sembra sovente superato egli traduce nelle sue soven- d:1! ,•ivo interesse dc\l'arti– ti esemplari struttur_azioryi sta perché le figure assuma– grafiche. • Europa, Stati U111- no un significato quasi sim– li d'America, Me~ic~ - 19~6- bolico, con una spontaneità 1961 •.: questo è il_ t1_1~Jo,. m- che a volte sembra priva di dubb1amente _ s1g_mf_icat1vo, accorgimenti tecnici e che d~lla mo~tra d1_cui Cl_ occu: quindi potrebbe essere scafr!• p1amo; titolo riassuntivo cli biata con la sommarietà. • una partecipazione diretta, Il Riva ha senza dubbio - scrive Rodolfo Pallucchi- una visione plastica da ester– ni, presentando magistral- nare e una certa padronan– mente la mostra - quasi os- za del mezzo espressivo. sessiva dell'artista nella evo- Senza supervalutare qualche cazione suggestiva della tcm- scantonamento - forse rc– poralità incalzante, che non so fin troppo evidente dal– dà tregua. Senti allora la la molteplicità delle date di qualità. di una carica ecce- composi1Jone - dobbiamo zionale, d'origine cspressio• sottolineare la consapevole nistica, che colora la realtà coerenza che guida gli atti di un aspetto quasi deliran- creativi dello scultore. An– te•· Ma si tratta sempre di che se il suo bisogno di sin– un ossequio al reale? tesi, in queste prime opere, Escludendo le non fre- risulta assai SJ?e5SOs_oltan– qucnti cadute neU'illustrati- to programmatico e m un ,, 0 diremo che la realtà non certo senso come soffocato è 'per Dragutescu uno sco- dalle ~ccen~ua,zioni di nalu– po da raggiungere, l'ultima ra ps1colog1ca che tc!1dono Tuie del suo continuo e fer- - consapevolmente o mcon– vido disegnare~ Non f, quin- sapevolmente _- ad un e~– di. un invalicabile limite al- fctto tendenzialm~ntc se!1ti: ~a~:nf!~~t~~ SJa!~a~r• p~;: ~~~ita~fi! ,•;~~p~i~•~~!~~~ig~ tenza, ·•di un punto di appog- ne estetica. gio per evitare l'arbitrio del– le linee che battagliano a vuoto e senza un empito umano. Egli tende, tenace– mente verso esiti senza dubbi~ costruttivi, ha un suo sostanziale messaggio da diffondere. • La personalità di Dragute– sco sia pure partendo da esi@:cnze elementari, finisce col postulare modi e proble– mi di notevole consistenza artistica e col dare rilievo a una ricca .serie di grafici che non accusano mai gratuità e che rendono varia e com– plessa la personalità dell'ar· tista di origine rumena, fat– tosi ormai romano. Tale sua romanità non è soltanto - come la presenza di Grosz, alla quale _accenna il Palucchini - una oc sugge– stione culturale•. ma rivela una presa sicura di P(?SSes– so di un mondo che, sm da principio, gli si è_ r_ivelato congeni<'llc. Essa ch1ansce la formazione di Dragutescu, vario e unitario nello stesso tempo. Anche per l'artista rnme– no, romano vuol dire • ui:ii– versale •: come quella Chic: sa in cui crede e che gli consente d'ispirarsi spesso ai Vangeli per trame icastiche immagini d'una ,•iccnda, umana e divina, che sorreg· ge il nostro spirito e ali– rnenla lr,. nostra speranza. Altre mostre P URTROPPO non trovia– mo altre mostre da se– gnalare con particolare rilievo questa settimana, pur essendo parecchie diecine le gallerie d'arte che hanno iniziato l'attività autunnale. Alla galleria «L'Albatro•, una mostra di Nicolò Pirod– cla (dev'c.c;sere un sardo). pittore ancora allo stadio del mero diletto personale, che ha qualche congruenza solo quando si appoggia a certi scontati moduli fan– tuzziani. Alla .galleria • Stagni » cspooc Giorgio Jannucci: si tratta di esperienze, fra cui spiccano quelle smacca– tamente riferibili a Gauguin. Abbiamo notato una naturi– na morta che, senza poi essere sbalorditiva, rivela un certo gusto. Jannucci deve stare ben attento 3d alle– s.tire con estrema facilità delle mostre personali. Que– sta che ha fatto non gli gio– va. Lo attendiamo, con fi- ducia, alla prossi!'"a. . Alla e Barcaccia • Nmo Gasbarri pare che cerchi di uscire dalla sua solita tema– tica e dal generico per un più spontaneo e libero di– pingere. Vedremo di occu– ..-.-.rcenela ventura settimana. VICE te patetiche. LA PRIMA VOLTA * Samy Molcho poeta del g'esto L ' ARTE DEL MINO è una arte che impegna l'in– tero corpo um{lno, an– che sé in risalto ,•cngono in particolar modo il viso (cam– po per i sentimenti) e le mani (per il gioco delle azio– ni). L'arte del mimo, anco– ra, impegna l'occhio dello spellatore al punto che man– care d'attenzione a un gesto equivale a lasciarsi sfuggire un passaggio in un brano musicale. Nulla può e deve essere perso. Sul palcoscenico del rac– colto Piccolo Teatro di Mi– lano si è presenlato in pri– ma assoluta per l'ltalia Sa– my Molcho. Samy .Molcho, ventiseienne, di nazionalità israeliana, è un mimo di gran classe. Stile, tecnica e sensi– bilità si fondono in un tutto insuperabile che può solo richiamare alla mente Mar– ccau. Lo spettacolo di Molcho, ripartilo in due parti, si com– pone di una decina di qua– dri; ognuno di questi quadri è fissato in un titolo a sog– getto. Nell'elencarli si può comprendere di quale gaqi– ma è composta ln sua per– sonalità. Caino e Abele, dove al fre– schissimo gioco di mani \ esprimente la felicità di Abc• le conlralita un crudo piegar– si di line11mcnti che dicono l'ira e la rabbia del fratel– lo; Il ve/o, composizione elegante e di parigina riso– nanza; Il mendicante, dove, al di là della semplice rea– lizzazione di un tipo, Molcho riesce a rendere l'anima di un~ creatura; Il _ chirurgo, caricaturale, costnntissimo e un po' clownesco; Lui e lei felicissimo per grazia di mo~ tivi; Il processo, grottesco, dove la mimica, pc! tratteg– gio di una pluralità di perso– naggi, si fa corale; La scelta tiella fiberrà, raffinato e un po' cerebrale; 1l giovane e 1l bottone, satirico cd esileran– tissimo (questo quadro e H precedente Il chirurgo rive– lano la scuola di Willi dal repertorio del Quale sono ri– cavati); L'orchestra, spasso– sis~imo e impegnativo; e, ultimo, L'uccello e il caccia– tore, brevissimo m;i di rara suggestione, che sintetizza il virtuosismo del bravo mimo. A rappresentazione ultima– tn lo spettatore si accorge di aver visto disegnarsi davanti a lui una folla festosa di per– sonaggi, liricizzati dall'arte di un gio,inne poeta del gesto. DOMENICO RIGOTTI LE MOSTRE D'ARTE IN /TAL/A * Secoli d'incisione * cli GllJSEl'Pli SCIOR1'li~O I N UN AMPIO salone del Ministero della P.I., non sappiamo se per iniziativa dell'attuale ti– tolare di quel dicastero. è stata disposta - ovvia– mente a titolo esemplifica– tivo - una mostra d'inci– sioni dai rami della Cal– cografia Nazionale. Presen– ti quaranta incisori, ita– lianj e stranieri, con oltre sessanta opere. C~mpito principale de– gli incisori di una volta era quello di riprodurre delle opere d'arte signifi– cative, scultura e pittura ma specialmente quest'ul– tima. cLa cosidetta inci– sìomi cli trad·uzione - scri– ,·e in catalogo Gilberto Honci. nuovo direttore della Calcografia - ha or– mai· fatto definitivamente il suo tempo, soppiantata dai più moderni ed econo– mici sistemi di divulga– zione->. Ora cii maggior pregio va - fra i tpntj rami - riconosciuto alle incisioni originali, a quel– le cosidette d'invenzione ·che l'artista ha realizzato come fine a se stesse: a quelle stampe d'arte che sempre più crescente fa– vore vanno incontrando fra gli amatori->. La Calcografia, pur es– sendo in grado di organiz– zare una grande mostra, ha queSta volta proceduto a una sobria scelta, dice– vamo, a titolo specialmen– te esemplificativo. comin– ciando da Giuseppe e ia mo{}lie di Puttfarre (da Raffaello) di M. Raimondi (1480-1534), da Festoni e putti (da Raffaello) di B. Nel Dado. per continuare con F. Barocci, C. Alberti. P. Brill, Agostino e Anni– bale Carrncci, Reni (che riproduce dal 1~armigiani– noJ, Ribera, il Guercino, Salvator Rosa. F. e P. Te– sta, Vasi, Gmelin, lngres, Rossini, ,Filippo Palizzi, Piranesi, Carrà e Moran- di. Sicché sono state al– tern.ite le incisioni di tra– duzione con quelle di in– venzione, seguendo un cri– terio in un certo senso ar– bitrario. com'è arbitraria (o ancorata alle preferen– ze del singolo, cioé sul piano del mero gusto) ogni scelta antologica. Le incisioni esposte pro– pongono in primo luogo la maggiore o minore uti– lità delle tecniche diverse usate. il loro legame con l'incalzare delle varie epo– che. i (ini particolari che l'incisore si proponeva: e il carattere di riproduzio– ne Mtigianale. legato. più o meno. alla mng,.ei0:r par– te dei bit1nco-neristi in mostra, i quali riproducen– do l"opera altrui intende– vano soprattutto operare su piano artigianale_ Per un Barocci o un Carracci, per un Guercino o un Ri– bera, per un Vasi o per un Palizzi si tratta di pa– rentesi nel loro più ampio e impegnativo lavoro di artisti in senso più pro– prio e vigoroso. Ma oggi gl'incisori che veramente c'interessano e che reclamano un·atten– zione critica (l'incisione come attività non minore, quindi su piano schietta– mente artistico) non sono coloro i quali, usufruendo di una tecnica più o meno progredita, cercano di dar– Ci la copia di opere di ri– lievo, ma sono quanti nel– l'incidere delle figurazio– ni hanno impegnato la lo-· ro fantasia. Quindi ammiriamo le Caccic di A. Tempesta. le giosare fiorentine di Cal– lot. il pancione in bianco e nero. Bacco con satiri, del Ribera (1591-1652): non ci dispiace il modo come Salvator Rosa riesce a liberarsi 1 t•lle su.e in– combense, Iµ grafia quasi moderna di P. Testa in· due fra le tre incisioni esposte e che s'intitolano l. 'ingegno dell'arte e l.a fuga jn Egitto. Del Pinelli c"incanta la finezza ciel di– segno, libero da ogni im– paccio accademico. gusto– samente popolaresco. Estremamente interes- santi ci sembrano le due incisioni del Calamatta, anche se orecchiate da Le:mardo e da Ingres: me,ntre il Gmelin, che si ispira al Dughet e al Lo– rena realizza le sue opere in modo diverso, su fondo bianco e su fondo nero, vale a dire si studia di adeguare il suo espertissi– mo mezzo espressivo alla realtà oHerta da quel che egli vuole riprodurre, moltiplicando le occasioni per un più approfondito incontro. 11 Piranesi è pre– sente alla mostra con del• le incisioni che esaltano i più caratteristici paesaggi romani, con una predìle– zione per quelli che anche ai suoi tempi andavano scomparendo; sicche egli ci dà i ,più affascinanti paesaggi, con accento stra– namente precubista in Car– cere, con una robustezza singolare in Rovi.ne delle Terme Antonine e in F'on– damenta det Mausoleo di Adriano. Un Paesaggio e una Ma– rina di Carlo Carrà, jn– sieme con un magico pae– saggio del. 1921 e una na– tura morta del 1931 origi– nalmente impaginata di Giorgio Morandi, stanno a rappresentare gl'incisori italiani contemporanei. Ora. se chi ha operato la selezione avesse espo– sto per i contemporanei il solo Nlorandi. nulla in un certo senso da ridire. Sen– za dubbio Morandi ha por– tato l'incisione a una pu– rezza espressiva schietta– me1He lirica. non inferiore alla resa delle sue pitture. iVta l'inclusione di Carrà avrebbe dovuto consiglia· re l'allargamento delle maglie tanto da includervi un Bartolini, un Calandra. un Maccari, un Viviani. ecc.: ed, accanto a Moran– di. non sarebbe stato er– roneo mettere qualcuna delle non abbastanza note incisioni di Felice Casorati. La Calcografia non pos– siede i rami di questi in– cisori ? Li avrebbe potuto chiedere; e, per l'occasio– ne, arricchire il proprio patrimonio. Cosi operando. sarebbe riuscito indubbiamente piti facile dimostrare la con– tinuità di un'arte che ha ormai la sua storia glo– riosa: e l'invito a <frequen– tare le mostre che l'Isti– tuto va da anni organiz– zando (sino a ieri per im– pulso di Alfredo Petrucci, sempre animato da una passione non disgiunta dalla grande competenza). fedele ai programmi che portarono alla costituzione della Calcografia, sarebbe stato più efficace. E anche coerente. ove si tenga con– to del dichiarato proposi– to della Calcografia di contribuire cad una più diffusa conoscenza non so– lo dell'arte del passato, ma anche e soprattutto dell'arte·del nostro tempo->. Infine ci sia consentito di raccomandare al Mini– stero della P.1.. quando organizza mànifcstazioni di tanto interesse, di dar– ne non solo notizia agli studiosi, ma anche d'im– partire le opportune di– sposizioni ai c;lipendenti per la visita alla mostra. La portineria del Ministe· ro ignorava l'esistenza di essa: la ignora.va anche il primo impiegato dell'Uf– ficio Informazioni al qua– le ci siamo rivolti. E se non fosse stato per il ca– suale incontro di un no– st r~ conoscente, impiegato e pittore, e per il suo gen– tile intervento, non avrem– mo avuto il piacere di ve– dere la mostra e quindi non ci sarebbe stato pos– sibile segnalarla conve– nientemente ai nos.tri po– chi ma qualificati lettori. Carmine Gallone, diri– gendo 'questa vicenda. ha rinunciato all'atmosfera li– rica e fantasiosa della Bas– sa. al senso di favola e ve– ra ,. con cui Guareschi di solito si fa narratore di questi episodi a lui parti– colarmente cari e ha tra· scurato in gran parte la J?alleria dei personaggi minori limitandosi a ripro– porci so I o visivamente quelli già noti e a sotto– lineare con esigue nota– zioni quelli nuovi, ma ha egualmente raggiJ.11to gli effetti voluti giocando tut– te le sue carte sul contra– sto fra i due protaj?onisti tenuto sempre in primo piano con un umorismo condito di i=ituazioni amene e di dialoghi particolar– mente gustosi. Lo ha aiutato. in questo. il calore con cui ancora una volta Femandel e Gi– no Cervi dànno dta alle figure di Don Camilla e di Peppone: il primo con una rusticità fintamente ,·esti- Il cartellone 1962 delTeatro diGenova li Teatro Stabile di Geno– va pres-enterà nel corso de'.– la prossima stagione quat– tro spettacoli di nuo,·o alle– stimento e una ripresa. n primo titolo. di cui è !!:à stata data notizia, è « Cia– scuno a suo modo •, di Lui• gi Pirandello, non più rap– presentata dal 1924. Da Natale in poi la com– pagnia stabile presenterà -a Geno,·a, a Milano e in altre città - i ,uoi due ul– timi spettacoli: e Il matri– monio di Figaro•, di Beau– marchais, in una nuo,·a tra– duzione di Carlo Ter-ron. e « Don Giovanni involonta– no •. di Vitaliano Brancat1. Learance di V.G. Rossi Vittorio G. Rossi ha con– segnato all'editore :\tondado– ri il nuo,·o ,·olume di na.rra– th-a « La terra è. un'arancia dolce •, che segue il successo di LA /~ca delle lanterne. « Cynthia » X'cl recente fascicolo di Cynrhia: Poesia nord-ame– ricana contemporanea: Rich• mond Lattimore, ,·ersione di D. M. Pettinella. Liriche ine– dite di R. Laurano e di G. Tina Rosa. Narrath·a: N. Pa– lumbo. B. Tecchi. Critica: F. Bruno, S. D'Acunto, R. Frattarolo, ~1. \'isani. Xe!la an1oloi;?:ia poetica testi ti M. Camilucci, A. J. Cecchini, L. De Luca, C. Gala~~o. .\I. Grillandi, C. ;'\lartini, Rosso e azzurro di Giovauni Brancaccio (continua da pagina 5) Gio,1a1111iBra11caccio il ricord0è. manife.szo - di un Bmeghel mescolar o co11 aòilità sorprendente al , ene– ziano Rubens, al Tiepolo e al Guardi, e in.somma ai pittori di chiara e aperta sensualità, sen;:;a dime,u,care. il Tiziano di certe scene magari dedicare alla • Sacra Famiglia•- mofi'i:;f;':gc~gtfe~ff :::s~~~r det~z°:r p:ie_i\ 1 iit! 1 • ,:~di.::~i:;: illustre riconquistata traverso esperienze interna;:;10- nali. Seu;:a muo,•ersi da Napoli, nessuno ha imped1'to a Brancaccio di fare il suo bravo viagge.110 a P_arig1. Solo che egli l'ha compiuto a tappe, con Jz.scre;:.10- 11.e e scetticismo, e quel piglio scanzonato del • pro,•ir1- c1ale • che sa di vantare natali piit antichi. Un ritratto di Brancaccio è rm ritratto-disegno co– lore e spiritualità, in un'orcl,itettura monumentale ad memoriam, il che. starebbe a significare quell'asp1rà-10- 11e '!lf'1fn_iversalc della sua pittura, quella composrè::.;:.a e d1Jmta, quel rapporto a/tamtnte umano col persp– nagg,o che diventa e effigie•- Bra,icaccio può dipingere una mano che sembra w, ucce.~lo, !na q_ue/la mano ha tutte le cinque d11a; e persmo I suoi Pulcinella, dietro la maschera d1 bit11- df!pe!:7ro rilucere occhi ancora più neri.- profortd1 d Le •• nawre 111orte. ~ i •- nudi • le • pantomime,. le • _masçhere ~ 1 e v~ccl_u f1~m1 •, _ se non ci fosse fa gra– ::.1a d[ .q,~e, coforz dr cm abbiamo fatto rapido cenno, forse_ fuurebbe~o co_l catalogarsi in w1 repertorio co11- ve~1z.1011~fe d1 tac1~c domi1tfo. Al contrario S0'10 pro– pno gli elementi d1 1111a biografia e di 11n racconto ~polaresco,_ meridion_ale, che stanno al folclore come gft ajfresclu della Villa dei l\•lisleri ai costumi deffe indigene contemporanee. Poiché Pz_dci~1ef!a i una maschera, ma 11011 partecipa afta fe~ta d1 P1ec!1grotta o alfe parate a mt1re dietro il santo III processione: la piEtura di Brancaccio pre11tle le 1119sseda sce_n~ popolari. d"accordo, ma quelle scene fa dtvenlare ~111trcllecon_ la sapien;:a di w1'eloque11;:a scabra, sca11d11a, pe.rentorra per for;:a di accenti e dr colore. Badare (!-lf'i,!1paginaz.io11':delle sue nature morte, è c~me SC{!P~"tre rl segretC? d1 1111a castità, di una rumz.ia, ~i ~;~c~:"it~!1ef;.a';i~,~~:r e 5 c1~ s:t !~"~~!,g~ige;:/e ead~i ~YA~,~ te.re_bbf:per~mo d1 no~nmare e compone prestigiose sm– fom_e m c_ut la materia traspare in virtù della luce zr– rad!ata, smo _ a fonder~, in quei colori densi, corposi, mai temerari, di w, impasto che non ha timore del '!er?· del çrigi(? e de/f'ocra 1 per far rifu_fgere il rosso e f '!p:urro, 11 bianco abbacma11te del cielo napoleta,:o. Pru che_ la corrente •astratta•. Brancaccio ha uefl'ulti- 1110 periodo_ tenlll'? d'occhio K/ee, il clima da favola surrt:ale, d1. poclu. elementi p~eziosi accampati 11e/fo :r,~z 1 ,~• ,i"d~'nJ~f::~ ~mso~f,~~ da ~/'::a:r:_isiblle filo Ma ne11111!eno_ qui_ e2li rimmzia a{la composté::.;:a, c~cludendo Iar~llragg,o con quella felicità di mano e d\ _mellle. eh s1_avvqle del mestiere pit, raffinato per ~~?~':::,~,~~ spavo e tsofare le forme con la sola magia R. M. DE ANGELIS \,,"

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